parrocchia del Gradaro 8 febbraio 1974
Il motivo di questo incontro, credo, vi sia già stato illustrato: “la responsabilità che insieme prendiamo in occasione degli atti della vita sacramentale dei vostri figlioli”: il Battesimo, la Messa di I° Comunione, la Cresima e si potrebbe andare avanti anche con il Matrimonio. Qui mi rivolgo particolarmente alla Comunità parrocchiale, prima di tutto, e di conseguenza alle famiglie.
Perché mi rivolgo alla Comunità Parrocchiale?
Perché le famiglie non sono entità isolate, ma, per il Battesimo che hanno ricevuto e per il Sacramento del Matrimonio che hanno scelto costituiscono la base della Chiesa; costituiscono, davanti al Vescovo circondato dai suoi Presbiteri, l’espressione più significativa della Chiesa.
Il motivo è che ciascuno di noi non viene chiamato da Dio alla Fede in un modo isolato, senza alcun legame con gli altri, ma l’intenzione di Dio, che è l’intenzione di un Padre, è quella di chiamare tutti alla vita nuova di figli di Dio per fare di tutti altrettanti fratelli che hanno una comunione di vita.
C’è quindi una responsabilità vicendevole nella vita di questo organismo nuovo che è il popolo di Dio che è il Corpo di Cristo, che è tempio dello Spirito Santo; tutte immagini bibliche per esprimere la Chiesa: che é il popolo adunato nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo
Ho detto che ci intratterremo sulla nostra responsabilità per i vostri figli che ricevono i Sacramenti, perché essi sono impegnati in un incontro personale con Dio.
il Battesimo non é un rito ma, è un AVVENIMENTO tra DIO e il BAMBINO, anche se non è ancora cosciente. Da qui il motivo della presenza responsabile della Comunità.
LA PRIMA COMUNIONE è un incontro, attraverso Cristo, con il Padre Dio, sotto l’azione dello SPIRITO SANTO. Ma il bambino a quell’età, con una capacità di responsabilizzazione assai limitata se non ha il supporto della Comunità che concretamente e immediatamente si esprime nella FAMIGLIA, e che si esprime mediatamente nelle famiglie che credono in Cristo, adunate tra di loro, questo Sacramento diventa INFRUTTUOSO. Quindi DEVONO ESSERE responsabilizzate nella comune responsabilità, sia LE FAMIGLIE, sia la COMUNITÀ PARROCCHIALE.
Così si dica per la CRESIMA: è un incontro più approfondito, più personalizzato sia da parte del ragazzo e della ragazza, sia da parte dello SPIRITO SANTO, che non solo genera – come AMORE di Dio- queste “CREATURE NUOVE” ( ciò l’ ha fatto nel Battesimo) ma DONA LORO la possibilità di crescere e di svilupparsi. Ora, è evidente che per crescere e svilupparsi è indispensabile IL TERRENO BUONO E ADATTO PER QUESTO SVILUPPO.
Questa è una esposizione di principi.
Diciamo ora le cose in un modo più concreto e storico, e cioè, rifacciamoci alla nostra esperienza personale.
Sessant’anni fa, quando il bambino era battezzato, c’era il supporto della Comunità credente, che era impiantata esteriormente e interiormente in un mondo di mentalità cristiana: c’era la FAMIGLIA CRISTIANA.
Quando era il tempo della prima Comunione, c’era una partecipazione molto generalizzata. Era una prima Comunione che avveniva nella comune-unione delle persone, in una partecipazione di tutti i membri della famiglia secondo il grado di cultura che c’era in quel tempo. C’ era una ‘proporzione’ di cultura religiosa, trasmessa di generazione in generazione, molto più sviluppata accanto a una cultura profana sempre molto limitata.
Quando c’era la Cresima, il Vescovo che arrivava in Parrocchia era un avvenimento che si celebrava con la partecipazione quasi totale delle persone presenti in quella Parrocchia e si celebrava la cresima RELIGIOSAMENTE. Era una GIORNATA RELIGIOSA.
ECCO IL QUADRO DI ALLORA
ECCO IL QUADRO DI ADESSO
Non dobbiamo denigrare il nostro tempo, ma dobbiamo avere il coraggio e la lealtà di vedere e prendere le cose come stanno.
