Noi vescovi del Concilio
Conversazione con i vescovi lombardi 1-6- luglio 1988
Cari Confratelli, cari Seminaristi che richiamate con la vostra presenza gli alunni di tutti i nostri seminari, care Sorelle che veramente vi siete dedicate, come Marta, per rendere confortevoli questi giorni: tutti insieme canteremo per sempre la lode del Signore.
Abbiamo ascoltato la preghiera ” sacerdotale” di Gesú rivolta al Padre, con tanta fiducia e tanta sicurezza. Abbiamo sentito ripetere: amatevi, vogliatevi bene perché Dio, per primo, ci ha amati e ha dato suo Figlio per noi; amatevi perché io ho amato. Gesú dice apertamente di essere una cosa sola con il Padre: il Padre in Lui, Lui nel Padre, il Padre e il Figlio in noi. Questo è il percorso dell’amore infinito di Dio. Dobbiamo sempre richiamare alla memoria e coltivare la certezza che siamo delle persone amate.
Dio non è egoista e non ha bisogno del nostro amore. Egli infatti non dice: “amatemi”, ma ripete insistentemente ” amatevi ” come io vi ho amati; amatevi gli uni gli altri perché il mondo creda (cf Gv 17 ss). Il segno, la prova convincente che Dio c’è, che Dio è con noi, che Dio ha mandato suo Figlio è il nostro amore vicendevole.
Non comprenderemo mai fino in fondo quale grazia è avvenuta in questi giorni: i Vescovi sono stati insieme come veri amici, con tanta cordialità, con tanto affetto e con tanta benevolenza vicendevole. Questo è il segno per cui il mondo potrà credere.
Era mia intenzione parlare diffusamente della Costituzione “Dei Verbum”. t quella che ci ha fatto scoprire un senso nuovo di tutta la divina Rivelazione e, se volete, di tutti gli altri documenti del Concilio: è il passaggio sconvolgente da una lettura intellettualistica della divina Rivelazione a quella decisamente storica.
Leggiamo insieme la parte fondamentale di questa Costituzione: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione infatti Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. Questa economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi tra loro, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto; la profonda verità, poi, su Dio e la salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi nel Cristo, il quale è insieme mediatore e pienezza di tutta la rivelazione” (DV 2).
L’aspetto caratteristico di queste affermazioni è che le parole, cioè Dio che parla, sono un evento e gli eventi sono parole. In questo modo è dichiarato con evidenza che quella della salvezza non è tanto una dottrina ma una storia, che ha Dio come protagonista, e le sue meraviglie sono il linguaggio con cui vuole mettersi in comunicazione con il suo interlocutore: la persona umana. E’ una storia bellissima che apre alla fiducia e all’abbandono; è una storia essenziale, ricchissima in poche battute:
1 ) con questa divina Rivelazione Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici;
2 ) si intrattiene con essi;
3 ) per invitarli ed ammetterli alla comunione con sé.
A Dio che parla si deve la risposta. “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede con la quale l’uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio che rivela e assentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muove il cuore e lo rivolge a Dio, apre gli occhi della mente, e dà a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità. Affinché poi l’intelligenza della rivelazione diventi sempre piú profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni” (DV 5).
La Costituzione conclude con una affermazione di estremo valore: “In tal modo, con la lettura e lo studio dei libri-la parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata-e il tesoro della Rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre piú il cuore degli uomini. Come dall’assidua frequenza del mistero eucaristico si accresce la vita della Chiesa, cosí è lecito sperare nuovo impulso di vita spirituale dall’accresciuta venerazione della parola di Dio che “permane in eterno” (DV 26).