La creazione assume il suo più alto valore e ruolo di “segno” in Gesù Cristo, Verbo di Dio fatto uomo: la sua umanità appartiene alla creazione e nello stesso tempo nasconde e manifesta il mistero della divinità che dimora nell’universo e ne opera la trasformazione perché con la sua azione lo purifica, lo santifica, lo divinizza.
Il Padre quando, venuta la pienezza dei tempi, manda nel mondo il suo Unigenito, il quale nasce da donna, ha dinanzi a se non solo l’uomo, ma tutto l’universo che nell’uomo ha il suo epilogo e il suo vertice. Di fatti nel suo disegno di salvezza si propone di – ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra (cf Ef 1,10),
– lo costituisce primogenito in tutta la creazione (cf Col 1,15-17),
– é capo di tutti e di tutto (Cf Ef 1,22)
– dopo che per mezzo del Verbo tutto é stato fatto (Col e Gv).
– E’ per questo che tutta la creazione geme nell’attesa della glorificazione dei figli di Dio (Rm 8,19-23 G? 16,17)
– e i figli di Dio camminano verso la loro glorificazione nella misura in cui entrano nel piano di Dio.
La preghiera rimane sempre una scelta, un impegno, uno sforzo.
L’uomo moderno ha una difficoltà particolare a pregare perché ha sviluppato unilateralmente le sue facoltà. Il sopravvento é della ragione abituata al rigore della scienza e al tutto calcolato della tecnica. La realtà sta davanti all’uomo come un oggetto senza orizzonte e non come “segno” che evoca un di più. Intuizione, immaginazione, fantasia, sensibilità, sentimenti non entrano nel calcolo. L’al-di-là dell’uomo moderno é costituito dal sempre-di-più, che le possibilità scientifiche e tecniche gli fanno intravedere.
L’uomo moderno per arrivare a pregare ha bisogno di essere umanizzato, nel senso dello sviluppo armonico delle molteplicità di tutte le sue facoltà, unificate nel suo io profondo e libero. Allora la realtà, percepita nella sua ricca varietà e armonia, unita a tutte le facoltà dell’uomo, ritornerà ad essere “segno” non soltanto “oggetto”. Di più, l’uomo educato ad essere tutto se stesso va abituato a percepire ed approfondire ogni cosa e ad applicarsi con tutto se stesso. Resta vero, però, che il segno ha bisogno di essere letto alla luce della fede. (Rm 1,20; Gv 1,18)
La preghiera nella creazione
Disponiamo il nostro spirito a quella docilità con cui si può accogliere Dio che si manifesta. Direi che questo deve avvenire più intensamente in questa terza giornata del nostro incontro con lui perché il nostro impegno prolungato certamente ci ha dato modo: di fermarci davanti a lui, di stabilirci più profondamente in lui, di permettergli di comunicarci tutto ciò che egli vuole.
Abbiamo visto il significato, la natura, la bellezza, la necessità insostituibile della preghiera. Tra noi e Dio non dobbiamo dire che ci sta il mondo intero perché di sua natura il mondo non é destinato a nasconderci Dio, ma ci sta il peccato, questo abisso scavato dalla nostra malizia che getta un’ombra anche sulla creazione e le impedisce di essere chiaramente “segno” di Colui che contiene e dovrebbe rivelare.
Oggi diremo qualche cosa sull’ambito più immediato e naturale nel quale dobbiamo incontrarci con Dio e intrattenerci con lui. L’ambito più immediato é la creazione.
La preghiera in mezzo al creato.
La creazione assume il suo più alto valore e ruolo di “segno” in Gesù Cristo, Verbo di Dio fatto uomo. La sua umanità, – il suo corpo, i suoi sensi, i suoi sentimenti, i suoi pensieri – appartiene alla creazione e come tutta la creazione nasconde e manifesta la divinità. Il mistero di Dio dimora nell’universo e ne continua la creazione e la trasforma. L’azione specifica del Cristo, Verbo di Dio fatto uomo, é di purificare la creazione, di santificarla, di divinizzarla.
Noi abbiamo stretto enormemente i confini della potenza creatrice e ricreatrice di Dio. Anche se abbiamo scritto da tutte le parti ” Dio ti vede”; ” Dio é in cielo e in terra e in ogni luogo”, di fatto, nella nostra catechesi e nella nostra vita spirituale, abbiamo concepito Dio unicamente preoccupato dell’anima, dello spirito dell’uomo.
