S.Giacomo Segnate Venerdì 28 novembre 1969 ore 20,15
Dico la verità che mi sento molto impacciato sia per il tema sia per l’uditorio, perché il tema é altamente religioso ed ha una prospettiva alla quale, purtroppo, non siamo abituali e ci potrebbe essere il rischio di sembrare astratti, di dire le cose un po’ per grido, che sono molto lontane dalla concretezza della nostra vita quotidiana. Perché altro è fare lo stesso discorso a persone sposate, che hanno un’esperienza e certe cose le possono ammettere perché le hanno sperimentate, altro é parlare ai giovani i quali non vorrebbero rompersi il naso, ma molto facilmente se lo romperanno.
Per pensare ad un’impostazione cristiana e quindi per impostare una nostra conversazione alla quale potrà seguire una discussione, rifacciamoci alla Parola di Dio. E’ importante che noi, uomini di chiesa, non andiamo a dire parole nostre ma siamo preoccupati di essere fedeli dispensatori della parola del Signore.
San Paolo agli Efesini nel brano che si legge nella celebrazione della Messa del matrimonio, dice tante cose che socialmente parlando, riferendoci al costume d’oggi, sono molto dure da intendersi. Anzi, danno un certo fastidio. Noi prenderemo il senso più pieno di questa parola di Dio per applicarla al tema che ci é stato proposto. “Le donne siano soggette ai loro mariti come al Signore perché il marito é il capo della donna
come Cristo é capo della chiesa”.
Egli, salvatore del mondo che é la sua chiesa. Ora, come la chiesa é soggetta a Cristo, così le donne devono essere soggette in tutto ai mariti. “E voi mariti amate le vostre mogli come Cristo ha amato la chiesa e ha sacrificato se stesso per lei”: per santificarla, per purificarla col battesimo dell’acqua in forza della parola affinché potesse partecipare al mistero.
“Grande mistero é questo, ma lo dico in rapporto tra la chiesa e Cristo”.
Noi, questa sera, dobbiamo parlare di Cristo presente nella famiglia.
Cristo é presente nella famiglia perché é presente nel mondo. Nel mondo, Gesù Cristo é stato presente in un modo storico, cioè visibile, sensibile, sperimentale, negli anni della sua vita mortale, dal momento in cui é stato concepito come uomo fino al momento in cui é tornato alla destra del Padre. Ma Gesù Cristo ha promesso di essere in mezzo a noi fino alla fine dei tempi.
Perché? Perché per essere il salvatore di tutti gli uomini egli deve essere uomo con gli uomini, egli deve essere creatura umana, pur essendo Figlio di Dio, con tutte le creature umane, egli deve entrare nel tempo passato, ma deve essere presente in ogni istante per compiere la sua funzione di salvatore del mondo.
Cristo é presente nel mondo in tanti modi. Il modo abituale cui noi ci riferiamo, quando parliamo della presenza di Gesù Cristo, é quello della eucaristia per cui si dice: l’eucaristia é quel sacramento che, sotto le specie del pane e del vino contiene realmente corpo, sangue, anima, divinità di nostro Signore Gesù Cristo per nutrimento delle anime. Diciamo che nel tabernacolo é presente Gesù Cristo e diciamo la cosa più vera, ma Gesù Cristo non é presente soltanto nel sacramento dell’altare. Gesù ha garantito la sua presenza in tanti altri modi.
Ha detto agli apostoli e ai lori successori: chi ascolta voi ascolta me, vi é stato dato ogni potere, ricevete lo Spirito Santo e andate nel mondo intero, predicate il vangelo e insegnate a fare quello che io ho fatto; perciò Gesù Cristo é presente con coloro che predicano il vangelo, perciòGesù Cristo é presente in quelli che insegnano a fare ciò che ha insegnato lui: battezzate, santificate, nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo; perciò Gesù é presente in ogni azione sacramentale.
L’azione sacramentale é compiuta da Gesù Cristo, attraverso la nostra persona, attraverso il nostro ministero: noi siamo soltanto strumenti della presenza e dell’azione salvifica di nostro Signore Gesù Cristo.
Ma c’è un’altra presenza garantita da nostro Signore Gesù Cristo. Notate che Gesù Cristo é Dio, e quando Dio dice una cosa, non la dice così per dire. Gesù Cristo fa un’affermazione che é una impegnativa della fedeltà di Dio alla sua parola, che é impegnativa della sua santità e della sua giustizia. Gesù dice: “Quando due o più saranno uniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro”.
