Al principio di questa giornata di grazia, prendiamo coscienza più lucida del significato di un incontro con Dio durante il raccoglimento di una giornata di ritiro.
Non dimentichiamo che siamo impegnati ad orientarci verso la dimensione contemplativa della nostra esistenza cristiana.
Ma per contemplare ci vogliono delle cose stupende, delle cose meravigliose ed é il Signore: Padre della gloria, il Figlio unigenito, lo Spirito Santo, che compie in noi cose stupende, cose meravigliose. “Ha fatto in me cose meravigliose”. Ognuno di noi lo può ben dire.
Queste meraviglie riguardano particolarmente il rapporto che il Padre della gloria, il Figlio unigenito, lo Spirito Santo hanno voluto stabilire con noi, impegnando la loro potenza, il loro amore, per adempiere un disegno ineffabile: fare di noi altrettanti figli del Padre, altrettanti fratelli del Figlio, altrettante dimore dello Spirito, altrettanti amici dello Spirito Santo.
Questo l’abbiamo considerato nei Vangeli, soprattutto nel Vangelo di san Giovanni e principalmente dal cap.13 alla fine, sempre del Vangelo di san Giovanni.
Noi in Dio. Dio in noi.
“Verremo e faremo i dimora presso di lui”.
“Amatevi come io vi ho amato” perché siete figli di questo amore, siete le creature meravigliose di questo amore.
Questa mattina, in questo breve incontro, facciamo riferimento a san Paolo. Direte. Perché tutti questi riferimenti biblici?
Perché non abbiate a pensare, che la vita mistica sia un “pallino” del Vescovo ma perché constatiate, che tutta la Rivelazione ci fa sapere, che noi siamo in un rapporto personale con Dio, misterioso, al di sopra di tutte le esigenze umane, per farci penetrare nella partecipazione della natura di Dio, per farci comunicare con la vita stessa di Dio, per diventare il luogo prediletto della dimora di Dio tra gli uomini.
Le mie delizie sono quelle di stare in mezzo agli uomini.
In un breve schema, senza riferimenti a testi particolari perché non ne ho avuto il tempo, ricordiamo che per san Paolo il cristiano é colui che é innestato in Nostro Signore Gesù Cristo.
In un numero imponente di testi, 164! si ripete l’espressione che noi siamo in Cristo Gesù oppure che Gesù Cristo é in noi. Noi in Cristo. Cristo in noi.
Cosa vuol dire “essere in Cristo”?
Che Cristo é la vita nostra: la vita di figli di Dio; che Cristo é sorgente inesauribile di questa vita dal momento che, egli é venuto nel mondo perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Questo lo dice il Vangelo.
Cristo é la nostra vita, in quanto é la sorgente dei nostri pensieri riferiti a Dio in uno stato di grazia. Cristo é la nostra vita in quanto é l’animatore – diventato Spirito che vivifica – di tutta la nostra vita affettiva soprannaturale che chiamiamo carità, ma la carità nel senso dell’amore che si possiede, per il dono dello Spirito Santo che diffonde in noi – appunto- questa capacità di amare, che ci rende capaci di amare come Dio ama.
Ci rende capaci di amare come Dio ama!
Del suo stesso amore ci rende partecipi!
Noi siamo in Gesù. Gesù é in noi. E’ la fondamentale verità che annuncia Paolo, discepolo in un modo straordinario di Nostro Signore Gesù Cristo. Lui, tutte queste cose, le ha sapute per visione, per una rivelazione personale, e, sapete che si é voluto confrontare con gli altri apostoli per non correre il pericolo di predicare invano. Quindi dottrina sicura, rivelazione di Dio agli uomini. Le sue lettere sono la lettera di Dio agli uomini.
In questo inserimento di noi stessi in Cristo ne consegue che noi partecipiamo a tutti gli istanti attraverso i quali è passato Nostro Signore Gesù Cristo: la vita terrena, la passione, la morte, la sepoltura e la risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Cristo é la sorgente e la fonte della nostra vita di figli di Dio perché, ci mette nella condizione di partecipare a tutti gli stati che egli ha vissuto.
