Mons. Carlo Ferrari
” La celebrazione della Messa in quanto azione di Cristo e del Popolo di Dio gerarchicamente ordinato, é il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa sia universale, che locale come per i singoli fedeli” Domenica mattina ai dirigenti parrocchiani dell’unione uomini ho trattato lo stesso argomento che oggi propongo a voi, ed è lo steso argomento che ho proposto anche ai nostri sacerdoti negli incontri vicariali. Noi rischiamo di lasciare passare una di quelle ore della storia della Chiesa, che è decisiva per la sua vita.
Questo rischio consiste nel non dare la dovuta importanza al rinnovamento della celebrazione della santa Messa che é in atto in tutte le chiese. Il rinnovamento della celebrazione della santa Messa non consiste – né principalmente, né secondariamente – nelle modifiche apportate al rito che ormai, dopo neppure pochi mesi non costituiscono più nessuna novità per i fedeli che vanno a Messa. Ormai si può pensare che abbiano fatto l’abitudine anche a questo rito e perciò, per loro, non ci sarà più nessun elemento nuovo da recepire, da fare entrare, quindi, nella celebrazione stessa. Quel rinnovamento del rito é qualche cosa di esteriore. Ciò che importa é quello che é cambiato interiormente.
Qualcuno parla della nuova Messa. Non si tratta di una nuova Messa perché la Messa é quella che é stata istituita da nostro Signore Gesù Cristo. Si tratta del rinnovamento della celebrazione. Il rinnovamento della celebrazione non é quello esteriore dei riti, ma quello interiore del modo di concepire la Messa e del modo di essere presenti alla celebrazione della Messa.
La cosa più importante é il modo di concepire la Messa che ci viene proposto dalla chiesa, nella “Instructio Generalis,” del nuovo messale romano. In questa Istruzione generale, che é una istruzione che riguarda il modo di celebrare la Messa ma che ha soprattutto un valore catechetico e quindi un contenuto dottrinale, c’é una proposta nuova della Messa, c’é un nuovo modo di considerare la Messa, che é quello autentico, che è quello vero.
C’é la definizione della Messa molto lontana dalla definizione dei nostri catechismi: ” La cena del Signore, ossia la Messa, é la sacra assemblea o adunanza del Popolo di Dio che si riunisce insieme, sotto la presidenza del sacerdote, per celebrare il memoriale del Signore”;
Antecedentemente, la stessa Istruzione dice:
” La celebrazione della Messa in quanto azione di Cristo e del Popolo di Dio gerarchicamente ordinato é il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa sia universale sia locale come per i singoli fedeli” Ci troviamo di fronte a una realtà, indicata dalla Istruzione Generale, che cambia totalmente il modo di considerare la Messa. La Messa é una azione di Cristo e del Popolo di Dio; la Messa é la sacra assemblea o adunanza del Popolo di Dio, popolo che sta insieme, popolo che sta sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore.
Il fatto della Messa, nella sua parte visibile, sperimentabile, riscontrabile, è il convenire insieme di coloro che sono animati dalla fede, dalla speranza e dalla carità per celebrare il memoriale del Signore.
La santa Messa è un’azione di Cristo e del Popolo di Dio gerarchicamente ordinato. E cioè, la Messa fosse anche un pontificale, ha come autore Cristo e poi, non soltanto il vescovo, il diacono, il suddiacono i concelebranti, ma anche tutti i fedeli, tutti i battezzati che sono presenti. Quindi l’attore principale e visibile della celebrazione eucaristica é tutta l’assemblea del Popolo di Dio, é il Popolo di Dio adunato in assemblea in quella chiesa, in quel momento per celebrare il memoriale del Signore.
Il Concilio nella Costituzione sulla Sacra Liturgia, a più riprese, ha manifestato la preoccupazione che i fedeli partecipassero in un modo cosciente e responsabile e fruttuoso alle sacre azioni. Qui facciamo un passo avanti. Non é più semplicemente la partecipazione che si poteva intendere dalle parole della Costituzione sulla sacra liturgia. E’ un passo in avanti: non é partecipare ad un’azione che fa un altro, ma é fare questa azione; non é semplicemente una collaborazione data ad un altro, ma é proprio una azione fatta dal Popolo di Dio gerarchicamente ordinato.