Essere uniti nel nome di nostro Signore Gesù Cristo significa: stare insieme perché si ha la stessa fede, perché si hanno le stesse intenzioni ispirate alla volontà di nostro Signore Gesù Cristo, perché si vogliono fare quelle cose che ha comandato Gesù Cristo e in particolare perchénel nome di Gesù Cristo si vuole rivolgere la stessa preghiera al Padre.
Gesù dice: “Quando due o tre sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”.
Ora, questa condizione di stare insieme nel nome di Gesù Cristo si può verificare in tante situazioni dell’esistenza. Per esempio, due si mettono insieme e recitano il santo rosario: sono insieme nel nome di Gesù Cristo e Gesù Cristo é con loro che prega; due si mettono insieme e vanno a trovare i poveri, gli ammalati: vanno con nostro Signore Gesù Cristo; due o più si mettono insieme e vanno a partecipare alla celebrazione liturgica dove ci saranno anche altri. L’ essere più numerosi, non toglie la condizione preliminare e minima posta da Gesù Cristo: almeno due riuniti nel suo nome perché ci sia un legame d’unione tra loro.
Perché ho insistito su questo punto della persona di nostro Signore Gesù Cristo in mezzo a noi, quando due o più sono riuniti nel suo nome? Perché, voglio riferirlo, non forzatamente ma piuttosto per evidenziare, ad un fatto della nostra vita cristiana, ad un aspetto della vita della chiesa di nostro Signore Gesù Cristo, che é la famiglia.
La famiglia é costituita da due persone che si mettono insieme, da due persone che mettono insieme la loro esistenza in un modo stabile – non diciamo niente di quello che capita oggi in Italia- in forza della grazia di un sacramento, che configura la loro unione alla unione più singolare e più stretta di tutta la storia: l’unione di Dio con l’umanità.
Sono sicuro di non offendere nessuno se, cominciando da me stesso, affermo che siamo dei grandi ignoranti della Sacra Scrittura. Nella Sacra Scrittura, dalla prima all’ultima pagina, dal Genesi all’Apocalisse, si descrive tutto il mistero cristiano principalmente con l’immagine delle nozze. < Il cristianesimo -in sostanza – é Dio che vuole associare alla sua vita la vita degli uomini. Il cristianesimo è Dio che vuole comunicare la sua esistenza agli uomini. Il cristianesimo è Dio che vuole fare partecipare gli uomini alla sua vita e alla sua esistenza.
Ora questo, nell’esistenza umana e nel linguaggio umano, non é mai espresso tanto pienamente come nel fatto delle nozze, come nell’unione matrimoniale e questa unione matrimoniale tra Dio e il suo popolo é documentata nell’Antico Testamento. I profeti Ezechiele, Isaia e in particolare Osea, descrivono l’unione di Dio con il suo popolo in termini sponsali.
Quando viene la pienezza dei tempi, l’unione tra Dio e l’umanità è così personale che l’unica persona del Verbo diventa uomo e Dio. Cioè unisce in sé, in un modo del tutto personale che in teologia si dice: in un modo ipostatico, una umanità come la nostra, per cui, Gesù Cristo nella sua persona, é veramente Dio ed é veramente uomo, in una unità strettissima, inconcepibile perché non é nella nostra esperienza.
Quest’unità tra Dio e gli uomini, Dio la vuole continuare in Gesù Cristo nel mistero della sua chiesa. L’unione di Cristo con la chiesa, descritta da san Paolo e che abbiamo letto all’inizio, é quella dello sposo che ama totalmente la sua sposa e per farla bella si sacrifica, dà tutto se stesso e quindi non cerca se stesso ma cerca la felicità della sposa.
Gesù Cristo, quando rivela questo suo modo di essere unito alla chiesa, fa sì che questo stato trovi la sua azione sacramentale nel matrimonio dove lo sposo e la sposa devono in qualche modo realizzare, attualizzare quel tipo d’unione che esiste tra lui e la chiesa: una unione talmente profonda da essere due come se fosse uno solo.
San Paolo a questo punto dice: “due in un sola carne” o ” due in un solo corpo”. Carne e corpo, nel linguaggio biblico, vuole dire persona in quanto si può vedere. E c’è un modo unico di verificare quella condizione di due che vivono insieme nel nome di nostro Signore Gesù Cristo come non si verifica in altra condizione dell’esistenza.
