dialoghi con le “ex giovani” di A.C. di Monopoli e Fasano
Il vescovo é il fondamento,
il perfezionatore della vita cristiana
di tutti i cristiani
Oasi san Giovanni B. 1988
Rimaniamo con gratitudine in questo clima di preghiera perché andiamo scoprendo che non soltanto Dio é amore ma che Dio ci ama. Il luogo privilegiato dell’amore di Dio é la chiesa. Anche per questo motivo noi viviamo in tempi felici.
Nei nostri catechismi la chiesa era quella di Gesù Cristo ed essere cristiani significava essere di Gesù Cristo. E’ vero, però Gesù Cristo é venuto nel mondo per rivelarci il Padre. Gesù Cristo é venuto nel mondo per mandare, da parte del Padre, lo Spirito Santo: perché ci desse la sicurezza che siamo figli di Dio, perché ci introducesse nel senso delle realtà divine, nel vortice dell’amore del Padre e del Figlio, perché avessimo la capacità di amare come il Padre ama il Figlio, come il Figlio ama il Padre e lo Spirito Santo, come Spirito Santo ama tutti i figli del Padre.
Perché la cosa più importante – e ne ho avuto conferma anche in questi giorni – la cosa più importante non é essere virtuosi, sapienti, intelligenti ma é il volerci bene. E’ l’Amore. Amatevi come io vi ho amato. Questo é il comandamento nuovo.
Sappiamo che Giovanni, l’evangelista buono che ha posato il capo sul petto di Gesù, nella sua vecchiaia non faceva altro che ripetere:figliolini amatevi gli uni gli altri. Gli hanno fatto questa osservazione:perché ci dici sempre le stesse cose? Giovanni aveva risposto:perché soltanto questo é importante: che vi amiate gli uni gli altri.
La chiesa che é il luogo privilegiato dell’amore di Dio non é soltanto la chiesa di Gesù Cristo.
E’ la chiesa convocata dal Padre il quale attira a se tutti i figli dispersi per farne i suoi figli, il suo popolo.
E’ la chiesa guidata dal Figlio per volontà del Padre per attirare tutti a se quando sarebbe stato elevato sulla croce, per portare tutti al Padre.
E’ la chiesa luogo privilegiato dove lo Spirito di Dio é presente ed attivo e porta a compimento l’opera del Padre e del Figlio.
San Cipriano già nei primi secoli della chiesa diceva della chiesa: “popolo di Dio adunato nella unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. La chiesa allora é questo popolo di Dio.
Cercate di capire!
La chiesa non é il papa e non sono i vescovi e non non sono i preti. Questi sono i servitori per i membri del popolo di Dio che hanno tutti la dignità e la libertà di figli di Dio. Se il papa vuole salvarsi deve avere la dignità che hanno tutti i battezzati, deve avere la libertà che viene dallo Spirito di Dio. Più di tanto non si ha. Più liberi non si é.
Dove c’é lo Spirito ivi c’é la libertà:
la libertà dalla soggezione,
la libertà dalle creature umane,
la libertà in mezzo agli eventi,
la libertà di dire “sì” o “no” anche a Dio.
Questo è grande mistero.
Dio ha creato l’uomo e la donna pienamente liberi e nella condizione di dire “no” anche a lui. Non voglio fare quello che tu mi proponi! Nessuno ha il diritto di coartare, di introdursi nella libertà degli altri. Noi siamo gli intrusi quando vogliamo che gli altri facciano come noi vogliamo, quando vogliamo che gli altri ci obbediscano!
Dio non vuole la nostra obbedienza e la nostra sottomissione! Dio vuole che siamo figli pienamente liberi, di dirgli “sì”, di volergli bene, di essere suoi figli, fratelli di nostro Signore Gesù Cristo, di essere tempio vivente dello Spirito e suoi amici. Questo vuole Dio e quindi ci sono molte cose da correggere nella nostra mentalità corrente.
La migliore definizione del papa é questa: “servum servorum dei”, il servitore di tutti. Il vescovo é il servitore di tutti. Quando Gesù ha detto a Pietro: tu voltati indietro, incoraggia i tuoi, voleva dire: aiutali a volersi bene.
Credo – non scandalizzatevi – che il papa Giovanni Paolo secondo abbia veramente ubbidito al comando di nostro Signore Gesù Cristo, alla volontà del Padre, alla ispirazione dello Spirito santo, nel discorso tenuto ai vescovi italiani quando ha detto loro con insistenza e a lungo “amatevi gli uni gli altri”, vogliatevi bene! Non ha imposto direttive. Ha ripetuto soltanto il comando di Gesù. Ha veramente esercitato il suo ufficio di successore di Pietro, di vicario visibile di nostro Signore Gesù Cristo. “Vogliatevi bene!
E i vescovi devono volersi bene tra di loro. Il concilio ha una affermazione tanto sconvolgente che non é ancora entrata nella nostra mentalità. Dice: uno é vescovo per la consacrazione sacramentale che lo costituisce nella pienezza del sacerdozio ma poi, alla stessa condizione, deve essere unito a tutto il corpo episcopale del mondo a cui presiede il successore di Pietro. I vescovi – non scandalizzatevi – non si vogliono bene tra di loro, non pensano che per fare il vescovo bisogna volere bene ai propri fratelli.
Ricordo che, quando ero prete a Tortona, avevo dei carissimi amici. Eravamo veramente una cosa sola al punto che, quando ci chiamavano in diocesi per una predicazione, era indifferente che ci andasse l’uno o l’altro. Ci scambiavamo i così detti “punti” e si partiva. Diventati vescovi non ci siamo più visti, nel senso che non siamo più stati capaci di stare insieme una mezza ora per scambiarci o condividere i nuovi impegni. Ecco il grande peccato. Ecco la grande povertà della chiesa. Ogni vescovo inconsciamente finisce con l’avere la pretesa di fare il vescovo “per suo conto” secondo le sue vedute, secondo la sua preparazione e secondo le circostanze, ma non pensa agli altri.
