Quistello 27 settembre 1970 ore 18 ordinazione sacerdotale
1986 Mons.Carlo Ferrari -ultima celebrazione solenne
del suo episcopato e Don Giuseppe Pecorari
La vostra presenza così numerosa e attenta é segno chiaro che voi capite ciò che avviene stasera nella vostra splendida chiesa. Avviene ciò che non é mai avvenuto. Qui, attraverso i secoli, sono state celebrate delle liturgie solenni, straordinarie, ma non é mai avvenuto che fosse conferito l’ordine sacerdotale a uno dei vostri fratelli.
Nella chiesa ci sono degli elementi esterni che interessano moltissimo anche l’opinione pubblica di tutto il mondo. Per esempio, il papa che va in estremo oriente é un avvenimento di cui si occupano tutti. E’ un fatto veramente straordinario che il successore di S. Pietro, che il vicario di nostro Signore Gesù Cristo si porti in terre lontane. E’ un fatto unico, di importanza religiosa e quindi spirituale di grande valore.
Nella vita della chiesa, poi, ci sono dei fatti che non si vedono con gli occhi, di cui la stampa – escluso qualche bollettino diocesano o parrocchiale – non parlerà. Eppure, questi fatti di cui quasi nessuno parla, per la vita della chiesa, sono estremamente importanti. Questi fatti non hanno come protagonista un personaggio di questa terra, un uomo di questo mondo, sia pure la persona augusta del sommo pontefice, ma hanno come protagonista Dio, il nostro creatore, il creatore di tutte ciò che esiste e salvatore di tutti gli uomini. Allora noi, questa sera, qui a Quistello, nella vostra chiesa, dobbiamo essere persone che non giudicano come può giudicare il mondo, ma che giudicano ciò che accade alla luce della parola di nostro Signore Gesù Cristo, alla luce della fede.
La fede che cosa ci dice? In ordine alla consacrazione di un novello sacerdote, la fede ci dice moltissime cose. Io debbo, per quanto possibile, essere discreto e non abusare della vostra pazienza. Mi limiterò a mettere in evidenza uno degli aspetti di questo evento richiamato dal vangelo che ha proclamato dinanzi a noi il vostro priore. Gesù fa questa affermazione: ” come il Padre ha amato me, così io ho amato voi”. Questo é il fatto fondamentale, è il punto di partenza per capire ciò che accade questa sera in mezzo a noi.
Iddio é padre ed ha un figlio che si chiama Gesù Cristo, che ha generato e genera da tutta la eternità e per la eternità. Voi sapete che non c’é un amore più grande, più pieno, più profondo di quello paterno e materno. Essere padre, essere madre, è cosa grande, è gioia grande, è amore grande. Il nostro Dio é padre nei confronti del suo unico Figlio, ma vuole che il suo amore di Padre giunga a noi. Gesù Cristo ci rassicura che l’amore con cui il Padre vuole bene a lui, raggiunge anche noi. E noi, per Dio, il Padre di Gesù, a nostra volta, siamo i figli.
Forse a volte non ci pensiamo, ma noi veniamo in chiesa perché siamo figli di Dio. Il giorno del nostro battesimo siamo stati completamente trasformati e da figli di nostro padre e di nostra madre siamo diventati anche figli di Dio, veri figli di Dio e non soltanto di nome, attraverso una generazione e una nascita nuova che viene dal cuore di nostro Signore Gesù Cristo, squarciato sulla croce. “Nessuno ha un amore più grande di colui che per amore dona la propria vita”. Vedete in quale senso noi siamo figli di Dio. Vedete che il nostro Padre ci ama al punto di dare per noi il suo figlio unigenito, nostro Signore Gesù Cristo
Perché nel mondo ci sia la possibilità di godere dell’amore di Dio in quanto nostro padre; perché nel mondo ci sia la possibilità che i figli nati dalla carne e dal sangue rinascano da Dio e siano figli di Dio non soltanto di nome ma di fatto, Gesù Cristo ha voluto che in mezzo agli uomini ci fosse il ministero sacerdotale come servizio reso all’amore paterno di Dio e all’amore di nostro Signore Gesù Cristo per i propri fratelli.
Ho detto che presenterò alla vostra considerazione qualche cosa del ministero del sacerdote.