Ci vuole altro che le suore dicano di volersi bene tra loro, che i preti e i cristiani in genere, dicano di volersi bene tra loro! Nessuno arriverà al punto di volersi bene come un marito vuole bene alla moglie e viceversa. Per una grazia di Dio particolare ci potrà essere anche questa possibilità ma naturalmente non c’è mai questa unione così stretta, un amore così pieno
come quello che c’è nello stato matrimoniale. Qui deve entrare Gesù Cristo il quale ha affermato che quando due sono uniti nel suo nome egli é con loro presente. Ripeto, non c’è nessuna condizione dove due sono tanto uniti nel suo nome come nello stato matrimoniale.
Notate poi che quest’unione si allarga anche ai figli. C’è un legame più forte tra una persona e un’altra, dopo quello dello sposo e della sposa? dopo quello dei figli verso il proprio padre e la propria madre? dopo quello della madre e del padre verso i propri figli? Non c’è nessun altro tipo d’unione naturale così stretto, così impegnativo. Vedete che tutta la famiglia, in tutti i suoi componenti, è il luogo privilegiatodella presenza di nostro Signore Gesù Cristo?
Ci sarebbero da dire tantissime cose. Mi permetto di insistere su questo: c’è un aspetto della vita cristiana, della vita nella famiglia, che non é sufficientemente conosciuto e sufficientemente approfondito e divulgato tanto da diventare un modo corrente di pensare, di sentire, di comportarsi, al punto di essere costume di vita. Qualunque realtà diventa costume di vita, a condizione che prima, diventi un modo di pensare e di sentire di molti o di tutti e questo modo di pensare determini ed ispiri, un certo comportamento pratico
Io voglio dire che non c’è in mezzo a noi questo modo di pensare cristiano della famiglia, come il nucleo più stretto, più unito che esista nella chiesa, e anche il luogo privilegiato della presenza di nostro Signore Gesù Cristo
Quelli che costituiscono la famiglia, a cominciare dagli sposi, debbono prendere coscienza che Cristo é in mezzo a coloro che si sposano. Fulton Chin ha scritto ” in tre per sposarsi” non soltanto nel momento della cerimonia. Il nostro guaio é che, consideriamo il matrimonio il momento del velo bianco e del garofano all’occhiello. No.
Il matrimonio non é soltanto il momento in cui due sono insieme davanti all’altare. Il matrimonio non è neppure, due che stanno insieme quando sono in casa, ma è due che stanno insieme perché hanno accettato responsabilmente di prendersi a carico l’uno l’altro e di condividere nella buona e cattiva sorte tutte le vicende dell’esistenza e tutti i beni dell’esistenza. Il matrimonio è essere l’uno per l’altro e quando ci sono i figli, non mettere prima l’interesse quindi é un modo serio e responsabile di mettere insieme le proprie vite.
Qui ci sono i nostri giovani. Parliamo male di loro che non si offendono. Sono più o meno degli scavezzacolli. Vero? Voi genitori dite che sono degli spensierati però quando si tratta di sposare, quando si tratta di “mettere su” famiglia e di affrontare l’avvenire con una donna che non é più la ragazza con cui divertirsi, ma é una donna con cui condividere la propria vita e che sarà la madre dei loro figli, diventano seri, pensierosi, perplessi, incerti. Non sanno decidersi proprio perché nasce in loro il senso di responsabilità.
L’unione di due che mettono insieme la propria esistenza é molto seria, é la cosa più seria che ci sia. Ci potrà essere il rischio nella scelta di molte cose, ma il rischio di prendere una moglie piuttosto che un’altra, é grande, é il rischio che impegna la loro esistenza e l’esistenza dei figli, che sono il tesoro della famiglia.
Gesù Cristo non é presente solo al momento della celebrazione del matrimonio e nel momento in cui state insieme, ma sempre perché nel matrimonio costituite uno stato di persone legate vicendevolmente, perché avete la fede in Gesù Cristo, perché vi siete sposati in chiesa perché è la fede che vi ha portati all’altare anche se, per esempio, non andate a messa tutte le domeniche.
Che cosa significa Gesù Cristo presente? Sentite: perché Gesù Cristo ha voluto essere presente in mezzo agli uomini? Ha voluto essere presente in mezzo agli uomini per essere in tutto simile a loro.
Gesù Cristo, notate, ha scelto la condizione di vita più comune di chi si guadagna il pane con la fatica, di chi é esposto alla prepotenza degli altri, di chi é onesto e perciò é mal visto da chi non lo é.
Gesù Cristo ha scelto la fatica, la sofferenza, la persecuzione e tutti gli aspetti dell’esistenza anche quelli felici, quindi non c’è pericolo di identificare la figura di Gesù Cristo con una certa tristezza.
