Formigosa, 4 Ottobre 1969
Carissimi, a volte si può essere presi dalla tentazione di condizionare la Parola di Dio alle circostanze in cui viene celebrata. Questo non deve avvenire perché la Parola di Dio é di tutte le circostanze, di tutte le situazioni e di tutti gli avvenimenti umani. Semmai, le circostanze ci sollecitano a cercare nella Parola di Dio il senso, le indicazioni, i tesori di grazia che sono certamente contenuti in essa per ogni situazione in cui ci possiamo trovare.
La celebrazione della messa giubilare del nostro vicario in mezzo a voi è una celebrazione che si svolge in un ambiente particolare di fraternità, di amicizia, di rapporti strettamente personali, motivati da varie ragioni, ma tutti nella condizione di poter essere assunti dalla potenza della Parola di Dio.
Mons. Scarduelli sta davanti a noi, con noi, in mezzo a noi come fratello, come amico, come padre.
Il sacerdote é così, specialmente il sacerdote dopo 25 anni di Messa. Ha fatto una esperienza che le cose stanno così ed é certamente maturato in questo senso e, più che e il giorno della prima essa, si sente fratello di tutti, amico di tutti, padre di tutti, proprio per quello che é avvenuto in lui il giorno della ordinazione sacra e per quello che si é ripetuto in lui tutti i giorni, molte volte al giorno, in tante circostanze più o meno rilevanti della sua esistenza.
Il sacerdote é fratello. E’ fratello di quelli che circondano il suo altare, il suo pulpito, il suo confessionale, la sua persona, ma é uomo e avete ascoltato ciò che dice san Paolo: é debole come come voi, porta il peso di una natura come voi , ha bisogno di essere salvato come ognuno di voi, é battezzato nell’acqua e nello spirito per la remissione dei peccati che proviene dal sangue dell’unico nostro salvatore sommo ed eterno sacerdote,Gesù Cristo. E’ la condizione di tutti ed é la condizione del sacerdote. Veramente è allo stesso livello, uguale agli altri, come membro dell’unico popolo di Dio.
Ma, nella persona e nella esistenza del sacerdote non c’è soltanto un elemento di uguaglianza con gli altri. I suoi rapporti con i propri fratelli lo pongono in una condizione particolare, perché egli ogni giorno ha un contatto sacramentale, ha un contatto soprannaturale,ha un contatto di esperienza con nostro Signore Gesù Cristo che ha voluto diventare il primogenito in mezzo a una moltitudine di fratelli che siamo noi.
Il sacerdote ha questa coscienza e, giorno per giorno, acquista sempre di più la coscienza che si realizza nella sua persona la grande parola di nostro Signore Gesù Cristo: vos mei amici estis” . Voi siete miei amici perché qualunque cosa io ho udito dal Padre, l’ho rivelata a voi: a voi che, poi, la dovete rivelare ai vostri fratelli. Allora questa amicizia di cui i sacerdoti sono fatti oggetto da parte di nostro Signore Gesù Cristo e che li impegna a portare a tutti i fratelli le confidenze di Dio, porta come conseguenza il senso della amicizia.
Questa é la condizione particolare del sacerdote e di chi guarda il sacerdote. Vi faccio presente che i rapporti non bastano da una parte sola: devono esser reciproci. Il senso della fratellanza verso il sacerdote che corrisponde al suo sentirsi fratello, deve essere esaltato dal senso di amicizia verso il sacerdote perché i rapporti si maturano nella reciprocità.
Scusate se complico il mio pensiero; E’ una realtà semplice ma non facile da esporre.Chi é amico non può essere solo, deve avere l’altro amico che sollecita la sua amicizia, l’altro che chiede, l’altro che apprezza, l’altro che accoglie e fa maturare la sua amicizia. Così é del sacerdote. Lui, questo dono ce l’ha per la grazia del Signore, ce l’ha per una grazia del sacramento ma, questa grazia, ha bisogno di essere portata a maturazione per una corrispondenza, per una rispondenza – forse é più accettabile – che é propria.
