Asola 26 settembre 1968 – Vestizione e professione religiosa
Oggi più che mai, é indispensabile capire quello che si fa. Siamo diventati più maturi, dobbiamo renderci conto delle cose, vogliamo rendercene conto in un modo personale, possibilmente da noi stessi, ma nella maggior parte dei casi é utile, quasi indispensabile, che ci aiutiamo a vicenda a capire le cose. Vogliamo capire le cose, perché le dobbiamo giudicare e le vogliamo giudicare per vedere se valgono o non valgono e quanto valgano.
Viviamo in tempi di passaggio e di trasformazione in cui sperimentiamo giorno dopo giorno, che parecchie cose valide fino ad ieri, oggi non servono più, perché ce ne sono altre migliori e più efficienti.
Solo dopo avere compiuto questo giudizio di valore, di validità o meno delle cose, possiamo fare le nostre scelte e lasciare da parte quelle che non valgono perché: se noi non ci rendessimo conto delle cose non saremmo neppure all’altezza della nostra prerogativa di creature ragionevoli; se non esercitassimo la facoltà di giudicare saremmo come delle persone cieche che camminano senza sapere dove vanno; se poi non facessimo le nostre scelte, saremmo degli insipienti che pongono sullo stesso piano le cose che valgono e quelle che non valgono.
E’ chiaro che specialmente ad una certa età: fare delle scelte nel senso di abbandonare le cose che non servono più per prenderne delle altre, può costituire motivo di pena, può essere un sacrificio ma deve essere un sacrificio che vale la pena di essere affrontato dopo avere valutato che non bisogna attardarsi su posizioni che ci fermano nel tempo mentre il tempo cammina, col rischio di diventare delle persone che vivono fuori del loro tempo. Direte: ma perché il Vescovo va a cercare queste cose, stamattina, qui, mentre si celebra la cerimonia, la liturgia della vestizione di alcune giovani e della professione religiosa?
Io ho fatto questo preambolo proprio per porvi una domanda: la vita religiosa, oggi, é una forma di vita, è uno stato d’esistenza che vale o non vale più? La domanda é molto seria. E’ come dire a queste figliole: vale proprio la pena che voi indossiate l’abito religioso, e quel determinato abito religioso? Guardate le vostre coetanee, le amiche, le sorelle. Come vestono? Vale proprio la pena che voi questa mattina, facciate la vestizione? E per voi che rinnoviate i vostri voti religiosi, vale la pena che rinnoviate la vostra professione religiosa che significa: “Io scelgo come persona con cui impegnare tutta la mia esistenza, il Figlio di Dio fatto uomo, Gesù Cristo”? Vale la pena?
La risposta c’è, ma non é facile da esprimere oggi. La risposta per me, e per voi – io penso -, è chiaramente positiva, ma siamo capaci di spiegarla, di farla capire a tutti e non solo a quelli che sono qui in chiesa questa mattina, e specialmente a tutta la gioventù d’oggi?
Voi siete capaci domani o in un pomeriggio di domenica, di andare in giro per Asola, o a Castelgoffredo o da qualche altra parte, per fermare le ragazze e le giovani e far capire loro il motivo per cui andate vestite così?
Voi siete capaci di illustrare il motivo per cui non fate come loro che sono in giro la domenica nella speranza di trovare il principe azzurro?
E siete capaci di fare capire in modo intelligente, che voi avete scoperto il Re del creato, non a parole, e che vale la pena vestire così, e che vale la pena avere scelto Gesù Cristo come porzione, scopo, motivo valido della vostra esistenza?
Pensatelo bene: dovete fare capire con la vostra esistenza, col vostro comportamento che, il vostro modo di vivere è bello, che il vostro modo di vivere porta gioia, che il vostro modo di vivere dà molta soddisfazione, che il vostro modo di vivere dà sicurezza e completezza.
Che con quel vostro modo di vivere avete raggiunto uno sviluppo della dignità della vostra persona forse più pieno di quello che raggiunge una sposa felice e una madre benedetta E non farlo capire per dire a loro che voi siete migliori, ma per fare intendere che esiste la misericordia del Signore, che la misericordia del Signore si traduce in grazia e in vita e voi questa vita della grazia la personificate.
