Misericordioso e fedele.
In Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito, nella chiesa che si concretizza nella comunità particolare di cui è composta la chiesa locale, è dovuto, è dovuta la risposta della fede che è il “si” di tutta la nostra persona, di tutta la nostra vita e di tutta la nostra esistenza, che è l’attuazione radicale delle esigenze del battesimo, dal quale si nasce dall’acqua e dallo Spirito Santo come figli di Dio e fratelli fra di noi.
A questa risposta si oppone il peccato che consiste essenzialmente nel rifiutare, nel non fidarsi, nel non accontentarsi della ricchezza insondabile dell’amore di Dio, che solo può soddisfare le nostre esigenze, avendoci creati a sua immagine e somiglianza.
La concretizzazione della risposta della fede, avviene -abbiamo detto- impegnandoci a realizzare radicalmente le esigenze del Battesimo. Le esigenze del battesimo sono le esigenze dell’amore. Qualche d’una è rimasta incerta su queste esigenze dell’amore, perchè rimangono troppo indefinite. Dio le ha definite le sue esigenze in Gesù Cristo, il quale ha amato il Padre con il dono di se stesso, con l’annientamento -abbiamo visto l’altra sera- nell’oblio di sè stesso, fattosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce, e, in tutta la sua vita non ha cercato niente altro che la volontà del Padre, che lo ha mandato nel mondo per la salvezza degli uomini.
Davanti a Dio per il mondo. Per Dio, o per il Dio, di tutte le creature. Questo lo può realizzare soltanto un grande amore, un amore generoso, incondizionato, totale e totalizzante tutta la nostra esistenza, che prende tutta la nostra esistenza che mette, al fondo di questo canto che è l’amore, il tema fondamentale, il “cantus firmus” dell’unione con Dio, dell’amore di Dio nel quale per il quale con il quale in Gesù Cristo si trova l’amore per il mondo.
La vita religiosa ha questo di caratteristico: di un impegno di consacrazione di tutta la propria persona, di tutta la propria vita e di tutta la propria esistenza, proprio con un atto religioso che è il voto. Il voto è un atto cosciente, libero. E’ una opzione fondamentale rinnovata, che vuole attualizzare le esigenze del battesimo, che sono le esigenze dell’amore di Dio, che sono le esigenze dell’amore. Tenendo presente che le esigenze del battesimo o del Vangelo o dell’amore abbracciano tutte le esigenze di Dio nei nostri confronti e che, quindi, la propria consacrazione non si esplicita semplicemente con i tre voti, ma si esplicita con la totalità dei consigli evangelici che non sono appena tre.
E poi, quella distinzione che si fa tra precetti e consigli, è una distinzione non vera, che non ha nessun fondamento nell’insegnamento di Nostro Signore Gesù Cristo. Soltanto per uno stato di vita, per la castità per il regno dei cieli, c’è una grazia particolare che è data a chi il Signore la vuole dare, ma per la castità in genere e per tutte le altre proposte del Vangelo, sono proposte battesimali, sono proposte della vita cristiana e sono proposte che la vita religiosa deve attualizzare per diventare segno in mezzo agli altri di questa risposta all’amore di Dio, per diventare profezia in mezzo al mondo del regno di Dio.
Fatta questa premessa o preambolo, diamo uno sguardo rapido ai tre voti tradizionali che debbono essere però comprensivi di tutte le esigenze del Vangelo.
Cominciamo dal voto di povertà perchè -teniamo bene presente-, Dio infinitamente misericorDioso, comprensivo, largo, ha allargato anche le maglie della sua legge. Su un punto solo è stato geloso: “io sono il tuo Dio come tu sei il mio popolo”. Il grado di cultura, di ambiente, i costumi del tempo ecc. . rendevano difficile, per un uomo, avere una moglie sola? ebbene ne prendeva cinquanta, cinquecento, quattro erano ufficiali e quattrocento non lo erano. Davide che è uno di questi, è detto nella scrittura: “uomo secondo il cuore di Dio”, perchè non aveva immolato agli idoli. Notate, che siamo ancora ad una fase dello sviluppo della cultura, intesa anche come sensibilità morale, come capacità di sensibilità morale, molto arretrato. Oggi questo non sarebbe più possibile, non semplicemente perchè abbiamo il Vangelo e la grazia di Dio, ma anche perchè la nostra sensibilità si è raffinata, perchè il nostro senso morale si è raffinato i nostri costumi si sono raffinati, sono diventati più umani. Non è soltanto un progresso della vita morale, è un progresso della vita umana. Riflettete un istante alla condizione della donna che deve condividere il marito con altre quattro ufficiali e con le quattrocento sottintese. Dove va a finire la vita della donna, la vita di coppia, dove va a finire che sia ossa delle mie ossa, carne della mia carne, e che siano due in una carne sola?
