Montecastello 20-25 ottobre 1970 giorni di ritiro spirituale
entrare nel movimento del piano di Dio
Nel concetto di religioni naturali la preghiera ha un significato che purtroppo é diventato prevalente anche nell’ambiente cristiano: “elevatio mentis ad Deum”; “petitio decentium a Deo”: pensare a Dio, domandare cose convenienti a Dio. Non é che pensare a Dio non sia preghiera, ma si tratta sempre di un movimento che sale verso l’Essere Assoluto per le motivazioni più varie.
La preghiera cristiana é un’altra cosa.
Nella situazione di uomo creatura esiste di fatto e in quella di uomo peccatore esiste ontologicamente, la radicale necessità che sia Dio a scendere verso l’uomo. E’ necessario che Dio scenda verso l’uomo, perché l’uomo sia posto nella condizione di poter raggiungere Dio, in qualsiasi situazione, ma particolarmente nel momento strettamente religioso.
Il mistero della Incarnazione, avvenimento culminante e decisivo della storia della salvezza, dice in un modo inequivocabile che é Dio a scendere: “descendit de caelis”; é il Figlio di Dio che viene tra gli uomini, che si fa uomo. Un padre della chiesa afferma: ” Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio”, perché l’uomo realizzi la sua vocazione di figlio di Dio, perché possa partecipare alla natura di Dio e raggiunga la comunione di vita con Dio.
Il Padre manda il Figlio su questa terra per trovare gli uomini in Gesù Cristo e non Gesù Cristo negli uomini. Dio é alla ricerca degli uomini non alla ricerca del Figlio suo perché questi non gli sfugge mai, é consostanziale con lui, é una cosa sola con lui. Tutto il Vecchio e il Nuovo Testamento hanno come protagonista Dio alla ricerca dell’uomo. Nella figura del pastore descritta nell’Antico Testamento, realizzata e arrivata a tutta la pienezza in Gesù Cristo. Il protagonista, chi prende l’iniziativa non é la pecorella , ma Dio nel suo infinito amore paterno alla ricerca di lei.
Questo evento di Dio alla ricerca dell’uomo, accaduto storicamente nelle vicende dell’Antrico Testamento e nella vita terrena di nostro Signore Gesù Cristo continua nell’attualità della vita della Chiesa e della sua missione. Gli eventi accaduti mentre sono la manifestazione del mistero della divina volontà di fare degli uomini i figli di Dio, contengono la forza, la capacità di compiere ciò che Dio si propone (cf Ef 2,10). Dio non muta il suo comportamento e, per mezzo del Figlio suo, nello Spirito Santo, é sempre presente e operante nel mondo.
Iddio per la caratteristica che contraddistingue i suoi rapporti con l’uomo, la fedeltà, ha legato la sua presenza e la sua azione a determinate parole, a determinati momenti della vita e della missione della chiesa, nei quali Egli attua, oggi ciò che storicamente é accaduto nel passato.
Tutto ciò che Dio ha compito nella storia del Vecchio e del Nuovo Testamento non appartiene al passato, ma é indicativo di ciò che egli vuole compiere al presente. Per Lui tutto é attuale e compie adesso, per noi personalmente, ciò che contengono gli eventi della storia sacra; ciò che cambia sono le situazioni concrete nelle quali vive l’uomo oggi; ma ciò che é decisivo é che, la morte e risurrezione di Cristo -culmine e sorgente della presenza e dell’opera salvifica di Dio- segnano il compimento della redenzione e tutto é attualmente presente e operante nella vita e nell’azione della chiesa.
Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nello Spirito Santo, é presente e operante (SC 7) nella sua chiesa nel ministero del sacerdote, nelle celebrazioni liturgico sacramentali, nella sua Parola, dove due o più sono adunati nel suo nome e soprattutto nella celebrazione eucaristica; in essa é adeguatamente espresso ed efficacemente operato l’evento di Dio che viene incontro agli uomini per offrire loro la sua salvezza, cioè, la possibilità di ritrovarlo, di scoprirlo, di seguirlo e di offrirsi a lui in abbandono incondizionato.
Perciò pregare, da parte nostra, significa entrare nel movimento del piano di Dio, di lasciarci raggiungere (Mt 18,12), di lasciarlo entrare, di permettergli di rimanere con noi, di intrattenersi con noi come tra amici (cf Ap 3,20)
Entrare nel piano di Dio
Quindi é decisivo per la nostra vita spirituale, in particolare per la preghiera, abbandonare le nostre categorie, il nostro modo di concepire, il nostro atteggiamento e accogliere con docilità il Dio della salvezza che viene incontro a noi, secondo l’economia del suo sovrano progetto di amore.