Voi personificate la vita della grazia di nostro Signore Gesù Cristo, ma per le sorelle che rimangono nel mondo non dovete essere motivo d’umiliazione, di mortificazione e quasi di rimprovero, ma dovete far intendere – dal momento che la vostra vita è carica di grazia, di gioia e di soddisfazione – che c’e una salvezza per tutti, che Gesù Cristo c’è nella stessa misura anche per loro, che Gesù Cristo é vivo e sempre presente nella sua Chiesa.
Avete, in pratica, il compito della testimonianza, il compito di annunciare agli altri, facendolo vedere nelle vostre persone, che Gesù Cristo c’è, che Gesù Cristo è forza, è grazia, è sicurezza, è pienezza d’amore, che Gesù Cristo dà senso e dignità all’esistenza umana. Capite come v’impegnate oggi con la vostra professione? Capite che cosa avviene per la vostra professione? Capite che cosa importa la vostra vocazione? Lo scopo della vocazione religiosa é quello di fare la vostra parte, per quel tanto che spetta a voi, nella missione salvifica di tutta la Chiesa.
Venendo da Mantova, ho letto il capitolo sei della”Lumen gentium” e il discorso ai giovani che il Papa ha pronunziato mercoledì all’udienza generale e li ho letti intenzionalmente perché mi premeva di leggerli perché il motivo immediato per cui sono venuto qua, non siete soltanto voi, ma sono tutte le vostre consorelle, sono tutte le religiose della nostra Diocesi, sono tutte le religiose della Chiesa ed è la gioventù di Castelgoffredo cui andrò a parlare io stasera. Parlerò ai giovani.
Voi vi “vestite”, voi “professate” per noi. Se qualcuna di voi dice ancora – come si diceva nei tempi passati – io mi faccio suora, così salvo la mia anima, quella non salverà la sua anima. Voi dovete essere disposte a perdere la vostra anima, per salvare tutta la gioventù. Voi da questo momento – ed é un momento che si deve ripetere in tutti gli istanti della vostra esistenza – non vivete più per voi stesse, vivete per Gesù Cristo, e Gesù Cristo vive per noi, e Gesù Cristo vive per tutti i nostri fratelli, e Gesù Cristo vive oggi particolarmente per la gioventù.
Noi ci impressioniamo di quello che fanno i giovani, ci rammarichiamo di certe espressioni dei movimenti giovanili, ci turbiamo, rimaniamo un po’ a disagio. Vi dico, in un modo semplice, una cosa grande, quando nel mondo c’é l’apparenza che si scateni il diavolo, é perché lo Spirito Santo è attivo come non mai. Oggi parrebbe che il demonio si scateni in mezzo alla gioventù e per mezzo dei giovani.
Io sono sicurissimo, della sicurezza che viene dalla Parola di Dio, che in mezzo alla gioventù, oggi c’è lo Spirito Santo che con la voce dei giovani scuote il mondo, scuote la Chiesa e conseguentemente scuote quelli che nella Chiesa sono i più impegnati. Voi dovete sapere che, dopo i vescovi e i preti, i più impegnati nella Chiesa siete voi, care figliole e sorelle. Oggi l’esercizio del nostro ministero e la vita religiosa se non sono polarizzati – nella preghiera, nella mortificazione, nel sacrificio, e anche nell’azione-, al motivo della gioventù, nel problema della gioventù, non sono sintonizzati su l’onda dell’azione dello Spirito Santo che fa vibrare pot entemente la gioventù per salvare il mondo.
Pensate a queste cose con semplicità, con umiltà, con fiducia. Il compito é immane. Però,sappiamo che la parte principale la fa nostro Signore Gesù Cristo e noi facciamo la nostra parte, al meglio, vicino a Gesù, per i nostri fratelli.
OM 145 Asola 68 – Asola 26 settembre 1968 – Vestizione e professione religiosa