Suzzara,16 settembre 1968- concelebrazione per il 25° di sacerdozio
Mentre il nostro spirito rimane particolarmente sotto l’influsso di una devozione umana cristiana a causa di tante presenze assenti di coloro che dovevano essere qui a concelebrare con noi, e del coro missionario che si trova in Brasile, noi siamo più potentemente sollecitati ad entrare nel significato delle cose nuove che si compiono nelle nostre chiese: nella chiesa santa di Dio.
Miei cari che cos’è una concelebrazione? E’ una risposta, é una realizzazione del vangelo di Gesù che avete ascoltato: “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me stesso “. In altre parole, quando sarò messo in croce attirerò tutti a me stesso. Vi assicuro che vengono alla mente tanti pensieri dinanzi a questa promessa di nostro Signore Gesù Cristo,
nell’istante in cui, attraverso le nostre persone la rendiamo attuale. Dicendo “noi”, io dico “tutti”.
Perché Gesù Cristo é morto in croce? Gesù Cristo morto in croce é l’ultima tappa del lungo cammino che ha percorso l’amore di Dio per gli uomini: l’amore di Dio di noi! L’amore di Dio che viene incontro agli uomini per salvarli arriva ad esprimersi in questo atto generosissimo, infinito, della morte del Figlio dato per noi, allo scopo di salvarci, e questo scopo di salvarci é ben preciso. Noi siamo santi quando siamo attirati da nostro Signore Gesù Cristo, quando siamo polarizzati da nostro Signore Gesù Cristo, quando siamo incentrati in nostro Signore Gesù Cristo per ricevere dal frutto della sua morte, quindi il frutto del suo amore infinito che è una vita nuova una vita ci compagina tutti come membra del corpo di nostro Signore Gesù Cristo, dato a morte per noi.
In parole semplici: la salvezza che opera nostro Signore Gesù Cristo morendo in croce consiste nell’unificare ognuno di noi nella carità, nello stringerci vicendevolmente nell’amore intorno a Lui, sotto l’azione dello Spirito Santo affinché formiamo un solo corpo perché siamo il corpo di Cristo che é la chiesa, perché siamo la chiesa.
La chiesa é il Corpo di Gesù Cristo. Il Corpo di Gesù Cristo é costituito da tante membra che sono ognuno di noi unito a Cristo e tutti insieme vicendevolmente uniti fra noi in modo da fare una cosa sola. Questa é la chiesa. Questo voleva Gesù Cristo al momento di essere innalzato sulla croce. Questo é il cristianesimo e, noi siamo cristiani quando: lasciandoci animare dalla vita nuova che deriva dalla morte di nostro Signore Gesù Cristo, ci lasciamo animare dalla potenza dello Spirito Santo, il quale diffonde nei nostri cuori una capacità nuova d’amare, per cui siamo uniti nel vincolo della carità per formare tra noi una cosa sola.
Tutto questo: “formare tra di noi una cosa sola” – pensateci concretamente – ci strappa dal nostro egoismo, ci strappa dal nostro individualismo, ci strappa dai nostri interessi esclusivi, ci strappa da tutto ciò che fa di noi un centro, un assoluto, e ci apre invece ad “essere con gli altri”, ci apre ad “essere come gli altri”, ci apre ad “essere per gli altri”.
La persona umana a somiglianza delle Divine Persone, riuscirà ad essere totalmente se stessa quando non sarà riferita a se stessa, al proprio egoismo, al proprio egocentrismo, ma sarà aperta verso gli altri. Da quest’apertura agli altri deriva l’unione tra di noi, deriva che possiamo diventare una cosa sola nella carità e nell’amore; deriva che abbiamo la forza di volerci bene come Cristo ci ha voluto bene, deriva il volerci bene come i figli di un’unica famiglia che riconoscono un unico Padre, il Padre che sta nei cieli. In questo modo si soddisfà anche all’amore di Dio che ci é Padre e non può desiderare niente altro dai suoi figli se non che si vogliano bene fra di loro.
Vedete allora come: il realizzarsi concreto dell’unione fra di noi, come membra del Cristo morto per la nostra salvezza, risponde a quella che noi chiamiamo chiesa e soddisfa ai grandi precetti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo?
Direte, che cosa centra tutto questo con la concelebrazione. Nostro Signore Gesù Cristo dopo che é morto in croce e ha fatto la grande affermazione della sua potenza di Figlio di Dio con la sua risurrezione, é salito al cielo e ha abbandonato visibilmente questa terra, ma ciò che egli è venuto a compiere, per attirare tutto e tutti a se stesso, come può avvenire ancora se non c’é un’azione che si compie in mezzo a noi nei nostri giorni? Gesù ha pensato a tutto. Ha dato alla chiesa il suo Spirito. Lo Spirito Santo è colui che é capace di entrare nel vivo delle nostre persone per aprire le nostre intelligenze a capire le cose di Dio, per sostenere la nostra volontà e il nostro spirito, per entrare nel disegno di Dio.
Gesù Cristo ha dato il suo Spirito alla chiesa – tutti i battezzati, tutti noi – poi ha costituito coloro che, in mezzo ai propri fratelli, devono portare a compimento ciò che egli aveva stabilito con tutto il suo ministero ma particolarmente con la sua passione e morte. Ha costituito i suoi ministri, i sacerdoti, che fanno memoria di quanto aveva egli compiuto. Notate che “fare memoria”, secondo il linguaggio biblico, non é soltanto richiamare alla memoria. Fare memoria è “rendere presente” in modo attuale, efficace, efficiente e quindi operativo, ciò che Gesù Cristo aveva compiuto.