Noi dobbiamo stare molto attenti quando usiamo l’espressione Popolo di Dio, come immagine biblica della Chiesa. Quando diciamo Popolo di Dio non dobbiamo contrapporre i laici ai sacri ministri perché anche i sacri ministri, a cominciare dal papa fino all’ultimo battezzato, sono il Popolo di Dio. Hanno bisogno di essere il Popolo di Dio. Guai se non fossero il Popolo di Dio! Non sarebbero Chiesa.
In quanto Popolo di Dio, tutti hanno la stessa dignità di figli di Dio e tutti godono della libertà dei figli di Dio, tutti sono soggetti alla stessa legge dell’amore verso il Padre e verso i fratelli insegnata da Gesù Cristo, tutti hanno la stessa responsabilità di edificare il Regno di Dio. Allora non si possono fare distinzioni tra laici e sacri ministri perché tutti sono membri del Popolo di Dio.
Siamo tutti indistintamente Popolo di Dio, come é stato costituito da Dio, nel quale, mentre tutti godono la stessa dignità di figli del Padre – e non ci può essere una dignità più alta – ognuno ha compiti propri.
Altro é il compito di un padre e di una madre in seno al Popolo di Dio, altri sono i compiti dei sacri ministri in seno al Popolo di Dio, altri sono i compiti di coloro che hanno particolari carismi in seno al Popolo di Dio. Sono compiti distinti che hanno l’unica finalità di costituire sempre meglio il Popolo di Dio, di fare crescere il Popolo di Dio. Dio non conferisce i suoi doni perché ognuno se ne faccia un vanto personale ma perché ognuno li traffichi come talenti a favore di tutti. Ecco allora che, il soggetto della celebrazione é il Popolo di Dio gerarchicamente ordinato!
La “Instructio Generalis” dice, assemblea o adunanza del Popolo di Dio sotto la presidenza del sacerdote, ma l’attore é sempre il Popolo di Dio: il Popolo di Dio in questo momento e in questo luogo, adunato per celebrare il memoriale del Signore, prende il nome di Assemblea, cioè di gente che sta insieme.
Dopo queste premesse dobbiamo pensare a chi ha costituito il Popolo di Dio, quindi donde trae origine il Popolo di Dio, da chi é convocato il Popolo di Dio, da chi é costituito il Popolo di Dio.
Ci troviamo davanti a tutta la storia della salvezza, -che é già stata richiamata tante volte, – alla storia di Dio che ha un piano di salvezza, che ha il proposito, la volontà, di costituirsi un popolo tutto suo, a lui consacrato, separato da tutti gli altri popoli. Questo popolo é anche la sua famiglia, quindi é la famiglia dei suoi figli. Come famiglia, i suoi figli devono volersi bene tra loro. Sapete che anche questa é una espressione per descrivere la Chiesa, Popolo di Dio.
La Chiesa Popolo di Dio é anche Corpo di nostro Signore Gesù Cristo. Lui è il Capo, noi siamo le membra legate da vincoli vitali quindi funzionali e perciò – in un senso ben preciso – da vincoli organici. San Paolo dettaglia tutte queste funzioni: la mano, il piede, eccetera, ma tutte, insieme sono il Corpo e Cristo é il Capo. Vi ho ricordato queste cose fondamentali della Costituzione della Chiesa perché, in ordine alla celebrazione, se noi non comprendiamo questo suo piano, questa sua volontà, noi non entriamo nel significato della celebrazione cristiana della santa Messa, non corrispondiamo alla volontà di Dio.
