Tricesimo,Udine,13-17 novembre,1974
Non credo che, ci sia motivo di sorpresa se vi propongo come meditazione fondamentale “il fine”. Il fine, non guardato in noi e per noi, ma il fine guardato in Dio, da parte di Dio, per Dio. La nostra vita di credenti è un progetto concepito dal Padre, disegnato nel Figlio che va verso il suo compimento nello Spirito.
Avete notato come Paolo è preoccupato di mettere in evidenza l’esistenza di un libero proposito della volontà del Padre, di un beneplacito del Padre che sta prima di tutto e di tutti, che si proietta nel futuro e questo futuro coincide con la lode della sua gloria, con il tempo che non sarà più tempo quando Dio sarà tutto in tutti.
Ed è questa la gloria di Dio: di essere totalmente presente con tutta la ricchezza insondabile di se stesso in tutta la creazione e noi diciamo particolarmente nella creatura prediletta che siamo noi.
Questo progetto è concepito dal Padre, è disegnato nel Figlio perché il Figlio è il modello di ciò che vuole raggiungere il Padre ed è anche la sorgente della possibilità di muoverci secondo questo disegno. Cristo é Via, Verità e vita.
Questo progetto che va verso il suo compimento per l’azione dello Spirito Santo, è un progetto concepito nell’eternità, ma sempre attuale, sempre presente. E’ un disegno che è stato inciso nella storia, ma che non si cancella più perché la presenza di Cristo nel mondo dura per sempre e quindi é sempre attuale. E’ sempre attuale con tutta la sua potenza, con tutta la sua forza che si dispiega per l’azione dello Spirito Santo, che ha come compito di portare ad attuazione piena l’opera del Padre che è anche l’opera del Figlio.
Su questo pensiero ci ritornerete sopra per vostro conto, perché questi sono giorni di preghiera, giorni di contemplazione e, con l’aiuto del testo sacro, lo ripenserete come ve lo detta “da dentro” lo Spirito Santo. Ripenserete a questa realtà: noi siamo davanti ad un progetto di Dio; noi siamo coinvolti in questo progetto di Dio che è infinitamente al di sopra dei nostri progetti.
Da tutte le parti si parla di piani, di progetti. In che conto noi teniamo il progetto di Dio? La dinamica, la forza della salvezza integrale parte, passa da qui, non può prescindere dal fatto straordinario, impensabile, inconcepibile che Dio si occupa dell’uomo e lo ha dimostrato in tutta la storia della salvezza.
Ci sono alcuni rilievi da fare a proposito di questo progetto. Prima di tutto, c’é la sovrana, gratuita volontà e l’iniziativa di Dio. Nessuno gli ha suggerito. Niente c’è prima del suo pensiero, prima del suo beneplacito, prima della sua volontà. Da parte nostra non possiamo porre nessuna condizione perché la volontà di Dio non faccia il suo cammino. Fedeli o infedeli, per fortuna, la volontà di Dio è talmente infinitamente sovrana da non essere condizionata da nessuno di noi e da nessuna delle nostre disposizioni.
In tutto questo c’è una realtà estremamente confortante. Questa sovrana volontà di Dio è mossa dall’amore. La certezza dell’amore infinito qualifica -per dire così- il progetto della sua volontà! Leggo soltanto il testo Efesini 2,4-10 “Dio che é ricco in misericordia, portato dal suo infinito amore con cui ci ha amato quando ancora noi si era morti a causa dei nostri peccati” Amore infinito, ricco di misericordia quando noi, eravamo ancora morti a causa dei nostri peccati! Non sono i nostri meriti che lo hanno commosso!
Notate con quale forza Paolo fa questa affermazione: Ci ha convivificati con Cristo perché in forza della grazia voi siete salvi.
Con Lui ci ha conrisuscitati e ci ha fatti consedere nelle regioni celesti
per mezzo di Cristo Gesù,
per mostrare nei secoli futuri l’abbondante ricchezza della sua grazia,
per sua volontà verso di noi, in Cristo Gesù.
E’ per grazia, infatti, che siete stati salvati mediante la fede.
Or tutto questo non viene da voi ma è dono di Dio
e neppure frutto di opere affinché nessuno si possa gloriare.
Siamo, infatti, opera sua essendo stati creati in Cristo Gesù
per compiere le buone opere che Dio ha predisposte affinché noi le praticassimo”
Secondo alcuni, qui, andiamo nel protestantesimo, ma noi ricordiamo che, è dopo essere stati creati in Gesù Cristo che possiamo compiere le buone opere. Ci può essere garanzia maggiore che ci dia la certezza dell’amore infinito di Dio per tutti, in qualsiasi situazione di fedeltà o di freddezza, anche di tiepidezza o di infedeltà? “In Gesù abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, la remissione delle cadute secondo la ricchezza della sua grazia che é abbondante verso di noi”. Altrove Paolo dice: “Dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia” “Per grazia, infatti, siete salvi mediante la fede per mostrare nei secoli futuri l’abbondante ricchezza della sua grazia, per sua bontà verso di noi”.
