dialoghi con le “ex giovani” di A.C. di Monopoli e Fasano
Lo Spirito Santo
ci dà la certezza di essere figli di Dio
Oasi san Giovanni Battista -Fasano di Puglia
Siamo qui in un clima di preghiera, di grazia e di grande misericordia. Io e voi non finiremo di ringraziare il Signore di farci vivere questi giorni della vita della sua Chiesa. Sono giorni meravigliosi e noi non ce ne accorgiamo.
Scusate se mi rifaccio ai ricordi lontani. Negli anni trenta io studiavo ancora teologia e dogmatica. Ieri si chiamava “scoglio” il capitolo dove si parlava del Corpo mistico di nostro Signore Gesù Cristo e c’era una nota marginale che rimandava a Columba Marmion in “Cristo vita dell’anima”. Oggi abbiamo la grazia di dire: Padre, Figlio, Spirito Santo, nostra vita.
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Non c’é una vita cristiana legata unicamente a Gesù Cristo.
Gesù Cristo é nel Padre.
Gesù Cristo viene dal Padre.
Gesù Cristo é rivolto al Padre.
Gesù Cristo é nel Padre e il Padre é in lui
e noi per l’azione dello Spirito santo, che é l’amore in persona del Padre e del Figlio, siamo uniti a loro.
Non c’é una vita cristiana separata dal mistero di Dio. Mistero che é la pienezza dell’amore, si esprime in modo personale, diretto, concreto, tra il Padre e noi che siamo i figli di Dio, tra lo Spirito Santo e noi che abbiamo la certezza di essere figli di Dio. Questo é meraviglioso ed é reale. San Giovanni dice:- quello che é, veramente non lo sappiamo ancora, ma lo vedremo quando saremo dinnanzi al Padre “faccia a faccia” non soltanto in un atto di contemplazione ma in una esistenza nuova, creata definitivamente in noi, da Dio che é amore.
Che Dio sia amore non é un attributo, non è una prerogativa di Dio. E’ un evento. E’ qualche cosa che accade. E’ Dio che ama in questo momento la nostra persona perché la nostra persona é il punto di arrivo, il termine, il punto di convergenza dell’amore che é Dio stesso: Padre, Figlio, Spirito santo. Così è, se ci facciamo illuminare convenientemente dall’azione dello Spirito Santo in un modo sacramentale, cioè vero, concreto, sensibile, comunicato a noi dai sacramenti della iniziazione cristiana.
E’ lo Spirito Santo che, attraverso la sua presenza garantita dai segni sacramentali, ci dà la certezza di essere figli di Dio,
E’ lo Spirito Santo che ci introduce in tutte le realtà,
E’ lo Spirito Santo che si stabilisce tra Dio e noi
E’ lo Spirito Santo che ci introduce nel vortice dell’amore: che il Padre ha per il Figlio, che il Figlio ha per il Padre, che lo Spirito Santo comunica a noi. San Paolo dice: l’amore con cui Dio ama é diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci é stato dato.
Questa é la vita cristiana. Questo é il tesoro.
Il vangelo ci dice che l’uomo avendo scoperto il tesoro in un campo, vende tutto quello che ha, ritorna e se lo assicura. Perché lo assicura? Perché ha il coraggio e la forza di vendere tutto quello che ha. Per assicurarsi il tesoro bisogna essere capaci di vendere gli “averi”, di liberarsi dal potere. Quello che Dio non ha mai sopportato, é unicamenteil peccato di idolatria. “Io sono il Signore e non ve ne é un altro”.
Ogni volta che il suo popolo si rivolge agli idoli, Dio si ritira dal suo popolo, lascia cadere sul suo popolo i castighi più impressionanti, più misteriosi, più difficili da giustificare. Però, possiamo dire, permette tutti i peccati. Sapete quale condotta morale aveva Davide, tuttavia é un uomo secondo il cuore di Dio perché non si é mai convertito agli idoli. Il suo Signore é sempre stato il suo Signore.
L’idolo di oggi sono i soldi e per amore dei soldi, gli uomini e le donne sono disposti a vendere l’anima al diavolo. Il grande male , la idolatria dei nostri giorni sono i soldi. E a Dio non basta un certo distacco, bisogna arrivare ad un distacco effettivo. Il monaco americano che ha scritto “Il segno di Giona”, ad un certo momento si domanda – il superiore gli aveva donato una macchina per scrivere- : “se non sto attento c’é pericolo che il mio cuore sia attaccato all’interesse e non a Dio”. Quindi é indispensabile uno sforzo di vigilanza per conservare la libertà del cuore.