Oggi, proprio il progresso della cultura umana, non la cultura nel senso del sapere, ma della sensibilità, della coscienza di se stessi, porta a tutto questo. Si aggiunge, evidentemente, la grazia della redenzione operata da Nostro Signore Gesù Cristo, il suo esempio, l’esempio dei santi, e andate dicendo.
Ma ritorniamo a noi. Ciò che Dio non ammette È l’idolatria. A Salomone, Dio concede ancora di più. Oltre ad avergli concesso ricchezze, pace, la possibilità di costruire il tempio. Ma ad un certo punto, proprio queste povere creature traviano il suo cuore e lo inducono a costruire tempietti sul monte ai diversi Balan, alle diverse Divinità. Allora Dio ripudia Salomone. Ma non lo ripudia perchè ne ha settecento. Lo ripudia perchè ha costruito templi alle altre divinità. Non lo riconosce più come il suo Dio. Non ha più la coscienza e la gioia di essere il figlio di questo Dio, di appartenere al popolo di questo Dio. Non so se rendo il pensiero.
Ora, con la coscienza che abbiamo oggi, la gelosia di Dio è diventata ancora più esigente e non ammette idoli. Gli idoli di oggi sono: possedere, godere, potere. Altri si esprimono con altri termini, ma noi teniamo questi che ci servono.
Possedere. La radice del voto di povertà sta in questo: che uno solo è il Signore, il padrone. Del Signore è la terra e il cielo e quanto vi abita. Iddio, all’uomo, ha dato tutto perchè se ne serva. Altro è avere, altro è possedere. Altro è servirsi . Altro è asservirsi. Perchè il possesso non è una padronanza, è un asservimento. Io sono padrone quando sono libero. Ma quando le cose, le proprietà, le ricchezze, ecc, le case gli interessi, il libretto in banca ecc. determinato il mio umore, determinano la mia gioia o la mia tristezza, la mia felicità o la mia infelicità, allora sono essi a dominare me, non io a dominare loro. Il voto di povertà vuole mettere un rimedio in radice: liberarmi non dall’uso delle cose ma dal possesso delle cose, dall’istinto possessivo delle cose. Per cui non è contro la povertà che tu abbia il registratore, ma è contro la povertà che tu sia gelosa del tuo registratore “guai a chi lo tocca e non lo impresti a nessuno'”. Va bene. Non lo impresti a nessuno perchè te lo guastano, perchè non lo sanno usare e tante altre cose, ma avete capito. Così la saponetta, il dentifricio, l’automobile. Poi verrà l’occasione per ritornare su altri aspetti della povertà.
