Maestro di preghiera
testimone di umiltà
Ecco il testo dell’omelia tenuta dal provicario mons. Mantovani alla Messa di suffragio da lui celebrata in Duomo mercoledì 2 dicembre
Di un Vescovo che muore, come di qualsiasi persona che interferisce profondamente nella nostra vita, rimangono in rilievo tra i molti ricordi soprattutto quelle parole e quei gesti che ti hanno aiutato a realizzarti meglio, cioè a crescere secondo la misura della tua vocazione.
In ognuno di noi, accanto a una capacità di vedere valutare e apprezzare tutta una vita, come quella di mons. Carlo Ferrari, donata al servizio della chiesa, c’è un’altra capacità di selezionare e di trattenersi, come se fosse esclusivamente suo, qualche parola e qualche gesto che ha determinato un orientamento più sicuro del suo cammino. E’ una parola, un gesto che Dio stesso ci ha detto e ci ha fatto tramite la persona che nella sofferenza del distacco e nella luce e nella gioia della fede accompagnano alla Sua pienezza.
Di mons. Carlo Ferrari ho avuto la possibilità di valutare la sapienza del suo magistero e delle sue scelte pastorali. Ma ciò che ora intendo sottolineare è la trasmissione di un insegnamento e di una testimonianza che parte dalla sua identità profonda di cristiano che segna, pur con tutti i limiti delI’ immancabile incoerenza umana, tutta la sua vita e tutta la sua missione pastorale.
L’insegnamento di cui mons. Carlo Ferrari mi è stato maestro efficace e la testimonianza di cui mi è stato portatore assiduo, sono radicati nella scelta che i primi vescovi, quelli cresciuti proprio alla diretta scuola di Gesù, hanno fatto: «Noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della Parola (Atti 6,4). Movendo da questa scelta di fondo, mons. Carlo Ferrari è stato un insigne maestro di preghiera.
Non posso dimenticare l’esperienza degli esercizi spirituali da lui guidati per gli alunni di teologia del nostro Seminario diocesano all ‘inizio della sua missione pastorale tra di noi nel monastero benedettino della Castagna a Genova, esperienza cui ho avuto la grazia di partecipare e che è stata trascritta in quel volume che merita anche oggi di essere ripreso e meditato: “Giorni di preghiera” editrice Queriniana 1970. Sono stato folgorato da una luce, una luce che non si è più spenta dentro di me perché continuamente alimentata dalle omelie, dalle esortazioni, dai molti interventi di cui mons. Ferrari è stato generoso e competente dispensatore specialmente al suo clero: la preghiera non come qualcosa che facciamo noi per Dio, ma come rivelazione che il Padre fa di se nel Figlio mediante lo Spirito Santo al credente che l’accoglie.
Questa luce mi ha aperto possibilità prima sconosciute per il mio cammino spirituale. Anche perché questo insegnamento di mons. Carlo Ferrari è stato accompagnato e autenticato da una testimonianza che ne è insieme la condizione e la conseguenza.
Egli è stato un testimone di umiltà, che è consapevolezza sempre più lucida che tutto è dono di Dio e che a Dio solo va ogni onore e gloria, che Dio per primo, sempre per primo, comincia a essere con noi e per noi così da essere l’autore di ogni bene che si compie in noi e per mezzo di noi.
L ‘espressione “la mistica precede l’ascetica”, che mons. Ferrari gridava con insistenza e in tutti i toni, diceva il suo consolidato atteggiamento di umiltà davanti a Dio. Questa espressione, che certamente ha bisogno di essere spiegata per evitare equivoci, nella sua bocca voleva dire: è sempre di Dio l’iniziativa, di Dio che è fedele e che porta a compimento ciò che ha cominciato.
Questo profondo sincero e stabile convincimento maturava in lui un atteggiamento di umiltà-verità davanti a Dio, che diventava poi stile di vita riservato da sembrare talvolta asociale, schivo di onori e di riconoscimenti da sembrare talvolta scortese, discreto nel rapporto con le persone da sembrare talvolta timido, paziente da sembrare talvolta eccessivamente tollerante.
Anche il suo cosiddetto “disimpegno”, da lui stesso confessato e da molti di noi criticato, certamente in gran parte era dovuto a questo convincimento in lui profondamente radicato: che “per grazia siamo salvi mediante la fede; e ciò non viene da noi, ma è dono di Dio; ne viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo” (Ef. 2,8-10).
Depongo il mio grazie al Signore davanti alla bara di mons. Carlo Ferrari per il dono di un Vescovo maestro di preghiera e testimone di umiltà.
Mons Osvaldo Mantovani
Provicario Generale della diocesi di Mantova
”La Cittadella”, 13 Dicembre 1992