I sacerdoti ricordano agli uomini il Dio che li ama infinitamente
Mariana domenica 14 settembre 1969 ore 18 ordinazione sacerdotale
Carissimi, la parola che la chiesa ci propone oggi, mentre celebriamo questa solennità della santa croce e di una ordinazione sacerdotale, prende un significato di sicurezza, di certezza, ha una garanzia nuova per noi e per quanto e per quello che sta accadendo tra noi.
La santa croce non ha un valore in se stessa. La santa croce ha un significato per noi che crediamo, perché sulla croce Dio ci ha manifesto tutto il suo amore e nella manifestazione del suo amore, si é impegnato a trasformare completamente la nostra esistenza introducendoci nella sua stessa vita.
Vorrei lasciarvi alcuni pensieri che siano legati con chiarezza, con motivazione di uno di voi alla partecipazione del sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo.
Gesù Cristo che muore in croce é il Figlio di Dio, é il Figlio di un Padre che é Dio. Questo Dio Padre non esita – pensate concretamente – a dare il proprio Figlio per avere una moltitudine di figli i quali, fino al momento del suo dono, non lo riconoscono e soprattutto non lo amano come loro padre. Nonostante questa mancanza di amore da parte nostra, questo Padre non ha esitato a dare il suo Figlio perché noi, figli della carne e del sangue, diventassimo i suoi figlioli.
Ci può essere un atto più grande di amore quando questo atto di amore é compiuto da chi può tutto? quando questo atto di amore é un amore infinitamente gratuito? quando questo atto di amore é infinitamente disinteressato? Dio non acquista qualche cosa di più di quanto Lui é, dandoci il suo figliolo e amandoci al punto di fare di ognuno di noi altrettanti figli suoi!
Per noi, l’amore di Dio si manifesta, si rende evidente e lo possiamo vedere coi nostri occhi e toccare con le nostre mani, come dice san Giovanni, nel Figlio suo che prende la nostra natura e diventa in tutto simile a noi ed eccezione del peccato: come noidiventa uomo, come noi diventa debole, come noi diventa soggetto alla sofferenza, come noi ha un cuore, come noi ha una sensibilità, come noiha tutto e, per esprimerci l’amore del Padre, lo esprime nel massimo e più sicuro dei modi dando la sua vita per noi, morendo in croce per noi.
Se egli non avesse voluto, nessuno avrebbe potuto metterlo in croce. Ci va lui spontaneamente perché: “conosca il mondo che io amo il Padre”.Da se stesso ha dato la sua vita per noi e ha dato la sua vita per noi attraverso il sacrificio della croce, per diventare sorgente di vita. Gesù é morto in croce ma ha vinto la morte, ha superato la morte e ha dimostrato di essere l’autore della vita. Il padrone della morte.
Alcune volte si rappresenta la croce su un colle dalla quale scorgono tanti rigagnoli che inondano la pianura e la rendono fertile. E’ un’immagine della realtà di Gesù Cristo il quale, attraverso il dono di se stesso, diventa autore di una nuova vita per noi.
Gesù morendo in croce dice l’ultima parola del suo vangelo.
Gesù morendo in croce dà una forza incontenibile a tutte le parole che ha predicato.
Gesù morendo in croce ci dice qual é il nostro dovere di credenti in lui.
Gesù morendo in croce dice l’ultima parola ed é la parola delle meraviglie dell’amore di Dio per noi.
Gesù morendo in croce dà una forza incontenibile a questa parola, cioè, diventa una parola che opera, che fa ciò che dice, come quando andando per le strade della Palestina diceva agli storpi di camminare, ai ciechi di vedere, ai sordi di udire, ai morti di risuscitare.
Per mezzo della sua morte in croce, per mezzo del suo amore, tutte quelle parole che Gesù ha predicato diventano per noi parole di attualità che si trasformano in sorgente di vita cristiana. Sono parole rivolte anche a me e ai vostri sacerdoti, sono parole rivolte a chi tra pochi istanti sarà sacerdote con i suoi fratelli intorno al vescovo e sarà il vostro -diciamo così – piccolo sacerdote.