Un numero discreto di voi ricorda ancora come i nostri manuali trattavano la grazia con il bilancino del farmacista. Le quantità erano: sufficiente, più o meno efficace, antecedente, conseguente, concomitante, ma sovrabbondante non si leggeva mai. Ricordate le spaventose meditazioni fatte durante gli esercizi spirituali? Può essere l’ultima grazia!.. Iddio si stanca!.E tante altre espressioni del genere, che certamente sono una oggettiva ingiuria all’infinito amore di Dio. Non nelle intenzioni!
Conseguentemente: se la nostra vita nel pensiero di Dio, nell’opera di nostro Signore Gesù Cristo e nell’azione dello Spirito Santo, è un progetto, cerchiamo di comprendere bene come la nostra vita è sempre tutta da fare e quella parte che manca per raggiungere il compimento è sempre la parte più importante. A volte noi misuriamo l’età della nostra vita spirituale secondo il numero degli anni della nostra esistenza o per quello che abbiamo fatto. No. Siamo sempre in progetto.
Ma, io ho lavorato per tanti anni…ma io ho fatto del mio meglio per tanto tempo… ma io ho sempre cercato di essere fedele! Paolo non è di questo pensiero. Quando Paolo dice: “Ho terminato la corsa”, e si pone dinanzi al giudizio conclusivo che sarà tirato da un altro, e confessa per l’ennesima volta: “Quello che sono, lo sono per grazia”, Ma la grazia non si è esaurita. La grazia va infinitamente al di là di ciò che uno può essere in un determinato momento della sua vita.
E’ frequente un certo modo di concepire l’esistenza come una somma di buone opere, come un deposito in banca. Vedete se questo non è l’atteggiamento di colui che ha ricevuto un talento e l’ ha messo al sicuro! I talenti sono fatti per essere trafficati e il rendiconto non avverrà secondo una proporzione matematica ma secondo un disegno misterioso che ci riguarda personalmente e che corrisponde alla grazia che definisce la «nostra statura in Cristo,» secondo una misura unica personale, irrepetibile per ciascuno.
E’ sempre tutto da fare! Credo che in questo senso si intendano le parole: “servi inutiles sumus” che dobbiamo dire dopo che abbiamo fatto tanto. Per dirlo con un’espressione paradossale,la tappa da raggiungere momento per momento nella nostra esistenza è quella dell’impossibile.
L’impossibile è il reale cristiano.
L’impossibile è la realtà cristiana.
O noi crediamo al Progetto di Dio
o noi crediamo all’amore infinito di Dio
o noi crediamo che la grazia sovrabbonda al di là di ogni nostro possibile pensiero o desiderio
o noi, altrimenti, stabiliamo dei limiti.
Se stabiliamo dei limiti non crediamo più all’amore infinito di Dio.
Se stabiliamo dei limiti non crediamo più che la sua grazia va al di là di ogni nostra possibilità.
Se stabiliamo dei limiti non crediamo più che l’amore infinito di Dio ha come termine Gesù Cristo in noi.
Se stabiliamo dei limiti non crediamo più che Gesù Cristo, Figlio di Dio, ricapitola tutto in se stesso per essere il “Signore” in tutta l’estensione del termine, in tutte le dimensioni, perché ci possa presentare al Padre e il Padre possa essere tutto in tutti.
Il cristiano è l’uomo dell’impossibile.
Se noi comprendiamo la natura della salvezza non dobbiamo avere paura di queste affermazioni. Miei cari, quando noi ci proponiamo come termine della nostra perfezioneun determinato grado di perfezione o tanto peggio, proponiamo ai nostri fedeli lo stato di grazia e non la vita di grazia,certamente siamo infedeli. Quando noi continuassimo a concepire l’essere in grazia di Dio come la condizione di chi non ha peccati mortali sull’anima, certamente noi siamo infedeli.
Non siamo fedeli al piano di Dio,
non siamo fedeli alla sua volontà,
non siamo fedeli al sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo,
non siamo fedeli alla potenza del sacrificio di nostro Signore Gesù Cristo,
non siamo fedeli alla potenza dello Spirito presente e operante nel mondo e nella Chiesa e in ciascheduno di noi.
Un cristianesimo ridotto:
è un cristianesimo impoverito,
è un cristianesimo tradito
è un cristianesimo che non può fare presa nell’uomo,
è un cristianesimo che non può trasformare il mondo
è un cristianesimo che non può essere preso come leva per raggiungere i traguardi dell’impossibile.
Perciò la vita del credente secondo il disegno di Dio, secondo la forza del suo amore, secondo la potenza della sua grazia ha un senso estremamente dinamico. Non ci sono tappe. Non ci sono gradi di perfezione. C’è sempre da andare al di là.
Conseguentemente, ha un senso escatologico.
Escatologico non vuole dire: che un giorno o l’altro ci lasciamo la pelle e ci troviamo di là.
Escatologico vuole dire che il traguardo è Dio stesso, è il nostro continuo aprirci alla venuta del Signore.
Il Signore viene tutti i momenti con il suo progetto, con il suo amore, con la forza della sua grazia.
Ciascheduno ascolti ciò che lo Spirito gli detta di dentro.
OM 717 Udine 74
Tricesimo,Udine,13-17 novembre,1974