La vocazione di Abramo, di Mosè, dei Profeti é iniziativa di Dio, alla quale é legata una missione che va sempre al di là delle possibilità umane, ma che diventa realizzabile perché Dio é fedele alla sua parola e fornisce la prova di ciò che vuole essere per i singoli e per il popolo. La sua iniziativa non ha una motivazione al di fuori di Lui. In se stesso, nel suo amore, nell’inesauribile pazienza della sua misericordia trova la ragione dei suoi interventi. Tutto questo, Dio ribadisce al suo popolo in ogni occasione.
Fin dall’inizio dichiara: “Jahvé non si é unito a voi e non vi ha scelto perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli che, anzi, siete il più piccolo di tutti i popoli. Ma ti ha fatto uscire con mano potente e ti ha liberato dalla casa di schiavitù, dal potere del Faraone re d’Egitto, per amore di Jahvé verso di voi e perché ha mantenuto il giuramento che aveva fatto ai vostri padri (Deut 6, 7-8).
Così anche dinanzi alle più gravi infedeltà farà dire al suo popolo: non lo faccio per voi, casa di Israele, ma per la santità del mio nome che voi avete profanato fra le genti dove siete andati. Santificherò il mio grande nome profanato fra le genti, profanato da voi in mezzo ad esse
e le genti sapranno che io sono – Jahvé -, oracolo del Signore Jahvé – quando manifesterò in voi la mia santità al loro cospetto prendendovi fra le genti, adunandovi da tutte le regioni conducendovi nel vostro paese.
Spargerò su di voi acque pure e sarete mondati da ogni vostra sozzura; vi purificherò da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, porrò in voi uno spirito nuovo, e tolto dal vostro corpo il cuore di sasso, ve ne darò uno di carne. Porrò in voi il mio Spirito e farò che seguiate le mie leggi, custodiate i miei precetti e li mettiate in pratica” (Ez 36, 22-27; Gv 15,16; (Gv 15,5); Ef 1,3 ss)
Alla scoperta di questo progetto dobbiamo accostarci partecipando alla mensa della Parola contenuta nella Sacra Scrittura, non con la preoccupazione analitica che si attarda ai particolari, ma con l’intenzione di scoprire le linee portanti del piano divino nella totalità del quale i particolari prendono le loro proporzioni e il loro senso. Soltanto con la visione chiara del progetto di Dio, come per esempio ci é esposto dalle lettere agli Efesini ed ai Colossesi, noi scopriamo l’autentico contenuto, il senso vero e la possibilità di realizzare la vita cristiana.
Questa visione ci libera dalle angustie dei nostri limiti e ci fa spaziare nell’orizzonte infinito delle meraviglie della inesauribile potenza della sapienza di Dio; ci dà la sicurezza che tutto é nostro, che l’amore dal quale é ispirato questo progetto stupendo non verrà mai meno ” Se Dio é per noi chi sarà contro di noi”?
Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma che l’ ha consegnato per tutti noi, come non sarà disposto a darci ogni altra cosa insieme con lui? Ma in tutto questo noi siamo supervittoriosi, per mezzo di colui che ci ha amati.Sono sicuro, del resto, che né la morte né la vita né qualsiasi altra creatura ci potrà separare dall’amore di Dio per noi che é in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,31-38)
Ma la sicurezza é ancora più garantita quando leggiamo: “Ma Dio che é ricco di misericordia, portato dal suo infinito amore con cui ci ha amati, quando ancora noi si era morti a causa dei nostri peccati, ci ha convivificati con Cristo – perché in virtù della grazia voi siete salvati! – e con cui ci ha conrisuscitati e ci ha fatto consedere nelle regioni celesti per mezzo di Gesù Cristo, per mostrare nei secoli futuri l’abbondante ricchezza della sua grazia, per sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. E’ per grazia, infatti, che siete stati salvati mediante la fede; or, tutto questo non viene da voi, ma é un dono di Dio; e neppure é frutto di opere, affinché nessuno si possa gloriare. Siamo, infatti, opera sua essendo stati creati in Cristo Gesù, per compiere le opere buone, che Dio ha predisposto, affinché noi le praticassimo” (Ef 2, 4-10).
