Duomo 18 Agosto 1968 – XI domenica dopo Pentecoste
Tutti insiemi abbiamo ripetuto le parole, sulle quali dobbiamo riflettere per entrare nella nostra celebrazione, per coglierne tutto il significato e portarvi l’attenzione e le disposizioni migliori affinché corrisponda agli scopi per cui la compiamo.
Abbiamo detto: “Dio sta nella sua sacra dimora e nella sua casa accoglie i derelitti”. Il termine “derelitti” può suonare in modo sgradevole, ma in realtà tutti noi siamo in qualche modo degli sbandati, dei dispersi, delle persone che vivono isolatamente per proprio conto. Dio ci chiama, ci accoglie, ci fa stare insieme. La traduzione latina dice, “unanimes”, cioé un cuore solo e un’anima sola. Dunque: quando noi veniamo in chiesa, sempre, ma particolarmente la domenica, e soprattutto per la celebrazione liturgica, dobbiamo pensare che andiamo da Qualcuno che ci attende, da Qualcuno che ci accoglie nella sua casa; dobbiamo pensare che andiamo verso il nostro Dio il quale ci vuole tutti insieme intorno a Se.
Dio abita nella sua sacra dimora. Voi bambini dite: Dio è in cielo, in terra, in ogni luogo. E’ vero, ma Dio è soprattutto dove può manifestare la sua presenza, dove può renderla evidente. Quando veniamo in chiesa incontriamo nel sacro ministro, il sacerdote, chi ci rappresenta personalmente il Signore. Quando veniamo in chiesa troviamo la presenza di Gesù nel tabernacolo. In chiesa c’è la presenza di Gesù perché stiamo insieme. Il Signore ci accoglie nella sua casa.
Quando si viene in chiesa non si viene ciascuno per proprio conto ma si viene come figli di uno stesso Padre, per trascorrere insieme un’ora come fratelli. Nostro Padre Iddio è particolarmente in mezzo a noi che ne accogliamo la presenza e l’invito; è in mezzo a noi che ne ascoltiamo la parola, é in mezzo a noi che accettiamo ciò che vuole compiere. IL Signore ci accoglie come un padre accoglie i suoi figli per dire insieme a loro le sue cose.
S.Paolo a quelli di Corinto dice: “fratelli vi ricordo il Vangelo che vi ho annunziato, che voi avete ricevuto, in cui restate ancora saldi, per mezzo del quale siete anche salvati se lo conserverete così come ve l’ho insegnato”. Che cos’è questo Vangelo? E’ il buon annuncio del Padre nostro, è l’annuncio della nostra salvezza, è l’annuncio della nostra liberazione dalla schiavitù del peccato, è il gioioso annunzio di entrare nella sua casa come figli e non come ospiti.
Questo annuncio si riassume nel mistero centrale della nostra fede: la morte e la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. San Paolo, continua portando le testimonianze della risurrezione di Gesù. Gesù Cristo vive ancora, vive una vita che ha superato la morte. Perché questo vangelo? Perché questo ci riguarda.
Gesù Cristo è morto per distruggere i nostri peccati,
Gesù Cristo è morto per togliere la morte dalla nostra vita,
Gesù Cristo è risuscitato perché anche noi risorgessimo,
Gesù Cristo è risuscitato perché anche noi avessimo una vita nuova.
Intendiamo noi questa parola che il Padre ci rivolge, ogni volta che ci troviamo insieme per celebrare liturgicamente la nostra azione di grazia e di riconoscenza verso il nostro Dio? Viviamo questo vangelo della morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo? Si dice che ogni volta che si celebra la santa Messa si rinnova in mezzo a noi la grazia della morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Intendiamo noi che dobbiamo rimanere in questa grazia e cioè, che tutti i giorni dobbiamo impegnarci a vivere la morte di nostro Signore Gesù Cristo mortificando noi stessi? Che tutti i giorni dobbiamo vivere la risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo rinnovando noi stessi, diventando sempre più buoni, sempre più ricchi di grazia e di virtù?
Ma, come si fa ad intendere la parola del Signore? Ci vuole la sua grazia. Ecco l’episodio del Vangelo di oggi: Gesù apre le orecchie e scioglie la lingua al sordomuto con un gesto simbolico, ripreso nella liturgia del Battesimo. E’ solo Gesù Cristo che ci può aprire le orecchie della intelligenza per intendere la sua parola. Quando veniamo ad ascoltare la parola di Dio dobbiamo metterci in atteggiamento di fede sotto l’azione della grazia. Quando il sacerdote si inchina profondamente davanti all’altare e dice: “Signore purifica le mie labbra perché annuncio la tua parola” noi dobbiamo dire, Signore apri la mia intelligenza perché possa intendere quello che vuoi dirmi, volta per volta.
Perché Gesù scioglie la lingua al sordomuto? Perché, le cose meravigliose che ci comunica quando stiamo insieme nella sua casa, le dobbiamo portare fuori in mezzo agli altri come espressione della nostra vita quotidiana. Gli altri si devono accorgere che siamo venuti in Chiesa perché abbiamo qualche cosa di nuovo, di ricco, di importante da dire non semplicemente con le parole
Pensiamo: Iddio, questa mattina ci ha atteso nella sua casa per dirci la sua parola, e per farcela intendere è disposto ad aprire la nostra intelligenza. La sua parola sostanziale è questa: Gesù è morto e risuscitato. Noi dobbiamo morire al peccato per vivere la vita nuova della sua grazia; noi dobbiamo essere tutti insieme, e partire da qui rinnovati con la grazia del Signore, da portare anche ai nostri fratelli.
Continuiamo la celebrazione del Vangelo celebrando la santa messa: la morte e la risurrezione di Gesù ed esprimiamo la nostra fede recitando insieme il “Credo”.
OM 134 Duomo 68 – 18 Agosto – XI domenica dopo Pentecoste- ore 9