Dobbiamo sapere, dobbiamo prendere coscienza con chiarezza che non siamo nella Chiesa ognuno per proprio conto senza nessun legame con gli altri, ma siamo tutti uniti per costituire una unica entità che si può chiamare: Popolo di Dio , Corpo mistico, Tempio dello Spirito, vite, gregge, e tutte le altre figure che la Sacra Scrittura ci propone per illustrare qualche aspetto del mistero della Chiesa e che tutte convergono sul punto della unità costitutiva del mistero della Chiesa. Questa é l’origine della assemblea liturgica.
Il nostro stare insieme non avrebbe un valore cristiano se non fosse stato Dio a convocare, a costituire, a volere che noi stessimo insieme come suo popolo, come figli della sua famiglia, come fratelli fra noi. Quindi, precedentemente a qualsiasi altra decisione, noi ci troviamo insieme perché Dio ha l’intenzione, vuole, esige che noi stiamo insieme come membri di uno stesso popolo, come figli di una medesima famiglia, come membra di uno stesso corpo, come tralci di una stessa vite.
Perciò, quando noi ci ritroviamo in chiesa per celebrare la santa Messa, ci troviamo là, non perché la chiesa prescrive l’obbligo di ascoltare la Messa la domenica e tanto meno perché c’é la regola che prescrive la santa Messa e neppure perché sono così fervoroso e tanto animato dalla fede che sento il bisogno di andare alla Messa. Andare a Messa non é una scelta personale, non é una scelta dei fondatori dell’istituto che hanno stabilito quella regola, non é neppure una scelta della chiesa, ma è una scelta di Dio. Dobbiamo ricordare questo: non é una mia decisione, non è una scelta dei fondatori, non é una decisione dell’autorità della chiesa, ma é una decisione di Dio.
In antico, nei conventi si diceva che quando la campana suonava era il Signore che chiamava. Non avevano torto. La campana suona per andare alla Messa? E’ il segno di Dio che convoca il suo popolo. All’origine del fatto che ci troviamo insieme per celebrare il memoriale del Signore ci sta la volontà di Dio. Da questo fatto fondamentale nasce il valore dell’assemblea. Il valore dell’assemblea non é dato dalla chiesa. Il valore dell’assemblea non é neppure dato dalle persone stesse che sono presenti e neppure dalla presenza in mezzo ad essa del sacro ministro, fosse anche il vescovo. Il valore dell’assemblea lo dobbiamo cercare là dove lo abbiamo indicato: nella decisione di Dio.
Il Popolo di Dio é costituito da tutti quei legami misteriosi come sono la fede la speranza, la carità, la grazia , che non si costatano visibilmente e che sono le sue espressioni invisibili.
Ma, il Popolo di Dio non é qualche cosa di astratto. Il Popolo di Dio é formato da persone. Sì. E’ formato da tutte le persone che credono a nostro Signore Gesù Cristo che sono battezzate e da tutte le altre persone che il Signore conosce ma in quanto popolo, deve avere le sue espressioni storiche, concrete, umane, visibili.
Ora, non é possibile adunare in uno stesso luogo tutti i credenti, tutti i battezzati e gli altri che il Signore conosce. Le espressioni visibili di questa unione possono essere una comunità religiosa, una comunità parrocchiale, una comunità cittadina, una comunità nazionale. Capite, però, che a mano a mano che si allarga il raggio geografico meno facilmente percepiamo questa entità. Si percepisce meglio questa entità quando, di fatto, le persone stanno insieme nello stesso luogo.
Uno dei modi, quello più espressivo, quello più intenso, di per sé, è il momento della celebrazione del memoriale del Signore. Qui veramente ci sono le persone dei battezzati e dei credenti che sono convenuti insieme, qui abbiamo una espressione visibile del Popolo di Dio, qui abbiamo un segno intenso ed espressivo di quella entità misteriosa che é il Popolo di Dio. Noi, qui, in questo momento della celebrazione eucaristica abbiamo una autentica, sicura e certa manifestazione della Chiesa.
