Santa Teresa – 28 Novembre 1968 – incontro con i sacerdoti
Ho finalmente l’impressione di poter parlare come sento di dovere parlare con i miei sacerdoti. Quando parlo a tutti è un discorso che si perde. Non si crea quell’atmosfera indispensabile perché sia una comunione di spiriti e una intesa. D’altronde è anche normale che il Vescovo, “che ha voluto attendere un anno, prima di “fare il vescovo”, abbia esercitato questa pazienza. Non è che questa mattina io voglia incominciare un programma o un’azione che non mi sono mai proposto di progettare. Mi propongo soltanto -scusate se parlo di me stesso- di essere in mezzo a voi come deve esserlo il Vescovo.
Per essere in mezzo a voi come deve esserlo il Vescovo, deve condividere con i suoi sacerdoti e deve renderli partecipi dei suoi pensieri più che delle sue preoccupazioni e dei suoi pensieri non tanto quelli strettamente personali che possono confondersi con i suoi punti di vista e possono essere molto lontani dai pensieri di nostro Signore Gesù Cristo per entrare insieme nel pensiero di nostro Signore Gesù Cristo: per scoprire sempre meglio, per approfondire sempre di più, raggiungere la scoperta e la profondità di quelle realtà che debbono costituire la nostra vita, la nostra esistenza, lo scopo della nostra vita e della nostra esistenza: il nostro lavoro, il nostro ministero.
A questo fine mi pare che il primo passo da compiere sia quello di intendersi sulla nostra vita spirituale di sacerdoti. Tutto il resto viene dopo. e molte cose ritenute importanti nel nostro ministero vengono ad una notevole distanza da quel fatto centrale, essenziale, impegnativo, che è la nostra vita spirituale.
Un autore moderno, Baouyer, nella “Introduzione alla vita spirituale”, fa delle distinzioni tra vita religiosa, vita interiore e vita spirituale, e porta le motivazioni per distinguere questi tre modi di concepire una determinata esistenza che ha dei rapporti con Dio e delle ripercussione nella persona e nella vita umana.
Insiste nel dire che la vita cristiana è una vita spirituale nel senso che nasce si svolge, matura, dà i suoi frutti nell’intimo della nostra persona, ma non in un isolamento d’interiorità chiusa, ma in una spinta di relazioni intime che incominciano, molto nel profondo di noi stessi, proprio alla radice di noi stessi, dove si compie l’opera creatrice di Dio e dove appunto s’incontra Dio: dove s’incontra il Dio cristiano, il Dio della rivelazione. Quindi il Dio vero che è un Dio personale. Quindi la vita spirituale è questa messa in opera, questo svolgimento, questo compimento dei nostri rapporti personali intimi con le divine Persone: il Padre il Figlio e lo Spirito Santo.
Tutti quelli che mi hanno sentito predicare durante tutti questi mesi di permanenza, penso che abbiano sollevato dei punti interrogativi e anche qualche punto esclamativo, ascoltando tanti pensieri che ritornano sempre e dove, normalmente, c’entra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Qualcuno certamente e legittimamente ha pensato: ma cosa capisce la nostra gente del Padre del Figlio e dello Spirito Santo e dei nostri rapporti con loro? della conseguenza che, se il Padre il Figlio e lo Spirito Santo sono una cosa sola anche noi dobbiamo essere una cosa sola tra noi? Tutte speculazioni! Non dico che abbiate pensato proprio così, ma poteva venire anche legittimo di pensare in questo modo.
Vorrei proprio incominciare a fare il Vescovo, cioè a fare il sacerdote con voi, da queste considerazioni: il fatto che determina il nostro tipo di esistenza: è la rivelazione, è che Dio si è messo in comunicazione con noi per dirci quello che è, che vuole essere, che fa, quello che vuole fare per noi. Questo, Dio, lo ha fatto in un determinato modo, che non corrisponde ad un punto particolare, ad una preferenza, ad una mentalità, ad un sistema, ad un criterio. Possiamo dire a ragion veduta. Ha fatto così perché è così Iddio: è Padre è Figlio è Spirito Santo; e si è rivelato così, perché è così, noi lo dobbiamo accogliere come è.
Il fatto più impegnativo, da parte nostra, diventa quello di accogliere Dio, dal momento che si è rivelato, quindi di ascoltarlo di accettare la sua volontà sprattutto accettare che egli entri con tutto se stesso nella nostra esistenza Ripeto: dobbiamo accettarlo come è: si è rivelato attraverso i fatti prima che attraverso le parole: attraverso ciò che ha compiuto: si é rivelato Padre, si é rivelato Figlio, si é rivelato Spirito Santo.
