dell’opuscolo offerto per il suo 80° compleanno
La dignità della donna
– Fasano 1990 –
La verginità è la terza prerogativa della donna messa in evidenza dalla Lettera apostolica.
La vergine, consacrata o non, prima di tutto è donna: da Dio è stata creata, per Gesù Cristo è diventata cristiana e per la forza dello Spirito è integralmente se stessa.
La vergine è donna, creatura di Dio, perché plasmata dalle sue mani.
Dio la contemplò e vide che era tutta bella e amabile. Tanto bella e amabile che il Verbo non ha assunto una natura angelica, ma si è “incarnato” in una natura umana e, attraverso il corpo che ha assunto dalla “vergine” sua madre, ha assunto il nostro corpo.
«Ora voi siete il corpo di Cristo e sue membra» (cfr. 1 Cor 6, 15),
«in Cristo ci ha scelti prima della creazione del mondo» (Ef 1, 4):
e con noi il Verbo ha assunto tutto il cosmo.
Il Verbo, con il corpo, ha assunto anche i sensi: vedere, udire, contemplare ciò che è bello, assaporare ciò che è buono e gustoso; la sensibilità, che è ammirazione di tutto l’universo nella sua maestà, grandezza e bellezza.
Nel corpo di Cristo esiste la sessualità, non l’erotismo, ma lo slancio e l’accoglienza affettuosa…
Per le nozze a Cana prepara il “vino buono”!
Per Lazzaro ha pianto.
Piange su Gerusalemme,
si commuove per la vedova di Naim,
avverte la donna che gli sfiora il “lembo del mantello”,
accetta le attenzioni delle donne.
Tutto ciò che ha assunto il Verbo è della persona umana, e quindi della vergine, particolarmente aperta alle meraviglie di Dio.
La donna non ha soltanto la facoltà di percepire, ma, posta al vertice di tutte le creature animate, ha con l’uomo la caratteristica di pensare, cioè di conoscere il mondo e di interiorizzarne i messaggi.
Altro dono della donna, creatura di Dio, è la libertà davanti alla quale il Creatore stesso si ferma e con rispetto dice: “Se vuoi”, tanto nell’Antico Testamento per il popolo d’Israele, come nel Nuovo Testamento, (Mt 19, 21), rispetto ad ogni persona. La donna creatura di Dio è vergine per la libertà di decidere della sua vita presente e futura. La libertà di decidere, impegnata anche con il voto d’obbedienza, come avviene ad esempio in modo solenne nella professione religiosa, non esime dalla responsabilità delle scelte quotidiane, ciò che educa alla responsabilità.
La vergine, quando è veramente cristiana?
+ Quando ha una coscienza sicura di essere partecipe della natura di Dio (2 Pt 1, 4),
+ colma della sua pienezza (cfr. Gv 1 e Col 2, 6),
+ figlia di Dio: «noi siamo figli di Dio… saremo simili a lui» (1 Gv 3, 2),
+ consapevoli che Dio si stabilisce nel nostro cuore (Gv 14, 23),
+ e che l’amore con cui le tre Divine Persone si amano è diffuso nel nostro cuore per lo Spirito che ci è dato (cfr. Rm 5, 5).
Queste certezze che colmano ogni desiderio umano fanno della donna vergine una creatura di Dio che realizza le prerogative di sposa e di madre. Diventa, in altre parole, la donna che è nel mondo, ma non è del mondo, capace di amare ogni creatura, di godere di ogni bellezza, di possedere tutto l’universo e per questo di sentirsi amata; quindi di essere una creatura contenta, amabile ed equilibrata.
Questa è la verginità del cuore, come è testimoniata dal comportamento di Gesù con le donne che lo seguono. Gesù ama la donna per la sua capacità di amare e fa questa affermazione:
«Le sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato» (Lc 7, 47).
Solo Gesù sa quanto lo hanno amato le donne alle quali aveva molto perdonato! Ricordiamo la donna, peccatrice pubblica, che versa sul capo di Gesù un vasetto di olio profumato molto prezioso, gli lava i piedi con le lacrime e glieli asciuga con i capelli. Gesù, davanti alla meraviglia dei commensali, giustifica la donna e afferma:
«Dovunque, in tutto il mondo dove sarà annunciato il Vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto» (Mc 14, 9).
L’episodio dell’adultera è enigmatico… «Alzatosi, allora, Gesù le disse: Donna, dove sono i tuoi persecutori? Nessuno ti ha condannata? Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più» (Gv 8, 10-11).
