Domenica 15 Giugno 1969 in sant’Andrea
per l’anniversario della consacrazione episcopale
Quest’anno il vescovo celebra qui in sant’Andrea perché è l’anniversario della sua consacrazione.
La chiesa dedica una liturgia apposita per commemorare quest’avvenimento. Non è per attirare l’attenzione su una persona. E’ per attirare la nostra attenzione su un mistero di grazia, su un mistero di salvezza che ci riguarda. La chiesa lo fa perché, con la nostra attenzione a quest’avvenimento di grazia, che è la consacrazione episcopale di uno dei vostri fratelli, voi, noi tutti, abbiamo a comprenderne il significato, abbiamo ad intendere come siamo impegnati ognuno al proprio posto in a quest’avvenimento e abbiamo a nutrire nel nostro cuore sentimenti di riconoscenza verso il Signore che è buono, e sentimenti di umile e dignitosa preghiera al Signore perché quest’avvenimento lo renda fruttuoso per ciascuno di noi.
Comprendere questo mistero di grazia. Il mistero di grazia è nostro Signore Gesù Cristo che ci salva, è nostro Signore Gesù Cristo che viene come pastore a cercarci perché siamo smarriti, è nostro Signore Gesù Cristo che viene e sta con noi, conversa con noi, s’intrattiene con noi, ci accoglie e mangia con noi che siamo peccatori. Questo era il rimprovero dei farisei. Ma Gesù non ha dato peso a questo rimprovero ed ha continuato ad essere così, perché a lui preme la nostra salvezza.
Gesù vuole essere così fino alla consumazione dei secoli, sempre, e allora dice: “come il Padre ha mandato me così io mando voi”. In altre parole, il mistero della grazia di nostro Signore Gesù Cristo che ci salva è assicurato a tutte le generazioni per tutti i tempi e per tutti i luoghi del mondo fino alla fine dei tempi, nella persona di coloro nei quali, nostro Signore Gesù Cristo vuole rendere presente e operante il suo mistero di grazia.
Non sto a dirvi come il vescovo personifichi questo mistero. Il mistero é Gesù Cristo, non è la persona di uno dei vostri fratelli che è consacrato vescovo. Difatti è’ Gesù Cristo che consacra, è’ Gesù Cristo che unisce a sé, è’ Gesù Cristo che agisce e allora è’ Gesù Cristo che continua a parlare per il ministero del vescovo, è’ Gesù Cristo che continua a rendere presente il suo sacrificio per il ministero del vescovo, è’ Gesù Cristo che continua ad essere presente con la potenza della sua resurrezione per il ministero del vescovo, è’ Gesù Cristo che continua ad essere il pastore che raccoglie i dispersi figli di Dio, per fare di tutti una sola famiglia, un solo ovile.
Il discorso presenta una certa difficoltà per essere concreto, perché ognuno di voi che vede il vescovo, può pensare: io non lo conosco, a me non interessa, io non gli ho mai parlato. Non è detto che ci debba essere un interessamento particolare per la persona di un vescovo. E’ detto che noi siamo direttamente, personalmente interessati a quel mistero di grazia che è rappresentato, che è espresso, che è reso a portata di mano per ognuno di noi. Per questo, anche se non lo sappiano, anche se non lo vediamo, la parola di Gesù Cristo il suo vangelo, arriva a noi per il ministero del vescovo trasmesso, amplificato dal ministero dei suoi sacerdoti, che sono in comunione con lui oltre ad essere in comunione tra loro e con tutti i fratelli.
La grazia di nostro Signore Gesù Cristo, tutta la grazia, da quella del battesimo a quella dell’eucaristia, da quella che conforta la nostra esistenza con il pane e il vino che sono il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo a quella che conforterà, noi abbiamo fiducia, gli ultimi istanti della nostra esistenza, a quella che salda soprannaturalmente l’amore nelle famiglie, viene dal ministero del vescovo perché il vescovo è stabilito come perno, come centro, come vincolo di quell’organismo, che è la sua chiesa di cui Gesù Cristo è capo.
Solo nella chiesa c’è la vita di nostro Signore Gesù Cristo e solo perché c’è il vescovo esiste nel tempo la chiesa, e solo perché c’è la chiesa che ha ragione di essere del vescovo e ogni indicazione di bene che ha il suo fondamento nell’amore di Dio e che ha la sua espressione nell’amore dei fratelli, ha la sua ragione nel ministero del vescovo.