Il sacerdote é padre. Sapete che molte delle affermazioni che fa il vescovo questa sera, – in questa circostanza, ma potrebbe avvenire in qualsiasi circostanza- si prestano ad essere contestate. Che cos’è che non si contesta? Ma, a volte, più che di contestazione, si tratta di difficoltà a comprendere.
Il sacerdote é padre. Ci sono state delle esagerazioni nel presentare la paternità del sacerdote nell’esercizio del suo ministero. E’ un fatto che tocca proprio l’intimo della persona che è rivestita proprio di questo ministero. E’ un fatto ricco di conseguenze e di aspettative.
Voi potete avere migliaia di maestri, ma di fatto ne avete ben pochi. San Paolo dice: io mi sento padre perché vi ho generato.
Che cosa significa, da parte dell’apostolo, dire: “che vi ho generati”? Vuole dire: vi ho generati per mezzo dell’annuncio della Parola di Dio, vi ho generati per mezzo della azione sacramentale, ma vi ho generati soprattutto con il mio amore. E’ il suo amore che ha aperto la via alla efficacia della parola del Signore; é il suo amore che reso fruttuosa la grazia che egli dispensava con l’esercizio del suo ministero; é il suo amore che stabiliva nella carità le chiese, le comunità, che egli andava fondando. Quanto é vero quello che afferma l’Apostolo Paolo! Quanto é reale nella persona di ogni sacerdote che comunica la vita perché dà qualche cosa di se stesso, perché dona se stesso!
Il sacerdote é situato nella condizione di spendersi per gli altri, di farsi tutto per gli altri per portare tutti a nostro Signore Gesù Cristo.
Ecco chi é il sacerdote per noi.
Festeggiare un sacerdote vuole dire, fare rivivere in noi tutti quei sentimenti che sono legati alla fraternità che esiste fra la sua persona e la vostra persona; vuole dire fare rivivere quella amicizia e quella paternità che esiste tra la sua persona e la vostra persona. Non é questo un motivo di festa? E’ un dono di Dio, é un dono della grazia di Dio, é un dono che ci viene da nostro Signore Gesù Cristo e che costa il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, é un dono a cui é legata la nostra salvezza, la nostra santificazione, il valore della nostra esistenza.
Miei cari, nel mondo di oggi, quando si parla di rapporti fraterni di amicizia, quando si parla di padri, di madri, di genitori si é contestati perché, queste cose sono difficili a capirsi. E’ difficile essere veramente fratelli anche quando la carne e il sangue o esigerebbero, é difficile essere veramente amici quando il dovere e il sentimento lo comanderebbero, é difficile essere padri quando i troppi interessi esteriori portano lontano dai propri sentimenti personali.
Quando per la situazione di oggi, la forza con cui si é portati fuori da se stessi, dalla propria persona, dai propri sentimenti, è la forza della organizzazione stessa della società, tutti questi valori non appaiono sufficientemente. Per questo non sono creduti e non sono apprezzati.
Il sacerdote ha rinunciato ad essere il fratello dei propri fratelli di sangue, ha rinunciato alla amicizia che avrebbe potuto scegliere il suo cuore, ha rinunciato ad una paternità naturale. Come frutto della rinuncia, matura in lui una Grazia, acquista il centuplo, e diventa colui che propone autenticamente ed eminentemente quei valori che nel mondo rischiano di scomparire. Li salva, li propone, li mantiene vivi con la sua presenza nella sua persona, nel suo ministero.
Io non sono qui per fare degli elogi. Sono qui per fare una celebrazione, per partecipare ad una festa perciò, quello che ho detto, quello che si verifica in ognuno di noi e nella persona di Mons. Scarduelli, lo portiamo davanti a Dio per ringraziarlo.
OM 255 Formigosa 69 – Formigosa, 4 Ottobre 1969