di portare ai fratelli la consolazione del Signore
Cattedrale di Monopoli – Corpus Domini 1967
Quella che celebriamo questa mattina vuole essere una liturgia festosa, una liturgia da cui si sprigiona la gioia, la consolazione, il conforto per una presenza. Non é la liturgia del Giovedì Santo quando Gesù è nel cenacolo mentre si trama contro di lui e con il tradimento si profila l’ombra della croce, quando da ai suoi discepoli il proprio corpo e il proprio sangue nel pane e nel vino che ha benedetto e trasformato mirabilmente.
La solennità del “Copus Domini” é il giorno di una presenza che ci porta col pensiero al ritorno del Signore orami glorioso, ormai trionfatore della morte e che ha superato il dolore e la sofferenza. E’ la presenza dell’amico che consola. E’ la presenza del pastore buono. E’ la presenza di colui che ha detto con una comprensione infinita della nostra povera esistenza: “Non reliquo vos orphanos”, non vi lascerò soli. “Perché vi ho detto che io ritorno al Padre mio, il vostro cuore si é riempito di tristezza. Vado ma tornerò e non vi lascerò”.
E, non ci lascia soli perché rimane in mezzo a noi in questo modo veramente meraviglioso, stupendo e impensabile sotto i segni del pane e del vino che ci ricordano non soltanto le sue parole pronunciate su quel pane e su quel vino: “Questo é il mio corpo, questo é il mio sangue” – e le parole di Gesù esprimono una realtà,esprimono ciò che dicono, – ma anche queste altre sue parole: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà di me”; “Io sono il pane disceso dal cielo”; Io in persona!
Dunque lui in persona é presente in mezzo a noi nel mistero eucaristico. Dunque:festa di una presenza, festa di coloro che non si sentono soli,festa di coloro che si sentono protetti e difesi, festa di coloro che si sentono convinti di stare insieme con lui,festa di coloro che si sono compresi,festa di coloro che sanno, che lo sguardo del Signore raggiunge la loro debolezza per sostenerla con un pane che dà energia.
Panis vivus! E’ un pane vivo, é un pane vivente, é un pane che dà vita e perciò, questa presenza di Gesù: é una presenza viva, é una presenza di forza, < é una presenza traboccante di vita, è una presenza che, conseguentemente, porta alla gioia: porta la delizia cristiana.
Questo, miei cari, dobbiamo saper comprendere e cogliere dalla festa del Corpus Domini: –la presenza di Gesù in mezzo a noi, –il significato della presenza che é un significato consolante, –il segno di una presenza vicino a noi non solo per esser consolati, ma per poter consolare. E’ una presenza consolante quella di Gesù. E’ la presenza del nostro Salvatore, che é la nostra vita, che é il nostro tutto. E’ il nostro Dio, il nostro creatore al di sopra del quale non ci può essere un altro. E’ il nostro salvatore che ci ha dato la prova d’amore più grande morendo per la nostra salvezza.
Se lui é con noi, se la nostra fede ci dà questa certezza, noi dobbiamo saper stare con lui. I discepoli sono quelli che stanno con nostro Signore Gesù Cristo e non sono semplicemente quelli che seguono nostro Signore Gesù Cristo. Nel nostro linguaggio “seguire Gesù Cristo”, molte volte ha soltanto il significato di sforzarci di avvicinarci a lui con la nostra condotta, con la nostra vita per imitare i suoi esempi. Invece i discepoli di Gesù “stanno” con lui. Non soltanto lo seguono. Non lo abbandonano mai, non lo dimenticano mai, non lo lasciano solo nel tabernacolo dove egli é in un modo mirabile, unico, sicurissimo.
Il tabernacolo è il luogo della presenza, è il luogo del convegno quindi dell’incontro, è il luogo della presenza e della permanenza. Quando siamo in mezzo alle nostre case c’é la casa del Signore, c’é la tenda della sua presenza dove egli vuole realizzare l’incontro con ciascuno di noi.
Può darsi che non ci sia una permanenza lunga col corpo. Non sempre possiamo essere con lui con il nostro corpo, ma con il nostro spirito, con il nostro pensiero, con il nostro desiderio, con la nostra memoria, con le nostre aspirazioni, possiamo stare con lui sempre ed è stare con lui come i discepoli. I discepoli stanno con Gesù per seguirlo e stanno con Gesù per andare dove egli li manda.
La presenza di Gesù nell’eucaristia deve essere intesa, capita, approfondita, giorno per giorno, con l’ascolto della Parola. Le così dette “adorazioni eucaristiche”, le “visite a Gesù sacramentato”, devono essere preparate seriamente con impegno, con l’ascolto della Parola del Signore, con la lettura della Parola del Signore. Il miglior libro di adorazione a Gesù sacramentato é il Vangelo, perché le parole che leggiamo sono dette da lui e nel momento in cui le leggiamo davanti a lui, egli stesso apre le nostre intelligenze perché le comprendiamo, perché riceviamo la consolazione. La consolazione viene dalla parola buona di Uno che é presente e che ama come nessun altro.
Per questo, se noi sappiamo trattenerci davanti a Gesù, ascoltando Gesù insieme a Gesù, come per i discepoli di Emmaus il nostro cuore diventerà ardente. Diventerà ardente anche il desiderio: di portare la consolazione di Dio intorno a noi, di portare la gioia del Signore intorno a noi, di portare la gioia agli altri che sono nella solitudine perché forse non conoscono Gesù, di portare la gioia agli altri che sono nella solitudine perché non sanno che Gesù é in mezzo a noi, di portare la gioia in mezzo agli altri che sono nella solitudine perché hanno dimenticato la consolazione delle parole del Signore, delle sue promesse, del suo impegno di trasformare le nostre croci quotidiane in motivo di gioia eterna, per la sua bontà qui su questa terra e per la gloria infinita della sua felicità, in paradiso.
Dunque, oggi, é la festa della presenza di Gesù. Dobbiamo essere contenti di stare con lui. Per alimentare la nostra vita di gioia, dobbiamo andare da Gesù ed ascoltare ai suoi piedi le sue parole perché la sua consolazione diventi sempre più consistente e sempre più evidente. Dovrebbe essere evidente che tutti i cristiani hanno la coscienza di stare con Uno che li ha salvati e quindi di sentirsi liberati, e quindi di sentirsi delle persone sicure non orgogliosamente ma per la fiducia nelle promesse del Signore ma per la fiducia che ripongono nel Signore salvatore.
Poi sentire il bisogno e il dovere di portare intorno, ai fratelli, la consolazione del Signore perché Egli é in mezzo a noi.
Sia lodato Gesù Cristo
OM 73 Corpus Domini 1967