Come si manifesta la vita cristiana? Gesù dall’alto della croce dice: amatevi come io vi ho amato? Miei cari, chiedo a ciascheduno di voi, non tanto ai bambini che non capiscono ancora, ma a voi persone adulte, a voi giovani, che significato ha per noi l’amore di Dio che si manifesta attraverso la morte in croce di nostro Signore Gesù Cristo?
Che significato ha la morte di nostro Signore Gesù Cristo?
Crediamo, noi, che c’è un amore più grande di qualunque altro amore, che possa esserci nel mondo, e che é l’amore di Dio?
Crediamo noi che, per questo amore di Dio c’è tutto il bene nel mondo e, quando gli uomini impediscono questo amore, nel mondo c’è tutto il male?
Portiamo in noi stessi la certezza che Dio ci vuole bene? E’ una domanda fondamentale.
Voi che questa sera siete venuti volentieri in chiesa, portati da un interesse particolare, vi è capitato di sentire questa domanda:-ci credete all’amore di Dio?
Ci credete che Dio é nostro Padre?
Ci credete che questo Padre ci ama infinitamente e ce lo ha dimostrato col dono del suo Figlio per fare di noi i suoi figli?
La nostra fede é povera, il nostro cristianesimo lascia a desiderare, la nostra vita, forse, non corrisponde agli impegni del nostro battesimo. Perché accade tutto questo? Accade questo perché noi in pratica, non crediamo che Dio ci ama; perché noi in pratica non crediamo a questa ultima parola del vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, che é l’annuncio dell’amore di Dio per gli uomini; perché noi non crediamo di avere un Padre che ci ama infinitamente.
Questo é il secondo punto del nostro esame di coscienza, questa sera, davanti a uno dei vostri fratelli che diventa sacerdote.
– Ci crediamo che questo amore é operante, é vivo, é attuale in ognuno di noi che crede, per darci la possibilità di una vita nuova?
– La vita di quelli che, per l’amore di Dio e il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, sono diventati figli di Dio?
– Portiamo in noi abitualmente la coscienza della certezza che noi siamo figli di Dio?
– Abbiamo coscienza della sorprendente fortuna di essere figli di Dio?
– Ci dice qualche cosa questa coscienza che ci viene dalla nostra fede?
– E’ operante in noi?
– Ci spinge a comportarci da figli di Dio?
Ecco allora la terza domanda del nostro esame di coscienza: che cosa significa il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo per il nostro comportamento quotidiano?
Gesù dall’alto della croce ci dice: amatevi come io vi ho amato. Guardate che é tutto logico, che é tutto chiaro, che é tutto conseguente! L’amore infinito di un Padre che si manifesta in Gesù Cristo, richiede che in noi ci sia un amore vicendevole. – Se noi siamo figli di questo Padre, – se noi riceviamo la vita di figli di Dio attraverso Gesù Cristo morto in croce, – se la misura dell’amore di Dio é la morte del suo figlio, come dobbiamo essere noi? Dobbiamo volerci bene. Ci vogliamo bene?
Noi che veniamo in chiesa, noi che facciamo la comunione, noi che recitiamo le preghiere, veniamo in chiesa per essere sempre più capaci di volere bene ai nostri fratelli che sono figli di Dio? che sono stati salvati, riscattati dal prezzo del sangue di nostro Signore Gesù Cristo?
C’é nel nostro cuore l’amore per i nostri fratelli, che sono figli del Padre nostro che sta nei cieli e che sono il prezzo del sangue di nostro Signore Gesù Cristo?
Perché vi ho detto queste cose e vi ho fatto queste domande? Per un motivo semplicissimo, perché voi abbiate a comprendere che cosa ci stanno a fare il prete, il vescovo, il papa nella chiesa. Ci stanno per ricordare agli uomini che Dio li ama infinitamente, che Dio per loro ha compiuto meraviglie attraverso i secoli, per fare capire quanto é grande l’amore che egli porta agli uomini. Questo é il vangelo che noi dobbiamo predicare.