La vita nascosta di Nazareth. Ciascuno di noi deve trovare il modo di vivere il mistero della vita di Gesù a Nazareth, nel nascondimento, nella quotidianità delle azioni più comuni;
Questo mistero ha colpito, in tempi recenti, Paolo di Foucolt e l’ ha ispirato a fondare un ordine religioso che riproducesse la condizione o il mistero della vita di Nazareth: vivere come i più poveri in mezzo ai poveri, assumere le loro condizioni di esistenza, il tenore sociale dei più miseri. E’ per questo che diventano operanti tra gli indigeni e i popoli sottosviluppati, nelle bidonville, nei quartieri più poveri.
La vita più comune.
Noi partecipiamo al mistero di questo fatto straordinario di Gesù che per trenta anni conduce una vita nascosta: lavora con le sue mani, dorme, mangia, fa tutto come tutti gli uomini ad eccezione del peccato.
Poi c’é il mistero centrale nella vita di Gesù. La sua ora: il momento della sua glorificazione ed é il mistero della passione, morte, sepoltura di Nostro Signore Gesù Cristo e la sua risurrezione: il mistero della Pasqua.
Gesù, al fine di dimostrare che egli ci ha amato fino all’estremo, ha dato se stesso. Tutti gli istanti della sua esistenza terrena erano una offerta al Padre, il dono di se stesso al Padre, ma il dono diventa totale dal momento che Gesù, liberamente, pone la sua anima, cioè la sua vita, per il riscatto di tutti gli uomini e muore. Muore.
Gesù ha esperimentato la morte dolorosa, ha esperimentato la morte umiliante, ha esperimentato la morte desolante: desolata perché non c’era più nessuno intorno a lui e, in un certo qual senso, si é spenta la coscienza della presenza del Padre. “Dio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”. Ecco la profondità della morte di Nostro Signore Gesù Cristo!
Gesù é sepolto. Sappiamo tutti gli accorgimenti che hanno preso le autorità, perché fosse realmente sepolto.
E durante questo tempo egli é disceso agli inferi.
Noi non abbiamo concetti adeguati per esprimere questa realtà.
E’ apparso a tutti i “giusti” che erano morti con il segno della fede nei loro cuori, non soltanto i giusti dell’Antico Testamento ma anche quelli di altre religioni che riconoscono un unico Dio.
E’ disceso nella profondità degli abissi.
Ma Gesù non é schiavo della morte.
Vince la morte.
Supera la morte con una potenza sovrabbondante, incontenibile.
Le donne fanno un ragionamento tra di loro, andando per la prima volta al sepolcro: “Chi ci aiuterà a rotolare la pietra del sepolcro di Gesù?
Il sepolcro é vuoto.
In tempi successivi Gesù appare alla Maddalena, a Pietro, a Giovanni, ai discepoli di Emmaus, nel cenacolo, a Tommaso. Ai tempi di san Paolo erano circa cinquecento le persone che avevano visto Gesù risorto. La certezza in questo fatto stupendo della risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo!
E noi siamo in questo Gesù morto.
La morte di Nostro Signore Gesù Cristo é una grazia operate in noi, é un dono della sua conformità fatta a noi perché, diventiamo capaci di morire, non soltanto la morte ultima, la morte estrema, la morte definitiva, ma la morte di ogni giorno:
mortificare il nostro orgoglio,
mortificare la nostra ambizione,
mortificare il nostro istinto di possesso, di dominio,
mortificare le voglie che nascono dalla nostra carne, cioè, da quella parte soggetta alle passioni, che c’é in noi.
Ebbene, noi in Gesù abbiamo questa capacità, questa possibilità, questo dono, questo aiuto di morire a noi stessi.
Noi riceviamo questa grazia di essere sepolti, sepolti nel nascondimento.
