primo e indimenticato incontro con Monsignor Augusto Bertazzoni

Dicendo un grazie commosso, non so se dire ministro, onorevole, ad Emilio Colombo, all’Emilio di Mons. Bertazzoni, e dopo aver adempiuto a questo bisogno, state tranquilli, non mi sono preparato e non sarò perciò lungo. Vi devo dire di una grazia che io ho avuto: sono entrato un po’ per caso e un po’ per una disposizione chiara della Provvidenza nella vita e nel cuore di Mons. Bertazzoni. Sua Eccellenza ricorderà che intorno al 1954, circa, c’era una settimana di laureati a Patenia ed io venni “in volo”, giovane vescovo, da Monopoli. Avevo fatto tutta quella traversata per l’Irpinia e poi, facendomi indicare, ero arrivato finalmente alla Casa del Sacro Cuore. E poi,l’incontro con questo vescovo che mi accoglie così fraternamente, così paternamente. Ero giovane allora, e mi ha lasciato fare il presidente della « settimana » e lui arrivava nell’aula quando aveva tempo.
Ma non è questo: mi ha invitato in casa e ha voluto farmi vedere la casa che gli era stata appena costruita. E mi faceva notare come su ogni mobile, su ogni sedia, c’era una targhetta con scritto a Proprietà del vescovado ». Non aveva mente di sé e per sé. E poi una sera in cui si era liberi ci siamo intrattenuti in quella saletta molto modesta, proprio veramente casalinga. C’era ancora il compianto Mons. Rossini e una parente, adesso la memoria non mi sorregge, non mi aiuta. Si era in una casa, non si era in un episcopio.
Comunque voglio dire, senza nessun mio merito perché non ne potevo avere, era chiaro, mi ha voluto bene e ogni volta che mi ha incontrato- sono state parecchie le volte – a Roma specialmente, mi è sempre venuto incontro con tanta cordialità, con tanta amabilità.
Ricordo anche che, durante la « settimana » c’era un giovane parlamentare che si è intratteneva con i convegnisti, forse uno dei più giovani parlamentari d’Italia, quello che ha parlato adesso. E ci destava tanta simpatia. Adesso ha un compito! Diciamo che lo sosteniamo con le nostre preghiere. Certamente non siamo in grado di darvi consigli.
E’ avvenuto che è comparsa la notizia che sono stato nominato vescovo di Mantova.
Vi dico che, letteralmente, vecchio come era, si è precipitato a Monopoli. Sapeste che cosa vuole dire precipitare da Potenza a Monopoli! Per venirmi a salutare, per rendermi i suoi omaggi – ma pensate che cose! – e per dirmi la sua gioia. E che festa, poi tutte le volte che era tornato a Mantova e tutte le volte che io ho potuto andare a Potenza! La festa della grazia del Signore, la festa dei doni di Dio, la festa della fede tanto semplice e così irradiante che era nella persona di Mons. Bertazzoni.
Io dico a tutti, adesso dal momento che siamo qui, per un dono della Divina Provvidenza con me. Questa grazia non la dobbiamo fissare semplicemente nel marmo. Questa grazia la dobbiamo fissare con le sue potenzialità dinamiche di vita cristiana, nell’intimo della nostra coscienza e del nostro cuore e fare sì che questa figura che ha lasciato un segno piccolo – come si esprimeva l’onorevole Colombo con un suo gesto, meridionale. Non piccolo così, ma grande. Ecco facciamo in modo che quel segno resti e che ognuno di noi senta la responsabilità di lasciare il proprio segno sulla scia che ha lasciato Mons. Bertazzoni: della bontà, della cordialità, della umiltà, dell’amore per tutti. Oh, come mi parlava di S. Benedetto! Cosa mi diceva di S. Benedetto! Come mi diceva con insistenza di aver voluto bene e di voler bene a tutti!
Miei cari, ecco, concludiamo questo nostro incontro che è stato bello e significativo. Intendiamoci a volerci bene tutti. E’ il comandamento del Signore. Concludiamo dicendo una Ave Maria alla Madonna di cui era così devoto nella sua fede cristallina, autentica e profonda, in unione con Lui, perché ci benedica, perché benedica chi ha parlato per i suoi compiti gravosi che deve portare avanti per la nostra Italia.
ST 367 Bertazzoni 76
Dal registratore e stampa: “La Cittadella”