Natale 1968 in sant’Andrea
Carissimi, apriamo il nostro spirito ad accogliere ciò che Dio vuole dire a ciascuno di noi. Noi veniamo in chiesa dal momento che Dio ha voluto intrattenersi con noi come uno che s’intrattiene con un amico, di più, come un padre che s’intrattiene con i propri figlioli per introdurli, attraverso una conversazione, sempre più nell’intimo dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti.
Il nostro Dio ci vuole introdurre nell’intimo della sua vita stessa. Dio ci parla con tutte le espressioni che vengono da lui: attraverso l’espressione forte, viva e chiara della sua parola, ma anche attraverso i segni, gli avvenimenti di ogni giorno e di questi giorni. Consideriamo una grazia, un’espressione del linguaggio di Dio anche la concelebrazione di questa sera.
Siamo qui tre sacerdoti di tre continenti, l’Africa, l’Asia, l’Europa. Sono fratelli nella fede che celebrano il Natale con noi. Avete udito quale significato hanno voluto dare a questa giornata raccogliendo, negli spazi appositi, un segno dell’opera creatrice di Dio. Attraverso tutte queste voci, che provengono dall’unico Signore, noi ci raccogliamo per celebrare il mistero del Natale come è presentato dalla liturgia di questa Messa.
Avete udito dell’evangelista Luca, -letto da una voce che non ci é famigliare ma nella quale si raccoglieva lo sforzo per essere intesa – che i pastori, dopo aver accolto l’invito dell’Angelo a portarsi alla grotta, ritornano pieni di stupore e di gioia e portano in se stessi e a tutti gli altri la testimonianza di ciò che hanno visto i loro occhi. Alla loro testimonianza tutti rimangono stupiti. L’evangelista conclude: i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto ciò che avevano udito e veduto, conforme a ciò che era stato detto a loro dall’Angelo.
Anche noi siamo stati invitati a venire qua per vedere e per sentire qualche cosa: per vedere attraverso la comunione della nostra fede, – cioè mettendo insieme la nostra fede – per avere tutti insieme la capacità di scoprire il motivo per cui ci troviamo qui.
E’ nato il Salvatore. Per i pastori questo fatto aveva un significato grande, inaudito. Questo fatto diceva a loro: tutte le promesse fatte ai padri sulla venuta del Salvatore, si sono compiute. Noi siamo in una condizione migliore di quella dei pastori perché abbiamo la testimonianza dei secoli che Dio ha mantenuto la sua promessa, che ha mandato il suo Figliolo unigenito, nato da Maria, per essere il nostro Salvatore per costituire la nostra salvezza.
Che cosa vede la nostra fede, oggi, nella celebrazione del mistero del Natale? Vede la fedeltà di Dio che da tutti i secoli, ha promesso al popolo di Israele di mandare Uno che lo avrebbe liberato, che lo avrebbe salvato in pienezza, che avrebbe trasformato il cuore degli uomini e la loro persona infondendo il suo Spirito, perché diventassero veramente capaci di amare come conseguenza dell’amore infinito con cui Dio viene incontro a noi.
Il Natale, come tutti i misteri della vita di nostro Signore Gesù Cristo, é la testimonianza dell’amore di Dio per gli uomini. Nella professione di fede diciamo: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per l’opera dello Spirito Santo si é incarnato nel seno della vergine Maria”. Gesù si é fatto uomo per noi. Gesù rimane uomo per noi. Tutto ciò che porta nella sua persona: la presenza, la forza, l’amore di Dio é per noi uomini.
Miei cari, vogliamo pensare un momento questa sera: Dio mi ama; Iddio che é al di sopra di tutte le cose, che é alla radice di tutte le cose, che contiene tutto e non é contenuto da niente e da nessuno perché é infinito,
– si occupa di me,
– mi vuole raggiungere,
– vuole incontrarsi con me,
– vuole stabilire un rapporto con me,
– vuole introdurmi nella sua vita,
– vuole salvarmi nella ricchezza della sua esistenza.