Si dice che viviamo in un mondo pluralista: tante teste, tante idee non soltanto sul piano politico, che è una cosa legittima, ma piuttosto sul piano dei PRINCIPI CHE REGOLANO LA VITA E LA ISPIRANO e che DANNO UN SIGNIFICATO A QUESTA VITA E, INSIEME AL SIGNIFICATO, NE VIENE FUORI UN TIPO DI PERSONA, UN TIPO DI FAMIGLIA.
Qual è l’ideologia predominante ai nostri giorni? Qual é la mentalità corrente espressa in termini molto semplici? E’ IL TENTATIVO DI COSTRUIRCI IL PARADISO QUI IN TERRA. Guardate che non penso, dicendo questa espressione, eliminare una “maturazione” della persona umana e tutto ciò che deve accompagnare la “PROMOZIONE DI UNA PERSONA” (la casa, il lavoro più dignitoso, la libertà, eccetera). Se il traguardo fosse veramente questo: cioè l’impegno di ciascuno per la promozione della dignità della propria e dell’altrui persona in uno sforzo politico-economico-culturale, allora avremmo, almeno sul piano umano, una vita organizzata sui valori veramente umani. Però, se andiamo al concreto, le cose non stanno veramente così.
Lo sforzo è per lo più proteso non a MIGLIORARE LA PERSONA NOSTRA E DEGLI ALTRI, ma lo sforzo è proteso a STARE MEGLIO.
La persona che diventa MIGLIORE, diventa più umana, perché sceglie tra le tante idee quelle che corrispondono al SUO ESSERE UMANO, ALLE SUE ESIGENZE UTILI, profonde, interiori che riguardano la parte essenziale del suo vivere, non ciò CHE RIGUARDA L’ESTERIORE, per esempio: la bella figura, l’avere di più, il prestigio. La persona che diventa migliore giorno per giorno, migliora sul piano dei sentimenti. La persona é umana nella misura in cui migliora la QUALITÀ dei suoi sentimenti e i sentimenti mi pare abbiano la loro sede nel cuore e nell’espressione del “CUORE”, cioè nell’amore, che è il VOLERE BENE, IL VOLERE BENE A TUTTI I LIVELLI. E’ un punto molto importante per disporre della nostra vita.
Quindi ,volere bene è mettere se stessi a disposizione degli altri. Un padre che non mette se stesso a disposizione del bene dei propri figli , o uno sposo o una sposa che non mette a disposizione se stesso per il bene della propria moglie o del marito, non è madre,né padre, né sposo, né sposa! Lo é solo in proporzione di questa sua disponibilità. E, ciò che si verifica a livello di paternità e maternità dovrebbe verificarsi, fatte le debite proporzioni, a livello di qualsiasi rapporto umano per tutte le persone che ci circondano e che possiamo raggiungere effettivamente e affettivamente. Effettivamente perché sono persone che noi incontriamo; affettivamente perché sono persone che esistono in questa umanità nella quale noi viviamo e della quale noi dobbiamo essere preoccupati.
Se c’è lo sviluppo del miglioramento di se stessi, c’è uno sviluppo conseguente di quei rapporti di stima, di rispetto, di incontro, di dialogo che raggiungono il rapporto dell’amicizia, della comunità che può essere quella di quartiere, quella parrocchiale ,ecc.
Siamo noi orientati nel senso di STARE MEGLIO, oppure in quello del “DIVENTARE MIGLIORI?”
Quindi di avere una casa più bella, meglio attrezzata, più ammobiliata, meglio vestiti? Sempre meglio non sempre migliori? Stare sempre meglio nel senso delle comodità materiali? Ora, ciascuno di noi, ognuno nelle nostre famiglie, fa una scelta e la scelta molte volte, purtroppo, cade sul versante: “STARE MEGLIO!” I vostri figli in casa, fin da piccoli, non sentono altri discorsi se non di quel tipo che si riferisce a “UNO STARE MEGLIO” E NON ALL’ “ESSERE MIGLIORI”! Quindi di riflesso anche all’esterno, rispetto agli altri, sono sempre in un atteggiamento di conflitto: “ESSERE NON MIGLIORI DEGLI ALTRI” ma “STARE MEGLIO DEGLI ALTRI”.
