Il nostro peccato ci rivela il rispetto che Dio ha per la nostra libertà
Settimana dei giovani a Monopoli
……. uno dice: che peccato! ”
quello é il peccato per certa gente.
Il peccato per altri é qualche cosa che…. ci sarà,… che c’é ma…, data la natura umana, dato il mondo in cui viviamo, data la nostra debolezza, .in passato si poteva anche parlare di peccato, ma oggi,…col progresso,… con la civiltà … del peccato non si dovrebbe più parlare!
Invece questa sera intendo, con molta chiarezza, mettere dinanzi alla vostra attenzione proprio questo argomento del peccato. Notate che per capire il peccato, per capirlo bene, bisogna che noi partiamo dalle considerazioni che facevamo ieri sera.
Ieri sera abbiamo detto: l’uomo si trova in un punto particolare di tutto l’universo,
é al vertice di tutta la creazione,
é a contatto con Dio,
é il tramite di unione tra l’universo sensibile e il Creatore.
Questo é il posto, questa é la posizione, questa é la situazione dell’uomo:
l’uomo al di sopra di tutte le creature sensibili,
l’uomo al di sopra di tutto il mondo sensibile,
l’uomo che domina il mondo sensibile per mezzo della ragione, non solo per la sua intelligenza in campo scientifico, ma soprattutto per mezzo della sua ragione andando a cercare come stanno le cose, il perché delle cose:
Ecco l’uomo, che con la ragione,
scopre la ragione delle cose,
scopre l’ultima ragione delle cose
scopre Dio e, Dio lo riconosce come l’autore di tutto l’essere.
L’uomo è libero, cioè, capace di agire autonomamente, in piena dipendenza della sua volontà, quindi con la padronanza delle proprie decisioni di emettere i propri atti. Tutto il resto della natura si governa per mezzo di leggi fisiche, di leggi chimiche, di leggi biologiche. Soltanto in questa creatura, che é l’uomo, noi troviamo questa prerogativa di muoversi secondo il giudizio della propria ragione. Che poi questa, sia giusta o sbagliata, é un altro paio di maniche, come si dice.
Perciò l’uomo – abbiamo detto ieri sera – si trova tra due poli: Dio e la creazione, il Creatore da una parte con la sua grandezza, la Sua onnipotenza, la Sua infinita sapienza, la Sua infinita bontà, dall’altra parte la creazione che é il riflesso di questa grandezza, potenza, saggezza, bontà.
L’uomo é capace di capire.
L’uomo é capace di scegliere,.
Ecco la posizione dell’uomo, ripeto, ecco la grandezza dell’uomo.
Tu hai la ragione, tu sei capace di intendere, dunque ti trovi tra il Creatore e la creatura, giudichi, apprezzi, dai un prezzo, cioè una valutazione a questi due estremi: Dio e le creature e poi scegli.
Sei libero di decidere delle tue azioni,
puoi scegliere ciò che vuoi,
puoi scegliere Dio o le creature.
Come aiuto hai una ragione e una libertà.
Ecco la situazione dell’uomo sempre più definita, sempre più chiarita.
A questo punto, cioè in questa situazione in cui l’uomo viene a trovarsi, deve far uso della sua ragione,
deve sviluppare la sua ragione,
deve impegnare la ragione.
Adoperare la sua ragione.
Ora, se l’adopera per scegliere ciò che é più grande in confronto di ciò che é più piccolo,
per scegliere ciò che é più potente in confronto di ciò che é più debole,
per scegliere ciò che é più saggio in confronto di ciò che é meno saggio,
per scegliere ciò che é buono in confronto di ciò che é meno buono,
se fa così, l’uomo é ragionevole, é logico, é giusto, sta al suo posto con la ragione.
Se dopo aver pronunciato il suo giudizio di preferenza per ciò che é più grande, più ordinato, più perfetto, per ciò che é buono;
se, dopo aver pronunciato il suo giudizio, compie anche la sua scelta, e dice: “voglio questo, scelgo, preferisco questo”,
l’uomo si comporta bene. “Ho una ragione, dunque scelgo il meglio; ho una volontà quindi decido per il meglio.
In pratica, ecco, così ha fatto le cose Dio.
In pratica l’uomo che cosa ha fatto?
