Sant’ Andrea 1 gennaio 1970 giornata per la pace
Miei cari fratelli, dobbiamo fare tutti insieme un atto di comunione fraterna tra noi e lasciare che lo spirito di unità, lo spirito di pace, lo spirito di amore, l’insegnamento di Gesù Cristo riecheggi nel nostro cuore.
E siamo invitati a compiere un atto di comunione con il successore di Pietro che, guidato dallo Spirito Santo, invita tutta la Chiesa dinostro Signore Gesù Cristo a raccogliersi per meditare il mistero della pace e non soltanto il fenomeno della pace. Il Papa ha invitato tutti gli uomini di buona volontà, a dedicare questo primo giorno dell’anno alla celebrazione della giornata per la pace nel mondo.
Chi non desidera la pace? Il Papa stesso afferma che anche quelli che sono impegnati nella guerra lo fanno per la pace. Sono degli atei, cadono nell’errore, non raggiungeranno mai la pace vera, ma l’aspirazione della pace è così profonda che difficilmente è lontana dal cuore umano.
Noi credenti dobbiamo intendere che cosa significa la pace: la pace che si deve predicare in chiesa, la pace che é annunciata dal Vangelo, la pace che ha portato in terra nostro Signore Gesù Cristo, il principe della pace, la pace in persona. Se, per pace, noi intendiamo la pace nel mondo, noi non la troveremo mai. Gesù ha detto con chiarezza: “Vi lascio la mia pace, di do la mia pace come non ve la dà il mondo”. Il mondo ha un’altra pace che non é quella di Gesù Cristo. Il mondo facilmente aspira ad una pace che sarebbe la più grande catastrofe per l’umanità.
Il mondo aspira al benessere materiale e alla tranquillità per godere il benessere materiale e non per liberare se stesso e gli altri dal bisogno, dall’oppressione e dall’ingiustizia. Il mondo cerca la tranquillità istintivamente, per godere i beni di questa terra fino a saziarsene al punto di dimenticare qualsiasi altro bene. Così che, il mondo aspira alla pace per soddisfare il suo egoismo, aspira alla pace per soddisfare il suo orgoglio, aspira alla pace per soddisfare alla sua cupidigia, aspira alla pace per soddisfare la sua sessualità. Questa è la pace nel mondo, che é una catastrofe.
Non é una catastrofe che può impressionare, perché si vede il sangue che scorre, perché si vedono delle ingiustizie palesi da combattere, è la catastrofe della persona che finisce con l’essere vuota, che finisce col perdere il senso della propria esistenza, che finisce con lo smarrire lo scopo della vita, per cui ad un certo punto si pone l’interrogativo: a che cosa serve vivere? Non c’é più neppure la ragione di vivere! Senza pensare che, questa tranquillità, che ha per scopo il dominio, il possesso, il godimento passionale dei beni della terra, non ci sarà mai perché, chi opprime, chi esercita le sue pressioni, chi sottomette gli altri, chi rende gli altri schiavi del potere, dell’economia o di altro, saranno sempre operanti nel mondo.
Dobbiamo chiederci se anche noi che crediamo, se anche noi che veniamo in chiesa abbiamo la tentazione di questa pace, di questa tranquillità non solo per stare bene ma per goderci in questa vita- secondo un’ espressione abbastanza corrente- per costruirci da noi il paradiso su questa terra. Capite che, se dentro di noi ci sono dei sentimenti di questo genere, siamo molto lontani dall’insegnamento di nostro Signore Gesù Cristo. Noi siamo soliti dire che il grande messaggio di Gesù Cristo é il discorso della montagna, le beatitudini. Qui si costruisce la vita cristiana, e qui conseguentemente, si costruisce ogni valore cristiano e, tra i tanti valori si costruisce il valore della pace, il bene della pace, il dono della pace.
Abbiamo ascoltato la parola di Gesù: “Beati i poveri”. Quest’affermazione non deve portare confusione. Non dobbiamo cercare delle giustificazioni per adeguare l’affermazione di nostro Signore Gesù Cristo: “Beati i poveri”, beati quelli che sono distaccati dai beni materiali, beati quelli che non si lasciano dominare, beati quelli che non sono schiavi delle cose e perciò, al limite, quando é necessario, si liberano effettivamente delle cose materiali per mantenere la loro libertà di spirito.