Abbiamo bisogno che in mezzo a noi ci siano dei preti che ci ricordino che noi non siamo figli del denaro, perché ci ricordino che non siamo figli del piacere, perché ci ricordino che non siamo figli dell’egoismo, perché ci ricordino che non siamo figli solo della carne e del sangue, ma che siamo figli di un Padre che ci ama infinitamente. Abbiamo bisogno che qualcuno ci ricordi queste cose altrimenti il nostro dio diventa: i soldi, il piacere, tutti gli strumenti capaci di procurarci soldi e soddisfazioni, e tutto si pone al servizio del nostro egoismo per sopraffare i nostri fratelli, per diventare ingiusti, invidiosi e cattivi gli uni verso gli altri.
Ma non basta annunziare questo vangelo di nostro Signore Gesù Cristo di cui ha detto l’ultima parola in croce. E’ necessario che il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo diventi per noi sorgente di vita nuova, diventi per noi un’energia che si aggiunge alla nostra debolezza, diventi una linfa vitale che circoli nella nostra persona per renderci capaci di intendere il vangelo del Signore e di viverlo. Ecco allora il ministero del sacerdote che, come dicono i bambini del catechismo, distribuisce la grazia di Dio.
Che cos’è la grazia di Dio? E’ la vita che il Padre dona a noi suoi figli attraverso il sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo, é la vita stessa di Gesù Cristo che é comunicata a ciascuno di noi per il ministero del sacerdote. Noi che ci sentiamo deboli, noi che sentiamo il peso della responsabilità dei nostri impegni, noi che abbiamo la esperienza delle nostre cadute, noi abbiamo bisogno di questo sostegno che non ci può venire dagli uomini e che ci viene da Dio attraverso il ministero del sacerdote.
Queste sono le cose grandi che fa il sacerdote, ma non é lui che fa queste cose grandi. Le fa perché é investito dallo Spirito di nostro Signore Gesù Cristo e nel nome e nella persona di nostro Signore Gesù Cristo, dice a noi deboli e peccatori: alzati e cammina; dice a noi morti per i nostri peccati, sorgi perché hai una vita nuova che ti viene dal Padre.
Il sacerdote in mezzo a noi ci insegna la via per essere figli di Dio e ci ripete, vogliatevi bene, che é il più grande ammonimento di cui abbiamo bisogno. Ogni sposo e ogni sposa ha bisogno di sentire questo ammonimento quando diventa difficile amarsi secondo la misura e l’esempio che ci ha dato nostro Signore Gesù Cristo. E’ necessario che i papà e le mamme si sentano ripetere: amate i figlioli. Lo so che amate i vostri figlioli, ma non si vuole mai bene abbastanza. Non siamo mai sufficientemente capaci di uscire dal nostro egoismo per volere il bene. Anche i papà e le mamme, alle volte, sono trattenuti dall’interesse, dall’ambizione, dalle debolezze, dell’ignoranza. Vogliono ciò che pare bene per i loro figlioli, ma non vogliono il vero bene dei loro figlioli, quando non desiderano che siano anche figli di Dio e soprattutto figli di Dio.
Questa parola va detta ai giovani e alle giovani: vogliatevi bene e volere bene non é fare dell’amore un gioco, ma é fare dell’amore l’impegno più serio dell’esistenza e per questo ci vuole la forza della grazia di nostro Signore Gesù Cristo. Il sacerdote nel nome di nostro Signore Gesù Cristo che é morto in croce, ha questo diritto di dirvi: vogliatevi bene come vuole Gesù Cristo. Così agli adolescenti. Così ai piccoli. Così a tutti.
Adesso in mezzo a voi, per un gesto semplicissimo, per la imposizione delle mani da parte del vescovo, accompagnato dallo stesso gesto di tutti i sacerdoti presenti, questo vostro fratello sarà posseduto pienamente da nostro Signore Gesù Cristo, sarà configurato alla sua passione e morte per diventare una parola vivente, per essere colui che annuncia il vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, colui che porta la sua grazia, colui che porta il suo amore.
OM 250 Mariana 69 – domenica 14 settembre 1969, ore 18, ordinazione sacerdotale