Che cosa ha fatto della sua ragione, della sua libertà?
Della sua ragione che cosa ha fatto l’uomo?
Ne ha fatto un uso assai meschino perché molte volte, questa é la storia dell’umanità, può essere anche la nostra storia, tra il Creatore e la creatura, l’uomo sceglie, valuta meglio, giudica meglio la creatura, invece del creatore .
State a vedere.
Da una parte c’é da fare una brutta figura, dall’altra parte c’e da dire la verità.
E uno ragionando dovrebbe dire: “vale di più la verità, la sincerità, la lealtà della bella figura”. L’uomo giudica meglio farci una bella figura e lascia andare la verità, la sincerità, la lealtà. Ecco una posizione di peccato.
Da una parte c’é l’interesse economico,
dall’altra parte c’é la coscienza, l’onestà, la giustizia,
ci sono i diritti degli altri.
Uno dice: “Beh! ma l’interesse… il mio interesse” e giudica che valga di più il suo interesse della coscienza, della giustizia, del diritto degli altri. Ecco una posizione di peccato.
C’é una situazione: da un parte soddisfare la propria gola, dall’altra parte il sentimento della dignità, della temperanza, il rispetto che si deve a se stessi e agli altri. Si dice: “mi tolgo una soddisfazione!” Ecco una posizione di peccato, perché uno valuta di più la soddisfazione della propria gola di quanto non dovrebbe valutare la propria dignità che sta dalla parte di Dio.
Non soltanto si giudica, praticamente, che valga di più la creatura, l’interesse, il piacere, la soddisfazione, ecc..
Si giudica che valga di più di quanto non valga Dio, il pensiero di Dio, la volontà di Dio e, in conformità di questo giudizio, si fanno le proprie scelte, si sceglie la creatura invece del Creatore, si sceglie di curare l’interesse a discapito della coscienza, si sceglie di cercare il piacere, per esempio, invece di cercare l’adempimento del proprio dovere, il rispetto degli altri, il rispetto per se stessi.
E, moltiplicate gli esempi!
Così é il peccato: un giudizio, che sia una conferma, che vale di più la creatura del Creatore, e una decisione della volontà con cui si sceglie dalla parte della creatura invece di scegliere dalla parte di Dio.
Questo, miei cari ragazzi, e solo questo é il peccato.
Alle volte il peccato si va a cercare.
Per esempio, si dimentica che oggi é venerdì.
No. Il peccato non consiste tanto in una determinata azione.
Prima che nelle azioni, il peccato consiste in questo giudizio falso, in questo giudizio irragionevole. Il peccato consiste poi in questa scelta in cui si mettono sui piatti della bilancia, da una parte Dio e dall’altra parte le creature, e si fa calare il peso dalla parte delle creature. Si dà più importanza alle creature. Questo é il peccato.
Il peccato é una rottura dei nostri rapporti ragionevoli e liberi nei confronti di Dio.
Io, nei confronti di Dio, dovrei accettarlo come suprema ragione di tutte le cose, io, nei confronti di Dio, lo dovrei scegliere come il primo e il più importante, quello a cui, prima di tutti e prima di tutto, debbo il mio rispetto, la mia riverenza, il mio amore. Quando, invece, io queste cose le rifiuto a Dio, allora e allora soltanto, io commetto il peccato.
Qui il peccato? Perché?
Perché é rifiutare Dio, é in pratica negare Dio, é disubbidire a Dio.
Si fa presto a fare un sorrisino sul fatto che Adamo ed Eva. No. Proprio in questo fatto semplicissimo in cui una donna preferisce un semplice frutto di cui ce n’era in abbondanza nel suo orto, piuttosto che dare la propria sottomissione, la propria ubbidienza a Dio, proprio qui,sta il peccato: rifiutare la propria ubbidienza a Dio.
C’é un autore il quale fa questa riflessione. Prendete Eva che disubbidisce a Dio per la soddisfazione di mangiare un frutto di cui abbondava, e Abramo che invece che ubbidisce a Dio e gli offre il sacrificio del proprio figlio.