Per capire il comportamento di Gesù con la Samaritana bisogna leggere tutto il capitolo 4 di Giovanni. A questa donna Gesù fa due rivelazioni inaudite: quella dello Spirito Santo, “l’acqua viva” (cfr. Gv 7, 39), e la rivelazione esplicita che Egli è il Messia:
«So che deve venire il Messia: quando Egli verrà ci annuncerà ogni cosa.
Le disse Gesù: Sono io che ti parlo» (Gv 4, 25).
Gesù ai suoi discepoli non aveva ancora parlato del Paràclito e aveva vietato più di una volta di dire ad altri che Egli era il Cristo.
Anche nell’ora suprema della croce e della risurrezione, fu confortato dalle donne:
«Presso la croce di Gesù stavano sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala e, degli apostoli, solo il discepolo che Gesù amava» (Gv 20, 2).
«Maria di Magdala, il giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recò al sepolcro quando ancora era buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro; Pietro e Giovanni vanno al sepolcro per rendersi conto di persona che il sepolcro era vuoto e se ne tornarono. Maria di Magdala, invece, stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva… Essa, pensando che colui che aveva visto fosse il custode del giardino, gli disse: “Signore, se lo hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesù le disse: “Maria!”. Essa allora voltatasi verso di lui gli disse: “Maestro”» (Gv 20, 15-17).
La Maddalena, superando ogni ostacolo ed ogni contrarietà, con amore, è ansiosa nella ricerca di Gesù. Da lei Gesù si fa riconoscere.
Questo discorso sulle donne ricordate da Giovanni dimostra che Gesù certamente apprezza «la continenza per il regno dei cieli»(Mt 19, 12); ma la cosa più sconvolgente è che, al di sopra di tutto, esige l’amore.
La donna, che si consacra al Signore con il libero e cosciente impegno della verginità del cuore, dello spirito e del corpo, possiede in sintesi tutte le prerogative di colei che da Dio è stata plasmata, affinché l’uomo non fosse solo, ha come esigenza costitutiva di essere sponsale e materna.
La vergine consacrata è materna, cioè per l’amore del suo sposo, che è lo Spirito Santo, genera tutti i “figli” che il Signore le affida. Con l’amore e l’amicizia, infatti, educa le nuove generazioni, alle quali comunica la certezza che sono amate da Dio, in vista di una libera risposta di amore e non di una sottomissione di dovere.
La vergine consacrata, madre per vocazione, è attenta a tutto e a tutti; è sempre disponibile per aiutare, incoraggiare, consolare con l’amore che viene da Dio,
« il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio » (2 Cor 1, 4) .
È implicito che per aiutare gli altri con la Parola e la consolazione di Dio, la vergine consacrata ha bisogno di conoscere la Sacra Scrittura e nutrirsi di questa Parola ogni giorno.
La vergine consacrata ha un corpo, ha una sensibilità, doni di Dio. Un dono particolare, del quale si ha quasi il pudore di parlarne, è la sessualità fonte di slancio, di stupore, di commozione. Senza questo dono, come si può pensare la vergine sponsale materna?
La sintesi delle caratteristiche della donna si trovano nella Madonna = mia Donna: di tutti. Ella è in modo eminente legata alla benevolenza del Padre: piena di grazia; genera il Figlio, per l’adombramento dello Spirito. I Padri sono d’accordo che Maria concepisca il Figlio di Dio prima nel cuore e poi nel ventre. Le parole e gli eventi della esistenza terrena del Figlio li accoglie nel loro mistero e li medita nel suo cuore (Lc 2, 19).
La celebrazione solenne della professione religiosa, durante la S. Messa, di consueto, è accompagnata dal responsorio «vieni, sposa di Cristo…». E’ legittimo, ma va inteso rettamente: la sposa di Cristo è la Chiesa.
Giovanni vide la nuova Gerusalemme, come una sposa adorna per il suo sposo (Ap 21, 2).
Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei… «Questo mistero è grande» (cfr Ef 5, 26-32) .
È pacifico che la religiosa per il battesimo e la cresima e per la consacrazione è inserita nella Chiesa e partecipa della sua sponsalità. « La Chiesa è in Cristo come un sacramento… dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Lumen Gentium 1 ) .
La religiosa appartiene a quel « popolo adunato dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo » (Lumen Gentium 4) .
È chiara l’analogia della donna, sposa, madre e vergine ed è giustificata con chiarezza.
ST 396 Donna 90 – 05