31 Dicembre 78 Ore 17 in S. Andrea
Ci incontriamo e insieme celebriamo il mistero della sacra famiglia di Nazaret, costituita da Maria, Gesù e Giuseppe. Questa celebrazione avviene l’ultimo giorno dell’anno di grazia 1978. In questa celebrazione troviamo dei riferimenti: a quello che avveniva nella casa di Nazaret, a quello che avviene nella casa oggi, a quello che avviene nel mondo, oggi, nella famiglia dei figli di Dio, a quello che deve prodursi nel nostro cuore al termine di un anno di grazia.
La vita nella casa di Nazaret è una esistenza che risponde ad una grande esigenza di natura fondamentale per la vita umana: il padre – in questo caso il padre putativo – la madre, il figlio che tra di loro, ciascuno al proprio posto, hanno un grande amore. Guardando a questa famiglia pensiamo come insieme saranno cresciuti nell’amore; come Maria e Giuseppe saranno cresciuti nella comprensione di Gesù, il Figlio di Dio, che doveva attendere agli interessi del Padre che sta nei cieli e nello stesso tempo non disattendeva agli impegni e ai sentimenti che lo legavano alle persone che il Padre gli aveva poste accanto per la sua esistenza terrena come figlio dell’uomo.
Riferiamo questo quadro alla famiglia di oggi. E’ molto illuminante. Illumina i valori veri che vanno in rovina, che non sono più riconosciuti né dai giovani né dagli adulti, come il rispetto, l’amore vicendevole, la sopportazione, la confidenza. – Quanto e in quale misura all’amore si è sostituito dall’egoismo? – Quanto dell’amore che doveva animare ogni focolare, se n’è andato trasformato in egoismo per le cose da possedere e da godere? Per le persone che fuori della famiglia, forse, contano più di quelle che sono in famiglia?
Non facciamo quadri oscuri al termine di un anno. Ma dobbiamo essere realisti, guardare in faccia alla realtà in cui viviamo e allora con uno sguardo cristiano domandiamoci: ognuno di noi come ha vissuto quest’anno nella propria famiglia, nell’ambiente del lavoro quotidiano? Tutti i giorni di quest’anno ci siamo risvegliati alla mattina, tutti i giorni non ci è mai mancato il pane, tutti i giorni abbiamo avuto un vestito, una casa, i conforti e insieme alle prove anche le nostre gioie.
Però nel mondo in cui viviamo quante persone non hanno potuto entrare in questo mondo perché l’egoismo le ha spente fuori prima di nascere? Quante persone hanno lasciato questa terra in un modo normale e quante altre se ne sono andate in un modo disumano, violento e crudele? Quante persone in questo mondo non hanno avuto il pane quotidiano, un vestito e una casa da abitare? Quante persone non sono state rispettate nella loro dignità e conseguentemente nella grande prerogativa della libertà?
Perché ricordo tutto questo? Per un fatto molto naturale. Se nel mondo ci sono tutte queste situazioni deprecabili, tristi, paurose, disumane, non possiamo essere tranquilli nella nostre sicurezze, nella nostra casa, nel nostro pane, nel nostro vestito. Quale responsabilità ha ciascuno di noi per la situazione di disagio, di carenza, di violenza che esiste nel mondo? Non accettiamo facilmente di avere responsabilità nei confronti di persone che ci sono estranee, che sono lontane, il cui destino, pensiamo che non dipenda da noi.
Miei cari, ogni volta che nell’usare del nostro cibo, del nostro vestito, della nostra casa e dei nostri soldi, si è insinuato un sentimento di egoismo, una passione di possesso al di là del giusto e del legittimo – ed è tanto facile!- ogni volta che il nostro cuore si è chiuso anche di fronte alla notizia più sconcertante,alla quale magari abbiamo fatto l’abitudine, ogni volta che non abbiamo mosso una mano e soprattutto il cuore per essere solidali o almeno partecipi col sentimento alle disgrazie, alla disperazione e all’angoscia in cui si trovano altre creature umane, ogni volta di queste situazioni che ci sono nel mondo, noi abbiamo una responsabilità.
Al chiudersi dell’anno 1978, con la memoria a tutto quello che è accaduto di triste, di disumano, di crudele domandiamoci se abbiamo il diritto,di fronte a Dio e di fronte al mondo, di considerarci delle creature veramente umane, perché abbiamo aperto il cuore a ogni voce che chiedeva soccorso, aiuto, conforto e partecipazione.
Questo è l’esame di coscienza che dobbiamo fare, al termine del nostro anno , al Padre nostro e di tutti gli uomini indistintamente: cristiani e non, credenti e non, – Signore, perdonami, sono passato accanto al mio fratello che era colpito e non mi sono fermato con lui, – Signore, perdonami,, non l’ho circondato della mia benevolenza e della mia comprensione. – Signore, perdonami, tutti gli atti del mio egoismo così duro da sradicare. – Signore come sono lontano dall’esempio che mi hai dato, dall’esempio di tua Madre dall’esempio del tuo padre putativo! – Signore come sono lontano da quella bontà, da quella tenerezza, da quella misericordia che hai rivelato specialmente nel tuo figlio, Gesù fatto uomo!
Nello stesso tempo deve sgorgare dal nostro cuore un sentimento di gratitudine. – Signore, grazie per la vita – grazie per il pane che mangio con tanta indifferenza, – grazie per il vestito che indosso con ostentazione, – grazie per la casa che mi protegge mentre tanti miei fratelli sono indifesi. – grazie Non merito di più anche se mi sono impegnato e sacrificato perchè molti si sono impegnati più di me e hanno fatto sacrifici più grandi dei miei.
Guardiamo al Signore con fiducia, chiedendogli umilmente che l’anno nuovo sia un anno di bontà.
Questo pomeriggio uno dei soliti personaggi che compaiono alla televisione ha augurato per l’anno nuovo molti soldi. Certe espressioni, se ci pensiamo, nei tempi in cui si pronunciano sono quasi blasfeme. Perché non augurare molta bontà, molta comprensione, molto amore, molta pace, molta benevolenza? Perché non augurare che si tolgano di mezzo tutti gli errori e i terrori, e si stabilisca invece in un clima veramente umano?
Chiediamo al Padre di tutte le misericordie che, per mezzo del suo Spirito, trasformi il nostro cuore, lo renda simile a “quello di nostro Signore Gesù Cristo, mite ed umile, perché sia un cuore degno di un figlio di Dio e degno di una creatura umana.
OM 665 31 Dicembre 78 Ore 17 in S. Andrea