Una delle realtà più fondamentali della meditazione e quindi una realtà che esige la nostra contemplazione…. é quella della Gloria di Dio.
La Gloria di Dio.
Io vi chiedo un supplemento di buona volontà e io cercherò di essere più semplice che sia possibile, ma almeno potrà sembrare astratto. Comunque non c’é in me la preoccupazione di “mettere le mani avanti, ” ma soltanto il desiderio di essere strumento di comunicazione del significato di questa grande realtà, di questa realtà fondamentale.
La Gloria di Dio, nella Sacra Scrittura designa non qualche cosa di esterno a Dio, ma l’essere stesso di Dio, Dio in persona in quanto si manifesta, si comunica nella sua maestà, nella sua potenza, nello splendore della sua santità, nel dinamismo del suo essere sempre trascendente.
La Gloria di Dio è, la sua incontenibile potenza posta al servizio del suo amore, della sua fedeltà. Per esempio, dietro l’amore di Dio di cui noi sovente parliamo e su cui c’intratteniamo nella nostra preghiera, dietro la fedeltà di Dio che sappiamo indefettibile, sicura, c’é un’incontenibile potenza, c’é una potenza che non si può frenare, perché Dio ci ama e perché Dio é fedele. Questo costituisce la sua gloria. La Gloria di Dio, quindi, é la sua incontenibile potenza al servizio del suo amore e della sua fedeltà.
La Gloria di Dio é una delle categorie fondamentali del pensiero di Dio.
Il fine di tutto il disegno creatore e redentore di Dio é quello di manifestare e comunicare la sua gloria alle sue creature nel suo “Io”.
Ripetiamo. Il fine di tutto il disegno creatore e redentore di Dio é quello di manifestare e comunicare la sua gloria alle sue creature. Questa è l’essenza del suo amore e della sua libertà. Dio é glorificato, cioè Dio è glorioso, Dio manifesta tutto se stesso, comunicando la sua gloria a tutte le sue creature nel suo Figlio diletto.
Il termine gloria in ebraico ha un significato prevalentemente oggettivo. Evoca l’idea di peso, designa essenzialmente il fondamento reale della rinomanza, l’essere del soggetto in quanto fondamento della sua consistenza e della sua stabilità e quindi come attitudine ad agire con efficacia sulle persone e negli eventi.
Stabilità. Consistenza. Ecco che cos’è la Gloria di Dio! Efficacia della sua azione che non può essere impedita da nessuno! E’ capace, potente nel fare quello che vuole.
Viene spontaneo un altro pensiero.
Misuriamo la profondità e l’ampiezza della libertà dell’uomo che può impedire a Dio di agire con efficacia. Grande mistero! Il mistero della libertà si può eguagliare al mistero di Dio.
Il confronto fra la Gloria di Dio e la gloria usurpata dell’uomo che, si esprime in autosufficienza, spirito di dominio, idolatria delle opere delle sue mani -scienza e tecnica- segna il fallimento dell’uomo.
Posto alla presenza della Gloria di Dio, l’uomo sente come un sacro tremore che deriva non solo dalla coscienza della sua impurità morale ma soprattutto dal sentimento della sua fragilità radicale. Autosufficienza, spirito di dominio, idolatria delle sue opere o delle opere delle sue mani? Niente salva l’uomo. Niente dà stabilità all’uomo. Niente dà vera consistenza all’uomo, e l’uomo quando é alla presenza della Gloria di Dio, alla presenza della sua potenza, dell’efficacia della sua azione, é preso da un sacro tremore, non tanto perché si sente moralmente impuro ma in quanto si sente radicalmente fragile.
Dio che manifesta all’uomo la sua gloria, lo fa in definitiva per un tratto di amore e di misericordia.
Alla creatura che, confessa la sua povertà radicale e che si lascia strappare dalla sua autosufficienza, al debole, all’oppresso che riconoscono di non poter far niente da soli, Dio comunica una stabilità, e una potenza che non derivano dalla carne e dal sangue, introducendoli, per così dire, nella sua sfera. In questo modo li rende sacri e intangibili. Egli diventa la loro gloria, la Gloria di Dio comunicata alla creatura umile, povera. Non dimentichiamo mai che la Gloria di Dio é la sua incontenibile potenza che é al servizio del suo amore e della sua fedeltà.
