Orientamenti pastorali e linee operative
emersi dalla Settimana di pastorale
e proposti dal Vescovo alla diocesi
Carissimi,
accompagno con la mia approvazione il documento «L’Eucaristia che ci fa chiesa ». E’ un semplice tentativo di riassumere alcuni aspetti dei contenuti dell’ultima Settimana di Pastorale e di stabilire alcune linee operative nella continuità delle Settimane precedenti.
Come ho osservato altre volte, il documento non sostituisce gli Atti e le indicazioni non costituiscono una meta. Specialmente le lezioni riportate negli Atti debbono essere oggetto di studio serio ed attento per tradurle in vita e in azione: la nostra vita spirituale e particolarmente la nostra catechesi ne debbono risentire fruttuosamente.
Riguardo alle indicazioni operative mi pare che, sia venuto il tempo di non poter più rimandare dei precisi impegni vicariali per l’età dell’ammissione ai Sacramenti, per la nuova impostazione della catechesi e per un vero ed esteso catecumenato in preparazione del matrimonio.
Ai pericoli che incombono e già dilagano di scristianizzazione non si può ovviare con altri mezzi che non si identifichino con una autentica, seria e adeguata evangelizzazione.
La salvezza viene da Cristo e dal suo Vangelo: oggi deve essere chiaro più che mai.
Di cuore vi auguro buon lavoro e vi benedico, vostro
CARLO FERRARI Vescovo
Mantova, Ognissanti 1975
L’eucaristia che ci fa chiesa
La vita cristiana è comunione di Dio con gli uomini e degli uomini tra loro. Questo è il cuore della vita della Chiesa. Ha la sua origine nell’iniziativa libera di Dio, si realizza in un lungo e graduale processo di sviluppo sotto la fedele azione di Dio e per la risposta dell’uomo nel mondo e nella storia.
Questa realtà è emersa come il discorso di fondo delle precedenti settimane pastorali (v. Crescere nella Chiesa, doc. 1974), nelle quali abbiamo riflettuto su forme e modi diversi che la comunione assume nelle varie componenti della comunità ecclesiale: « la comunione » del presbiterio, « la comunione » tra sacerdoti, religiosi e laici, la famiglia espressione tipica della comunione ecclesiale, che è divenuta la scelta privilegiata dell’azione pastorale della nostra chiesa.
La « settimana pastorale » di quest’anno ci ha portato a riflettere sulla Eucarestia come fondamento della vita di comunione, come anima della comunità e come anima di quella convergenza verso l’unità che è presente, in varie forme e a vari livelli, in tutto il mondo di oggi.
La celebrazione eucaristica ci è apparsa come paradigma della comunità-comunione. Celebriamo l’Eucarestia per rendere presente la Chiesa per la salvezza del mondo. Attraverso l’Eucarestia impariamo qual è la Chiesa che Cristo vuole. La celebrazione dell’eucaristia ei ricorda secondo quale logica occorre essere fedeli alla comunità che l’eucaristia edifica. I fedeli infatti, sono tenuti ad esprimere nella loro vita e a manifestare agli altri il mistero di Cristo crocifisso glorioso, e la genuina natura della Chiesa.
1. L’assemblea liturgica manifestazione del mistero della Chiesa
La riunione dei cristiani in assemblea per la celebrazione del culto divino, e specialmente di quello eucaristico, è un segno biblico: indica il convenire insieme attuale dei cristiani convocati da Dio per l’ascolto della Parola e la celebrazione dei sacramenti della salvezza.
L’assemblea liturgica manifesta il volto autentico della Chiesa. Le stesse leggi presiedono all’assemblea liturgica e alla vita della Chiesa.
– L’assemblea liturgica riunisce i figli di Dio per farli partecipare ai beni di Cristo, ai suoi misteri, specialmente alla sua morte e risurrezione mediante la comunione al suo corpo e al suo sangue, e per farli partecipare alla vita dei fratelli, ai loro bisogni, alle loro sofferenze, ai loro doni, in solidarietà di destino con la vocazione di ciascuno e di tutti.