Abramo sì che avrebbe avuto tutto il diritto di dire al Signore: “Ma Signore, mi hai fatto aspettare fino a novant’anni prima di avere un figlio, e adesso tu me lo prendi, vuoi che te lo offra in sacrificio, che lo ammazzi con le mie mani, ma Signore che cosa vuoi?” Così avrebbe potuto ragionare, difendersi, Abramo. Invece no, accetta di offrire il sacrificio del proprio Isacco. E, sappiamo come la fede di Abramo sia stata premiata.
Adamo, invece, che dinanzi al comando di Dio in una cosa semplicissima, rifiuta la propria sottomissione, commette un peccato grande. Qui, in una disubbidienza, in una cosa semplice, rifiutare la propria sottomissione a Dio, qui sta il peccato, il mistero del peccato.
Guardate, il mistero del peccato ci rivela, in un certo senso, la nostra grandezza e ci rivela il rispetto che Dio ha per la nostra libertà. Non saranno mai concetti sufficientemente spiegati, illustrati e capiti questi.
Il peccato segna il limite, in certo qual senso, della nostra grandezza. Siamo creature di Dio, nelle mani di Dio, in balia di Dio, che Dio potrebbe annientare con un solo cenno della sua volontà, invece conserviamo la facoltà di rifiutarci a Dio, di ribellarci a Dio.
E’ grande l’uomo proprio in questa sua capacità di dire di no.
Non che questa sia la sua grandezza nel senso che abbia un valore morale dire di no. Tutt’altro. Il peccato e l’esistenza del peccato denotano come Dio ha fatto grande l’uomo, fino al punto di metterlo in condizione che gli stia dinanzi in un atteggiamento di rifiuto.
Si capisce che il rifiuto dell’uomo al suo Dio non é definitivo, che invece la vittoria definitiva sarà di Dio, ma intanto intendiamo il peccato proprio sotto questa luce, sotto questo aspetto.
Il peccato dice che noi, di fronte a Dio, abbiamo una grandezza.
Per favore capitemi bene.
La grandezza dell’uomo non si manifesta nel peccato.
Il fatto del peccato lascia intravedere la grandezza dell’uomo.
La grandezza dell’uomo sta nella capacità di dire “sì”.
Io sono in condizione di poter dire di no, io ho tutta la libertà di dire di no e ciò nonostante dico “sì”.
L’uomo non é grande quando commette il peccato, perché generalmente é schiavo delle tentazioni, degli istinti e va a cadere proprio nell’irrazionale, é grande invece quando, avendo la possibilità di disubbidire, non disubbidisce e dice il proprio “sì” a Dio.
Il secondo rilievo che voglio fare dinanzi a voi, miei cari ragazzi, é questo:
Dio rispetta l’uomo.
Ecco, mi sono già stati consegnati dei biglietti da qualcuno di voi.
Dio rispetta l’uomo.
Dio dinanzi alla grandezza, alla libertà dell’uomo che del resto ha creato Lui, si ferma in un atteggiamento di richiesta e all’uomo dice: “Vuoi fare questo?” Gesù Cristo che dice: “Vuoi venire dietro di me?” Se volete. Notate, se volete. “Ecco che io sto alla porta del cuore e picchio, se volete aprite, se non volete pazienza, io rimarrò fuori”.
Dio che é grande,
Dio che é potente,
Dio nelle cui mani sono poste tutte le cose
dinanzi alla creatura umana,
alla libertà della creatura umana
non la forza mai,
non la violenta mai,
non la costringe mai.
Notate che questo non lo si deve dire solo in sede teorica, ma questo si deve dire in sede pratica. Cioè, questo avviene, praticamente, perché, se voi fate un atto qualunque della vostra vita morale, senza il pieno consenso della vostra volontà, non fate un atto buono. Se voi andate a Messa perché vi costringono, é una Messa che non vale niente, ecc. Se non sono atti che fate liberamente, spontaneamente, che li fate perché volete compierli davanti a Dio, non contano, e Dio vuole di quegli atti che contano.
Dicevo quindi, la realtà del peccato denota anche il rispetto che Dio ha di noi e, pur di ammettere la nostra grandezza, di rispettare tutta la nostra libertà, Dio permette tutto il male che c’é nel mondo.
Sicuro.