La castità
L’etimologia della parola dice: castigare. Checchè se ne dica, la castità è sempre una rinunzia. Una rinunzia all’idolatria del godimento. Notate bene che Dio ha fatto tutte le cose per noi, anche perchè le gustiamo le cose. E’ mancanza di riconoscenza verso Dio non gustare le cose. Ma l’oggetto della castità diventa idolatrico quando si vuole possedere per se stesso, in esclusiva, una persona. Qui si potrebbe fare il discorso della castità coniugale. Noi facciamo il discorso sulla castità religiosa, la quale esclude il possesso per me, esclusivo, di una persona con tutto quello che una persona mi può dare di godimento in tutta la profondità e la estensione della mia persona stessa. Quindi la castità è sempre. Se ci fossero delle anime angeliche per le quali la castità non è una rinuncia non sono anime caste, sono delle oche, non appartengono alla schiera degli angeli, ma alla schiera delle oche. Ma io sento, ma io provo, ma io. . . Sei creatura umana. E’ naturale che tu abbia queste attrattive, queste inclinazioni, queste esigenze. Ma qui, l’ho già fatto notare, qui interviene una motivazione particolare, una vocazione particolare, un dono di grazia particolare. Non tutti possono capire questo discorso. Lo capiscono coloro al quale è stato dato e, coloro ai quali è stato dato di capire questo discorso, accettano la rinuncia, possono accettare la rinuncia, e possono perciò consacrarsi ad amare il Dio e il prossimo, con cuore indiviso, nella pienezza di tutto se stessi. Perchè la castità non consiste nel non avere i pensieri, non avere tentazioni, non avere fantasie. Consiste positivamente. Come nel matrimonio una donna si dona ad un uomo totalmente, così nello stato verginale una donna si dona totalmente a Dio, si dona totalmente per amore di Dio e per la edificazione del regno di Dio, per la signoria di Nostro Signore Gesù Cristo, di cui diventa sposa, con tutta se stessa. Quindi, con i sentimenti, con la sensibilità, con l’entusiasmo.
Ecco, siccome viete in questo mondo e, proprio secondo una destinazione particolare del vostro istituto, siete molto a contatto con i sacerdoti, diciamo una parola anche su quello che chiamano, chissà perchè, il celibato dei sacerdoti: la castità perfetta e perpetua. Celibato fa pensare alla tassa che si pagava ai tempi del regime, per coloro che non si sposavano. Qui c’è tutta una preparazione che è una preparazione non soltanto al ministero ma alla vita che è esigita a questo ministero, non intrinsecamente, non necessariamente ma con una convenienza estrema. Dicevo, c’è tutta una preparazione, c’è tutta una scelta perchè la Chiesa con la sua legislazione, anche quella passata, per sè, il presbiterato lo concedeva soltanto a 24-25 anni. C’era la possibilità, anche nel passato, di fare delle esperienze nel mondo. Tolti i religiosi che erano più chiusi. Ma il contatto con le famiglie, le vacanze abbastanza prolungate, lo studio della morale (supponiamo che non ci sia nessuno in quell’angolo – allude a Mons Vignola -) che e a una vera e propria “porcheria”. Non si può dire: sono arrivato senza sapere. Ho scelto senza conoscere, non avevo ancora l’esperienza. Può darsi che ci siano anche di questi casi. E, come in un caso di questo tipo, dove non c’è ancora una conoscenza sufficiente, una esperienza indispensabile di un problema, la Chiesa scioglie da qualsiasi vincolo, anche dal vincolo matrimoniale, così scioglie dai vincoli che derivano dalla ordinazione sacerdotale.
Quale tesoro è mai la castità perfetta e perpetua dei sacri ministri nella chiesa latina. Ma ci possono essere i fedeli e gli infedeli. Ma ci sono in tutte le categorie delle persone! Ci sono -se permettete- in tutte le professioni quelli che fanno bene e quelli che non fanno bene, quelli che rispondono alle esigenze delle propria professione e quelli che non rispondono alle esigenze della loro professione. E’ umano. Ma che si voglia mandare a rettificare dei principi per giustificare una propria situazione, questo è sbagliato. Ma ci sono pochi preti! Ma si arrangi il buon Dio a risolvere quel problema. Noi risolviamo gli altri problemi, i problemi della nostra fedeltà, i problemi alla fedeltà alle esigenze del Vangelo. Indubbiamente, un ministro della parola di Dio, sarà sempre infinitamente al di sotto delle esigenze del Vangelo , ma se in lui non c’è almeno l’impegno esplicito, umile ma generoso di tendere a questa fedeltà, come si può presentare a proclamare la parola del Signore? le esigenze del regno di Dio? Notate bene.
Tanto per il vostro voto di castità come per il nostro impegno di castità, che il Vangelo predichiamo al mondo di oggi, che ha fatto del godimento edonistico e del così detto consumismo l’idolo al quale si sacrifica tutto, perchè sia possibile il consumismo, perchè sia possibile edonismo, cioè il godimento della vita, vedete che si introduce il divorzio, vedete come ci si accanisce ad introdurre l’aborto. Quindi per godere, noi sopprimiamo gli altri. Vedete, quale campagna si diffonde così tacitamente e come verrà fuori questa campagna per il controllo delle nascite. Sempre per mantenere un livello di vita che è al di sopra delle esigenze normali della esistenza umana.