Guardiamo Gesù bambino e cerchiamo di assumere un atteggiamento di fede giusta. Non siamo noi intorno al bambino per fare qualche cosa per lui; é il Bambino vicino a noi, con noi, in noi, con la sua grazia, che vuole fare qualche cosa per noi; lui non ha bisogno di nessuno ma vuole tutti; noi abbiamo bisogno di tutti ma bisogna che tra tutti ci sia Lui altrimenti, nessuno vale niente per noi.
Ecco così è il Natale per noi. E’ presente Gesù nostro salvatore nella sua persona; è presente Gesù nostro salvatore nella nostra vita, in ogni momento della nostra esistenza quotidiana con la sua parola, con i suoi sentimenti, con la forza della sua vita che fa di noi i figli di Dio.
Come Gesù s’incontra con noi? Come vuole stare in mezzo a noi, Gesù Figlio di Dio fatto uomo? Dio non fa, a caso, le cose e se ha scelto che suo Figlio nascesse a Betlemme, la più piccola delle città di Giuda, in una grotta e non in una casa, senza nessuno dei conforti che hanno di solito tutti i figli dell’uomo che vengono alla luce, questo ha un significato. Questo porta una intenzione di Dio: la povertà.
Gesù nasce povero. Che parola usata é questa della povertà e dei poveri! Come tutti tentano di tirare anche il Vangelo dalla propria parte! Gesù é venuto ad evangelizzare i poveri, lui povero! Gesù é venuto a salvare i poveri, lui povero! Ma, chi sono i poveri? I poveri sono quelli che hanno bisogno,
i poveri sono quelli che non hanno niente,
i poveri sono quelli che attendono tutto dagli altri.
Davanti a Dio siamo tutti poveri, e Dio ci vuole salvare nella povertà e, se noi non viviamo nella povertà, non saremo salvi.
Qual é la povertà?
La povertà é riconoscere il nostro nulla davanti a Dio; la povertà è riconoscere che tutto ciò che abbiamo ci viene da Dio; la povertà é uguale a libertà di mantenere il nostro spirito libero dalla soggezione delle cose, dalla schiavitù, dall’idolatria.
Il figlio di Dio si fa uomo perché l’uomo diventi figlio di Dio, perché l’uomo riacquisti il suo valore assoluto di fronte a tutta la creazione e sia il valore più alto della creazione, e tutta la creazione serva al valore della sua persona. Questo é il significato del fatto che: il figlio di Dio nasce povero, si rivolge ai poveri, salva i poveri.
Cerchiamo di non fare mai della retorica e tanto meno della demagogia, però quando siamo davanti a Dio cerchiamo di fare degli esami di coscienza. Ha più importanza per me, nel giorno di Natale, la luce del vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, la presenza del figlio dell’uomo in mezzo a noi, la sua eloquente povertà, il suo amore infinito?
Oppure, tutte le cose che ho desiderato e che mi sono provvisto, tentano di costituire il mio Natale?
Sarebbe un contrasto inqualificabile se noi facessimo un Natale “fuori” con le cose e non facessimo un Natale “dentro” con Gesù Cristo.
Questo é il Natale che auguro a ciascuno di voi;
questo é il Natale che ha bisogno il mondo intero;
questo é il Natale che rende veramente autenticamente, fattivamente figli di Dio i salvati dal Figlio di Dio;
questo è il Natale di cui tutti abbiamo bisogno che ci rende capaci di rinunciare ai privilegi di essere europei piuttosto che africano o asiatici e di essere fratelli di tutti.
Il nostro Padre che sta nei cieli ha mandato il Figlio suo per tutti gli uomini. Noi riceviamo una salvezza che é la salvezza per tutti. Se volessimo un privilegio anche nell’ordine della salvezza noi non saremmo della chiesa di nostro Signore Gesù Cristo. Noi coi fatti rinnegheremmo il nostro cristianesimo.
Continuiamo il nostro esame di coscienza mentre preghiamo.
E Gesù, nostro salvatore che in mezzo a noi rende presente la forza della sua salvezza attraverso la celebrazione del sacrificio eucaristico, entri nei nostri cuori, nelle nostre intelligenze e ci faccia intendere il dono grande della nostra fede.
OM 185 Natale 68