Questo noi non possiamo ignorarlo. Non possiamo neppure soltanto saperlo, ammetterlo, crederlo globalmente una volta per sempre e poi comportarci e operare come se questo fatto di un Dio solo in tre Persone non fosse una cosa attuale, imminente, che si impone momento per momento in tutto ciò che è spirituale, in tutto ciò che è religioso, in tutto ciò che ha rapporto con Dio. In tutto ciò che pensiamo, in ciò che facciamo per noi, in ciò che facciamo per gli altri, non siamo mai in un rapporto con Dio che non sia Padre,Figlio e Spirito Santo.
Non c’è mai un momento: né quando diciamo l’Ave Maria, né quando diciamo l’Ufficio, né quando celebriamo la santa Messa che Dio non sia Padre, Figliolo, Spirito Santo.
Ne viene di conseguenza che il mistero trinitario non è qualche cosa di astratto, qualche cosa di molto profondo appunto perché mistero dei misteri, mistero incomprensibile, talmente alto e profondo da doverlo lasciare da parte; in pratica è quasi ignorato, lasciarlo allo scuro o accennato soltanto in qualche momento della nostra predicazione, della nostra catechesi, tanto per ricordare a noi e agli altri che questo mistero esiste.
Questo è il mistero dei misteri in quanto è presente in tutti i misteri della nostra fede, in tutti i momenti della nostra vita spirituale e della azione spirituale che noi svolgiamo in mezzo ai nostri fratelli. Questo non è indifferente.
Vorrei essere capace, io, di comprenderlo bene, vorrei essere capace e lo sarò per la grazia del Signore: qui c’è la grazia che agisce in questo momento, c’è la forza della rivelazione che è attuale in questo momento, di fare capire l’importanza di questo fatto per la nostra vita spirituale e per lo svolgimento dei compiti che noi abbiamo nella Chiesa.
Permettete qualche espressione per metterci di fronte ad un certo realismo.
E’ più importante avere presente tutto questo nella nostra vita spirituale, nell’esercizio del nostro ministero da proiettare, da far entrare nella vita dei nostri fedeli, -ne dico una grossa, addirittura ereticale – che fuggire il peccato mortale, che affermare una verità di fede,per esempio il primato del romano pontefice,il sacerdozio ministeriale. Tutte queste cose sono talmente legate l’una alle altre che non se ne può toccare una senza toccare le altre ma, secondo il nostro modo di concepire, secondo la nostra possibilità e capacità di esprimerci, non è niente un peccato mortale di fronte al fatto che nella nostra vita non siano operanti,presenti il Padre il Figlio lo Spirito santo, perchè tra loro non può non esservi il peccato e non può essere distrutto il peccato se non c’è questo rapporto, che noi con tutti gli arrangiamenti possiamo attribuire a Dio indeterminatamente, senza riferirci al Padre al Figlio allo Spirito Santo.
Ma, se Dio è fatto così !
Per giungere al punto di strappare gli uomini dal peccato mortale si è mosso il Padre,prima, ed è una lunga storia; si è mosso il Figlio, ed è una storia che si conclude in croce, è in movimento lo Spirito Santo, e se questo non fosse accaduto, e se questo non fosse ancora attuale, noi saremmo ancora nei nostri peccati e non esisterebbe nessun sacerdozio e tanto meno il sacerdozio ministeriale.
Mi premerebbe tanto fare capire, Mi premerebbe saperlo per mio conto, in modo pratico, vitale, esistenziale, concreto, come tutto questo deve essere inteso, e vorrei che queste affermazioni, che sono affermazioni della Rivelazione, fossero così presenti nella nostra mente da entrare profondamente e concretamente nella nostra vita.
Dinanzi a tutti nostri problemi, a tutte le nostre difficoltà, a tutto quello che ci può preoccupare, la preoccupazione più grande deve essere quella di impegnarci in una fedeltà incondizionata all’Essere di Dio, prima che al piano di Dio: all’essere di Dio come si è manifestato in quel piano, che ha stabilito per il raggiungimento della nostra salvezza.
Ci credete? Non so se ci credete e non so che valore possa avere la mia affermazione: ci credete che questa è la mia preoccupazione più grande? Non per giustificarla ma per avvalorarla, questa mia preoccupazione: prendete prima di tutto Gesù Cristo nei vangeli: la sua preoccupazione è farci conoscere il Padre, è affermare che chi vede lui vede il Padre, la sua preoccupazione è di garantire, assicurare ai suoi che non sarebbero rimasti soli perché il Padre sarebbe venuto, il Figlio sarebbe venuto con il Padre, avrebbero fatto dimora in loro, perché sarebbe venuto un Altro.