Tutto il destino di Israele antico e del nuovo Israele si gioca intorno a questa presenza divina che, raggiunge il suo apice in Gesù Cristo. Dio ha manifestato la sua Gloria durante tutta la storia dell’Antico Testamento, ma la Gloria di Dio rifulge sul volto di Cristo: “Chi vede me vede il Padre mio”, chi vede le mie opere scopre la gloria del Padre.
Vedere la Gloria di Dio equivale fare l’esperienza della sua potenza salvifica, scoprire qualche cosa dell’intimo del suo essere, attraverso le cose meravigliose compiute nel senso della salvezza, lungo la storia della salvezza.
Tanto nell’antico Testamento come nel Nuovo, non sono però sufficienti ed efficaci le manifestazioni esteriori della gloria, i miracoli dell’Antico Testamento, i miracoli e la stessa risurrezione di Gesù, perché l’uomo riconosca il significato della gloria. Non basta.
Tutto ciò che é accaduto durante l’antico Testamento e nella persona di Nostro Signore Gesù Cristo su questa terra, in particolare la sua risurrezione, non bastano per manifestare la Gloria di Dio. E’ necessario un cuore nuovo e quindi il dono dello Spirito Santo.
Facciamo una pausa. Consideriamo ciò che é accaduto negli Apostoli che hanno ascoltato tutte le parole del Signore, sono stati testimoni di tutti i suoi miracoli, hanno costatato, toccato con mano Gesù risorto eppure non credono nella realtà che é il mistero di Cristo. Al momento della sua ascensione al cielo, gli dicono: credevamo che fosse questo il momento che restituivi il regno di Israele. Guardate a quale distanza sono!
Arriva il giorno di Pentecoste, lo Spirito Santo, si aprono i loro occhi, capiscono tutta la sostanza del mistero della persona di Cristo. Capiscono il senso della sua missione e, paurosi com’erano, hanno il coraggio di andare nelle piazze e lungo le vie ad annunziare Gesù risorto rimproverando i giudei di averlo ucciso.
Ecco, se non c’é in noi una radicale conversione, cioè, un impegno a rivolgerci totalmente a Dio tagliando i ponti con il mondo mondano, con il nostro io presuntuoso ed egoista, lo Spirito Santo non viene in noi perché gli resistiamo.
Lui c’é, lui opera e lui diffonde la capacità di amare nel nostro cuore con il dono di se stesso, ma ci vuole una vera conversione, cioè, bisogna disporci a lasciarlo agire, soprattutto a lasciare noi stessi, che è una grazia ma é anche certo che questa grazia il Signore ce la fa. E’ il pensiero di san Paolo: Se il Padre ci ha dato il Figlio suo come ci lascerà senza una grazia che valga la nostra conversione a lui? Ci ha dato tutto e Gesù Cristo ci ha dato tutto se stesso perché in noi la sua grazia sia efficace, quindi, stiamo tranquilli che il Signore ci dà il dono della conversione. Ma noi per quel misterioso senso della libertà possiamo anche rifiutare.
Quando ci sono questi elementi, la pietà dei credenti si ferma ed é attenta a Dio che si manifesta soprattutto nel Figlio, piuttosto che a ciò che accade. E’ più forte l’ammirazione entusiasta della sua potenza e del suo amore che si manifestano nelle opere, che la gratitudine per ciò che accade.
E’ più forte la contemplazione della gratitudine! Ci sarà anche la gratitudine, ma dinnanzi alla manifestazione della Gloria di Dio é più forte l’attenzione a Dio stesso, l’ammirazione davanti a Dio e a Gesù Cristo, la gioia di costatare che Dio é Dio, essere contenti che il Signore é presente e che Gesù é il messia.
La lode attraverso la quale questi sentimenti si esprimono appaiono come lo scopo di tutti gli interventi di Dio, la ragion di essere della vita umana, il valore supremo della vita. Il tutto concepito a livello contemplativo. Tutto é ammirazione estasiata davanti a un Dio che si rivela soprattutto nel Figlio suo e nel dono dello Spirito Santo, generosità incondizionata e fedeltà assoluta.