Noi, istintivamente, siamo sempre proiettati all’esterno, per vivere dei rapporti superficiali con le persone, con le cose. Proprio il nostro orgoglio é sempre vivo, attendo, vigilante per cogliere ogni occasione per mettersi in mostra.
Noi viventi in Gesù Cristo, partecipiamo alla grazia della sua sepoltura. Il mistero della sepoltura! Ma cercheremo di dirlo meglio in qualche altra occasione. Non sono i nostri sforzi di mortificare l’orgoglio in tutte le sue manifestazioni, di mortificare l’egoismo in tutte le sue manifestazioni! Non é questo sforzo che, vale. E’, prima di tutto, una grazia che precede ogni nostro movimento.
Sapete: nella vita cristiana c’é l’ascetica e la mistica.
L’ascetica é lo sforzo della volontà per mezzo della mortificazione, di raggiungere un determinato grado di perfezione, ma questo lo facevano anche certi filosofi, lo fanno anche gli indù.
Prima della nostra azione, prima della nostra iniziativa, c’é sempre l’iniziativa di Dio, l’iniziativa gratuita che parte dal suo amore e ci rende capaci di essere conformi a Nostro Signore Gesù Cristo. Ci rende capaci – in questo senso – di scomparire, di nasconderci, di vivere una vita nascosta.
Ma poi, viva Dio, c’é il mistero risolutivo di tutti i misteri di Nostro Signore Gesù Cristo:
la sua risurrezione dalla morte e la sua risurrezione dai morti.
Qui si esprime, si manifesta tutta la potenza del Padre che, mediante il Figlio e lo Spirito Santo, vivifica Nostro Signore Gesù Cristo e comunica una vita nuova, una vita misteriosa ma potente, che vince.
San Paolo dice di Gesù, che interroga la morte e chiede:“Dové o morte la tua vittoria? Dové o morte il tuo pungiglione” ?
Tutto é stato assorbito dalla potenza dello Spirito Santo che fa rivivere Nostro Signore Gesù Cristo.
E Gesù é la nostra vita anche in questo senso: risorgere a vita nuova, non essere più persone materiali ma persone spirituali, non perché siamo spiritualizzati ma perché portiamo nel nostro intimo lo Spirito di Dio che ha risuscitato Nostro Signore Gesù Cristo e, giorno per giorno, nella preghiera, partecipando all’ascolto della parola, celebrando l’eucaristia, assumiamo una forza, una potenza sempre maggiore per vivere in Gesù Cristo, per Dio nostro Padre.
Vivere per Dio. Quello che faccio, lo faccio per Dio,
in Gesù Cristo che é la nostra forza e la nostra risurrezione,
in Gesù Cristo che ci comunica il suo Spirito perché diventiamo capaci di stare al di sopra a tutto e di vivere realmente, quotidianamente, una vita di figli. In Nostro Signore Gesù Cristo!
Ecco, partecipi della Pasqua del Signore,
del passaggio del Signore dalla morte alla vita,
dalla morte al peccato alla vita nuova di figli di Dio, comunicanti a Cristo risuscitato per mezzo dello Spirito .
Il mistero della morte di Nostro Signore Gesù Cristo ha, come ho già detto, una grazia che previene sempre e ispira le nostre azioni per cui diventiamo conformi a Cristo morto, a Cristo che patisce, a Cristo sofferente ed é la condizione più abituale della nostra esistenza di cristiani.
San Paolo dice di avere una “conoscenza” -ricordate il significato di conoscenza? – quella di Cristo e di Cristo crocifisso.
Per me vivere -dice san Paolo- é Cristo
é lasciarmi conformare alla dimensione cristiana, alla dimensione di Cristo,
secondo il beneplacito della bontà del Padre e
secondo una misura che per tutti é stabilita,
ma che é una misura senza misura,
una statura che non ha confini,
non ha misure.