La più alta manifestazione della Chiesa, nella esistenza storica, si verifica quando il vescovo celebra la eucaristia nella sua cattedrale circondato dai suoi presbiteri. Ci sono manifestazioni che pur non raggiungendo lo stesso vertice – esprimiamoci così- raggiungono la stessa capacità di manifestare la Chiesa. Sono le assemblee liturgiche perché in questo luogo, in questo momento, non manca niente di ciò che costituisce la Chiesa.
C’é il Padre che convoca il suo popolo,
c’é Cristo che edifica il suo Corpo,
c’é lo Spirito che innalza il suo Tempio;
c’é Cristo presente ,che per il ministero del sacerdote parla, offre il suo sacrificio al Padre;
c’é Cristo presente, che ci riconcilia con il Padre e tra di noi.
Queste sono tutte realtà sicure che si verificano con un grado particolare di intensità proprio in questo momento.
Ci sono poi, coloro che credono nel Padre, ci sono coloro che sanno di essere le membra del corpo di Cristo e allora stanno volentieri insieme; ci sono coloro che sono animati dallo Spirito Santo e perciò amano il Padre e si vogliono bene tra di loro. Non manca proprio niente perché ci sia tutta la realtà della Chiesa. Comprendete allora quale importanza ha una assemblea liturgica.
Quanta gente parte dai confini della terra per arrivare a Roma a vedere il Papa! Non dico che sia sbagliato. Tutt’altro, ma deve arrivare a Roma e dire: ho visto il Papa e nella sua coscienza e nella sua fede affermare: “dove c’é il Papa c’é la Chiesa”. Guardate che la Chiesa é presente – io oso dire – in un modo più completo e più evidente in una assemblea liturgica, così che, a quel tale che partisse dai confini del mondo per vedere una manifestazione della Chiesa gli si dovrebbe dire che la vedrebbe meglio in una assemblea liturgica.
Costitutivo della assemblea liturgica non sono soltanto il sacrestano, il sacerdote, i bei paramenti preparati dalle suore!
C’é il Padre, c’é il Figlio, c’é lo Spirito Santo! C’é il Cristo con tutto il suo mistero, e c’é la Chiesa con tutti i suoi ministeri e con tutte le sue membra! C’é tutto il mistero della Chiesa non soltanto in intensità, perché c’é il mistero di Dio e il mistero dei credenti
ma anche in estensione!
Ognuno di noi é convocato da Dio non individualmente senza nessun legame con gli altri. Ognuno di noi é convocato da Dio in quanto deve costituire una sola cosa con i propri fratelli. Allora ognuno di noi non va a Messa per proprio conto, ma per conto di tutti gli uomini e di tutte le donne del mondo, per conto di tutti i credenti, di tutti i battezzati e di tutti coloro che il Signore conosce.
Comprendete che l’importanza della assemblea liturgica non é data dal numero dei presenti? Si sente dire: “che bella chiesata” di gente”! Abbiamo visto una “chiesata” di gente, ma non una Chiesa! L’importanza e il valore di quella assemblea sono dati dal grado di fede, di speranza, di carità di cui ciascuno é animato. Se io sono presente con la fede nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo, con la fede che mi fa abbracciare tutte le donne e tutti gli uomini del mondo, io sono veramente un membro della assemblea liturgica, altrimenti potrei essere un pagano con tutta la mia fede e con tutta la mia religione.
Il valore della assemblea é dato dalla misura di speranza che anima ciascuno e dalla misura di carità che anima ciascuno! Altro che dalla chitarra, altro che canti bit, altro che dai paramenti nuovi, altro che dai tabernacoli lucenti! Le suore, adesso, impegnate nella rinnovazione liturgica, voltano l’altare di qua e mettono il tabernacolo di là. Non sono cose che dispiaciono, ma guai se una superiora pensasse di avere fatto così il rinnovamento della santa Messa! Guai se questo lo pensasse un parroco!