Il nostro cuore é di Dio e deve essere di Dio. Voglio dire: non importa lavorare, importa eliminare dalla nostra vita la idolatria. De Maitre, un grande scrittore francese, parla della intelligenza che racconta favole al nostro cuore. La nostra intelligenza immersa nella mentalità e nel culto di oggi – ripeto, mentalità per cui per il danaro darebbe l’anima al diavolo – può raccontare delle favole al nostro cuore, ai nostri sentimenti. Se non stiamo attenti, se di tanto in tanto non compiamo qualche atto di distacco effettivo dai soldi, rischiamo di diventare idolatri ed é più depravante l’attacco ai soldi, in confronto all’attaccamento alle persone.
Le persone hanno una loro dignità. I soldi sono delle cose ed essere schiavi delle cose é veramente la schiavitù. Questo non é sufficientemente avvertito. Di questo non abbiamo sufficiente timore. Abbiamo paura di un pensiero poco bello, di un sentimento che potrebbe diventare disordinato. Non abbiamo paura di possedere i soldi, molti soldi, sempre più soldi e non pensiamo che questa é l’ idolatria che ci fa perdere: il tesoro di essere amati dal nostro Dio, il tesoro di sentirsi persone sicure di essere amate. I soldi non ci amano. Le persone possono anche amarci. Dio ci ama sicuramente e il suo amore compie in noi opere stupende, meravigliose. Un peccato è, non godere di questi doni di Dio.
L’abate Marmion nelle sue lettere ci mette in guardia dalle cose e dalle persone. Potete anche appoggiarvi alle persone e alle cose, ma non per riposare, non per starci dentro per il godimento che ne proviene. Un fiore, un tramonto, gli occhi di un bambino, una persona cara non sono un male. Sono un dono, però non dobbiamo metterci nella condizione che diventino un bisogno. Sì ad un godimento, ad una soddisfazione, ma nò ad un bisogno! In questo sta il pericolo che la intelligenza racconti favole al cuore.
Allora mettiamoci e rimaniamo sotto l’azione dello Spirito santo, che é il solo a darci il gusto, la soddisfazione, il piacere, la gioia delle cose belle che ci sono anche in questo mondo perché sono i doni di Dio per noi.
Noi siamo delle persone amate. Io sono una persona amata – scusate la confidenza – ma così una persona non si accorge di diventare vecchia. Io vengo volentieri in mezzo a voi, non soltanto perché il clima mi fa bene, ma mi fa bene soprattutto che molte persone mi vogliano bene. Qui ho la gioia di costatare che il bene che io voglio a loro dal 1952, é ricambiato.
Scusate anche questo: domani é l’anniversario della mia consacrazione. Quanti anni sono passati ed é come ieri! Quanti anni sono passati dal mio primo incontro con voi nella cattedrale di Monopoli sotto lo sguardo della madonna della Madia! Ricordo che allora , dopo aver salutato con l’ecclesiale “sia lodato Gesù Cristo” vi dissi: “ecco, adesso avete ascoltato la mia voce. Io imparerò ad ascoltare la vostra voce. Vogliatemi bene nel nome del Signore. E’ tutto, dal 1952 al 1988!
Dite niente come questa sia una misericordia del Signore? Come questa sia una grazia? Come questo sia un segno tangibile della tenerezza del Signore che ha avuto per ciascuno di noi? Pensiamoci. Riflettiamo e ringraziamo il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e la Madonna.
La Madonna non é grande in se stessa. I così detti “mariologi” che esagerano a volte parlando della Madonna non fanno mai riferimento, come lo é di fatto, al Padre che ha scelto la Madonna ed ha effuso verso di lei tutta la potenza, tutta la grandezza del suo amore, come canta Maria stessa.
Non fanno nessun riferimento al Figlio. E’ la madre del Figlio di Dio! Madre vera che conservava nel suo cuore tutti gli avvenimenti della vita di Gesù Cristo, e li meditava e li comprendeva sotto l’azione dello Spirito Santo che l’aveva adombrata per renderla madre del Figlio di Dio.
Rivolgiamoci a Maria e preghiamo, perché ci dia la grazia grande e profonda della ricchezza e della bellezza dei giorni che viviamo, delle scoperte che, per l’azione dello Spirito Santo, sono avvenute nella chiesa di cui viviamo e che godiamo. Questo costituisce il fondamento della nostra vita, della nostra gioia, della nostra felicità eterna.
OM 637 Oasi 88