La parola del Vescovo
Miei cari sacerdoti,
mi rivolgo specialmente a voi che siete la pienezza del mio Sacerdozio e perciò il prolungamento e il completamento di ogni mia attività pastorale: quindi sempre per primi dovete conoscere le intenzioni e le iniziative del vescovo le quali intanto avranno una realizzazione in quanto saranno da Voi accolte e tradotte in azioni di ministero. Mi rivolgo anche ai laici impegnati in compiti apostolici, perché sono sempre più gli indispensabili collaboratori del nostro ministero, sia per la loro vocazione di cristiani, sia per il mandato che ad essi affidiamo. Anche loro devono sapere ciò che il Vescovo intende fare, come pure devono disporsi a farlo nella più perfetta sintonia e con l’apporto della parte più ricca di se stessi.
Quando intraprendiamo un discorso un po’ impegnativo è utile rifarsi al punto di partenza da cui sappiamo di muoverci e al punto di arrivo a cui tendiamo: è questione di concretezza e di chiarezza. I due punti sono contenuti in questa concisa espressione dell’indimenticabile Mons. Monterisi: « trasformare la religiosità delle nostre popolazioni in vera religione».
Chi ci guarda dall’esterno potrebbe avere l’impressione che da quasi dieci anni ci dibattiamo tra questa realtà e questa meta o con una presunta campagna contro gli idoli di « pezza» (e alcuni ci hanno creduto!) o con una esclusiva attività catechistica.
Voi che mi siete più vicini avete ben avvertito che la preoccupazione più viva è sempre stata quella di scoprire e immetterci nelle correnti più autentiche della vita della Chiesa, oggi.
C’è un criterio divino a cui si deve attenere il Vescovo come gli Apostoli: « Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà in nome mio, Egli vi insegnerà ogni cosa e vi suggerirà tutto ciò che io vi ho detto » (Giov. XIV, 26). Ora è più che evidente che lo Spirito Santo, sia attraverso il Magistero sia nei movimenti più autentici che si sono determinati negli ultimi tempi, riporta, se così è lecito esprimersi, la sua Chiesa verso le fonti più pure della vita cristiana.
L’istruzione religiosa, I’azione liturgica, I’apostolato biblico sono nettamente al centro delle preoccupazioni dei Pastori della Chiesa: è a queste sorgenti che la vita religiosa e morale dei fedeli attinge un rigoglio sorprendente.
E’ il mistero della vita cristiana che tende a imporsi in tutta la sua efficienza divina: è il Mistero della Salvezza che viene comunicato « cristiana mente » agli uomini.
Attraverso una comprensione razionale e un contatto soprannaturale, si arriva a inserirsi nel piano dell’azione di Dio che ci salva.
Il Magistero annuncia la Salvezza; la Liturgia rende attuale ed operante il Mistero della Salvezza; la Bibbia ne contiene la trascendente storia. Sono tre espressioni della vitalità della Chiesa, le quali come elementi di una stessa vita né si possono separare, né si può prescindere dalla loro unità complementare: il Magistero attinge al contenuto della Bibbia e ha una efficacia quasi sacramentale; la Liturgia rende attuali i grandi avvenimenti biblici ed ha una portata pedagogico-didattica; la Bibbia a sua volta, custodita e proclamata dal Magistero, trascende il tempo e possiede di per se una sua forza di salvezza.
Voi ricordate che nel nostro primo incontro dell’Ottobre 1952 ci siamo intrattenuti per tre giorni a commentare la «Mediator Dei»; poi abbiamo celebrato le «Settimane Liturgiche» e forse non è capitato neppure una volta che ci vedessimo e non ci fosse un richiamo a tenere vivo, ad approfondire e sviluppare ciò che era stato seminato una prima volta.
Ci sono più che dei semplici indizi per affermare che il Catechismo si va realmente interiorizzando. Questa attività primaria del nostro ministero non solo ha evidentemente progredito come organizzazione e come apparato didattico, ma tende esplicitamente a formare oltre che a istruire.
E’ frutto della mente metodica dell’Ufficio Catechistico, più ancora del vostro animo aperto e zelante e di una mai abbastanza apprezzata e lodata collaborazione dei catechisti; ma in tutto è presente l’azione della grazia di Dio, che proviene dall’Altare.
Ora mi pare che tutto sia disposto perché il Libro di Dio possa essere accolto e capito. E’ accaduto nelle Chiese cristiane che la Liturgia abbia fatto sentire il bisogno della Bibbia e la Bibbia abbia spianato la strada a un ritorno alla Liturgia; il primo fenomeno si è verificato tra i Cattolici; il secondo è in atto tra i Protestanti.
Noi perciò non facciamo altro che ubbidire al senso del movimento della grazia oltre che delle esigenze della logica. Del resto la « tre giorni» del Febbraio dello scorso anno, gli Esercizi Spirituali a cui avete partecipato nella quasi totalità avevano già lo scopo di prepararci più immediatamente a rivolgere il nostro interesse alla Bibbia.
L’esperienza in corso dei «foglietti festivi» coi temi di predicazione a sfondo biblico è stata un buon assaggio e della vostra preparazione, e del gusto squisitamente religioso dei nostri fedeli.
Le «Settimane bibliche» che celebreremo nel prossimo mese di maggio vogliono essere un avvio a integrare la nostra azione pastorale con una più esplicita attenzione al Libro dei libri. La nostra formazione biblica vivificherà il nostro insegnamento religioso, ci scoprirà tutte le ricchezze della Liturgia e inserirà nelle nostre popolazioni un lievito di cristiana novità.
Oggi chi guarda a ciò che avviene nella Chiesa deve ammettere, con un senso di vera consolazione, che stanno maturando i frutti della mirabile azione dei grandi Pontefici che l’ hanno governata. Da Leone XIII a Giovanni XXIII i documenti che riguardano più da vicino la vita della Chiesa sono altrettanti testi che si riferiscono all’insegnamento religioso, alla vita liturgica e allo studio e alla divulgazione della Bibbia. Basta citare, a quest’ultimo proposito, la « Providentissimus Deus » (I 893) d i Leone XI I I, la « Spiritus Paraclitus » (1920) di Benedetto XV, e la «Divino afflante Spiritu» (1942) di Pio XII; le numerose Costituzioni apostoliche, e tra queste, quella con cui Pio X fondava il Pontificio Istituto Biblico. I richiami e le esortazioni del regnante Pontefice sono di una insistenza che non può sfuggire.
Uno sguardo ai movimenti dei cattolici nel mondo, e si deve ammettere che non vi sia mai stato nulla di altrettanto profondamente cristiano come ai nostri giorni. Questo non lo si vuole rilevare per un cieco ottimismo che non tenga conto della realtà del male che inquina la vita del mondo; ma per alimentare una speranza veramente fiduciosa dal momento che resta evidente che se si lavora nel senso voluto dallo Spirito Santo nella sua Chiesa, il mondo si salva.
E’ a questa autenticità di indirizzi e a cotesta speranza che vi vogliono invitare le presenti parole del vostro Vescovo.
Vi benedico con paterno affetto.
rCarlo Ferrari – Vescovo –
Stampa: Bollettino Diocesano, Aprile 1961
Non ci sono notizie dei “Quaderni di Pastorale” qui e altrove nominati
ST 152 Aprile 1961