Chiesa Matrice di Fasano ottobre 1987
Dio è amore, quindi misericordioso, pronto a perdonare, pieno di dolcezza e tenerezza. Dio è fedele.
Una certa catechesi dei tempi andati ha ingenerato una qualche insicurezza.
Forse all’origine ci sta un’affermazione di S. Agostino, che pur essendo un grande maestro, non pare che fosse anche un biblista. Egli dice: Timeo Dominum transeuntem et non revertentem, temo il Signore che passa e non ritorna. Un Dio che « passa e non ritorna » lascia, certo, insicurezza e delusione. Questo era un luogo comune ribadito da tutti i predicatori di Esercizi e di Missioni. Quindi l’insicurezza era la naturale conseguenza.
Le affermazioni della Divina Rivelazione hanno tutte un altro senso: il Dio Biblico è un Dio fedele ad ogni costo, perché Lui non è come noi; è il Signore e non può non essere il Signore. « La Tua parola, Signore, è stabile come il cielo. La Tua fedeltà dura per ogni generazione » (Sal. 119, 89-90). « Lodate il Signore, popoli tutti, voi tutte nazioni, dateGli gloria; perché forte è il Suo Amore per noi e la fedeltà del Signore dura in eterno » (Sal. 117, 1-2); « se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso » (2Tm 2,13).
Possiamo dire che di mezzo ci stà lo Spirito Santo, il quale appunto ci dà la testimonianza e la sicurezza che siamo figli di Dio (cfr. Rm. 8,16). Lo Spirito infatti è sigillo, garanzia, caparra della fedeltà di Dio. « Il Signore è lo Spirito e dove c’è lo Spirito del Signore c’è libertà » (2 Cor. 3,17), (cfr. Rom 8,15).
La sicurezza della fedeltà di Dio al Suo amore, alla misericordia, al perdono e alla tenerezza, garantita dallo Spirito Santo, ha come conseguenza la Gioia. Il tema della gioia percorre, si può dire, tutte le pagine della Bibbia, dall’Antico al Nuovo Testamento. Ciascuno può constatare quanto è ricca la Rivelazione letta per temi.
Perciò avviamoci alla conclusione del nostro discorso con il tema della gioia, che è appunto la conseguenza della lieta Novella, il Vangelo.
Noi abbiamo l’ardire di invitare Dio a rallegrarsi delle Opere da Lui compiute: « Gioisca il Signore delle Sue Opere » (Sal. 104,31); di piú: «Esultino i campi di quanto contengono, si rallegrino gli alberi della foresta ». (Sal. 96,12).
Il Nuovo Testamento è tutto cesellato dal motivo della Gioia. Prendiamo come esempio soprattutto il Vangelo di Luca. Prima della nascita di Gesù l’Angelo disse a Zaccaria: « Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della Sua nascita » (del Battista) (Lc. 1,14). A Maria, Gabriele dice: « Rallegrati, perché hai trovato Grazia presso Dio ». (Lc. 1,30). Per questi eventi della Annunciazione e della visita alla cugina Elisabetta esprime la sua esultanza col cantico del « Magnificat ». Ai pastori l’Angelo del Natale si rivolge con queste parole: « ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide un Salvatore, che è il Cristo Signore ». (Lc. 2, 10-11).
In Gesù Cristo il Regno di Dio è già presente: « Il Regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione… perché il Regno di Dio è in mezzo a voi » (Lc. 17,21). Il Battista rettifica: « Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a Lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello Sposo. Ora questa mia gioia è compiuta ». (Gv. 3, 28-29).
Per condividere la gioia di Gesù bisogna amare come Egli ha amato. Di fatto dà la propria vita per comunicare la gioia, di cui il Suo Amore è la fonte « Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio Amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel Suo Amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena » (Gv. 15, 10-13).
Dunque la fedeltà di Dio genera sicurezza e la sicurezza genera gioia.
ST 393 Misericordia 88 – 04
15-16-17 ottobre 1987