Vita comunitaria
Incontro con le religiose della diocesi nel tempo di Avvento
Pare sia conveniente, dal momento che siamo nel cuore del ciclo liturgico dell’Avvento e quasi alla vigilia della novena di Natale, dire il significato di questo tempo come è espresso nella liturgia. Avvento vuole dire: venuta. La venuta è quella di Gesù, il Figlio di Dio che si fa uomo. Avvento per noi vuole dire: attesa. La nostra attesa è quella di coloro che hanno bisogno di luce, di grazia, di carità, di amore per essere santi, salvi dal peccato in tutte le sue dimensioni.
Gesù viene nella storia, nella grazia, nella gloria.
– Viene nella storia, nel presepio di Betlemme, e questa venuta prepara quella della grazia e anche della gloria.
– La venuta di Gesù nella grazia è quella che ci tocca più da vicino, e che dobbiamo vivere continuamente, ma in un modo più intenso nel tempo dell’Avvento e del Natale.
– Gesù verrà nella gloria quando con potenza e maestà grande, rivelerà le coscienze e inviterà ad entrare nel regno dei cieli o nella perdizione eterna.
Diciamo qualche cosa di più esplicito sulla seconda venuta di Gesù, che a volte non appare sufficientemente nelle celebrazioni liturgiche, a meno che non ci si metta un’attenzione particolare. Questa seconda venuta è espressa nelle orazioni della Messa, delle Ore liturgiche e in qualche modo nei commenti dei Padri che si leggono nell’Ufficio delle letture. L’apostolo Giovanni riporta due momenti che esprimono la venuta misteriosa ma sicura e certa di Gesù nel nostro spirito, nel nostro cuore.
Riporta il vangelo: “se qualcheduno mi ama osserva la mia parola, e il Padre lo amerà, io e il Padre verremo da lui e faremo dimora presso di lui”. Questa è parola di Gesù, quindi è un fatto che, se noi osserviamo la sua parola, se soprattutto siamo animati dalla sua carità, se con una parola semplice e catechistica siamo in grazia di Dio, siamo anche dimora di Dio. Gesù Cristo si introduce nella nostra umanità. Credere all’amore di Dio deve essere la nostra certezza più grande Gesù, dice il papa attuale, in qualche modo si incarna in tutti gli uomini, anche in quelli che non credono, e in un qualche modo in tutte le creature.
Noi dobbiamo essere estremamente attenti e interessati alla venuta di Gesù nel nostro spirito, nella profondità della nostra persona. Nel libro Apocalisse, Giovanni fa ancora dire a Gesù: “ Io sto alla porta e busso. Se qualcheduno mi apre io entrerò e cenerò con lui e lui con me” Questo dimostra un’intimità straordinaria. Anche nelle usanze profane, non c’è un incontro più intimo della cena. Gesù dice: io cenerò con lui e lui cenerà con me. Evidentemente il pane, che discende dal cielo e di cui noi possiamo nutrirci, lo porta Gesù.
Riproponendo questa verità, san Paolo dice che noi siamo tabernacolo dell’Altissimo, siamo la dimora dell’Altissimo, siamo il tempio di Dio che è in noi, siamo il tabernacolo dello Spirito Santo. Tutte queste affermazioni ci pongono dinnanzi ad una grande e profonda realtà: la realtà primordiale, essenziale, fondamentale della nostra vita cristiana e religiosa.
– La presenza di Gesù è assicurata quando dice “Io sono con voi fino alla consumazione dei secoli”. – La presenza di Gesù è assicurata quando dice: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo”. Allora abbiamo il tabernacolo con la presenza della Eucaristia. – C’è un’altra presenza promessa da Gesù: “Quando due o più si radunano nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Gesù è in noi. Evidentemente, se c’è il Figlio non può non esserci il Padre, non può non esserci lo Spirito Santo.
Gesù è nato a Betlemme per poter nascere in ognuna delle nostre persone. Se avrà trovato spazio, se sarà nato in ciascuna delle nostre persone, è certo che noi vedremo la sua gloria beatificante e non terrificante. Dobbiamo quindi fare tanta attenzione alla nostra persona e alla persona degli altri, che sono le dimore del Dio vivente.
Dimora del Dio vivente è la nostra persona. Il nostro corpo, il nostro spirito, il nostro cuore, i nostri sentimenti, la nostra sensibilità, tutto, deve essere orientato verso questa presenza. Una volta, specialmente nelle case religiose, si scriveva dappertutto “Dio ti vede”, che ha un po’ il significato di inquisizione. No. Dio ti vede solo nel senso che ti ama e ti invita soltanto ad evitare il peccato.
C’è qualche cosa di più. Dio è in mezzo a noi. Dio è in noi come Padre, come fratello, come amico, proprio nell’intimo concreto della nostra persona. San Paolo parla di presenza di Dio nel nostro corpo. Non parla evidentemente di presenza di Dio, di Gesù Cristo, come presenza materiale, ma come presenza spirituale. E’ la presenza del suo corpo glorioso che porta, di conseguenza, a sentire la concretezza della sua presenza nella nostra persona, espressa dal corpo in un modo riguardoso. C’è una presenza di Dio!