La preghiera é il momento insostituibile perché, tutta questa sicurezza diventi nostra nel profondo, a livello della nostra psicologia e del nostro comportamento. E’ il momento in cui Dio parla al cuore a cui si rivela. (cf Os 2,13) Quando noi parliamo di rivelazione ne limitiamo quasi sempre il significato al così detto deposito della rivelazione: a ciò che é stato rivelato mentre, la Scrittura normalmente intende ciò che adesso Dio rivela con la grazia di una sua illuminazione attuale, di cui fa dono alla nostra persona e ci introduce dentro il significato del mistero del suo progetto. Non rivela cose nuove, fa capire ciò che ha rivelato e lo fa capire lui personalmente (Gv 16, 12 ss)
Ecco ciò che dice Gesù: “Ogni cosa é stata a me affidata dal Padre mio, e nessuno conosce il Figlio se non il Padre, né chi é il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare (Lc 10,22). Questo, il Padre e il Figlio, non lo hanno fatto solamente per gli Apostoli. Se non lo fanno, attualmente, anche per me e per ognuno di noi, nessuno é in grado di conoscere il Padre e nessuno conosce Gesù.
Ecco la gioia di Gesù perché il Padre si fa conoscere: “Ti benedico, Padre, signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai semplici” (Mt 11, 25). ” Felice te, Simone figlio di Giona, perché non la carne e il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che é nei cieli” (Mt 16,17).
Ciò che é avvenuto per Simone in ordine alla sua salvezza, non in ordine all’essere capo della chiesa, accade anche per ognuno di noi.
“Noi dunque, riflettendo, senza velo sul volto, come uno specchio, la gloria del signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine sempre gloriosa, conforme all’azione del signore che é Spirito” (2 Cr 3,18);
“Affinché il Dio del signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia spirito di intelligenza e di rivelazione nella conoscenza di lui” (Ef 1,17);
“Perché si compiacque di rivelare in me suo Figlio perché ne portassi il lieto annuncio tra i pagani, senza consultare la carne e il sangue” ( Gal 1,16)
Notate come già Isaia, vedendo i tempi futuri, si rivolge a Gerusalemme e dice, “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria di Jahvé risplende sopra di te”.
San Paolo parafrasa agli Efesini (5,14): “Svegliati tu che dormi e destati dai morti e Cristo ti illuminerà”.
Ci illuminerà con una illuminazione che viene dall’interno perché diventiamo più intelligenti” del mistero di Dio.
“Perché Dio che disse: dalle tenebre rifulse la luce – azione creatrice – é colui che ha rifulso nei nostri cuori, per fare risplendere la conoscenza della sua gloria che é sul volto di Cristo” (2 Cor 4,6).
Queste meraviglie dell’azione della grazia in cui consiste la vita eterna (Cf Gv 17,3) sono tanto più attualmente a nostra disposizione quanto più noi siamo coscientemente disponibili. Queste meraviglie di grazia in cui consiste la vita eterna (cf Gv 17,3), diventano nostre quando realizziamo una preghiera cristiana e siamo come la terra, come le piante sotto la luce, il calore, il riverbero del sole che é Dio: siamo in un modo più cosciente, attuale e intenso disponibili a ciò che Dio vuole essere per la persona di ognuno di noi.
Accogliere il piano di Dio Qui é il punto.
Pregare consiste nel metterci nella disposizione di fare ciò che la parola di Dio ci farà intendere e non semplicemente mettersi in ginocchio, mettersi alla presenza di Dio, dire o pensare delle cose belle su Dio. Questo é l’indispensabile preludio della preghiera, nel senso che ci si dispone a un rapporto sempre più vero con una persona (Dio) nella misura in cui si é disposti ad accoglierla in tutto ciò che é, e intende essere per noi. Dio crea, ricrea, rinnova continuamente l’incontro con Dio, il contatto con lui. Di sua natura, é creatore, ricreatore, rinnovatore. Lo dobbiamo sapere e quindi dobbiamo metterci nelle disposizioni di lasciarlo fare.
Attuare il piano di Dio
La preghiera, come abbiamo tentato di descriverla, é un momento della nostra esistenza, non la nostra esistenza; é un momento forte che prepara, alimenta la nostra vita di credenti. La “carica” di energie accumulate debbono dispiegarsi in tutte le situazioni nelle quali veniamo a trovarci: In questo senso si deve parlare di preghiera continua, di lavoro che diventa preghiera. Non si può separare preghiera e vita, preghiera e azione, preghiera e impegno. La preghiera come l’azione entrano nel piano di Dio.