Il corpo dell’uomo, il mondo nel quale vive l’uomo, questo mistero, e questo cosmo sono serviti come degli argomenti per dimostrare che Dio c’é ma che tutto questo mondo meraviglioso dica chi é Dio e che cosa vuole essere Dio per il mondo e per l’uomo, lo abbiamo dimenticato.
Oggi ci si lamenta del fenomeno della secolarizzazione, della dissacrazione del mondo, della demitizzazione. In fondo, se ci pensiamo bene, siamo stati proprio noi a creare gran parte di queste situazioni, e lo abbiamo fatto e nel modo più sbagliato, perché abbiamo relegato Dio in un angolo dell’anima dell’uomo e lo abbiamo bandito da tutta la sua opera meravigliosa.
Abbiamo dimenticato il senso della incarnazione di Dio presente personalmente, in un modo corporale, nel creato. Abbiamo dimenticato che Gesù Cristo fa parte di questo mondo e non solo del mondo degli uomini, ma anche del mondo dell’aria che ha respirato, dell’acqua che ha bevuto, del pane che ha mangiato, di tutto ciò che i suoi occhi hanno visto e che le sue mani hanno toccato.
Il Padre, quando arriva la pienezza dei tempi e manda nel mondo il suo unigenito che nasce da una donna, ha dinanzi a se non solo l’uomo e tanto meno non solo l’anima, ma tutto l’universo che nell’uomo ha il suo epilogo e il suo vertice. Di fatti nel suo disegno di salvezza si propone di ricapitolare in Cristo non soltanto gli uomini, ma tutte le cose, quelle che sono in cielo e quelle che sono sulla terra. “Ridurre sotto un Capo, in Cristo, tutto ciò che é nei cieli e ciò che é sulla terra” Ef 1,10). Lo costituisce primogenito di tutta la creazione.
“Lui é l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura” (C l 1,15),
Lui è il capo di tutti e di tutto: “Tutto egli ha posto sotto i suoi piedi” (Ef 1,22), dopo che per mezzo del Verbo tutto é stato fatto perché” tutto é stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla fu fatto di quello che é stato fatto” (Gv 1,3).
Ecco il posto di Gesù Cristo, ecco dove si trova e dove opera Gesù Cristo!
Prima di stabilire un rapporto con gli uomini, il Verbo ha stabilito un rapporto con le cose, con la carne, con il sangue, con le ossa che costituiscono il suo corpo mortale. Allora Gesù Cristo non é venuto soltanto per la salvezza dell’uomo, ma é venuto per la salvezza di tutto il creato perché tutte le creature e tutto il creato é stato ridotto in schiavitù a causa del peccato dell’uomo. Per questo tutta la creazione geme nell’attesa della glorificazione dei figli di Dio (Rm 8, 19-23).
Siamo solidali tutti quanti, ma dipende da noi il lasciarci salvare da nostro Signore Gesù Cristo perché tutto il creato sia redento e salvato e partecipi della gloria dei figli di Dio. La creazione attende la nostra liberazione perché la liberazione del mondo viene dopo di noi. I figli di Dio camminano verso la glorificazione nella misura in cui entrano nel piano di Dio, il quale é glorificato nel senso che é sempre più reale, e manifesta sempre di più la sua azione santificatrice in mezzo a loro.
Questo é il punto di vista per cogliere la creazione nella sua pienezza di significato e quindi nella pienezza del suo significato religioso,
cioè nel suo rapporto con Dio nel Cristo “per quem omnia facta sunt”; “in quo omnia constant”.
E nello Spirito.
Il Padre é il principio, il Figlio é lo strumento della potenza creatrice del Padre, il prototipo secondo cui tutto é stato fatto, ma l’animazione di ciò che esiste é opera dello Spirito Santo. Nella creazione non c’é soltanto una traccia trinitaria. Sappiamo attraverso la Rivelazione che c’é una presenza trinitaria nella creazione. Le tre Divine Persone, come operano per la nostra salvezza così operano per la creazione e per la redenzione del mondo intero.
” Fin dai primordi della creazione lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque” Gn 1,2). Nella Bibbia, l’acqua ha un significato tutto particolare. Nel salmo (103, 30) diciamo: “Se tu mandi il tuo Spirito essi sono creati, così tu rinnovi la faccia della terra”.
Pregare Dio con tutto noi stessi. Che cosa centra la preghiera nella creazione? Intanto c’è Gesù Cristo che é preghiera. c’è Gesù Cristo, che é nella nostra preghiera, innalza la sua preghiera da tutto il creato, in tutto il creato, per tutto il creato.
