la meditazione del vescovo
La pastorale dei ragazzi 26-29 agosto 1974
Fermiamo la nostra attenzione su tre punti, che possiamo ricavare dalla lettura che abbiamo appena ascoltato e preghiamo lo Spirito Santo che ci introduca nella verità contenuta in questi diversi aspetti della Parola di Dio.
Il primo punto: « Noi siamo Corpo di Cristo. Come il corpo infatti è uno solo e ha molte membra e tutte le sue membra, pur essendo molte, non sono che un corpo solo, così in Cristo»[1] .
E perché? Noi tutti siamo stati battezzati, immersi, vivificati da un solo Spirito, noi tutti siamo stati dissetati con un solo Spirito [2]. Ecco la sconcertante realtà della vita cristiana: essere noi e non più soltanto noi, posseduti, penetrati, vivificati, attraversati da una linfa di vita, che è la stessa che vivifica Gesù Cristo in persona, come dei tralci [3].
Così, come possiamo esprimerci, qualche cosa di Gesù è realmente in noi. Noi siamo in Gesù Cristo [4].
Sussiste, è vero, la distinzione delle persone e quanto, anzi, si fa più evidente, più ricca, più qualificata! Ma sussiste altrettanto vera una misteriosa identità, per cui « non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me » [5].
E ciò che si verifica tra noi e il Cristo si verifica tra noi vicendevolmente perché unico è il Capo in cui siamo innestati, unico è lo Spirito che ci vivifica tutti, unico è il Padre che ci genera in Cristo mediante l’acqua e lo Spirito Santo [6].
Ripeto: sconvolgente realtà! Se la pensiamo bene, dà le vertigini, dovrebbe riempirci di gioia, di stupore, dovrebbe sprofondarci nella adorazione, perché veramente Cristo nel nome del Padre, per mezzo dello Spirito, in noi fa cose grandi, stupende, meravigliose. Se tenessimo presenti queste realtà, come sarebbe meno banale la nostra vita! Come ci perderemmo meno in particolari, che tante volte assorbono i nostri pensieri, i nostri sentimenti e ci rendono così « piccini » e non piccoli, come dovremmo essere davanti a Dio, che si rivela così grande e misericordioso in noi!
Ma ognuno di noi, ecco un altro pensiero, nel Corpo di Cristo è un membro particolare. Il corpo non può essere tutto occhio, tutto orecchio e Dio dispone che ognuno abbia il suo posto e la sua funzione nel corpo.
Intanto questa fondamentale affermazione: è Dio che ci concepisce, che dispone, che ci chiama, che ci accompagna con la sua grazia, che ci offre una missione da compiere nel mondo, che dà uno scopo alla nostra esistenza, a ciascheduno personalmente, per t’edificazione di tutto il corpo. Allora, se lo scopo è l’edificazione di tutto il corpo, non ha importanza essere occhio o piede, ha importanza essere nel corpo, ha importanza soprattutto mantenere il proprio posto nel corpo, rispettare il proprio posto nel corpo e accettarlo con gioia.
Sorge un grande interrogativo: qual è il nostro posto nel corpo? E’ l’interrogativo più decisivo nella nostra esistenza! Se siamo aperti allo sguardo della fede, non è difficile cogliere dalle circostanze in cui è nata la nostra vita, si è svolta e si svolge la nostra esistenza, dai doni di cui siamo forniti, dalle indicazioni che ci vengono, dalle esigenze che ci sono intorno a noi e da altri segni ancora, il piano di Dio, il suo disegno e la sua volontà su ciascuno di noi. Ma dobbiamo sempre mettere la volontà di Dio sopra la nostra volontà, dobbiamo garantire di essere al posto in cui Dio ci vuole, se quel posto è segnato dal sigillo della Croce, dal rinnegamento di noi stessi. Perché quando Gesù chiama nel nome del Padre, con l’apporto e la luce dello Spirito, dice sempre: va’ e vendi ! Lascia! Rinnega te stesso!… [7].
Questo è un indice sicuro di essere nella volontà del Padre e quindi di essere al nostro posto nel Corpo di Cristo.
Terzo pensiero espresso da S. Paolo: « Quelle membra del corpo che sembrano più deboli, sono più necessarie » [8].
Dio è presente nei più piccoli e si pone dalla parte dei più deboli e dei meno considerati. Egli esige che tutte le membra del corpo siano polarizzate verso le più deboli. La tenerezza della carità del Padre passa attraverso il cuore trafitto di Cristo e il fuoco dello Spirito Santo. Bisogna aiutare queste membra deboli ad essere ciò che devono essere e amare questi piccoli con criterio cristiano, senza strumentalizzarli, senza manipolarli. Non bisogna amare i bambini perché sono il domani o l’avvenire ma per quello che sono: cioè bambini e Gesù è in loro; non perché rappresentano un valore potenziale, ma così come sono; non in vista del risultato, ma perché tutti siamo orientati verso i più deboli.
Dobbiamo rispettare, adorare le presenze di Cristo nel mondo. E’ un compito cristiano, è un gesto di grande evangelizzazione! Siamo chiamati a questo.
ST 247 settimana 74
stampa: Rivista diocesana, Settembre-Ottobre 1974, pag. 347-348
Atti della settimana ” La pastorale dei ragazzi” CD- 1974_SETTIMANA
[1] Cor. 12, 12[2] Cfr. 1 Cor. 12, 13
[3] Cfr. Gv. 15,5
[4] Cfr. Gal. 3,28
[5] Cfr. Gal. 2,20
[6] Cfr. Ef. 4,4s; 1 Cor. 12,4ss
[7] Cfr. Mt. 1 16-22, Mt. 16,21-23
[8] 1 Cor. 12,22