Non va dimenticato che le Divine Persone sono infinitamente unite, al punto di costituire un Dio solo, ma nello stesso tempo sono infinitamente distinte, e, per esprimerci con un linguaggio umano, ciascuna ha la sua fisionomia tutta illuminata da un amore infinito. In questo vortice che unifica il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo è coinvolta la persona umana.
Il Figlio è, con il Padre e lo Spirito Santo, il Protagonista della storia narrata nei Vangeli. In questa storia Gesú, animato dallo Spirito Santo, ha il compito di svolgere in un modo sensibile e concreto il disegno del Padre: togliere il peccato dal mondo e unificare, in un modo nuovo i dispersi, figli degli uomini con il Padre, sempre nello Spirito.
La mia esperienza riguardante il Figlio risale a tempi molto lontani ed è avvenuta soprattutto attraverso la liturgia, che dagli anni di teologia ho seguita quotidianamente con l’ausilio del “Messalino”. Ho celebrato così e ho scoperto in modo vitale i misteri della persona e della missione di nostro Signore Gesú Cristo. Naturalmente, la liturgia mi ha aperto la strada alla lettura e a una graduale conoscenza della Bibbia, specialmente dei testi del Nuovo Testamento.
L’Umanità di Gesú è il punto di partenza diretto e immediato di questa conoscenza. Questa è la via obbligata, confermata dall’esperienza dei santi, per arrivare a Dio e alla salvezza.
Gesú nasce dalla Vergine, cresce a Nazareth e matura come uomo. Lavora, si stanca, ha fame, si rattrista, gioisce, ha dei discepoli, degli amici uomini e donne, predilige i bambini, i poveri e i peccatori. In una parola, è in tutto simile a noi fuorché il peccato (cf Ebr 4,15). Gesú è tradito, agonizza nel Getsemani, è triste, ha paura, è tediato; Gesú è maltrattato davanti ai tribunali, è fiagellato, coronato di spine, sulla croce ha la sensazione di essere abbandonato dal Padre, spira con un alto grido. Il terzo giorno, però, Gesú risorge e appare visibilmente alle donne, agli apostoli e a cinquecento persone; alla vista degli apostoli sale in Cielo.
Gesú è veramente Dio: « In principio era il Verbo… il Verbo era Dio » (Gv 1, 1). « Questo è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto » (Mt 3, 17): questa solenne dichiarazione avviene durante il battesimo nel Giordano, all’inizio della vita pubblica; la stessa affermazione sarà ribadita durante la Trasfigurazione all’inizio, si può dire, della passione e morte di Gesú (cfr Mt 17, 5). « lo e il Padre siamo una cosa sola » (Gv 10, 30). « Padre santo, custodisci nel tuo amore coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi » (Gv 17, 11), « perché siano una cosa sola come noi » (Gv 17, 20).
Il Figlio viene nel mondo per compiere la volontà dei Padre che ‘vuole la nostra salvezza: « Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà » (Ebr 10, 9); « ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Cristo, fatta una volta per sempre » (Ebr. 10, 10); « li mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato » (Gv 4, 34); « Non cerco la mia volontà, ma quella di Colui che mi ha mandato » (Gv 5, 30); « Sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato » (Gv 6, 38).
A questo punto faccio una breve parentesi per dire una parola sul consiglio evangelico della ubbidienza, la quale ha la sua radice nell’ubbidienza di Gesú, come abbiamo appena detto.
L’ubbidienza cristiana non è una qualsiasi sottomissione a Dio e a chi lo rappresenta. Essa deve essere posta nella continuità di quella di Gesú e quindi nel rapporto di figli con il padre; abbraccia tutto il piano di Dio, il quale vuole conferire alla persona umana la dignità e la libertà dei figli e in Gesú stabilisce il modello e la sorgente di questa dignità e libertà. « Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli piú piccoli, l’avete fatto a me » (Mt 25, 40).
A pensarci bene il Vangelo è piú preoccupato dei sudditi che dei superiori: questi debbono essere servi, come dice Gesú: « il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per molti » (Mt 20, 28); « io sono tra di voi come un servitore » (Lc 22, 27).
Per mia esperienza sono piú preoccupato che, a qualunque livello, i membri di una comunità si vogliano bene e siano uniti tra di loro, piuttosto che individualmente sottomessi ai superiori. I superiori di conseguenza entrano nell’ambito di questo amore.
Gesú ci salva con il suo amore. Il peccato è il rifiuto di accogliere l’amore di Dio e di compiere la sua volontà. Il compimento della volontà dei Padre con il dono di sé “toglie” il peccato dal mondo.
« Gesú prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta l’ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine » (Gv 13, 1). Egli aveva dichiarato: « Nessuno ha un amore piú grande: dare la vita per i propri amici » (Gv 15, 13); « ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio ciò che il Padre mi ha comandato » (Gv 14, 31). L’amore con cui ci ama, Gesú lo esprime soprattutto nella sua passione, morte e risurrezione, quando dona tutto se stesso nel modo piú umiliante e doloroso. Il Padre accoglie questo amore: « E noi vi annunciamo la buona novella, che la promessa fatta ai Padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesú » (At 13, 32).
A conclusione del discorso sul Figlio di Dio è giusto mettere in evidenza il nostro rapporto con lui. Questo rapporto ci viene indicato da Gesú stesso nel suo Comandamento: « Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato così amatevi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri » (GY 13, 34-35); « Questo è il mio comandamento che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati » (Gv 15, 12).
Il comandamento del Signore non è estrinseco; esso nasce da una forza interiore che deriva dalla costituzione di una vita nuova. Noi dobbiamo e possiamo amarci gli uni gli altri perché siamo di fatto figli di Dio, creature nuove; Gesú è venuto perché abbiamo la vita in abbondanza; egli stesso è la vita e noi abbiamo ricevuto della sua pienezza e siamo in grado di amare, perché l’amore è diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo.
E’ una realtà da ribadire: Gesú non è soltanto modello a cui riferirci, ma è eminentemente una sorgente viva che rende possibile l’autentica vita cristiana.
Ritorna sempre il discorso della economia della Legge e della Grazia