La Madonna della Madia e il Vescovo Romualdo
Monopoli nel 1117: una piccola città fortificata da un solido baluardo di muraglie. Le case si aggruppano intorno a stradette e vicoli tortuosi, con finestrelle anguste come pertugi, ripide gradinate inerpicantisi sui fianchi esterni dei muri, balconcini di pietra, portoni patrizi dagli antri bui, dove cavernose cisterne d’acqua piovana o sorgiva, diffondono gemiti di carrucole e catene cigolanti.
I venti che dominano quel seno di terra semicircondato dal mare, s’intrufolano nelle viuzze, fan mulinello sugli spiazzi, s’incanalano nei vicoli, urtano contro gli ostacoli, s’azzuffano negli angiporti e intrecciano intorno alle case furiose sarabande di streghe.
Un’atmosfera di tregua incombe la notte sul sonno degli abitanti. Verrà il nemico dal mare ? Verrà il nemico dal retroterra? Ciurme di feroci corsari, soldatesche crudeli, assalteranno le mura vincendo col favor delle tenebre, la massiccia difesa dei bastioni e delle torri? Guerre e guerre, dominatori e dominatori si sono succeduti attraverso gli anni e i secoli.
Nel tempo, la piccola città non ha conosciuto che brevi tregue di pace. I cuori delle brune fanciulle palpitano d’inquietudine per l’incerto domani. E forse, agli ululati selvaggi di questo vento invernale, esse tendono l’orecchio con un senso vago d’inquietudine e d’attesa.
16 Dicembre 1117. Le onde s’impennano contro le scogliere, spruzzano di spuma le muraglie, cullano il paese addormentato con una nenia di strepiti cupi. Ma verso la cittadella di cui il normanno Ugo Toute Bone aveva fatto insabbiare il porto per rendere impossibile l’accesso alle grandi navi, non navigano galere greche veneziane e saracene. Di flutto in flutto avanza una strana zattera formata da travi saldamente legate l’una all’altra. E sulla zattera, mantenendosi ritta come se invisibili ali la equilibrassero, posa un’effigie di Madonna dai lunghi grandi occhi, dalla veste e dal manto nero orlato con fasce d’oro. Il Bambino che regge tra le braccia, ha in mano un rotolo di papiro.
Una greca è un santo stanno genuflessi ai lati inferiori del quadro. L’immagine misteriosa procede portata dalle travi, imbocca il porto e scivola sulle acque, via via meno increspate dal flusso e riflusso delle correnti.
Sono certo le preghiere del Vescovo Romualdo che l’hanno tratta sin qui, col suo carico di legno prezioso. Il Vescovo Romualdo, che le cronache definiscono «Santo», ha invocato fervidamente la Madonna, perché gli offra il modo di completare il tempio (già dedicato al culto di Mercurio e di Maja) che è stato da lui ingrandito con l’aiuto di Roberto di Bassavilla, conte di Conversano. Per costruirne la volta non si trovano nelle selve lontane e vicine legnami utilizzabili.
Una voce che ordina di correre al porto, sveglia intanto un pio cittadino. Egli va solo verso la cala, scorge la figura sacra al chiarore della luna che sta montando l’orizzonte; ma invano tenta accostarlesi, immerso nell’acqua che gli sale sino al mento perchè il quadro indietreggia e s’allontana. Allora il pio uomo muove verso la dimora del vescovo: i suoi passi veloci risuonano sul lastricato sconnesso delle straduzze e dei chiassuoli.
Ed ecco, nel pieno della notte invernale, subitamente quieta e serena, suonano a stormo le campane. È un suono di festa. Dietro le finestrelle si accendono luci tremolanti, uomini e donne, vecchi e bambini, si levano in fretta, si vestono, corrono fuori… E tutto il popolo accorre, tra torce e salmodie, verso la rada, ove giunto, il Vescovo cammina nell’acqua agitando il turibolo.
Odor di salsedine e d’incenso impregna l’aria e il quadro avanza, si avvicina, penetra nel cuore della profonda insenatura, rasenta i gradini che salgono verso la cinta.
L’immagine bizantina dal magnetico sguardo venne portata in trionfo nel tempio, il suo dono di profumato cedro del Libano, completò la casa di Dio, mentre, col nome di Madonna della Madia, Ella divenne protettrice di questa città.
Nell’ultima ricostruzione le travi furono raccolte e conservate su un altare. Ancora oggi si mantengono intatte e odorose, col taglio levigato in cui biondeggia l’alburno chiaro.
Ordunque, per le preghiere di un santo vescovo ci giunse, forse dalla lontana Siria, varata da mani cristiane che una divina volontà muoveva, questa dolce Madonna il cui approdo irradia di miracolo e poesia la notte dei tempi.
Elsa Raimondi
“Il Borgo” Agosto 1952 Editore: Soc. APULIA Direttore responsabile IGINIA CAMPANA Reglatrato alla Cancelleria
del Tribunale di Bari al n. 72 Tipografia COLUCCI Via Castelfidardo,1-3 Monopoli