Ma perché l’azione di qualsiasi tipo – da quella del ministero sacro, al lavoro, all’attività sociale, politica, eccetera – sia a sua volta cristiana e valida per la salvezza propria e altrui é indispensabile che parta da una azione di fondo abitualmente cosciente, che orienta l’azione verso Dio e versoi fratelli, come collaborazione all’azione del Dio unico capace di tutta la salvezza del mondo. Solo in questo senso si verifica il principio, spesso abusato e frainteso, che il lavoro é preghiera: chi lavora prega a condizione che abbia realmente e sovrabbondantemente pregato.
Testimoniare il piano di Dio
Se il piano di Dio diventa l’ambiente normale in cui si svolge la nostra esistenza, la nostra vita lo manifesta apertamente. Entrare nel dinamismo vitale del piano di Dio significa acquistare il senso della presenza personale di Dio: Dio si incontra con me, perché cerca me, perché vuole stare con me, perché vuole operare con me, perché vuole continuare a crearmi e ricrearmi, a trasformarmi, a farmi nuovo tutti i momenti; acquistare il senso dell’attualità della sua azione.
La storia della salvezza non appartiene al passato, accade adesso, io mi trovo coinvolto personalmente in questa storia, in questo piano. La preghiera é il momento in cui ci agganciamo a questo perno rotante che ci fa entrare nel vortice del mistero della vita di Dio. Entrare nel dinamismo vitale del piano di Dio é avere la certezza della efficacia misteriosa della sua azione. Dio non é un incapace, un impotente, un velleitario. La sua parola non ritorna mai a lui senza avere compiuto quello che si propone di compiere (Is 55,10). Può darsi che per la nostra resistenza andiamo verso la nostra distruzione, ma se siamo nell’atteggiamento di disponibilità quale esige la preghiera compiamo la nostra edificazione.
Un certo modo di concepire la vita cristiana come sforzo,come impegno, come ascesi, deve essere inteso molto bene; anche questo é già qualche cosa che ci dà Dio, é già una azione che Dio inizia in noi e che, arrivato a livello di coscienza della nostra persona, diventa nostro nel senso che é risposta; possiamo accettarlo o rigettarlo, a secondo del grado di disponibilità più che a quello dello sforzo. La nostra corrispondenza, la nostra collaborazione esige una disposizione a “lasciarci” , a “rinunciare”, a “entrare”, a “stare dentro” ad “ascoltare” e questo non é poco! Ma resta che siamo opera di lui (di Dio) creati in Cristo Gesù in vista delle opere buone predisposte da Dio perché le praticassimo (Ef 2,10).
Una persona coinvolta abitualmente nel suo essere più profondo nel vortice del mistero della vita di Dio per noi, gradatamente sintonizzerà anche il suo comportamento esteriore col proprio profondo e diventerà segno della realtà misteriosa che si trova alla base della sua costituzione personale.
Una vicenda di vita.
Dove conduce la preghiera cristiana? Ascoltiamo sempre la parola di Dio: ” Perché come il Padre ha la vita in se stesso, così diede pure al Figlio di avere in se stesso la vita (Gv 5,26).
Teniamo sempre presente questa realtà: il Padre é vivente e il Figlio vive della vita del Padre: ” Io sono venuto perché abbiano la vita e la abbiano in abbondanza (Gv 10,10):
Ecco quello che fa Dio venendo verso di noi nel suo Cristo, ecco ciò che ci comunica Dio: ci comunica se stesso.. “In lui c’era la vita, e la vita era la luce degli uomini (Gv 1,4),
” E della sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia (Gv 1,16).
” Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25);
” Io sono la vite, voi siete i tralci” (Gv 15,1-8
” Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza (Gv 10,10).
Si provi a leggere il capitolo 17 di san Giovanni e ci si troverà davanti a questo fatto sorprendente, indicibile, indefinibile, misterioso! Un rimbalzare dal Padre al Figlio, dal Figlio a noi, di un medesimo mistero di vita il Padre vive,
il Figlio vive della vita del Padre,
il Figlio porta la vita nel mondo,
noi viviamo la vita di Dio.
Le espressioni di san Giovanni sono più cariche. E’ un traboccare intimo, dolente come il parto da cui fiorisce una vita nuova trasfigurante, quindi la preghiera cristiana é una vicenda di vita privilegiata e personalizzante, una vicenda di vita interpersonale che va al di là di singole grazie, di favori celesti o di miracoli; potrebbero accadere tutti i miracoli del mondo nella nostra esistenza, ma se non avviene questo miracolo – nel senso di cosa meravigliosa – di Dio che viene a noi per comunicarci la vita sua a livello personale, non sarebbe accaduto niente, La nostra vita non sarebbe vita cristiana.
OM 329 Montecastello 70 – 20-25 settembre 1970 MN472- CDR471