Gesù Cristo prega il Padre con tutto il suo essere di creatura di Dio, con il suo corpo prostrato a terra nell’atto specifico della preghiera, con i gesti: eleva le mani verso il cielo, eleva gli occhi verso il cielo; prega il Padre con la sua voce, con il suo cuore di carne, con i gemiti di tutte le sue viscere, prega con tutto se stesso perché neppure una cellula del suo essere sfugge all’azione creante di Dio, alla signoria e al dominio di Dio. Tutto é di Dio. Gesù lo riconosce, ne ha coscienza, lo esprime. Gesù ci dà perciò l’esempio di pregare come creature con tutto il nostro essere creato.
Ieri abbiamo parlato di un sopravvento della ragione su tutte le componenti della persona umana. Siamo dei razionalisti, non siamo più umanisti, non siamo più umani. Preghiamo con l’anima, preghiamo con i pensieri e abbiamo paura di pregare con il sentimento perché crediamo di cadere nel sentimentalismo. Ci infastidisce che la chiesa latina, nella limitatezza dei suoi gesti liturgici, ci dica di stare in piedi o seduti. Non ci dice neppure più di stare con le mani congiunte perché concepiamo questo, come un gesto di bigottismo, di colli torti. Eppure, perché le mani non devono pregare in un atteggiamento di riverenza, di compostezza? Noi sacerdoti siamo tentati di irridere le diverse specie di inchini, ma essi sono espressioni corporali dell’attività religiosa della preghiera.
E’ un fatto che tutte le religioni più vicine alla natura, quindi più spontanee, quindi più vicine al disegno di Dio, danno una grande importanza all’atteggiamento del corpo nella preghiera, fanno entrare la preghiera nella cassa di risonanza dello spirito, nella musica della preghiera.
Perché dobbiamo rinnegare noi stessi come uomini e quindi non impegnare tutto noi stessi nella preghiera?
Perché non impegnare la voce perché sia più bella, più composta, più armoniosa, più convenientemente ritmata con il canto?
Perché non impegnare le orecchie che percepiscono la preghiera degli altri e il suono e il canto?
Perché non impegnare le facoltà del nostro spirito e tra queste non solo l’intelligenza?
Si potrebbe accennare al ruolo della fantasia, della immaginazione da impegnare nella preghiera, ma io mi fermo particolarmente sul ruolo della memoria, sul ricordo di ciò che ha fatto e di ciò che fa Dio. La preghiera degli ebrei ancora oggi incomincia così: “Ricordati o Israele” Noi ci preoccupiamo di dire e non di ricordare.
Pregare Dio nostro creatore e nostro salvatore nel cuore della creazione. Come é vero che noi siamo, ci muoviamo e viviamo in Dio, é altrettanto vero che noi siamo, viviamo e ci muoviamo nella creazione, in questa creazione con la quale e nella quale c’é Dio e che Dio sostenta e sostiene.
Vi lascerò l’impressione di esagerare se affermo che già il respirare é comunicare con Dio. Questo non é panteismo. Noi sappiamo benissimo che Dio é una realtà, che il mondo é una realtà, che noi siamo una realtà, che siamo intercomunicanti, e se non fossimo intercomunicanti non esisteremmo: che se non ci fosse Dio non ci sarebbe l’aria, che se non ci fosse l’aria non ci saremmo noi, che, allora, anche il respirare – cercate di capire rettamente – é un atto religioso.
Vedere, guardare, sostare per guardare, udire, contemplare ciò che é stato fatto dal nostro Dio, sono atti religiosi. Gli uccelli cantano, ma é pensabile che, il canto degli uccelli così significativo, abbia senso solo per loro? E non abbia senso per noi che siamo in grado di capirne la bellezza e percepirne il giubilo che trasmette? Spaziare, muoversi nello spazio di Dio, nell’immensità di Dio, percepire la vastità dello spazio, questa dimensione così vicina all’infinito di Dio, sono atti religiosi.
Poi diciamo di essere distratti perché nella preghiera ci viene in mente qualche cosa! Siamo continuamente “distratti” da ciò che Dio é, da ciò che Dio fa, ma disattenti al linguaggio attraverso il quale vuole parlarci!
Guardate come tutto questo si ripercuote anche nel nostro tipo di cultura. Riflettiamo.
Noi da Dio riceviamo un compito religioso, che si avvicina alla preghiera proprio in ordine alla creazione. Interpreti della creazione.