Prendiamo una preoccupazione riflessa più umanamente:san Paolo. Quale è la preghiera di S.Paolo quando piega le ginocchia, lui prigioniero di nostro Signore gesù Cristo, perché il Padre dia a tutti l’intelligenza di capire l’altezza, la profondità, la lunghezza, la larghezza del mistero di Dio? Il mistero è qui. Il mistero di Dio si incentra in nostro Signore gesù Cristo, ma è il Padre che vuole incentrare tutto in nostro Signore gesù Cristo, è l’azione dello Spirito Santo che riporterà tutto a nostro Signore gesù Cristo.
San Paolo si accontenterebbe che i santi, i fedeli, quelli cha hanno ricevuto il dono della fede, fossero introdotti nella pienezza della conoscenza del mistero. E’ perciò è una preoccupazione divina manifestata in nostro Signore gesù Cristo. E’ una preoccupazione apostolica.
Per portare avanti il mio discorso e renderlo più corrispondente allo schema che vi è stato consegnato chiediamoci insieme: che rapporto esiste tra il mistero eucaristico, che pare debba stare al centro della nostra attenzione, quest’anno per una indicazione particolare, ma poi sempre, è il mistero trinitario. Lasciatemi aprire, per introdurmi, con qualche pensiero.
Il mistero eucaristico noi lo abbiamo spersonalizzato, analizzato in tutti i suoi elementi sacramentali, più o meno in quelli ecclesiali, ma abbiamo lasciato in ombra soprattutto l’elemento personale, vivo, concreto, storico, il fatto storico a cui è legato il mistero stesso.
Abbiamo tirato fuori la materia, la forma, eccetera, cose giuste, esatte, vere. ma ci siamo fermati troppo a questi elementi di definizione, di precisazione intellettuale e abbiamo lasciato in ombra Gesù Cristo, inviato dal Padre perché compia l’opera affidatagli per la salvezza degli uomini: distruggere il peccato con la sua crocifissione liberarci dal peccato con il suo sangue versato per noi , che con il Padre manderà lo Spirito, perché ci introduca nella mistero della morte e risurrezione di Gesù Cristo come è celebrata da Cristo stesso nell’ultima cena, come è celebrata nella persona di Cristo quando attuerà ciò che ha anticipato nella figura, nel sacramento, e che ha la sua continuazione nella celebrazione eucaristica e nel mistero eucaristico.
Gesù Cristo. nel mistero eucaristico, sacrificio -sacramento, è dato al mondo, dato per la salvezza del mondo, è dato come espressione dell’amore infinito per il mondo, “sic Deus dilexit mundum” dal Padre che lo dà attualmente, in ogni istante, specialmente, precisamente, sicuramente in pienezza sovrabbondante, nel momento in cui si celebra il mistero eucaristico, perché a quella azione istituita da Dio, Iddio ha legato la sua presenta e la sua azione salvifica.
Il cristianesimo prima di essere gli uomini che vanno verso Dio, è Dio che va verso gli uomini.
L’atto centrale della vita cristiana, a differenza degli atti di culto di tutte le altre religioni, è prima di tutto qualche cosa che discende, è prima di tutto il dono del Padre. Prima di essere noi ad offrire il suo divin Figliolo al Padre, è il Padre che lo offre a noi in quel mistero, in quell’azione sacramentale, in quella celebrazione liturgica che ripete, rende presente, il dono del Calvario.
Se direttamente il sacrificio eucaristico è segno della presenza di gesù Cristo. -non dico indirettamente perché non si può dire – con la stessa immediatezza è il segno della presenza del Padre, e non solo per la ragione che le Divine Persone sono inseparabili, ma per la ragione che lì si compie qualche cosa da parte del Padre, : ci dona il suo Figlio, mette il suo Figlio in mezzo agli uomini, lo stabilisce primogenito di tutta la creazione e primogenito in mezzo a una moltitudine di fratelli.
Gesù Cristo che è presente nel mistero eucaristico: non è presente secondo un presenza configurata da un certo modo di pensare devozionale, da un certo modo di pensare intimistico. Anche i libri di pietà non è che dicano delle cose sbagliate, ma unilaterali, incomplete, questo sì : l'”Imitazione di Cristo” – non per disprezzarla – i colloqui, il “tu per tu” con nostro Signore Gesù Cristo, tendono a stabilire una unione intimistica con nostro Signore gesù Cristo, lì presente, imprigionato nel tabernacolo.
Ma, Gesù Cristo è vivo. “Io sono il pane vivo” ed essere vivo non è semplicemente che pulsa il cuore e circola il sangue, che l’anima è unita il corpo; essere vivo, per gesù Cristo, é essere nella realtà di tutta la storia legata alla presenza in mezzo agli uomini del figlio di Dio fatto uomo.