– L’assemblea manifesta la Chiesa come corpo differenziato, gerarchico. I carismi e i ministeri, nei quali Cristo è presente e operante sono diversi: il Vescovo presiede a pieno titolo, perché inviato da Cristo e successore degli Apostoli; i Sacerdoti in sincera e piena comunione col Vescovo lo rendono presente e ne fanno le veci nelle diverse comunità; i Diaconi servono al Vescovo e si affiancano ai presbiteri per la cura del popolo di Dio con particolari ministeri; i fedeli hanno ciascuno il loro dono e il loro compito: esercitano un vero ministero liturgico come ministranti, accoliti, lettori, commentatori, membri del coro- esercitano un ruolo attivo con le acclamazioni, le risposte, la salmodia, le antifone, i canti nonché le azioni e i gesti e l’atteggiamento del corpo.
– Ogni celebrazione liturgica, anche se avviene all’interno di comunità piccole, povere e disperse è sempre la celebrazione della
Chiesa intera. In essa è sempre coinvolto l’intero popolo di Dio perché è presente Cristo per virtù del quale si raccoglie la Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica.
– La celebrazione liturgica è sempre annuncio e proclamazione della morte e risurrezione del Signore perché si attui per mezzo del sacrificio e dei sacramenti l’opera della salvezza nel tempo e nella storia.
2. Le implicazioni della celebrazione eucaristica nella vita della Chiesa
Dimensione dialogica
La dimensione dialogica nell’Eucarestia-comunione manifesta che la comunità cristiana è e deve essere una nella molteplicità. Ciascuno è chiamato ad essere se stesso e a fare la parte sua, ma in quel tutto che è l’assemblea liturgica e in quel tutto che è la Chiesa, senza atteggiamenti di isolamento e di chiusura sia nella celebrazione della Messa sia nella vita del popolo di Dio.
Questo non significa che preti e laici, credenti e non credenti sono sullo stesso piano. Tutti siamo figli di Dio, ma ciascuno con la propria fisionomia e con la propria funzione che non può mai essere compromessa nel dialogo. Sbaglierebbe per esempio il sacerdote che nell’assemblea liturgica e/o nella vita quotidiana, per amore di identificazione con il suo popolo, rinunciasse a svolgere il ruolo di sacerdote. Dialogo con tutti non significa né livellamento né proselitismo. E’ indispensabile che ciascuno mantenga chiara la sua visione e la sua proposta e che in essa si identifichi.
Dimensione politica
La dimensione « politica » dell’Eucarestia-comunione deriva dal fatto che il servizio di Dio e il servizio degli uomini, lungi dall’escludersi, si iscrivono integrandosi all’interno della stessa economia di salvezza. L’Eucarestia, di cui la Chiesa continuamente si ciba (e deve cibarsi) è l’espressione e la fonte della carità che Dio comunica nel suo Figlio e provoca chi se ne ciba al servizio del mondo. Gesù è venuto perché abbiamo la vita e l’abbiamo in abbondanza. E’ venuto per promuovere l’uomo, per migliorare la qualità della vita e di tutti i rapporti umani.
L’Eucarestia ci ricorda che la vita è un dono da spendere affinché la vita degli uomini cresca verso la sua pienezza (cf. parabola dei talenti) e la redenzione si compia in tutte le dimensioni del vivere personale e associato. « Questo è il mio corpo che per voi è dato »: è il cuore della Buona Novella, il principio di una vita nuova che cresce nel tempo e sboccia nell’eterno. Se la dimensione « politica » della Buona Novella non ha ottenuto in passato la considerazione che meritava, lo dobbiamo ad una lettura del Vangelo troppo frammentaria ed episodica, depauperata del suo riferimento essenziale all’Eucarestia e a una concezione individualistica del vivere cristiano non riferito alla nuova ecclesiologia del Vaticano II, che ha come centro la celebrazione eucaristica (cf. Introduzione al Messale .
Dimensione escatologica e penitenziale
L’Eucarestia descrive una comunità in continua tensione verso il compimento escatologico. La presenza eucaristica, per quanto reale e profonda, è pur sempre sacramentale, cioè non del tutto soddisfacente per la nostra realtà sensibile, e rimanda al grande banchetto della vita eterna come al suo ultimo compimento.