E’ la gente che si aduna. E’ la gente che é costituita principale attore del gesto che si compie. E’ la gente che bisogna rinnovare nella fede, nella speranza, nella carità perché veramente si rinnovi la Messa. Di fatto, è l’assemblea che ha il compito di celebrare il memoriale del Signore. Qui é valorizzato il sacframento del battesimo e si diventa attori della liturgia della santa Messa. Dopo ci stanno bene anche le chitarre, i canti nuovi, eccetera. Di fatto, l’assemblea ha il compito di celebrare il memoriale del Signore.
Che cosa significa celebrare? Celebrare significa fare qualche cosa insieme, in un modo vistoso, con gioia, come conseguenza della buona novella, del lieto annuncio che ha portato in terra nostro Signore Gesù Cristo.
Celebrare in senso cristiano significa compiere quegli atti, prendere quegli atteggiamenti, pronunciare quelle parole, attraverso le quali ci é garantito che la buona novella si verifica in mezzo a noi.
In particolare, celebrare il memoriale del Signore, é celebrare la vita, la morte, la risurrezione, l’ascensione in cielo di nostro Signore Gesù Cristo ed è come dire, celebrare Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo in mezzo a noi. Noi, con la nostra celebrazione, lo rendiamo presente, non perché facciamo delle azioni magiche o dei sortilegi o dei misticismi, ma perché il Signore ha scelto di essere in mezzo a noi quando noi celebriamo il suo memoriale.
Ho detto: il memoriale della sua vita. Che cosa comprende il memoriale della sua vita?
Comprende tutta la vita di Gesù, in particolare la sua vita pubblica, il suo ministero e quindi la sua vita di profeta, di re e di sacerdote.
Consideriamo il punto particolare della celebrazione della parola del Signore.
Noi non celebriamo delle parole. Noi celebriamo Cristo in mezzo a noi, perché è Cristo che parla.
Non c’é un altro momento in cui, la Parola del Signore giunge a noi in un modo più diretto, più intenso, più vivo, più efficace.
Noi non ci troviamo ancora in questo ambito del rito liturgico tanto é vero che, -chissà per quanti decenni ancora-, le suore continueranno a fare prima la meditazione e poi andranno a Messa a celebrare la Parola di Dio. Dovete fare così perché non potete fare diversamente. Sono presenti i venerandi superiori e non dico altro. Non diamo la colpa solo ai superiori. Anche voi non siete capaci di fare diversamente.
E’ certo che una delle mete del rinnovamento della vita religiosa deve essere quella di inquadrarsi in un rinnovamento liturgico. La capacità di inserirvi in un rinnovamento liturgico, comporta anche che non ci sia un momento più importante della celebrazione della Parola, di quanto non lo sia il momento della celebrazione liturgica della Parola di Dio.
Celebrare il memoriale del Signore è: celebrare la sua morte perché é presente Gesù che é morto in croce e in mezzo a noi porta i segni che egli stesso ha scelto, ed offre al Padre gli stessi sentimenti, le stesse disposizioni, lo stesso dolore, la stessa angoscia, lo stesso abbandono del Calvario. E’ sempre lui in persona. Quello che ha fatto in quel momento lo ha fatto per sempre. Il valore di quello che ha fatto in quel momento lo porta sempre con sé.
Gesù presente in mezzo a noi, per la garanzia dei segni sacramentali, é in mezzo a noi col mistero della sua morte, per celebrarlo con a noi.
,Noi abbiamo la gioia di celebrare la morte del Signore! Sì, la gioia! Gesù, morendo, ha distrutto il peccato. Non devo essere contento? Gesù morendo mi ha ridato la vita nuova. Non devo essere contento? Questo é il segno festivo della celebrazione. Vedremo come a tutto questo importi partecipare: come si partecipa alla Parola di Dio con l’ascolto, così si partecipa alla passione di nostro Signore Gesù Cristo prendendo parte e compiendo in noi ciò che manca alla passione di Cristo.
Celebrare il memoriale del Signore significa celebrare la sua risurrezione. Qui i motivi di gioia si comprendono meglio. Sarebbe stata veramente una disfatta, un fallimento se Cristo fosse morto e non fosse risuscitato. In questo sta la novità e l’unicità dell’evento cristiano: Cristo é risorto, Cristo ha vinto la morte, Cristo é padrone della vita, Cristo é sorgente di vita.