Quindi è tutto il suo mistero, sono tutti i suoi misteri, ed è soprattutto il mistero più profondo della sua unione con il Padre, , del suo rapporto con il Padre, della sua relazione personale con il Padre, per il fatto di essere una cosa sola con il Padre, .
Nel mistero eucaristico c’è questa spinta verso il Padre, , questa attrazione del Padre, che viene attraverso nostro Signore gesù Cristo: “Nessuno viene al Padre, se non per mezzo di me” “nessuno viene a me se il Padre, non lo attira”. Questo avviene ininterrottamente, attualmente, in un modo certo, in questo mistero ineffabile della concretezza sacramentale della presenza di Dio in mezzo a noi: nella presenza eucaristica del corpo e del sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Quindi ci sta l’intimità dell’unione con nostro Signore Gesù Cristo ma è determinata dal Padre, , è illuminata dalla missione dello Spirito Santo, è compiuta da nostro Signore gesù Cristo. Non si può isolare Gesù Cristo dalla sua realtà personale, dalla sua realtà storica, dal suo essere di Figlio di Dio unito al Padre, nel vincolo infinito dell’amore dello Spirito Santo.
Ciò che compie nostro Signore Gesù Cristo nel mistero eucaristico, sacrificio-sacramento, lo compie secondo il beneplacito della sovrana libera volontà di Dio, cioè, essere il punto di ricapitolazione di tutto e di tutti, ricapitolazione che compie il Padre, che vuole ed ha stabilito il Padre, : l’azione di renderci conformi a se stesso perché partecipiamo del suo essere di figlio, perché anche noi in Lui, nel Diletto, siamo figli del Padre, . Tutto questo che compie nostro Signore Gesù Cristo nell’azione sacrificio-sacramento eucaristico è una azione eminentemente trinitaria e ci riferisce, ci lega, ci coinvolge nei rapporti delle divine persone.
Non dobbiamo dimenticare che tutte le azioni sacramentali ma in particolare l’azione del sacramento della eucaristia è il culmine -una parola che il Concilio ha messo in voga – della missione dello Spirito Santo.
L’opera del Padre, continua, il Figlio continua l’opera del Padre, , ma è venuto il momento che l’opera del Padre, e del Figlio è “presa in proprio”,data, affidata, allo Spirito Santo, il quale compie la unione nostra a Gesù Cristo il quale compie la sua Pasqua, il suo passaggio dalla morte alla vita.
Rispettiamone intendiamo bene quelle espressioni della Teologia che parlano di appropriazione,di attribuzione, eccetera. Sono espressioni che potrebbero sminuire la realtà. La Rivelazione è così decisa. La missione dello Spirito Santo è così essenziale, che non si può ridurre. Come accettiamo la missione del Figlio compiuta nei giorni della sua vita terrena, così dobbiamo dare consistenza e accettare la consistenza della missione dello Spirto Santo che si svolge attraverso la Parola, attraverso i segni sacri e, in particolare, ha il suo culmine nell’azione del sacramento della eucaristia.
Chi ci unisce a nostro Signore Gesù Cristo e attraverso nostro Signore Gesù Cristo al Padre?
Chi ci fa partecipare al mistero della morte di nostro Signore Gesù Cristo che distrugge in noi il peccato?
E al mistero della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo che introduce in noi una nuova vita e fa di noi i figli di Dio?
Chi ci unisce, per conseguenza, a tutti i figli di Dio, ai fratelli di cui Gesù Cristo è il primogenito se non lo Spirito Santo?
Noi possiamo semplicemente, pensare anche così: tutto questo è vero anche se noi non lo pensiamo, tutto questo avviene anche se noi non ci diamo importanza. Ma, se noi non siamo conformi al pensiero di Dio, se noi non siamo in sintonia precisa, perfetta per quanto possibile, con quello che Dio sta compiendo, dov’è la nostra fedeltà a Dio, al cristianesimo?
Ecco, ho fatto l’introduzione così come mi e venuto. Ho detto alcuni pensieri che reputo non solo importanti ma fondamentali. Sono i primi pensieri, debbono essere le prime preoccupazioni, debbono diventare gli elementi di fondamento della nostra vita spirituale, devono diventare le linee maestre della nostra azione di ministri.
Lasciate che, per l’intercessione della Madonna, che certamente è in mezzo ai discepoli di nostro Signore Gesù Cristo, lo Spirito ci introduca nella pienezza di queste verità.
Cerchiamo di frenare, di mettere fuori se fosse possibile, tutto quello che ci può preoccupare e parere importante. Vediamo un po’ se ci possiamo ridurre in questi orizzonti di Dio per la nostra vita spirituale e per il nostro ministero.
OM 170 ritiro 68 – Ai sacerdoti – a Santa Teresa – 28 Novembre 1968