Questo testo racconta l’amore di Dio, così come esso ci è stato narrato nella santa storia delle nostre origini cristiane ed è stato sperimentato e vissuto nell’esistenza di un testimone.
Pagine cariche di opere e giorni, non meno che dell’Eterno che è venuto a narrarsi e donarsi nel povero tempo della nostra vicenda di uomini, queste pagine sono eco fedele della “sacra Pagina “, non meno che delle tante, umili pagine in cui è scritta ogni giorno la passione del mondo. Esse evocano una vita di frontiera, spesa tutta nella duplice fedeltà al tempo e all’eterno, nella faticosa e pur gioiosa ininterrotta coniugazione della terra e del cielo, del mondo presente e del mondo che deve venire. Sta qui la loro bellezza: l’oggettività pura della fede ecclesiale si unisce alla passione dell’esperienza vissuta, in modo che la prima non resti astratta o arida affermazione, e la seconda non si impoverisca in un’avventura intimista.
Il puro Oggetto della fede risuona in questo testo attraverso la ricchezza biblica che lo pervade, assimilata in una trasparente “lectio divina” ed attraverso l’abbondante riferimento al Concilio Vaticano II°, di cui l’Autore è stato protagonista, richiamato in un autentica recezione vitale, che ne fa scaturire la Profondità nascosta e le promesse implicite. Raccontare il cristianesimo come storia, facendo memoria del santo racconto dell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito, e adorare il mistero della divina Presenza, è eco fedele non solo della testimonianza fontale, ma anche delle intuizioni del Concilio, che è stato “Concilio della Chiesa “proprio perché ha fortemente riscoperto le dimensioni della “Historia salutis nella memoria dell’origine trinitaria, nella coscienza del “frattempo “, nella speranza della Patria in cui Dio sarà tutto in tutti (1 Cor 15,28).
La passione del testimone emerge in ogni pagina coniugandosi con lo spessore oggettivo di cui s’è detto, essa viene ad offrire un esempio contagioso di come spiritualità e dogma non vadano mai separati, ma si richiamino profondamente sul fondamento del fatto che il dogma è sempre “propter nos nos homines et nostram salutem” e l’esperienza dello Spirito rimanda sempre al mistero dell’Incarnazione
e della presenza del Cristo nel Suo Corpo ecclesiale. Con l gratitudine a Mons. Ferrari, Vescovo testimone, nasce allora l’augurio orante che queste pagine aiutino tutti noi a coniugare fede e vita, “Credo “professato. e “Credo” vissuto nella compagnia della fede e della vita della nostra gente.