Direte: ma guarda uno che parla di se stesso così con tanta sicurezza! No, miei cari. Non parlo di me stesso. Parlo di qualche cosa che fa il Signore per noi, per tutti noi e ne parlo nel clima di questa terza domenica dopo Pentecoste: la domenica della misericordia di Dio, la domenica del fiducioso abbandono nelle mani della misericordia di Dio che deve essere il sentimento che anima ognuno di noi, la domenica in cui noi ci sentiamo tanto fratelli perché riconosciamo di essere peccatori, dal momento che ci ha raggiunto nostro Signore Gesù Cristo perché Gesù Cristo sta con i pubblicani e i peccatori e non con i farisei.
E, se Gesù Cristo è con noi, è perché siamo peccatori. Così ne parlo semplicemente perché è una cosa, sì che mi riguarda, ma che ripeto, è una grazia di nostro Signore Gesù Cristo a cui noi dobbiamo aprirci, di cui noi dobbiamo diventare coscienti, nella quale ognuno di noi deve entrare. Allora, quando abbiamo dinanzi a noi uno dei nostri fratelli, – questa sera sono io che sono fatto oggetto della misericordia della benevolenza del Signore – che sono posti in mezzo ai fratelli perché portino avanti il mistero della grazia della salvezza, noi dobbiamo sentire tutta la nostra riconoscenza verso nostro Signore che non abbandona la sua chiesa, che è nella sua chiesa, che è con la sua chiesa nella persona del vescovo, perché lui ha scelto di fare così e di essere così con noi.
Dobbiamo essere riconoscenti, ma avendo dinanzi a noi uno dei nostri fratelli che ha questo compito, che è stato scelto per questo compito, dobbiamo anche sentire un grande bisogno di pregare per lui. Riassumiamo tutto in quest’espressione: pregare per lui che porta il peso di questa responsabilità.
Si ripetono sovente in questi ultimi tempi le parole attribuite a S. Agostino il quale diceva:essere in mezzo a voi per me è un grande motivo di gioia, perché sono uno di voi, perché sono come voi, perché devo dire come voi che sono solo, che sono povero, che sono misero, che sono peccatore, che sono oggetto della misericordia tenerissima di Dio e che sono sicuro di essere nelle mani di questa misericordia di Dio, e con voi compio il gesto dell’abbandono totale in queste mani dell’amore infinito che è misericordioso con tutti noi che siamo peccatori.
Dice ancora sant’Agostino e lo dice con tutta naturalezza ogni vescovo: ma essere per voi davanti a Dio, davanti a nostro Signore Gesù Cristo mi sgomenta. Essere davanti alla volontà di Dio che attraverso il mio ministero, vuole salvarvi, mi sgomenta. Pensare che dalla fedeltà al mio ministero può dipendere la salvezza anche di uno solo di voi, é tremendo. Può essere motivo di sgomento sempre ma particolarmente in questi tempi nei quali è così difficile intendere la parola di Dio, intendere il significato e la funzione della sua grazia, intendere il compito di adunare la famiglia dei figli di Dio, e domandarsi: come fare tutto questo?
Come presentare ai propri fratelli la parola di Dio perché la intendano come Dio vuole essere inteso oggi dagli uomini di oggi, dai giovani di oggi? Come amministrare – è una parola della Scrittura – la grazia di nostro Signore Gesù Cristo oggi? Come fare giungere la grazia, la vita di nostro Signore Gesù Cristo oggi? E come fare stare insieme i figli del Padre che sta nei cieli?
Quanti interrogativi! Quante perplessità!
E’ così difficile oggi stare insieme, intendersi, andare d’accordo, capirsi, sopportarsi, volersi bene e il vescovo che ha il compito di diventare vincolo di unità, centro di unità, perno di unità, come deve fare? Ha bisogno di una grazia particolare in questi giorni. Ecco allora come dal fondo del cuore ringrazio il Signore che questo mio anniversario sia caduto in domenica, così ho avuto la possibilità di raccomandarmi alle vostre preghiere.
OM 224 Vescovo 69 – Domenica 15 Giugno 1969 s. Andrea ore 18,30