Cronaca di don Stefano Siliberti.
Mons. Carlo Ferrari ha scelto la linea umile e fraterna della confidenza per ringraziare con tutti il Signore dei suoi cinquant’anni di sacerdozio
Basilica di Sant’Andrea da grandi occasioni domenica pomeriggio alle ore 18. Mons. Vescovo celebrava per tutti i fedeli, presenti le massime autorità della città e provincia, il suo 50.mo di sacerdozio. Rappresentanze di varie parrocchie della diocesi hanno reso percettibile, come ha osservato Mons. Ettore Scarduelli nell’iniziale indirizzo di saluto e di augurio, il senso della Chiesa mantovana.
Nell’Eucaristia attorno al proprio Vescovo la comunità tutta ritrova la sorgente della propria unità, dinamicità attiva e feconda – ha ancora segnalato Mons. Scarduelli. A solennizzare la celebrazione, la corale “Pettorelli ” diretta dal maestro don Lino Leali, ha contribuito a rendere eucaristicamente celebrativo il ringraziamento corale per i cinquant’anni di sacerdozio di Mons. Carlo Ferrari. Il canto rende ancor più giubilare l’evento che già di per se viene qualificato come “giubilare “.
L’omelia di Mons. Carlo Ferrari
Un attimo di silenzio, poi il consueto saluto “Sia lodato Gesù Cristo”. E l’omelia de Vescovo si rende pacata fluente, riflessivo specchio della lode al Signore. “Tocca a me – ha esordito – parlare dei miei cinquant’anni di sacerdozio„. E ha preferito seguire “umilmente, fraternamente” la linea della confidenza, quasi eco al modo rivelativo di Dio nel porgere la sua Parola.
Il dono di questi anni è sotto il segno della misericordia – ha proseguito il Vescovo – e ne ha pennellato la consistenza attraverso la richiesta di perdono: “Chiedo perdono a Dio per le mie infedeltà”. Ma ha fatto seguire la parola del grazie: “Ringrazio Dio per la sua misericordia, il suo amore”. Da fanciullo, ragazzo, adolescente, giovane maturo si è dichiarato soggetto all’azione gratuita dell’amore misericordioso di Dio Padre, che dona il Suo Figlio per la salvezza del mondo, dell’amore del Figlio che dona la sua vita per rendere salvi i fratelli,dell’amore dello Spirito, che « certifica „ la verità diffusiva,penetrante di questo amore salvifico del Padre e del Figlio.
Ma soprattutto nei 33 anni di sacerdozio episcopale – ha ulteriormente ricordato Mons. Carlo – ha fruito di questa esperienza profonda, interiore di Dio. “Ho conosciuto il mistero di Dio”. “Sto davanti a Dio”. Ecco la sottolineatura preminente che costituisce la coscienza e la scienza saporosa di un sacerdozio di grazia, quale quello vissuto alla ricerca di Dio. “Sto davanti a Dio”. Non poteva esserci qualifica più espressiva, più compiuta, più eloquente di questa per riassumere tutto l’umano e tutto il divino che si contemperano, intrecciandosi nella storia, nel corso di tanti anni di sacerdotale pastoralità. “Sto”: al presente. Perché si tratta di una condizione senza pause, senza soste fino alla soglia dei “giorni contati ” per l’eternità.
Nello “stare davanti a Dio” – ha detto il Vescovo – “porto i miei fratelli”.
A chi ha familiarità con la Bibbia, questo linguaggio risuona quanto mai elevato, denso, sufficiente per evocare la lunga schiera di fratelli da portare a Dio. In fondo la missione episcopale Lui, il Vescovo, avverte di averla vissuta primariamente da questa angolatura: “portare a Dio i fratelli ” nel cuore della preghiera, nella capacità di “stare” e di “stare davanti a Dio”. È la grazia di cui necessita questa chiesa mantovana: che qualcuno sappia “stare davanti a Dio” in nome di tutti e per tutti.
E il suo parlare diventava attualizzazione concreta di questo suo “stare davanti a Dio e davanti ai fratelli”. E ha intonato il suo “grazie” a Dio Padre, a Dio il Figlio, a Dio lo Spirito Santo, estendendolo ed allargandolo a tutti coloro che lungo il suo cammino si sono fatti interpreti e collaboratori della grazia trinitaria. Dopo aver ringraziato la Madonna, ha in modo particolare espresso il suo debito di riconoscenza ai sacerdoti, ai fedeli presenti che hanno pregato e pregano per lui. “I miei giorni sono contati – ha concluso Mons. Carlo – ma ho fiducia che saranno giorni di serenità, anzi di letizia, perché si avvicina il premio”. Parole di conferma ulteriore del suo fiducioso “stare davanti a Dio” per noi tutti nei giorni contati, che pur contano, e nei giorni dell’eternità, che solo “Dio conosce”.
Don Stefano Siliberti
Stampa:”La Cittadella, 23 Giugno 1985
L’omelia del Vescovo in Sant’Andrea domenica 16, presenti le massime autorità civili della città e provincia e rappresentanze dalle parrocchie.