Il mondo di oggi – penso anche a Quistello – dice: a che cosa servono i preti, le suore, gli ordini contemplativi? Che senso ha la vita dei preti? Che senso ha il loro ministero e, dopo tutto, che cosa fanno per noi? Il mondo vorrebbe i sacerdoti impegnati a risolvere i loro problemi: che riguardano il pane, la casa, il lavoro, il benessere. Notate bene. Non é detto che Gesù Cristo e che il Padre nostro che sta nei cieli, siano indifferente alla condizione degli uomini se non hanno pane, casa, e vestito. Tanto é vero questo, che Gesù Cristo ha detto: “qualunque cosa avrete fatto a uno di questi lo avrete fatto a me”. Quindi Gesù Cristo non é indifferente ai problemi di vita quotidiana, però ha un altro compito enormemente più importante.
Quando nel mondo potrà scomparire la fame? la povertà? l’odio, l’ingiustizia, le guerre? La mia affermazione potrà sembrare semplicistica, però riflettete un istante. Se tutti gli uomini riflettessero, prendessero coscienza di avere un unico Padre in cielo che ci ama infinitamente, ma nello stesso tempo ci giudica e ci giudica come figli, cioè, esige,e vuole che ci comportiamo da figli, se nel mondo tutti gli uomini avessero coscienza che per il fatto di essere figli di un unico Padre, sono fratelli fra di loro, capite che il primo sentimento e il primo atteggiamento dovrebbe essere l’amore fraterno. Capite allora la Parola di Gesù: ” che vi vogliate bene gli uni gli altri”?
Miei cari, noi siamo cristiani, noi veniamo in chiesa. Gesù ci chiede una cosa estremamente importante ed estremamente difficile: di volerci bene gli uni gli altri perché siamo figli di un unico Padre, perché siamo fratelli fra di noi. Siamo così? Non é vero che lo saremmo di più se conoscessimo meglio il Vangelo si nostro Signore Gesù Cristo? Non é forse vero che se conoscessimo meglio l’insegnamento di Gesù, avremmo qualche rimorso di coscienza, qualche scrupolo e sentiremmo qualche disagio?
E’ importante che ci sia il ministero della parola dispensato dal sacerdote perché posiamo prendere coscienza di essere figli di Dio e fratelli tra di noi. Ma non basta sapere le cose. Noi possiamo ammirare la bellezza del Vangelo e dire, questa sera: sarebbe bello volersi tutti bene! Poi, sperimentiamo quanto é difficile. Gesù Cristo é venuto su questa terra non solo per insegnarci qualche cosa. E’ venuto su questa terra per fare qualche cosa per le nostre persone. Quando noi, con il battesimo, diventiamo figli di Dio riceviamo la grazia e la grazia é la vita di nostro Signore Gesù Cristo che ci da la forza di essere e di vivere da figli di Dio.
Avere la grazia non significa semplicemente non avere peccati gravi nell’anima. Avere la grazia significa, soprattutto, avere qualche cosa di nuovo, di divino, qualche cosa della potenza stessa di Dio per vincere l’egoismo e volerci bene. Allora non basta il solo ministero della parola, ci vuole il ministero della grazia. Quando ci accostiamo alla confessione riceviamo la grazia di Dio che cancella i peccati se ci sono, e aumenta la grazia se già c’é nell’anima nostra. Quando ci accostiamo alla comunione, il Signore viene a portarci la sua vita, non a fare una passeggiata nel nostro cuore!
Il ministero liturgico sacramentale, il ministero della grazia che esercita il sacerdote, ci dà la capacità di vivere da figli di Dio, se lo vogliamo, ci dà la capacità di volerci bene gli uni gli altri. Il sacerdote per primo, se é fedele al suo sacerdozio in mezzo ai propri fratelli, tiene desto il richiamo del comandamento di nostro Signore Gesù Cristo ” vogliatevi bene” Nessuno vuole bene come colui che dà la vita per i propri fratelli.
Il vostro don Luigi che fra poco sarà consacrato sacerdote per l’azione dello Spirito Santo, diventerà capace di annunciare il vangelo, con la forza di nostro Signore Gesù Cristo diventerà capace di comunicare la sua grazia, la sua vita alle anime nostre, ma in particolare avrà la grazia di spendere la sua vita per voi. La sua giovane età sarà spesa per i suoi fratelli e non per la sua famiglia, non per un suo interesse, non per farsi un posto nel mondo. Sarà spesa per i suoi fratelli.
Noi preghiamo che questo giovane sacerdote sia soprattutto sempre giovane nella sua disponibilità, nella sua prontezza ad essere per tutti, a dare sempre il suo tempo, le sue energie, le sue capacità ai propri fratelli come ha fatto Gesù E quando lo incontrerete, egli sia sempre un richiamo che noi siamo figli di Dio, che noi dobbiamo volerci bene come fratelli, perché il sacerdote é il fratello che vive con noi, per noi ed è il messaggero del Padre e della fraternità vicendevole
OM 319 Quistello 70 – 27-9-1970, ore 18 don luigi Righettini