Anche la comunità eucaristica non è mai del tutto evidente, del tutto soddisfacente; è soggetta a limitazioni; può essere anche sopraffatta; non ha mai finito di purificarsi e di costruirsi.
La comunità cristiana pertanto ha sempre bisogno di penitenza, non solo per riconciliarsi ma per crescere nella vita di comunione; deve gerarchizzare nella fede i valori in base ai quali si costruisce: non l’interesse, la simpatia, la convergenza delle idee e delle aspirazioni, ecc. sono il valore supremo, ma il disegno di Dio in Cristo, che ci vuole uniti in un solo corpo.
L’Eucarestia, memoria della morte e della risurrezione del Signore, mette i credenti in comunione con l’Agnello che toglie il peccato del mondo. L’ « atto penitenziale » che ha luogo nel rito di apertura della celebrazione della Messa, è il momento più esplicito della dimensione penitenziale della celebrazione eucaristica, realizza l’incontro della comunità con il Padre che accoglie e perdona e porta a compimento l’opera di salvezza, la comunione degli uomini con Lui e degli uomini tra loro.
3. Alcuni orientamenti pratici
Poiché la formazione di una comunità cristiana animata dalla fede e sollecita di animare il mondo con lo spirito cristiano, ha come radice e cardine la celebrazione della Sacra Eucarestia, è necessario che la partecipazione dei fedeli alla celebrazione dell’Eucarestia sia sempre più consapevole e attiva. Si richiede per questo un’opera illuminata e perseverante di catechesi e di responsabilizzazione.
Pertanto:
Si richiamino le norme, già emanate, circa la catechesi con cui la parrocchia, per il ministero dei genitori e dei catechisti, deve preparare fanciulli, giovani e adulti ai Sacramenti del Battesimo, della Penitenza, dell’Eucarestia, della Cresima, del Matrimonio. Tale catechesi deve guidare alla scoperta e alla comprensione degli elementi che entrano nella costituzione della Messa e dei segni osservando non tanto il loro simbolismo naturale, ma considerando piuttosto il valore espressivo proprio che essi hanno assunto nella storia dell’antica e della nuova Alleanza. Allo scopo di aiutare i fedeli, secondo le età e le condizioni a penetrare il mistero di Cristo nella sua ampiezza e nella sua unità come sono espresse nella liturgia, siano promosse settimane (corsi) bibliche e liturgiche sotto la guida della Commissione diocesana per l’educazione alla fede e per la pastorale liturgica.
– La partecipazione comunitariamente attiva all’Eucarestia sia stimolata e favorita all’interno della celebrazione stessa:
– da uno studio serio del contenuto dottrinale di « Principi e norme per l’uso del Messale »;
– da un attento, costante e graduale impegno nell’evidenziare le diverse funzioni del sacerdozio ministeriale e del sacerdozio comune, nel dare ragione dei ruoli che si svolgono in dialogo nell’unità della celebrazione;
– dalla valorizzazione dottrinale ed effettiva dei diversi ministeri (ministranti, accoliti, lettori, commentatori, ecc.) esercitati nella celebrazione eucaristica;
– da didascalie sobrie e ben preparate per iscritto, che spieghino i singoli momenti che costituiscono la Messa e come questi si inseriscono nella vita;
– dalla formazione liturgica di coloro che frequentano abitualmente la Messa feriale, perché, assimilando sempre più profondamente il significato dell’Eucarestia-comunione, diventino gli animatori della Messa festiva e della celebrazione del giorno del Signore;
– dalla valorizzazione del significato degli spazi di silenzio indicati dal rito;
– dal buon uso della creatività e dell’adattamento nell’ambito espressamente previsto dalle norme della celebrazione.
-La celebrazione eucaristica, memoriale del Cristo donato per tutti, esprima e accresca la fraternità che da essa scaturisce. Si dia il dovuto rilievo, durante il rito della preparazione dei doni, alle offerte in denaro e ad altri doni per i poveri e per la Chiesa, come segno tangibile della disponibilità, di chi crede e celebra l’Eucarestia, a donarsi per i fratelli.