Perciò, certo, in noi ci deve essere una ascesi, cioè,
un impegno a corrispondere al movimento della grazia che, ci fa partecipare alla morte di Nostro Signore Gesù Cristo,
un impegno a corrispondere al movimento della grazia che, ci rende conformi a Gesù morto e sepolto.
Acquistare la conoscenza di Gesù crocifisso.
Acquistare la conoscenza di Gesù crocifisso e
arrivare alla esperienza di Gesù risorto, Gesù vivo.
Particolarmente valido, è soprattutto il momento della comunione eucaristica in cui viviamo tutta la Pasqua del Signore, il passaggio dalla morte alla vita, questa vita nuova di risuscitato che ci comunica Nostro Signore Gesù Cristo particolarmente nel sacramento dell’eucaristia.
Tutta la realtà della Pasqua del Signore é sopra ai nostri altari in una forma sacramentale, il sacramento che significa e realizza, nello stesso tempo simbolizza, nasconde, rivela e vela, la Pasqua del Signore, naturalmente, nella nostra partecipazione, dal momento del battesimo in cui siamo immersi nell’acqua per simboleggiare la immersione nel sepolcro di Nostro Signore Gesù Cristo e il cogliere e il far emergere dall’acqua la nuova creatura che siamo noi, viventi in grazia di Dio con la esigenza profonda di una grazia sempre più viva e vivificante.
Prendere coscienza di questa realtà. Assecondare questo dinamismo che va in due sensi che sembrano opposti tra di loro ma che costituiscono l’unico mistero, l’unica Pasqua, l’unico passaggio di Gesù, Il mistero della morte e il mistero della risurrezione.
San Paolo piega le ginocchia davanti al Padre di Nostro Signore Gesù Cristo e invoca la grazia per i credenti di capire la lunghezza, la larghezza, la profondità e l’altezza di questo mistero.
Diventare capaci, diventare adatti, diventare disponibili a vivere tutto il mistero di Cristo nella nostra vita.
Cristo in noi, noi in Cristo, deve essere la base di quella speranza, che é fondamento di certezza, di sicurezza, di pace, di gioia; la base su cui poggiamo solidamente, che nessuno può scuotere, nessuno può togliere perché c’é di mezzo la potenza di Dio e la sua gloria.
Ecco. Raccoglietevi intorno a queste basi della nostra vita di cristiani, di persone che devono conformarsi a Nostro Signore Gesù Cristo.
Noi viviamo Cristo,
noi siamo Cristo,
noi siamo innestati in Cristo,
noi attingiamo alla sorgente che é Gesù Cristo. E Gesù Cristo é sorgete in modo del tutto particolare nel mistero della sua Pasqua: la passione e morte, discesa agli inferi e risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.
In noi, in stato di grazia, é operante una forza irresistibile che ci spinge, ci chiama, esige, che moriamo al nostro io, al nostro egoismo, al nostro egocentrismo, che viviamo secondo la dimensione di Cristo che, dopo la sua risurrezione, é diventato Spirito di verità per noi.
Vivifica nel senso di faci vivere la sua stessa vita di risuscitato, di farci addirittura sedere con lui alla destra del Padre.
Noi viviamo sulla terra ma abbiamo già un posto in cielo accanto a Gesù, e san Paolo non esita a dire che se noi moriamo con Cristo, con Cristo viviamo e consediamo con lui alla destra del Padre.
Tutta questa realtà la viviamo nel mistero, ma la possediamo già.
E’ una eredità sicura, un deposito che viene messo nelle nostre mani.
E’ un dono del tutto gratuito che deve far scomparire ogni egoismo.
Siamo di Dio in Cristo Gesù,
Viventi per Dio in Cristo, Nostro Signore Gesù Cristo.
Viventi per Dio in Cristo nostro Signore!
Ecco. Lasciamo che lo Spirito Santo, pregato sempre da Maria, regina degli apostoli e regina dei discepoli di Nostro Signore Gesù Cristo, lavori in noi e ci apra alla conoscenza del mistero di Cristo, per cui siamo cristiani, conformi a Nostro Signore Gesù Cristo.