Un esempio. Se ci accostiamo al tabernacolo della chiesa e lo apriamo e tocchiamo le sacre specie ci sentiamo pieni di riverenza. Ognuno di voi, che potrebbe anche avere la facoltà di distribuire la santa comunione, sentirebbe un grande rispetto verso il corpo di nostro Signore Gesù Cristo. Quale rispetto dobbiamo dare al nostro corpo, pensando che è la dimora dello Spirito di Dio!
Quale rispetto dobbiamo avere per la persona dei nostri fratelli e delle nostre sorelle! Noi guardiamo in faccia le persone, le valutiamo e siamo portati a giudicarle. Una persona non è quello che appare. Una persona è quello che è nel più intimo di se stessa. Il più intimo di se stessa, se è battezzata ed è in grazia di Dio, è questa presenza specialissima di nostro Signore Gesù Cristo, del Padre e dello Spirito Santo.
Quindi mentalmente e col cuore e col sentimento dovrei trattare con riverenza le persone che incontro, senza preoccuparmi se sono o non sono in grazia di Dio, perché anche se una persona non è in grazia di Dio, Gesù Cristo non se ne va: “Sto alla porta e busso”.
Gesù Cristo non entra ad ogni costo. Ci può essere anche la situazione di chi non apre la porta mentre Lui aspetta. Gesù è il pastore che va in cerca della pecorella smarrita. Uno può essere smarrito ma porta con sé la presenza particolare di nostro Signore Gesù Cristo che sta alla porta e aspetta di poter entrare.
Come dobbiamo essere solleciti ed aperti alla Presenza che c’è in ognuno di noi, che c’è in ogni persona che incontriamo e che c’è particolarmente tra noi che conviviamo! Quanto rispetto! E’ una realtà garantita dalla dottrina della chiesa. Questa riflessione porta ad un’altra. Siamo in atteggiamento di attesa. Perché di attesa se Gesù c’è gia? Capite anche voi che Gesù c’è già ma può esserci in un modo più esteso, più profondo, più intimo, più autentico.
Si può fare tanto cammino verso la presenza di nostro Signore Gesù Cristo
e ci può essere tanta attesa per la venuta di nostro Signore Gesù Cristo.
Lui continua a venire, sempre che noi siamo disposti ad accoglierlo.
Se questa accoglienza si fa più insistente, più attenta, più attuale, più prolungata,
la venuta di Gesù sarà maggiormente garantita.
Quando siamo soli con noi stessi o attendiamo alle nostre cose,
non dobbiamo pensare che ci allontaniamo dal Signore.
Non dobbiamo neppure pensare che noi lavoriamo per il Signore e con il Signore dal momento che negli altri,
in particolare negli ammalati, vedete, rispettate e amate nostro Signore Gesù Cristo.
E’ vera la parola del vangelo: qualunque cosa avete fatto a questi miei, lo avrete fatto a me.
E’ un pensiero famigliare a voi che lavorate con gli ammalati,
però deve essere completato dalla visione della presenza di nostro Signore Gesù Cristo
nel cuore di tutti i credenti, nel nostro cuore e vicendevolmente tra noi.
Indubbiamente questo è anche il fondamento della vita comunitaria.
Cosa vuol dire vita comunitaria?
Vuole dire che c’è qualche cosa in comune.
C’è la vocazione, la professione, la vita insieme,
ma c’è soprattutto e prima di tutto la presenza di Gesù.
Nostro Signore Gesù Cristo è il fondamento della comunità.
Se noi rimaniamo nello stato che abbiamo abbracciato
– per me il servizio nella chiesa, per voi una vita più radicata nella chiesa –
è perché c’è nostro Signore Gesù Cristo.
Quante volte può venirci di dire “se non ci fosse Lui, pianterei qui tutti!”
Quando siete sole, siete la presenza di Gesù.
Quando siete in due, siete la presenza di Gesù.
Quando siete tutte insieme, siete la presenza di Gesù.
Questo deve essere il fondamento di tutti i rapporti umani:
rispetto della persona degli altri,
riguardo, attenzione, garbo nel trattare,
dolcezza, premura nel servire,
impegno nell’essere a disposizione degli altri.
La parola di questa sera garantisce in modo più sicuro la presenza di Gesù,
colui che ci ha fatto nascere in una famiglia cristiana,
colui che ci ha favorito di una speciale chiamata,
colui al quale abbiamo consacrato tutta la nostra vita, la nostra persona, le nostre energie,
le nostre possibilità.
Lui garantisce la sua presenza anche lungo le strade delle nostre stanchezze nei periodi di usura,
quando le cose che si ripetono a un ritmo fisso portano una certa usura
e il poter respirare un po’ d’aria libera e in pace può sembrare un dono, una grazia.
Comunque, anche nei momenti di usura dobbiamo ricordare che c’è una Presenza
che dà senso alla nostra esistenza, per la quale vale il conto di dare la vita.
Avvicinandoci al Natale, celebriamo l’evento della nascita di nostro Signore Gesù Cristo
preparando i nostri presepi, però prima di tutto e soprattutto, mettiamo ordine nei nostri cuori,
nei nostri sentimenti, nei nostri rapporti fraterni,
nella nostra disponibilità al servizio in modo che Gesù ci si possa trovare bene.
OM 659 suore 80