Non consideriamoci utopisti. Non prendiamo l’atteggiamento di chi è in uno stato di inferiorità se facessimo delle affermazioni come queste, ma meglio andare tutti a piedi e che ci sia la vita, piuttosto che sopprimere la vita perchè avere la macchina o le due macchine. E questo avviene nel mondo.
Quale scalpore ha fatto per quel documento, attribuito ai cardinali, che stanno dietro la scrivania, sulla morale sessuale. Che cosa ha detto questo documento? Non ha detto niente altro che quello che dice il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo. E’ perchè non si può più dire oggi? Perchè oggi nessuno ne vuole più sapere di questo comandamento? perchè è sorpassato, perchè lo abbiamo predicato poco prima, perchè abbiamo esagerato nella predicazione di questo comandamento, perchè magari lo abbiamo anche deformato? Presentiamolo nella sua limpidezza, nella sua autenticità, però, sta e non ci sono attenuanti di nessun genere. E’ l’organizzazione della vita, dei sistemi di vita, dei sistemi economici, dei sistemi politici, anche dei sistemi culturali, che vanno cambiati non il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo. Fatti come questo che si pratica, per esempio, in India e (non ricordo con esattezza) in una delle repubbliche dell’America del Sud: la sterilizzazione delle donne. Guardate che è indefinibile, è inconcepibile, è inammissibile. Perchè una ha avuto due figli deve essere posta in condizione di non avere più figli. E se le muore il marito? e se muoiono questi due figli? che cos’è? E’ ancora una persona? perchè la popolazione mondiale cresce. . . in India. Si l’India è una nazione che ha una popolazione numerosissima ma, relativamente ha la estensione del territorio e alle risorse possibili in quel territorio, si potrebbe chiamare uno dei paesi più spopolati. E in quella repubblica dell’America Latina che si fa per le donne immigrate nella lavorazione della canna da zucchero, perchè possano lavorare ininterrottamente senza avere l’inconveniente della maternità. E’ civiltà questa? E’ progresso questo? Sono esigenze dei tempi nuovi queste? Ma queste esigenze dei tempi nuovi portano alla distruzione dell’umanità.
E veniamo a quel punto “dolens” che è l’idolo del nostro io, della nostra autosufficienza, non della nostra persona, della nostra personalità, perchè Dio rispetta la nostra persona e vuole lo sviluppo della nostra persona. Ma vuole che riconosciamo che Lui è il solo Dio, è il solo Padre è il solo datore di tutti i doni per la realizzazione di noi stessi, di tutte le grazie per la realizzazione di noi stessi. L’obbedienza è un ossequio prestato a Dio, è una risposta all’amore di Dio. La risposta che ci prende più nel profondo di noi stessi, che ci fa dire il “si” più radicale della fede. Ci sono tanti problemi sul modo di esprimere, di trattare l’obbedienza, negli ambienti religiosi. Io non posso toccare tutti i problemi, non per i problemi ma per il tempo che è tiranno.
Vi richiamo soltanto quello che vi ho già richiamato l’altro ieri. .
L’obbedienza di Nostro Signore Gesù Cristo. Quando siamo chiamati ad obbedire ricordiamo Nostro Signore Gesù Cristo e ricordate che la obbedienza raramente termina in un obbedienza formale di obbedienza religiosa, ma quello che conta è la obbedienza a Dio, nel prendere sul serio il proprio lavoro, nel lavorare con metodo, nel lavorare con disciplina, nel lavorare in collaborazione, nel lavorare, nel lavorare in comunione con gli altri. Questa è obbedienza. Nel prendere il bello e cattivo tempo. Questa è obbedienza. Nell’accettare la salute e quello di diventare delle “carrette”, questa è obbedienza che sta molto prima del momento in cui i superiori possono dire: vai nelle Marche invece che a Milano.
Il nostro “si” detto a Dio, attraverso la serietà della nostra esistenza, spesa generosamente.