Celebrare la risurrezione di Cristo nella attesa della sua venuta. Noi siamo persone in attesa – non in attesa che finisca la celebrazione della Messa! – ma in attesa che il Signore ritorni perché noi, in mezzo a un mondo caduco, in mezzo a un mondo che cammina verso la morte, in mezzo a persone avviate verso questo traguardo, affermiamo la certezza di un’altra vita. Questo é l’aspetto escatologico della celebrazione e della vita cristiana, cioè l’aspetto dell’attesa così espresso:” Vieni Signore Gesù”
L’assemblea non assolve qui tutto il suo compito. Celebrare il memoriale del Signore comporta di celebrarlo “nelle” nostre persone, non “con” le nostre persone. Sono le nostre persone che celebrano. Allora le nostre persone non devono essere come degli spettatori davanti allo spettacolo indicibile della morte e della risurrezione e della venuta del Signore! Noi, come attori, stiamo dentro a ciò che accade, cioè,
dentro alla vita, dentro alla passione, dentro alla morte, dentro alla risurrezione e dentro alla venuta finale di nostro Signore Gesù Cristo.
Le nostre persone sono dentro a questo avvenimento, allora, questo avvenimento che é accaduto per tutti i tempi, accade in questo momento per me, per la mia persona. Accade alla mia persona, così come sono, con questa testa, con questo cervello, con questi occhi, con questo mio cuore, con questi miei pensieri, con queste mie preoccupazioni, con questi miei sentimenti. Le nostre persone sono anche attori di tutto ciò che costituisce la trama di ogni giornata. Allora celebriamo il memoriale del Signore nella trama di tutti gli avvenimenti della nostra esistenza. L’evento di Gesù nella storia della salvezza é presente in particolare, nella celebrazione liturgica della Messa, ma è presente anche in tutti gli eventi della storia degli uomini.
Ecco che si apre davanti a noi l’ambito della celebrazione liturgica che non termina alle pareti della chiesa, ma si estende a tutta la nostra esistenza e alla esistenza di tutti gli uomini. Noi non andiamo in chiesa per conto nostro, allora la funzione del nostro sacerdozio battesimale é di assumere, portare, inserire nel grande evento di Cristo, i piccoli avvenimenti degli uomini. Anche quando gli avvenimenti degli uomini sono enormi ed imponenti, di fronte all’evento di Cristo sono sempre molto modesti.
Poi ci sono le celebrazioni dei nostri eventi: battesimo, prima comunione, cresima, nozze, funerali. Comprendete che, ci si inserisce in ognuno di questi eventi? Sì, anche in quello del battesimo!
Per chi partecipa alla celebrazione della Messa degli sposi, come é concepito il fatto di due giovani che si sposano? Facilmente, ci scapita l’evento salvifico del Cristo
Pensate alla celebrazione delle esequie nella quale si inserisce la santa Messa. La Messa può essere un rito che va per proprio conto, perché i presenti seguono il morto senza nessuna correlazione tra quella morte e la morte di nostro Signore Gesù Cristo, mentre, invece, ci dovrebbe essere un legame di continuità tra Cristo che é morto ed ha assunto la nostra morte: e la morte di ciascuno di noi, e la morte del defunto presente. Ci deve essere più attenzione alla celebrazione eucaristica che al canto del “Libera me Domine”.
Quando queste proporzioni saranno rispettate da parte nostra?
Capite quanto cammino c’é ancora da compiere perché tutte le celebrazioni non siano soltanto sentite, partecipate, commoventi o altro, ma che abbiano le loro giuste proporzioni:
Al primo posto c’è Cristo con la sua morte, la sua risurrezione e la sua venuta e poi ci siamo noi che nella nostra persona e nella nostra vita partecipiamo alla sua morte, alla sua risurrezione e siamo in attesa della sua venuta.
OM 324 suore 70 incontro con le religiose della diocesi