-La celebrazione eucaristica esprima e accresca la corresponsabilità dei fedeli nella promozione delle opere pastorali della parrocchia. Si richiamino le indicazioni per la formazione dei Consigli pastorali parrocchiali, dei gruppi di giovani e di adulti, di famiglie che veramente siano comunità di chiesa e prendano parte alla realizzazione delle scelte pastorali parrocchiali.
– La preparazione alla partecipazione comunitaria alla Messa può essere favorita in molte situazioni dalla riduzione del numero delle Messe festive. Sia a livello parrocchiale sia a livello vicariale, si faccia un’analisi attenta del numero delle Messe in rapporto alle vere esigenze dei fedeli, che devono riscoprire la dimensione fraterna del giorno del Signore e della celebrazione eucaristica.
-La partecipazione dei fedeli alla liturgia della Parola sia facilitata anche dal decoro dei segni e dei gesti con cui si celebra (lezionario, ambone, incenso, ecc.) e dalla distribuzione significativa dei ruoli (commentatore, lettore, antifonario, salmodiante, coro, canto dell’assemblea, ecc.); dalla sufficiente perizia e dalla buona testimonianza del lettore; dal buon funzionamento degli strumenti che permettano a tutti un facile ascolto. Perché anche l’omelia, che è parte integrante dell’azione liturgica, assuma i movimenti e le caratteristiche della celebrazione e quindi sia azione di tutti, sia preparata comunitariamente dai sacerdoti e, dovunque possibile, dai laici; sia fedele al testo biblico, ponendosi al servizio della parola di Dio, non di opinioni teologiche o personali, e al contesto liturgico; sia insieme fedele all’uomo, nella situazione concreta della comunità in cui si celebra, secondo il principio dell’alleanza che si rinnova nell’Eucarestia.
-Si tenda ad evitare il più possibile, mediante un’appropriata catechesi ai fedeli e una graduale sperimentazione, di celebrare simultaneamente i sacramenti dell’eucaristia e della Penitenza; si instauri la prassi di celebrazioni penitenziali mensili o in ricorrenze particolari in cui, per la presenza di più sacerdoti, i fedeli possano accedere con frutto al sacramento della Riconciliazione secondo le indicazioni del nuovo rito. I sacerdoti del Vicariato siano disponibili ad aiutarsi reciprocamente per queste celebrazioni.
– Le Messe per gruppi particolari, idonee per approfondire e intensificare la vita cristiana e l’impegno pastorale delle persone che ad essi appartengono, siano celebrate secondo le norme emanate dalla Congregazione per il culto divino in data 15 maggio 1969. I gruppi si raccolgano a celebrare queste Messe di solito nei giorni non festivi al fine di essere disponibili ad animare la celebrazione eucaristica domenicale della parrocchia (vedi norme del nostro Vescovo in R.D. 1969, pag. 133-4). In modo particolare si consideri l’opportunità di altre celebrazioni liturgiche (celebrazione della Parola, della Riconciliazione, ecc.); la celebrazione sia preparata con cura e si svolga di solito nel luogo sacro con la dignità che si addice ad un’azione sacra. Nelle celebrazioni liturgiche il sacerdote o il diacono che presiede indossi la cotta sulla talare o la tunica (camice).
-Rilievo particolare tra le Messe per gruppi con la debita preparazione e autorizzazione assumono:
– la celebrazione eucaristica domestica nella vita dei gruppi familiari: come segno che l’eucaristia è il compimento di una autentica vita di famiglia e insieme porta a vivere più pienamente la vita di famiglia;
– la celebrazione eucaristica nell’assistenza degli ammalati: occasione privilegiata per accostare Cristo che vive il mistero della croce per la salvezza del mondo nella persona dell’ammalato e per adempiere al precetto di Cristo che vuole essere visitato in quelli che soffrono. Per favorire l’incontro più frequente degli ammalati col Cristo eucaristico e la sua comunità si studierà l’opportunità di conferire nella nostra Chiesa ai laici il ministero di portare l’Eucarestia agli ammalati. br>
ST 256 Settimana 75
Stampa: Rivista Diocesana Settembre- Ottobre 1975 Pag. 381-387
Atti della settimana su CD -1975 SETTIMANA -in archivio Ferrari