Chiesa Matrice di Fasano ottobre 1987
I destinatari
L’amore, la misericordia, il perdono e la tenerezza sono rivolti e hanno come termine e oggetto la persona umana. Tutti gli eventi narrati dalla storia della salvezza hanno come protagonisti Dio e come interlocutore l’uomo. Come abbiamo già visto, l’amore di Dio si rivela nella creazione di Adamo e di Eva, nei Patriarchi, nei Profeti e soprattutto nel Figlio di Dio fatto uomo. Il popolo di Dio, invece, è un popolo di dura cervice che non comprende l’amore del suo Dio e continuamente cade nell’idolatria.
Basti ricordare l’episodio sconcertante del vitello d’oro e la facilità con cui adora gli idoli dei popoli della terra promessa: è una continua grave dimenticanza delle meraviglie che Dio compie per il suo popolo, per rivolgersi a degli « dei» vuoti e sconosciuti. Riesce quasi misterioso come un popolo che è stato coinvolto nella liberazione dall’Egitto, che è stato testimone della caduta di Gerico, che ha constatato come Dio, con braccio potente, ha schiacciato dinanzi a loro i vari popoli che occupavano la terra promessa ai loro Padri e l’ha consegnata a loro con tutti i suoi frutti, tanto che la Bibbia la definisce una terra « dove scorre latte e miele », si sia abbandonato al culto dei vari idoli.
Gli Israeliti in definitiva preferiscono l’odio all’amore, la durezza del loro cuore alla misericordia, il loro duro atteggiamento al perdono, la loro dura cervice alla tenerezza. Essi fanno la sconfortante esperienza di essere nella impossibilità di ritornare al loro Dio se Dio stesso non li perdonasse e non venisse loro incontro con la sua grazia. Basti ricordare l’atteggiamento di Dio dopo l’episodio dell’adorazione del vitello d’oro: Dio rivela a Mosè di essere un Dio misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore.
Come vedete è Dio che va sempre incontro all’uomo.
L’uomo fa la constatazione che non può ritornare al suo Dio se non rinuncia agli idoli, al suo orgoglio, alla sua cupidigia, alla sua sensualità e se non medita a fondo i sentimenti del cuore di Dio e gli esempi del Figlio di Dio. La tenerezza si attinge alle viscere di misericordia del cuore di Dio, che è nello stesso tempo materno e paterno. Questi atteggiamenti comportano una preghiera costante e profonda e un impegno di rinuncia e quindi di penitenza sincera.
La Chiesa, maestra autentica della vita cristiana, specialmente durante la Quaresima, invita ed esorta perché si moltiplichi la preghiera e la penitenza. I Santi, autentici discepoli della Chiesa, imperniano tutta la loro esistenza intorno all’impegno della preghiera, della contemplazione e della penitenza al fine di corrispondere alle esigenze dell’amore di Dio e del prossimo. Basti ricordare, per i nostri giorni, Teresa di Calcutta, grande contemplativa che attinge dalle viscere della misericordia di Dio i sentimenti che la impegnano a manifestare nelle opere di misericordia il Dio cristiano.
Nella pienezza dei tempi il Padre ci ha donato il suo Figlio unigenito per offrirci la possibilità di diventare figli di Dio, ripieni della sovrabbondanza della sua vita e del suo amore. È lo Spirito Santo che porta a compimento l’opera del Padre e del Figlio. È Lui che rende testimonianza ai nostri cuori che siamo di fatto figli di Dio, è Lui che ci introduce nella pienezza della conoscenza del mistero di Dio, è Lui che diffonde nei nostri cuori la capacità di amare come Dio ama se stesso e i figli degli uomini, quindi ci dona la forza per corrispondere all’amore di Dio e alle esigenze dell’amore del prossimo.
Il Battesimo, la Cresima, l’Eucaristia e tutti i sacramenti non sono dei semplici riti, delle particolari celebrazioni e neppure delle tappe obbligate della vita cristiana, ma sono gli strumenti a Dio congiunti attraverso i quali ci dona lo Spirito Santo. È attraverso questi strumenti che l’uomo diventa una creatura nuova e si avvicina sempre di più al progetto di Dio di farlo a sua immagine e somiglianza.
A questo punto è utile richiamare il senso globale delle nostre meditazioni che è il lieto annuncio, cioè il Vangelo della misericordia di Dio, che ha come destinatari gli uomini e poi ricordare il senso della persona umana nei testi della divina Rivelazione. In questi documenti la persona umana non è definita intellettualmente, ma secondo il rapporto che ognuno ha con le divine Persone. È in questo rapporto che si svolge il dialogo tra Dio e l’uomo.
Nei confronti del Padre siamo figli, e non di nome ma nella realtà, ora lo siamo nel mistero, ma alla fine la persona umana sarà pienamente realizzata perché vedrà Dio faccia a faccia.
Nei confronti del Figlio la persona umana è costituita dalla partecipazione alla divina natura: « Io sono venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza ». (Gv 10,11); « dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia » (Gv 1,16)
Nei confronti dello Spirito Santo la persona umana è pienamente definita: ci dà la sicurezza che siamo figli di Dio, ci introduce nella pienezza della conoscenza del mistero di Dio e diffonde nei nostri cuori l’amore di Dio.
La caratteristica della persona umana così definita nei suoi rapporti col Padre, col Figlio, con lo Spirito Santo è veramente l’evento stupendo e meraviglioso del Vangelo della misericordia di Dio.
ST 393 Misericordia 88 – 02
15-16-17-0Ottobre 1987