incontro con le religiose della diocesi il 4 dicembre 1976

Questo incontro vuole aiutarci alla preparazione della venuta del Signore. Il Signore viene. Il Signore viene nella commemorazione liturgica della sua nascita a Betlemme. Il Signore viene per ciascheduno di noi se noi lo accogliamo e da figli gli uomini Lui, Figlio di Dio, ci trasforma in suoi fratelli e figli di Dio. Il Signore viene in un modo definitivo per fare la tremenda separazione dei giusti da quelli che hanno rifiutato, volutamente, l’amore del Signore che si é manifestato nel dono di suo Figlio.
Noi ci prepariamo a questa venuta affrontando un tema scelto da voi: la preghiera. Il tema della preghiera si può guardare da tanti punti di vista. Questa mattina ci fermiamo sul motivo dominante della venuta del Signore. La parola, che la Chiesa ripete con più insistenza in questo tempo, é “vegliate e pregate” per dare la possibilità al Signore di venire, per realizzare il nostro incontro con Lui che viene.
Noi tutti siamo impegnati nella Chiesa. Qualunque battezzato é impegnato nella chiesa, ma noi, per la nostra particolare missione e per la nostra vocazione siamo impegnati a dire al mondo che Gesù viene. Siamo impegnati nel compito di evangelizzazione di cui si parla tanto ai tempi nostri, in cui é impegnata tutta la Chiesa, specialmente la chiesa italiana e quindi la nostra Chiesa. Come potremo dire agli altri che il Signore viene? Come potremo evangelizzare questo evento decisivo per la sorte dell’umanità e per la sorte di ognuno di noi?
E’ stato detto che la evangelizzazione non consiste soltanto nel ministero della parola. E’ stato detto che la evangelizzazione consiste essenzialmente nella vita della Chiesa, nella vita di coloro che si riconoscono in nostro Signore Gesù Cristo. E’ stato detto che la evangelizzazione consiste in quell’irradiamento di vita che i credenti promanano dalla loro persona per il fatto stesso di essere a contatto di nostro Signore Gesù Cristo.
Se c’e una preoccupazione da parte nostra, per la nostra vita apostolica – un pensiero conosciuto, ma é bene richiamarlo – è quella di non andare a cercare soltanto metodi o mezzi o strumenti moderni che riteniamo adatti per evangelizzare, per catechizzare. La via, sulla quale passa nostro Signore Gesù Cristo con tutto il suo essere, per trasformare il mondo e per fare dei figli degli uomini i figli di Dio, è il nostro essere personale conforme a nostro Signore Gesù Cristo, riferito a Lui in modo esplicito, conosciuto e voluto.
Quando noi, veramente, in modo esplicito, cosciente e voluto siamo riferiti a nostro Signore Gesù Cristo? Quando noi, siamo a contatto con lui, in comunione attuale con Lui se non nel momento della preghiera in tutte le sue forme? Preghiera liturgica, comunitaria, personale, soprattutto personale perché impegna più profondamente la nostra persona? Noi assistiamo a tanti momenti di scoraggiamento, di sfiducia sul senso della vita cristiana, ma soprattutto sul senso della vita consacrata. E ci viene la tentazione di chiederci, dinanzi al mondo desacralizzato in cui viviamo, che dà l’impressione di allontanarsi da Dio, se vale la pena di essere impegnati così.
Io mi permetto di aggiungere una domanda: Siamo proprio cristiani? Siamo proprio religiosi?” Viviamo proprio di nostro Signore Gesù Cristo?
Siamo in un modo esplicito, cosciente, voluto, riferiti a nostro Signore Gesù Cristo?
Gli apparteniamo veramente?
Veramente, Lui può nascere, crescere, espandersi, vivere, in ciascheduno di noi?
Nella nostra persona siamo più vivi noi con i nostri interessi o Gesù Cristo con i suoi interessi?
Qui mi pare sia il punto critico. Dové l’impegno nostro per essere stabiliti in nostro Signore Gesù Cristo così che nulla ci distolga da Lui, almeno fondamentalmente, in modo abituale?
Non vi pare che questo impegno corrisponda al nostro impegno di preghiera?
Non al nostro impegno di essere fedeli alle preghiere! Le preghiere sono delle pratiche sante quanto volete, valide fin tanto che valgono, approvate, benedette dalla Chiesa e speriamo anche dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, ma avere la coscienza tranquilla perché abbiamo “borbottato” dietro al Signore quei formulari, non corrisponde ad avere pregato. Il buon Dio non vuole aver davanti a Lui la prima classe della scuola materna che gli recita la poesia! Il Buon Dio vuole avere davanti a sé delle persone con le quali stabilire un rapporto personale, che equivalga veramente alla nostra vocazione.
Mi hai scelto? Allora ti interesso! Allora ti piaccio anche se sono coronato di spine! Mi vuoi veramente anche se non mi faccio trovare? Lo sai che io ti ho cercato per primo? Stai più volentieri con me che con qualsiasi altra persona? Anche da un punto di vista affettivo? Gli affetti ci devono essere, ma gli affetti giocano a prendere più posto che sia possibile. Non debbono soppiantare nostro Signore Gesù Cristo! Non devono farlo passare al secondo posto!
Un’altra domanda. Noi siamo impegnati in attività apostoliche, ma ci interessa di più nostro Signore Gesù Cristo o le nostre opere? Noi compiamo le opere per amore di nostro Signore Gesù Cristo. Diciamo! Andiamo adagio! Si può verificare il caso che il nostro cuore sia tutto preso dalle opere in cui siamo impegnati, si dà il caso che pensiamo più alle cose nostre per Dio che a Dio. Quando pensiamo più alle cose per Dio che a Dio non siamo più “intonati” perché le cose per Dio in questo mondo vanno soggette alla storia del mondo. Poi viene il momento che le cose, che determinate cose, non hanno più senso e noi finiamo col perdere il senso di Dio.
Vogliamo un Dio senza le opere? No. Vogliamo arrivare al punto di essere talmente uniti a Dio, che Dio abbia una tale preminenza nella nostra persona e quindi nella nostra vita, che ci sentiamo sospinti alle opere dallo stesso amore di Dio che opera in noi. Chi determina le nostre scelte, chi sostiene i nostri sforzi deve essere l’amore di Dio! Non é difficile pensare che questo amore di Dio bisogna attingerlo nella preghiera, nell’incontro con Lui, che è principalmente “apertura”, perché Egli si riveli a noi, perché Egli riveli a noi il suo amore, il suo piano di amore per tutto il mondo, in modo che in noi emerga talmente la persona di Dio Padre Figlio Spirito Santo, da essere veramente e totalmente orientati verso di Lui. Radicati in Lui in questo modo noi saremo degli strumenti vivi nelle mani del buon Dio, perché Egli riveli il suo amore ai nostri fratelli.
Quindi, non con le nostre tecniche, non con i nostri ritrovati moderni riveleremo il Dio che viene, il Dio della salvezza, il germoglio che spunta dal tronco di Jesse sul quale si poserà lo Spirito del Signore, Spirito di Sapienza e di intelletto, Spirito di consiglio e di fortezza, Spirito di conoscenza e di timore del Signore!
Riveleremo il Dio che viene ai nostri fratelli, se gli avremo dato la possibilità di rivelarsi a noi.
OM 529 Suore 76 – 4-12-76