Con quale sentimento abbiamo accompagnato queste singolarissime reliquie?
Venerdì Santo 1968 processione con le Reliquie del preziosissimo sangue
Giuseppe, che era membro del consiglio, uomo retto e giusto, nativo di Arimatea città dei giudei, che aspettava il regno di Dio, presentatosi a Pilato gli chiese il corpo di Gesù, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in un sepolcro tagliato nella roccia nel quale nessuno ancora era stato deposto. Era il giorno della preparazione e sorgeva il sabato.
Le donne, che erano venute con Gesù dalla Galilea e avevano seguito Giuseppe, osservarono il sepolcro e come era stato deposto il corpo di Gesù.
Poi se ne tornarono e prepararono aromi ed unguenti e nel giorno di sabato osservarono il riposo secondo il precetto. Il primo giorno della settimana, all’alba, esse vennero al sepolcro portando gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra del sepolcro ribaltata.
Entrate poi, non trovarono il corpo del Signore Gesù.
Mentre non sapevano cosa pensare di ciò ecco che due uomini in abiti sfolgoranti si presentano a loro.
Standosene esse intimorite e con la faccia china a terra i due uomini in abiti sfolgoranti dissero: perché cercate tra i morti colui che vive? Non é qui. E’ risorto.
Ricordatevi di ciò che vi disse quando era ancora in Galilea: che il Figlio degli uomini doveva essere dato nelle mani dei peccatori ed essere crocifisso per risorgere il terzo giorno.
Allora le donne ricordarono le parole di Gesù e partendo dal sepolcro annunziarono ogni cosa agli undici e a tutti gli altri.
Carissimi, per la prima volta la mia presenza é in mezzo a voi e la mia voce risuona ai vostri orecchi nella celebrazione religiosa più intensa della nostra città. Oggi la nostra città si raccoglie tutta – possiamo dire – in silenzio, in preghiera, in gesti di devozione al passaggio delle sacre ampolle che, secondo una veneranda antichissima e fondata tradizione, contengono le gocce del sangue di Gesù, che furono portate fin qui dal soldato Longino.
Io mi inserisco per la prima volta nel vivo della vostra storia che va indietro nel tempo fino al ritrovamento di queste reliquie e si spinge fino al momento in cui il soldato Longino, partendo da Gerusalemme, giunse qui dove oggi sorge la nostra Mantova.
Vi ho letto un brano del Vangelo perché é dalla intelligenza delle parole del Signore che questa nostra manifestazione trae tutto il suo significato e tutta la sua validità.
Tutti noi che siamo in chiesa, tutti quelli che stasera non sono potuti entrare in chiesa con quelli che erano lungo la via e che si sono inginocchiati e segnati, cosa potremmo rispondere alle parole, che gli angeli rivolsero alle donne andate al sepolcro per seppellire il corpo di Gesù: “Perché cercate tra i morti colui che vive?”
Miei cari, – mi permetto di chiedere -: con quale sentimento abbiamo accompagnato queste singolarissime reliquie?
Pensavamo ad un morto e abbiamo solo provato compassione, riverenza, rispetto?
O abbiamo pensato ad un vivente che é in mezzo a noi e che dà significato alla nostra esistenza?
Se é stato soltanto il primo sentimento, anche se buono, nobile e religioso, ricordate che é un sentimento vano. Non stupitevi, e non turbatevi!
Per Gesù che é morto dobbiamo provare un sentimento di grandissima riconoscenza, per l’amore infinito che ci ha dimostrato dando la sua vita per noi. Davanti a Gesù che é morto dobbiamo pensare al motivo per cui é morto: e sappiamo che sono i peccati che stanno nel nostro cuore, che sono nella nostra vita, che si esprimono nei nostri gesti e nelle nostre parole.
Gesù é morto perché il suo amore portasse frutti, perché nel mondo ci fosse la vita nuova, ed é risorto ed è apparso alle donne, ai discepoli e a innumerevoli testimoni che hanno potuto certificarsi della sua risurrezione. Egli é vivo. Egli é operante nel mondo. Egli non é venuto nel mondo per scomparire dopo aver detto delle parole sia pure altissime e dopo avere compiuto dei gesti sia pure straordinari. Egli è venuto nel mondo perché Egli è la vita del mondo e vuole che il mondo viva della sua vita, e la sua vita é l’amore per cui é morto per noi.