Questa mattina mi sono trovato nella sacrestia della cattedrale di Monopoli e il primo pensiero é andato al cardinale Mimmi. Nei primo giorni della mia permanenza a Monopoli era venuto a trovarmi colui che sarebbe diventato il cardinale. Non lo conoscevo ma lui già mi considerava un amico e mi ha sempre trattato da amico. Questa amicizia l’ho sentita, ne ho goduto, mi é stata di aiuto. Purtroppo questo non é nella mentalità di tutti i vescovi, perché anche noi siamo delle creature e viviamo di tradizione.
Il vescovo é vescovo perché é stato consacrato ed é vescovo se é in comunione con tutti i suoi confratelli perché il comando di Gesù, rivolto a tutti e in particolare agli apostoli e ai discepoli, é “amatevi come io vi ho amato”. San Pietro insiste: amatevi di un amore vero, di un amore sincero e sovrabbondante. Questa é la volontà di colui, che ha scelto i dodici e li ha costituiti perché continuassero la sua missione nel mondo.
Ma il vescovo – qui facciamo un passaggio- non può essere presente dappertutto. Ho sempre ritenuto, l’ho scritto, l’ho fatto sapere che il problema in Italia non é quello delle piccole diocesi ma le grandi diocesi dove il vescovo non può conoscere ad uno ad uno i suoi sacerdoti e tanto meno può conosce i suoi diocesani. Eppure il vescovo é il fondamento, il perfezionatore della vita cristiana di tutti i cristiani.
Per questo ci sono le piccole comunità nella comunità della diocesi e che si chiamano parrocchie. Ricordo un prevosto milanese che affermava dal pulpito: “qui i papa sono io”. Diceva la più grande bestialità anche se aveva un fine pratico da raggiungere nella sua parrocchia. Il concilio dice con chiarezza: poiché il vescovo non può essere presente in tutte le piccole comunità manda un presbitero il quale rende presente il vescovo e ne fa le veci. Se predica é come se predicasse il vescovo, se amministra i sacramenti é come se li amministrasse il vescovo, se esorta alla carità vicendevole é come se questa esortazione venisse dal vescovo perché rende presente il vescovo e ne fa le veci.
Guida della vita spirituale e della vita cristiana é il parroco. Non esercita bene questa funzione per la sua autorità o per la sua grandezza. E’ anche lui un servitore. E’ il servitore della vostra dignità e della vostra libertà. Un servitore! San Pietro dice espressamente : non siamo i padroni della vostra fede, ma i servitori della vostra gioia. C’é differenza!
Tra di noi viene Dio come Padre.
Tra di noi viene il Figlio come salvatore.
Tra di noi viene lo Spirito Santo che ci dà tutte le certezze, tutte le sicurezze e la gioia.
Tra i doni dello Spirito c’é anche il gaudio. Quale passaggio si é fatto! Se si leggesse e si meditasse il concilio! Purtroppo molto rimane sulla carta. Purtroppo – io l’ho provato con mano- i migliori se ne vanno, si rifugiano dove credono di trovare l’acqua limpida e non si abbeverano alla sorgente che é il vescovo, che é il parroco nella parrocchia che rende presente il vescovo e che ne fa le veci.
Non voglio turbare nessuna di voi. Vi conosco. Conosco il vostro impegno. Ma, ricordate che tutte le spiritualità che ci sono nei movimenti, i gruppi, sono delle grazie ma sono aspetti parziali della vita cristiana.
La vita cristiana é:
dove l’ha voluta il Padre,
dove l’ha voluta il Figlio,
dove é presente ed operante lo Spirito Santo.
Al Concilio ho fatto una osservazione: non sarebbe meglio dire esplicitamente che i religiosi e le religiose appartengono alla chiesa locale? (era una proposta esplicita del vescovo Ferrari) C’é stata la risposta. Pare che il Concilio lo abbia detto con chiarezza. I religiosi da chi ascoltano la parola di Dio? Dai sacerdoti? dal vescovo? Dicevo scandalizzando le suore di Ivrea: voi ricevete il vescovo nel salotto ma non lo volete per una predica, un ritiro o gli esercizi spirituali, eppure il vescovo, da tutta la tradizione cristiana é detto il perfezionatore della vita cristiana. Dove non c’é il vescovo o l’azione del vescovo questa perfezione non può sussistere, non può crescere e svilupparci o essere autentica.
Non turbatevi. Non createvi problemi ma voglio che sappiate le cose come realmente sono e sono molto belle.
E’ bello che il papa il vescovo, il sacerdote siano i servitori per la nostra gioia, per la nostra dignità, per salvaguardare la nostra libertà che é il dono più grande di Dio alla sua creatura umana. E’ bello potere dire di sì o no liberamente. Cogliete bene questa affermazione: in quel momento noi siamo grandi come Dio.
Abbiamo paura del peccato?
I testi della rivelazione dicono esplicitamente che Dio ha un cuore più grande dei nostri peccati. Noi eravamo e siamo ancora molto preoccupati dei peccati. Lo dobbiamo essere, ma dobbiamo annunciare la grandezza del cuore di Dio che é più grande dei peccati. Allora non dobbiamo più cercare le soluzioni per nostro conto, ma dobbiamo semplicemente annunziare con chiarezza e con insistenza, a chi vuole e a chi non vuole- come dice san Paolo – che Dio ci ama, che noi siamo amati da Dio.
Questo é il ricordo del nostro incontro. State in pace e siate liete.
OM 638 oasi 1988