Iddio ha creato l’uomo e la donna ed ha dato a loro il comandamento di crescere e di moltiplicarsi e di sottomettere tutte le creature. Il significato di questo termine ci é abbastanza noto. Noi nella reazione siamo i collaboratori di Dio. L’uomo nel mondo combina dei disastri che vanno dall’inquinamento dell’aria e dell’acqua alla manomissione del paesaggio. Ma é un fatto che se non ci fosse l’opera dell’uomo, il creato sarebbe la “vigna di Renzo”. Basta che per poco tempo una vigna non sia coltivata perché diventi un recinto di erbacce. L’uomo che cura il suo vigneto non é soltanto colui che cura i propri interessi, se ne ha coscienza, é collaboratore di Dio nella creazione. Quei frutti buoni, saporosi e nutrienti sono fatti in collaborazione con Dio.
Permettete che aggiunga un pensiero a questo punto. Certo, il prodotto della campagna é più abbondante perché si conoscono il tempo della cultura, le qualità delle sementi, il genere dei fertilizzanti. Va bene. E’ compito dell’uomo scoprire tutto questo ed essere capace di farlo. Ma forse che la fertilità nel concime ce la mette l’uomo o che non si trovi già nella creazione? Forse che la capacità di arrivare a determinate mete di selezione non é già insita nel seme allo stato naturale? Forse che la vitalità di un albero che é stato innestato non é già preesistente nel ceppo? Chi ha fatto tutte queste cose? Chi ha dato l’intelligenza all’uomo perché sappia trasformare le cose che Dio ha fatto?
La coscienza di fare tutto questo con Dio é un atto religioso. Non é religioso, non é preghiera collaborare con Dio nella creazione? ordinare a Dio le creazione, diventare i sacerdoti, i pontefici del creato? Ordinare la creazione al suo primo principio che é il Padre, attraverso Gesù Cristo per mezzo del quale tutte le cose furono fatte, nello Spirito che anima tutte le cose e che le deve animare insieme con noi?
Pensate come sarebbe il mondo se noi, nell’ordinare tutte le realtà della creazione a Dio, fossimo animati dallo Spirito Santo e non dal nostro spirito che lo spirito dell’interesse, dell’egoismo, dell’appropriazione, del possesso? E’ utopia? No.
E’ una possibilità che Dio ha messo nel mondo perché il mondo, diventando più naturale diventi più buono, più accogliente, più confortevole in un senso molto più vasto e più pieno dei conforti che ci vengono dalla civiltà dei consumi.
Accogliere e stimolare tutte le voci che a livello mondiale si levano per salvare l’ambiente é lavorare in questo senso.
Educare a vedere il mondo biblicamente.
Diamo la nostra voce a tutte le creature (4° canone) in noi le creature diventano coscienti, sanno ciò che sono, acquistano il loro valore, il loro principio, il loro termine ultimo. Ne abbiamo un esempio nei salmi dove veramente noi diventiamo la voce di tutte le creature: benedite il signore…acqua…fiumi…brina…grandine…tuono…benedite il signore! Lo benedicono a modo loro!
Se pensiamo al tempo limitato che nella nostra esistenza diamo alla attività religiosa e allo spazio di tempo che diamo alle attività che chiamiamo profane, ci accorgiamo che siamo in una condizione curiosa: siamo creature di Dio, figli di Dio destinati alla eredità eterna, alla partecipazione alla natura di Dio, alla comunione di vita con lui e, appena appena, abbiamo il tempo per farci il segno della santa croce. Qui c’é qualche cosa che ci deve rendere attenti, a rischio di dover concludere che il buon Dio ha fatto male le cose.
Dobbiamo capire che ha valore religioso non soltanto il tempo che chiamiamo religioso ma anche il tempo che chiamiamo profano. Dobbiamo capire che il tempo religioso ha il suo valore e la sua funzione, che anche il tempo profano é di sua natura religioso quando é ordinato rettamente, tanto di più se é illuminato dalla fede, da una conoscenza chiara del piano di Dio creatore e salvatore, dalla coscienza che siamo sostenuti dalla energia, dalla potenza dei mezzi messi a disposizione nostra da Dio che sono la parola, i sacramenti, le azioni liturgiche, eccetera, perché siamo degli uomini. Perché é per la salvezza degli uomini che egli é venuto. Perché l’uomo sia perfetto in Gesù Cristo!
– La concezione biblica del creato,
– la contemplazione,
– la venerazione,
– il sublime,
– la meraviglia,
– lo stupore,
– la lode,
– il ringraziamento!
OM 334 preghiera 70 – MN477 – CDR in biblioteca
Montecastello 20-25 settembre 1970