Preziosissime sono le reliquie davanti alle quali stiamo, ma sono un ricordo. Il ricordo si deve congiungere al presente. Le reliquie si devono riferire alla persona vivente, a Gesù Cristo Figlio di Dio, che vive nel mondo oggi. Noi abbiamo bisogno di scoprirlo con una fede rinnovata. Abbiamo bisogno di andare indietro nel tempo per arrivare fino al soldato Longino, che essendo stato testimone della morte di Gesù, é stato un testimone ancora più sicuro della sua risurrezione e della sua presenza nel mondo ed ha custodito con la fede nel vivente le reliquie che noi veneriamo stasera.
Vogliamo rinnovare la nostra fede a cominciare da quest’anno che é l’anno della fede? Esaminiamo bene le nostre coscienze, i nostri pensieri e i nostri sentimenti nei confronti della fede. La nostra religione non é costituita da una serie di tradizioni. La nostra religione si fonda in un rapporto attuale, personale, impegnato, stabilito con Gesù Cristo Figlio di Dio, nostro salvatore, nostra salvezza.
Tutto parla di rinnovamento. Il mondo si rinnova con grandissima celerità. La nostra fede deve rinnovarsi ricongiungendoci alla persona di nostro Signore gesù cristo non semplicemente a delle cose o a delle tradizioni.
Non so, ve lo dico con tanta discrezione ed umiltà, lasciando a voi il giudizio su una mia impressione. Questa sera ho notato che i giovani sono pochi. Eppure, giovedì, Sant’Andrea era gremito di giovani, di quei “famigerati” studenti che fanno tanto parlare di sé. Sono venuti qua spontaneamente per ascoltare una Messa perché erano stati colpiti dal fatto che un uomo era pronto, tutti i giorni, ad affrontare il momento fatale, per lui facilmente prevedibile, in cui l’odio lo avrebbe stroncato. Sono venuti qui per raccogliersi in preghiera, per capire il significato di questo avvenimento.
Noi sappiamo che la compagna di vita di questo uomo ha detto: Io e i miei figli sapevamo. Io e i miei figli d’ora in avanti vivremo dell’amore con cui egli ha amato i propri fratelli. E’ il messaggio della vita di un uomo custodito dalla sua donna e dai figli.
Questo uomo credeva in Gesù Cristo ed é importante saperlo.
Questo uomo credeva nella forza del Vangelo ed é importante sottolinearlo.
Questo uomo credeva che Gesù Cristo é la forza viva che può portare l’amore tra gli uomini dal momento che é morto per amore.
Ma Gesù Cristo é anche risuscitato e l’amore risuscitato di nostro Signore Gesù Cristo é l’oggetto della nostra fede, é ciò in cui dobbiamo credere, é ciò a cui dobbiamo dare valore.
A che cosa diamo valore nella nostra esistenza?
Diamo valore all’amore di Dio che ci crea, ci perdona, ci salva, ci prepara la vita eterna?
Diamo valore all’amore di cui ha bisogno il mondo?
Se al mondo c’è qualcuno che non sente il bisogno di essere amato, il nostro amore deve essere ancora più grande, per suscitare l’amore anche nei cuori che non ne sentono più il bisogno.
Capite che solo nell’amore ci potrà essere la giustizia e la libertà?
Solo se diventiamo strumenti di amore, anche le ricchezze, la tecnica, e la scienza potranno portare il benessere vero e autentico nel mondo.
Rinnoviamo la nostra fede nell’amore a Gesù vivente che ha dato tutto se stesso per noi. Rinnoviamo la fede nella potenza di questo amore. Andiamo ad attingerne all’amore per essere capaci di amare tutti i nostri fratelli perché tutti sono i figli del Padre nostro che sta nei cieli.
OM 109 Venerdì 1968
Venerdì Santo processione con Sante Reliquie del preziosissimo sangue