No. Gesù Cristo ha gioito di tutte le gioie umane. Ha gioito della gioia di avere una madre come Maria, una madre su questa terra come l’abbiamo noi. Ha gioito della gioia di vivere che hanno tutti i ragazzi. Il vangelo non ci dice quasi niente dell’infanzia di Gesù.
Gesù ha condotto un’infanzia così comune che nessuno ha mai fatto caso a lui, quindi é stato un ragazzo come tutti gli altri. E’ stato in mezzo ai giovani suoi coetanei e di lui non c’era niente da dire perché non aveva niente di straordinario.
Gesù Cristo ha goduto le gioie della vita nelle situazioni più comuni dell’esistenza umana.
Da quel poco che i vangeli ci riferiscono, sappiamo che anche Gesù Cristo andava a cena, che è andato a pranzo di nozze per fare contenti due giovani che si sposavano.
Gesù Cristo ha goduto, della gioia che dava a tutti quelli per i quali compiva i suoi miracoli. Possiamo noi immaginare la gioia di un cieco che ci vede? La gioia di uno storpio che riesce a camminare? La gioia di un lebbroso che si trova guarito?
Non c’è soltanto Gesù Cristo che compie il miracolo, ma c’è Gesù Cristo che gode a comunicare la gioia, c’è Gesù Cristo che ha la gioia di diffondere intorno a sé la gioia. Pensate alla felicità di una madre che segue il funerale del proprio bambino e se lo vede restituito vivo! Pensate che Gesù Cristo sia stato indifferente alla gioia di questa madre?
Gesù é in tutte le situazioni dell’esistenza. Dovremmo approfondire il nostro modo di vivere cristiano prsentendo la presenza di Gesù che rimane in mezzo a noi, nella nostra fatica, nella nostra sofferenza, nelle nostre preoccupazioni, nelle nostre gioie, nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti. Non c’è nulla dell’umano che sia estraneo a Gesù Cristo.
Direte: ma come Gesù Cristo può rimanere nella gioia di tutti e nella tristezza di tutti? Ricordiamo che Gesù Cristo é Dio e che anche come uomo non cessa di essere Dio, perciò i suoi sentimenti, i suoi pensieri non sono limitati come i nostri pensieri e come i nostri sentimenti.
Perché Gesù Cristo dice ai suoi discepoli é necessario che io me ne vada? Perché fin tanto che fosse rimasto, qui, nell’angustia, nelle ristrettezze di una vita terrena, egli sarebbe stato condizionato allo spazio e al tempo, cioè alla piccola Palestina. Piccola Palestina anche se oggi dà tanto da pensare a tutto il mondo!
Gesù, invece, che ha vinto la morte con la sua risurrezione, pur rimanendo sempre uomo, é un uomo che travalica le dimensioni del tempo e dello spazio in un modo misterioso ma certamente reale, perché lì é impegnata la parola di Dio: “Quando due o più saranno uniti nel mio nome io sarò in mezzo a loro”. Sarà con noi come lo é stato realmente e storicamente, e rimane con noi in qualsiasi condizione umana.
Se la condizione di rimanere con noi é quella che due o più siano riuniti nel suo nome, ecco che la sua presenza nella famiglia é quella di Uno che é preoccupato delle nostre preoccupazioni, che é il “raccordo” di tutti i nostri sentimenti.
Cari ragazzi e care ragazze, questo Uno, é davanti a tutti i vostri pensieri, é in tutti i vostri progetti ed in tutti i vostri sogni, perché siano sogni e progetti umani, nel senso che conservino quella dignità che é propria della creatura umana.
Gesù Cristo é presente nella condizione di sofferenza dell’esistenza umana. Gesù é presente nella famiglia che soffre. Gesù è presente nei membri della famiglia che soffrono.
Ora dico un altro “soprattutto” che si aggiunge al primo. Quando un marito esprime tutto il suo amore verso la moglie? Quando sta bene, va bene, cerca di darle tutto il suo bene! Ma, se per caso, sua moglie si ammala od é in pericolo, quanta più tenerezza, quanto più amore risveglia il cuore che magari ha la scorza dura e sembra che non capisca certe debolezze!
Quando i genitori vogliono più bene ai loro figli? Sì. Quando stanno bene, quando fanno carriera, quando fanno fare bella figura, però la loro preoccupazione, il loro interessamento diventa più fattivo quando il figlio non sta bene per la salute e per altri motivi. Allora vedete come l’amore é legato alla condizione della sofferenza, perciò io vi dico a questo punto che Gesù Cristo é presente soprattutto quando c’è tanto amore.