Tutti i mali morali, fisici che ci sono nel mondo, hanno solo questa esclusiva spiegazione, che Dio tra due ipotesi:
tra il creare degli uomini che fossero dei burattini, incapaci di decidere delle proprie azioni, e incapaci tanto di fare del bene quanto di fare del male, ha preferito che ci fossero degli uomini capaci di scegliere tra il bene e il male, permettendo anche il male purché ci fosse un bene libero, un bene fatto spontaneamente, un bene fatto con merito.
Tenete sempre presente questo, altrimenti tanti fatti della vita vi possono impressionate, tenete presente, per favore, la grandezza di un atto morale compiuto conformemente e anche difformemente alla volontà di Dio.
La grandezza dell’uomo! E se l’uomo non si distingue per questo, e se l’uomo non é tenuto in considerazione per questo, che cosa vale la vita, che cosa vale il mondo, che cosa vale l’universo, il progresso, la civiltà, se poi al centro di tutto non ci sta l’uomo con la sua dignità, e l’uomo con la sua libertà?
Dunque, il peccato che segna, che rivela un certo limite della nostra grandezza da una parte, mette in evidenza il rispetto che Dio ha per noi, mentre dall’altra parte mette in evidenza il cattivo rispetto, la mancanza di rispetto che noi abbiamo per Dio, per il nostro Creatore.
E concludo facendo una affermazione breve. breve.
Dio, dopo che noi abbiamo commesso il peccato, non ci lascia nel nostro peccato.
Dio pensa a noi che abbiamo sbagliato strada con la mente e siamo andati a scegliere l’errore, con il cuore e abbiamo seguito istinti bassi invece di colmarlo di sentimenti buoni.
Dio pensa a noi che abbiamo sbagliato strada con la nostra condotta.
Dio pensa.
Ecco l’amore di Dio che si rivela!
Dio manda il Suo Figlio Unigenito su questa terra per salvare il mondo.
Ecco la manifestazione dell’amore di Dio nel mondo, nella creazione, nel rispetto che Dio ha per l’uomo.
E questo non é amore?
Amore é voler bene,
è volere la dignità di una persona,
è volere la grandezza di una persona e la salvezza di una persona .
Dio manda il Suo Figlio a farsi uomo, a sacrificarsi, a farsi mettere in croce dai Giudei, perché?
Per la nostra salvezza;
E, come ci salva nostro signore Gesù Cristo?
Il prezzo della salvezza di nostro signore Gesù Cristo é la Sua sofferenza di Croce, il Suo sacrificio di Croce
Ma qual’è il mezzo che propone a noi perché siamo salvi?
Gesù si accosta all’uomo.
L’uomo ha sbagliato il suo giudizio nella valutazione delle cose e Gesù presenta il Suo pensiero perché l’uomo si ravveda.
L’uomo ha sbagliato col giudizio, giudicando male, preferendo, scegliendo, valutando di più le creature del Creatore, e Gesù viene col Suo pensiero e ci fa capire come stanno le cose, qual’è il valore giusto delle cose.
Primo compito di Gesù, primo mezzo con cui ci viene incontro Gesù per salvarci, viene nella nostra mente, viene nella nostra ragione.
Miei cari ragazzi,
la religione cristiana é prima di tutto pensiero.
La religione cristiana é prima di tutto “darsi ragione” sulla scorta degli insegnamenti di nostro signore Gesù Cristo, dei valori della vita ,
scoprire giustamente il significato della vita secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo.
E Gesù viene a stabilirsi in mezzo a noi con il fermento e il rimedio dei Suoi sentimenti buoni, sentimenti che sono prima di tutto una scelta del bene, un cercare, un preferire, un optare, un votare per i sentimenti buoni.
Questo é il primo capitolo, il punto fondamentale della nostra religione
” Ma, vogliamo capire che la Religione é un fatto di persone che devono andare a cercare Dio e non di altri commerci che si possono svolgere intorno alle nostre chiese?
Che Gesù é venuto a portarci il Suo Vangelo, e se noi non intendiamo prima di tutto il Vangelo, cristiani non lo siamo anche se mettiamo tutte le cappe di tutte le Confraternite e andiamo a tutte le processioni.
Gesù Cristo viene perché noi abbiamo smarrito il giusto mezzo, la giusta via dei sentimenti che non si possono più chiamare sentimenti ma semplicemente istinti, passioni disordinate.