Noi, chissà quante volte e può capitare abitualmente, quando andiamo a confessarci per mettere a posto la coscienza, per conformarci alle esigenze della vita cristiana, ci accusiamo di tante cose. Il nostro esame di coscienza lo portiamo sui dieci comandamenti. I dieci comandamenti sono dei presupposti. Facciamo un esempio. “Non avrai altro Dio fuori che me”. Se uno non é povero in spirito, avrà case, campi, officine, macchine, vestito, eccetera, da porre prima di Dio. Pensate alle case, ai campi, al vestito che prendono il posto di Dio! Avrà magari tanti scrupoli, tante agitazioni di coscienza per qualche dubbio di fede, ma sta del tutto tranquillo quando, al posto di Dio mette le cose di Dio, le cose create, le cose materiali, le ricchezze materiali.
“Beati i miti”. Chi vuole essere mite? Tutti vogliamo fare valere noi stessi e vogliamo far valere noi stessi con la forza, perché quando si esprime forza e potenza pare di valere di più. Gesù ci dice: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”. Non faccio passare tutte le beatitudini. Più o meno, le conosciamo abbastanza bene.
La pace di Cristo si costruisce in noi e nel mondo a queste condizioni. Gesù Cristo che ci dice “Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace”, ci dà la pace che ha costruito nella sua persona venendo in mezzo a noi, abbracciando la nostra stessa esistenza, comportandosi con umiltà e mitezza, retto nelle sue intenzioni, soffrendo la persecuzione per amore della verità e della giustizia, e morendo in croce.
Quelli che fanno la guerra non soltanto quella delle armi, qualsiasi guerra, si mettono contro gli altri. Gesù Cristo ha fatto il contrario. Ha dato se stesso, ha sacrificato se stesso, ha versato il suo sangue, ha dato la sua vita e così ha costruito la pace in un atto d’amore infinito verso il Padre e in un atto di amore infinito per i propri fratelli. Gesù Cristo é l’operatore della pace.
Gesù Cristo é il principe della pace che, porta in terra la pace agli uomini che vogliono seguirlo. Gesù dice, chi non prende la sua croce per seguirmi, non é degno di me. Questa è la via per operare la pace in noi stessi e di conseguenza la pace in mezzo agli atri: rinnegare noi stessi e seguire Gesù che va a morire in croce. Non é bella l’affermazione eppure contiene una bellezza e una gioia. C’é la gioia bella e profonda quando diciamo no al nostro egoismo e diciamo sì a nostro Signore Gesù Cristo e prendiamo la nostra croce, qualunque essa sia, e la uniamo a quella di nostro Signore Gesù Cristo per salvare noi stessi dal mondo e dalla pace che propone il mondo e per aiutare i fratelli a salvarsi da questo mondo.
Guardate, ricordiamo sovente, ricordiamolo questa sera: il mondo guarda alla chiesa e non ha mai guardato tanto alla chiesa come ai tempi nostri. La chiesa, sono i cristiani, la chiesa, siamo noi che veniamo in chiesa. Questo mondo che ha bisogno della pace guarda alla chiesa come a quell’istituzione, a quel non so che da cui dovrebbe venire la pace. Il mondo ha il diritto di vedere in noi se siamo sulla via della pace. Su quella via ci deve trovare, per scoprire che siamo sulla via della pace.
Io non ho avuto nessuna notizia particolare, ma pare che questa notte sia avvenuta una marcia della pace tra Peschiera e Valeggio. Era la via della pace, quella? Quella può essere un’indicazione, quella può essere un segno, ma, la via della pace é Gesù Cristo, “Io sono la via”. La via della pace è Gesù Cristo che muore per noi. La via della pace è Gesù Cristo che ci chiede di seguirlo sulla strada su cui cammina lui. Su questa strada ci devono vedere coloro che ci guardano perché noi possiamo rendere una testimonianza vera e proporre la pace di nostro Signore Gesù Cristo.
C’é un fatto decisivo nella persona e nell’opera di nostro Signore Gesù Cristo. Gesù é la sorgente della pace. Se noi vogliamo stabilirci nella tranquillità perché abbiamo vinto le nostre passioni e non ci mettiamo più contro gli altri ma con gli altri e ci disponiamo a vivere con gli altri, questo può avvenire soltanto per la grazia che possiamo attingere a nostro Signore Gesù Cristo. Gesù Cristo non é semplicemente un maestro e un modello.
Gesù Cristo é una sorgente di vita nuova.
Gesù Cristo é la sorgente di una vita stabilita nella pace.
Gesù Cristo ci stabilisce nella pace perché ci riconcilia con il Padre e ci riconcilia tra noi con la forza del suo Spirito, con la forza della sua Grazia, con la forza di una vita misteriosa che vuole comunicare a ciascuno di noi perché ciascuno di noi, per sé e per i fratelli, sia segno e operatore di pace.
OM 273 Pace 70 – S. Andrea 1-1-1970