4 novembre 1982 in Duomo, concelebrazione
Carissimi, la Chiesa oggi ci fa pregare il Cristo, perché conservi nella sua Chiesa lo spirito che ha animato san Carlo Borromeo e affinché il volto evangelico di Cristo risplenda nella sua Chiesa. Lo pirito che animò san Carlo é lo spirito di dedizione di cui parla Giovanni nella prima lettura e di cui riferisce Giovanni nel vangelo: io sono il buon pastore e do la vita per le mie pecore.
L’atteggiamento del dono: é l’atteggiamento di Dio nella storia della salvezza, é l’atteggiamento di Gesù Cristo autore della salvezza, é l’atteggiamento dello Spirito del Padre e del Figlio che per antonomasia, é chiamato dono. Sono pensieri che ripeto sovente, però hanno il pregio di condurci alle cose essenziali, alla realtà essenziale della nostra fede.
Il Padre dona. Dona come creatore, dona come salvatore mandando il Figlio suo nel mondo.
Gesù si dona liberamente per fare la volontà del Padre; Gesù ha il potere di dare e di riprendere quello che dà. Gesù si dona perché é buon pastore, non é mercenario, non fa i propri interessi. Gli interessano le pecore. Noi siamo l’oggetto del suo interesse.
Il momento della vita spirituale nel quale si scopre d’essere l’oggetto dell’amore di nostro Signore Gesù Cristo é il momento decisivo che porta con sé la grazia della conversione, la grazia di seguire nostro Signore Gesù Cristo ed é il momento in cui é operante in noi lo Spirito Santo, il dono per eccellenza.
E’ lo Spirito Santo che ci fa capire.
E’ lo Spirito Santo che ci introduce nella intelligenza del mistero nascosto nei secoli passati.
E’ lo Spirito Santo che ci fa conoscere che Gesù é il salvatore del mondo, colui che vuole la mia salvezza.
Tutto questo si realizza eminentemente nella celebrazione eucaristica, che é la continuazione sacramentale, sensibile della storia della salvezza.Su questo altare il Padre ci dona il Figlio. Su questo altare il Figlio ci dona la parola del Padre, il suo copro e il suo sangue. Su questo altare lo Spirito Santo realizza questo dono nella illuminazione della divina parola e nella trasformazione del corpo e del sangue di nostro Signore Gesù Cristo.
Abbiamo, allora, una indicazione molto precisa per la nostra vita di cristiani. L’atteggiamento essenziale della vita del cristiano é quello di donarsi e non di ricevere. Di ricevere, s’intende, perché tutto é dono di Dio, ma per diventare dono deve intonarsi al movimento della storia della salvezza, deve donarsi come Gesù Cristo si é donato. Concretamente il cristiano deve vincere l’egoismo, la comodità, l’interesse per donarsi.
San Carlo ha fatto così. Una cosa straordinaria e umanamente incomprensibile é il fatto di essere morto a meno di cinquanta anni e di avere portato a compimento una mole di attività inconcepibile. Ha visitato varie volte le diocesi di Milano, di Bergamo e una parte della nostra diocesi allora unita a Brescia, il Canton Ticino fino a Disentiz. Veramente si é “speso” perché ha capito il movimento della economia della salvezza, ha capito lo Spirito del suo pastore Gesù Cristo, ha capito l’esigenza della vita cristiana e la esigenza del suo ministero.
Preghiamo perché nella Chiesa rimanga sempre questo spirito di san Carlo e rifulga sempre in tutti, ma particolarmente nei pastori il volto di Colui che é l’autore della salvezza, nostro Signore Gesù Cristo
OM 702 San Carlo 82
Duomo, concelebrazione ore 18 per l’onomastico del vescovo Carlo