In particolare i sacri ministri devono fare memoria del sacrificio del corpo e del sangue di nostro Signore Gesù Cristo dato per la salvezza. Questo avviene soprattutto nella celebrazione della santa Messa, in qualsiasi celebrazione della Messa dove l’intento di nostro Signore Gesù Cristo é molto più chiaro e più evidente: attirare tutti e tutto a se stesso, per fare una cosa sola intorno a Lui. Questo è più evidente quando la celebrazione anche esteriormente ha questo significato, come quella di oggi dove più sacerdoti intorno al vescovo compiono un’unica celebrazione sacramentale. Quante cose ci sarebbero da dire!
E’ presente un sacerdote che compie i 25 anni di Messa, ci sono altri sacerdoti che ne hanno due o tre soltanto che, con al vescovo compiono la stessa azione insieme. Questi sacerdoti che con il vescovo compiono la stessa azione insieme, che cosa esprimono? Esprimono l’unità. Uno é parroco, un altro é direttore, un altro é vice parroco, ma qui compiamo insieme e non in modo diverso, e non ognuno per proprio conto, la stessa azione.
Guardate la vostra chiesa. E’ piena di altari. Quando c’erano due sacerdoti che dovevano celebrare la Messa contemporaneamente, si mettevano uno di qua e uno di là ognuno per proprio conto, per compiere la stessa azione. Poi si diceva, quante belle messe si contavano! Che cosa sono queste messe? La Messa é un’unica cosa: è Gesù Cristo che per l’azione sacerdotale é in mezzo a noi nella realtà vivente di tutto se stesso. Adesso tutti questi sacerdoti dicono insieme la stessa Messa e voi potete vedere che esprimono fortemente il concetto che nella chiesa nessuno deve andare per proprio conto, ma tutti dobbiamo essere una cosa sola.
Se Gesù Cristo é uno, se il vangelo di Gesù Cristo é uno, se l’eucaristia è una, se il pane di cui ci cibiamo all’altare è unico se unico é il sacerdozio, l’unico sacerdozio è quello di nostro Signore gesù Cristo. Noi ne siamo semplicemente partecipi. Per fare il sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo, noi dobbiamo fare un unico sacerdozio e dobbiamo anche esprimerlo con questa concordanza simultanea di azione che importa un’intenzione interiore, un’unione anche esterna tra noi, come quella che é evidente nella concelebrazione.
Per fare la chiesa santa di Dio, per fare ciò che Gesù Cristo vuole compiere in mezzo a noi per salvarci, é meglio che ci siano dieci preti che vanno ognuno per proprio conto oppure che vadano d’accordo? Se fossero dieci che vanno d’accordo sarebbe meglio o no? Sarà dal fatto, tanto insistentemente richiamato dal Concilio, che i 3000 vescovi della chiesa cattolica formino una sola cosa, lavorino insieme, siano tutti uniti, che deriverà principalmente il rinnovamento della chiesa universale. Sarà dal fatto che tutti i sacerdoti di una chiesa particolare o diocesi formino una cosa sola tra loro, che deriverà il rinnovamento della chiesa particolare.
Rilevo, il rinnovamento non si attua con tanti preti soltanto intelligenti – io oso dire anche non tanti preti soltanto santi, ma con tanti preti che vanno d’accordo tra loro come quando all’altare compiono la stessa celebrazione insieme, così come vedete oggi in questa concelebrazione. Vedete che casa esige nostro Signore Gesù Cristo? Nostro Signore Gesù Cristo esige tutto questo perché anche voi vi amiate. Non solo, Gesù Cristo esige tutto questo per essere più presente, in un modo più evidente, in mezzo a noi.
Alla domanda: vale di più la Messa di un prete santo di quella di un prete meno santo, si risponde comunemente ed é giusto, che vale una Messa come l’altra perché é la Messa di nostro Signore Gesù Cristo. Ma dinnanzi alla domanda: vale di più la Messa di un sacerdote che la celebra isolatamente, per esempio un parroco per proprio conto, e una concelebrazione della Messa, bisogna rispondere per la forza sacramentale che deriva dalla natura dell’ordine sacro, vale di più questa Messa concelebrata, non solo come celebrazione esterna, ma proprio come capacità interna di produrre quell’unità della chiesa che é il traguardo della vita cristiana.
Cari suzzaresi, benedite il Signore, perché questo avviene oggi in mezzo a voi. Veramente da qui prende senso la vostra celebrazione della festa patronale. Veramente in mezzo a voi accade qualche cosa di nuovo che é destinato a portare frutti di salvezza, se entrate nell’intelligenza di ciò che si celebra.
Celebriamo insieme: noi con voi, voi con noi uniti da vincoli di parentela, d’amicizia, di fede e di carità, per essere tutti intorno a Gesù Cristo disponibili: perché ci prenda attraverso l’azione vivificante del suo Corpo e del suo Sangue dato per noi, per fare di tutti noi veramente il popolo di Dio, la comunità cristiana, la comunione dei figli di Dio, persone che si uniscono nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Così sia.
OM 142 Suzzara 68 – lunedì 16 settembre 1968