Chi può amare di più il Padre se non il Figlio?
E il Padre e il Figlio se non lo Spirito Santo?
Quale generosità incondizionata e quale fedeltà assoluta!
In altre parole possiamo dire: la generosità di Dio é incondizionata perché ci dona il Figlio,
perché il Figlio e il Padre ci donano lo Spirito Santo.
La sua fedeltà, lo sappiamo da tutta la storia della salvezza, é assoluta.
La gloria del nuovo Israele é una partecipazione alla Gloria di Dio che é sul volto di Cristo (2 Cor, 4-6) e il messaggio degli Apostoli é il vangelo della gloria di Cristo che é l’immagine di Dio (2 Cor 4-4)
Ora, dire che Cristo risuscitato vede la gloria o é l’immagine del Padre, equivale dire che in lui il Dio invisibile si manifesta e si rende visibile agli uomini: “Chi vede me, vede il Padre mio”
Il Cristo risuscitato é il nuovo Adamo il quale inaugura una creazione nuova, spirituale, incorruttibile, penetrata da quella gloria divina che il primo Adamo aveva perduto per sempre… La nuova creazione penetrata dalla Gloria di Dio.
La fede pone l’uomo sotto l’influsso positivo di Gesù risuscitato, gli permette di ricevere lo Spirito, il quale lo trasformerà secondo l’immagine di Cristo e lo introdurrà nei segreti di Dio. Quante cose si dicono! Quante meraviglie da contemplare! Quante cose stupende ha fatto Dio e fa Dio per noi! Vuole fare Dio per noi!
Questa trasformazione della natura:
la carne che diventa spirito e gloria in questa vita non é visibile, ma é così oggettivamente reale come se fosse visibile,
talmente reale questa nostra trasformazione, questa nostra possibilità di diventare sempre più spirituali -nel senso della consistenza della nostra vita spirituale – sono così oggettive, queste realtà, che pure essendo invisibili in questo mondo é come se fossero visibili,
se la nostra partecipazione attuale alla Gloria di Dio é già reale, per cui san Paolo scrive che noi siamo già risuscitati in Cristo, sediamo con lui in cielo.
Tuttavia questa gloria non rifulge ancora in noi.
Ciò che appare in noi é la sofferenza, é la morte del Signore non la sua gloria la quale é realmente in noi ma nel mistero. C’è in noi, la possediamo. Ma sappiamo di saperlo? Sappiamo che é reale, che é vera per il dono della fede?
Il cristiano quindi é l’uomo della fede insieme a tutta la creazione, teso in tutto il suo essere in un continuo sorpasso di se stesso verso il “non ancora”, il “ già e non ancora “. L’abbiamo già ma non lo vediamo ancora.
Per san Giovanni, poi, la Gloria di Dio é la manifestazione dell’essere intimo di Dio. E’ la manifestazione per cui, per lui Dio é amore. Vedere la gloria di Gesù equivale la scoperta del suo amore per gli uomini attraverso le opere che egli compie.
Tutti i discepoli di Gesù, noi compresi grazie a Dio, potranno vedere la gloria di Gesù e in lui riconoscere il Padre di una conoscenza che non é solo intellettuale ma che consiste in una partecipazione all’essere stesso di Dio che é amore. Quante volte abbiamo richiamato questo passo della partecipazione all’essere di Dio, ma san Giovanni raggiunge l’essere di Dio che è amore.
Vedete come é ricca questa verità ed é continuamente riportata nei salmi, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
Dio che manifesta la sua gloria compie un atto di umanità, ubbidisce per così dire ad una forza ineluttabile, insopprimibile, irresistibile che manifesta il suo amore, la sua fedeltà al servizio del suo amore e della sua vitalità.
E anche qui e soprattutto qui, che lo Spirito Santo vi illumini, però state raccolti, mantenete il silenzio, fedelmente, perché molta grazia é sospesa sulla persona di ciascheduno di noi per farci contemplare il volto di Cristo che rispecchia la gloria del Padre.