Ora veniamo al punto.
Voi portate i vostri bambini perché siano battezzati, perché facciano la Ia Comunione, perché ricevano la Cresima. Ma essere battezzati è nella linea di “ESSERE MIGLIORI – di DIVENTARE MIGLIORI, prendendo come modello e come possibilità per diventare migliori la PERSONA DI CRISTO.
Il Battesimo ci fa figli di DIO in Gesù Cristo, che è il PRIMO FIGLIO. La Comunione è stata descritta troppo come incontro con Cristo.
La Chiesa è il CORPO DI CRISTO, e Cristo, io lo amo in tutte le sue creature, in tutti gli uomini, in tutto il creato. E allora, io mi comunico veramente quando mi comunico con gli uomini, oltre che con Cristo. Il mio incontro deve essere l’incontro con il CRISTO TOTALE, per dirla con S. Agostino: con IL CAPO che è LUI in PERSONA e con tutte le persone dei miei fratelli. QUESTA E’ LA COMUNIONE!
Dal momento in cui il bambino comincia a partecipare all’ASSEMBLEA della Messa, quando celebrano l’EUCARESTIA, come membro attivo di questa assemblea nella quale anch’egli ha la sua parte, questo esige una continuità nel tempo e nello spazio. NEL TEMPO: cioè quel bambino è ammesso a fare la Comunione, ma ne dovrà fare una prima, una seconda, una terza, cioè la comunione deve diventare un fatto abituale, deve avere poi un’estensione, deve cioè trovare delle persone che comunicano con lui, insieme a lui.
E’ una cosa impressionante: il bambino che con tutta la sua ingenuità si incontra con Cristo, – incontro espresso in quella celebrazione dalla presenza del Sacerdote e di alcuni adulti che insieme al Sacerdote partecipano al banchetto Eucaristico – il quella celebrazione specialmente il papà non c’è. Se mandi il tuo bambino dal Medico non ce lo mandi da solo! COME E’ PENOSO che in un incontro così importante e così impegnativo con Dio, il bambino si trovi solo, il bambino si trovi orfano! E se ci fossero nell’ambito della parrocchia dei bambini che vedono i loro compagni che vanno a fare Ia Comunione, e loro non ci vanno perché al padre e alla madre non interessa, CHE RAZZA DI INTERROGATIVO DEVONO PORRE AI LORO GENITORI!…
Però tra i due bambini: il bambino che si trova a disagio presso i suoi compagni perché lui non fa la Comunione o la Cresima, perché: “a mio padre non interessa, a mia madre non interessa”: e il bambino che ci va ma il padre e la madre e le persone adulte con cui abitualmente vive rimangono assenti da quell’incontro che per lui è importante, – glielo hanno detto i preti, i catechisti -, tra queste due situazioni quale è la più critica, quale in definitiva è la più dannosa per il bambino? O SCADE il concetto che ha del padre e della madre, O SCADE il gesto sacro che ha compiuto! La stessa cosa vale per il l’ adolescente che fa la Cresima.
E una volta fatta la Comunione e la Cresima è finita la vita cristiana. Non c’è continuità.Dove la trovano la continuità?
COMPRENDETE COME E’ GRANDE LA NOSTRA RESPONSABILITÀ ? Dico “nostra” perché è una responsabilità che condividiamo! IL GIORNO CHE DECIDIAMO DI DARE UN SACRAMENTO E’ UNA RESPONSABILITÀ CHE CI PRENDIAMO TUTTI.
IL SACRAMENTO deve essere un motivo per crescere, per diventare migliori attraverso la GRAZIA DI CRISTO, oppure deve essere una semplice CERIMONIA CHE SI E’ SEMPRE FATTA E CHE BISOGNA FARE?
OGGI è tempo di fare delle scelte non polemicamente, ma RESPONSABILMENTE. E se noi vogliamo essere SERI e non tradire i nostri figli, oggi, andare in CHIESA è una SCELTA e significa andarci “fino in fondo”, andare fino all’altare, cioè PARTECIPARE a quello che si fa.
Il mio discorso termina qui e mi pare che di interrogativi ne sorgano parecchi, perciò dò la parola a voi!
OM 542 Gradaro 74 – 8-2-74