Un certo modo, molto materialistico di presentare le cose, non ha fatto pensare all’amore umano che si esprimono gli sposi, come a qualche cosa di “tanto di alto e delicato” da essere circondato di riserbo e tutto il rispetto possibile, ma addirittura ha finito di farlo guardare come qualche cosa di equivoco, se non come qualche cosa di “male fatto”. No. Gesù Cristo é il Figlio del Padre che ha creato l’uomo e la donna perché fossero l’uno per l’altro e perché, quello che interviene nella loro esistenza e nei loro rapporti, sia espressione di vero amore, sia santo. Ed é espressione di amore quando é retto, quando é incondizionato quando non ha nessun limite nel tempo. Gesù Cristo, qui, è tanto più presente. Gesù Cristo non ha vergogna di voi che vi amate. Dobbiamo avere vergogna noi che scopriamo la malizia e possiamo essere soggetti alla tentazione e prendiamo le cose con leggerezza.
Comprendete che Gesù Cristo è in mezzo a noi, come uno di noi, in tutto simile a noi ad eccezione del peccato, anzi, per togliere il peccato ? E, dove sta il peccato, miei cari?
Il peccato sta nel contrario dell’amore.
Quando uno dice di amare e non fa altro che soddisfare al suo egoismo, al suo istinto, fa peccato sia che prenda una donna, sia che prenda un paio di buoi o la villa di un altro. E’ un egoista, non ama, non sacrifica se stesso come Gesù Cristo, fa il peccato e Gesù Cristo é venuto per togliere il peccato con la sua morte in croce. Per togliere il peccato nella persona di ciascuno di noi si impone un impegno continuo che ci avvicini giorno per giorno al superamento dell’egoismo.
Alle volte voi mariti siete legati alla croce di vostra moglie. Alle volte, voi signore siete legate alla croce che é vostro marito e alla croce dei vostri figli. Voi ragazzi siete legati alla croce dei vostri genitori e ad altre piccole croci però con voi c’è Gesù Cristo in croce.
Nessuno é tanto in croce come Gesù Cristo. Se siete uniti a Gesù Cristo e siete uniti tra voi nel vostro stato caratteristico, Gesù Cristo diventa il cireneo delle vostre croci, perché Gesù Cristo morendo in croce ci ha meritato la forza di portare la nostra croce, la forza di purificarci dal nostro egoismo, la forza di togliere i peccati dalla nostra esistenza.
Per questo Gesù Cristo sta in mezzo a noi.
Non ci sta per essere appeso alle pareti, raffigurato nel sacro cuore o nel crocifisso. Sta in mezzo a noi, vivo ed attivo in tutte le situazioni dell’esistenza per togliere il peccato e, togliendo il peccato toglie anche l’egoismo, e ci dà la possibilità di amare. Guardate che l’amore, che più o meno ho richiamato e descritto questa sera: l’amore degli sposi tra di loro, dei genitori coi figli, dei figli con i genitori e dei figli tra loro é una cosa molto bella, ma non molto facile. Ci vuole la grazia di Dio, ci vuole Gesù Cristo con la vita nuova che ci ha donato nel battesimo, che ci ridona ed aumenta in noi in ogni azione sacramentale e in ogni atto di amore che facciamo per lui.
Ci vuole Gesù Cristo che ci sostenga, che ci dia la capacità di essere fedeli agli impegni di amore che assumiamo noi rinunciando al matrimonio, che assumete voi vivendo nel matrimonio o andando incontro al matrimonio.
Capite, miei cari, che ho toccato un tema che richiederebbe degli svolgimenti, degli approfondimenti molto ripetuti, perché diventino dei modi di pensare e di sentire e di comportarsi, proprio come si conviene, se Gesù Cristo vive in mezzo a noi.
Voi sposati, siete arrivati un po’ in ritardo ma siete ancora in tempo per approfondire la vostra situazione cristiana religiosa. Mi rivolgo a voi giovani e all’arciprete. Bisogna prenderli questi giovanotti e fare loro il catechismo del matrimonio, tutto su questa tematica e fare scoprire il cristianesimo del matrimonio in questa dimensione. E’ il momento più bello, più adatto. Sono aperti all’amore, incominciano ad acquistare il senso di responsabilità, vanno incontro all’avvenire e, se scoprono la funzione della presenza di Gesù Cristo, lo accettano e non lo scacciano più dal loro focolare. Gesù diventi il terzo: “In tre per sposarsi”!
OM 264 S. Giacomo 69 – Venerdì, 28-11-69, ore 20,15