Giovedì santo alla sera, in s.Andrea per la s.Messa della cena del Signore
miei cari
siamo qui per realizzare la parola del Signore: la parola antica e la parola nuova: ”questo giorno sarà per voi come un memoriale e lo celebrerete tutti gli anni”, “fate questo in memoria di me”.
C’é una correlazione tra l’agnello antico che salvava dalla distruzione e l’agnello vero nuovo che toglie il peccato dal mondo. Di mezzo c’é il sacrificio che Gesù si accinge ad offrire al Padre, per dirgli tutto l’amore che egli ha il diritto di ricevere da l’umanità e per dire tutto l’amore che il Padre porta a tutta questa umanità.
In questo ambiente, in questo contesto, Gesù ci lascia il suo dono: il dono del pane che é il suo corpo, il dono del vino che é il suo sangue.
Noi che siamo assidui alla frequentazione di questo banchetto, forse ci facciamo anche l’abitudine come si fa l’abitudine al pane quotidiano. Ma se ci mancasse il pane quotidiano? Se ci mancasse questo pane che é il corpo di Gesù , se ci mancasse questo vino che é il sangue di Gesù? Cosa sarebbe della nostra vita, cosa sarebbe delle nostre persone? Quale sarebbe ancora il nostro punto di riferimento, il punto di certezza, il punto di sicurezza della nostra esistenza se non ci fosse Gesù in mezzo a noi in un modo così garantito dalla sua parola come é quello sacramentale della eucarestia?
Pensiamo a quello che celebriamo con un sentimento di grande riconoscenza e nello stesso tempo pensiamo alle circostanze nella quali Gesù ci offre il suo dono: mentre sta per iniziare l’ultima fase della sua passione, mentre sta per andare in croce, mentre sta per dare la testimonianza estrema dell’amore, mentre il discepolo sta per tradirlo e un altro sta per rinnegarlo e gli altri stanno per fuggire e lui rimane solo.La solitudine di Gesù é un richiamo anche alla solitudine di Gesù eucaristico dei nostri tabernacoli. Anche qui la prodigalità, la larghezza con cui Gesù ci é venuto incontro non é ricambiata da una riconoscenza vera e da tutti quei sentimenti che devono accompagnare il nostro incontro con lui tradito, rinnegato, abbandonato e poi umiliato e poi vilipeso, e poi maltrattato e poi crocifisso.
La memoria di Gesù crocifisso non deve separarsi dalla celebrazione della Eucarestia e dalla presenza di Gesù nella Eucarestia. E’ Gesù che muore in croce per noi.
Gesù deve campeggiare nella nostra memoria, nel nostro cuore, in tutti i nostri sentimenti. Paolo é giunto al punto di non voler riconoscere più nessuno se non il Cristo e questi crocifisso. In questi ultimi tempi abbiamo esaltato ricordandola la risurrezione ma forse abbiamo sottovalutato la passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo. Per un giusto equilibrio dobbiamo rifarci alla realtà delle cose. La risurrezione é il frutto della morte. La vera glorificazione di Gesù avviene in croce, sul patibolo quando egli tace perché é il momento dell’estremo amore verso il Padre e verso ciascuno di noi.
Miei cari, voi capite quanti pensieri possono sgorgare dal nostro cuore se noi ci immedesimiamo bene in ciò che sta per compiersi in mezzo a noi.
Tra poco io mi toglierò le vesti sacerdotali, mi inginocchierò davanti ai sei bambini per lavare loro i piedi e ripetere il gesto di Gesù nel cenacolo: Il gesto che é appena stato ricordato nella proclamazione del vangelo. Se Gesù si inginocchia davanti a ciascheduno di noi e vuole che i suoi discepoli facciano altrettanto “gli unì verso gli altri” come é forte il richiamo all’umiltà, alla riconoscenza, alla gratitudine: alla riconoscenza di ricevere tutto gratuitamente da Dio ogni giorno e anche il dono più perfetto del suo corpo e del suo sangue.
Così dobbiamo prepararci a questa celebrazione. Così dobbiamo prepararci questa sera ad accogliere Gesù nel nostro cuore.
Così sia;