dopo la conclusione del Concilio
12- dicembre – 1965
Ancora miei cari sentite la voce del Vescovo, ma vi assicuro più carica di emozione di quella della sera del I0 Agosto 1952 quando avvenne il primo incontro. E’ stato un incontro memorabile quello, ma in fondo era un incontro molto facile anche se era il contatto, per la prima volta nella vita, di uno che veniva dal Piemonte in Puglia. Stasera è una povera creatura qualsiasi che ritorna da una esperienza, che non è prevedibile nella vita, di un uomo che si trova a contatto con quella realtà quotidiana che è ognuno di voi, ognuno di noi, e, per la prima volta, deve parlare.
Sapete che non mi torna difficile normalmente parlare, ma parlare carico di questa esperienza, parlare turbato da questa realtà, non perché sia brutta questa realtà, no, ma perché è una realtà distante:
come è distante Dio dagli uomini per natura,
come é distante la grazia dalla nostra povera umanità,
come è distante il Vangelo dalle nostre povere parole,
come è distante il messaggio del vangelo dalle nostre povere parole,
come è distante una creatura dal suo creatore Altissimo
e mettersi in mezzo
per tradurre questa realtà in un’altra realtà,
per portare questo messaggio con delle povere parole umane,
per trasfondere questa esperienza di cenacolo nei vostri cuori.
Oh, come è difficile!
E allora, accontentatevi questa sera di quello che, così con molta semplicità, io dirò, e soprattutto attendete, se il Signore ce ne darà la grazia, che io possa dire tutto quello che è possibile dire, ma in un discorso lungo, di giorni, di mesi di anni, perché quello che è avvenuto nel cenacolo dell’aula conciliare ha bisogno di essere detto in tanti modi, tante volte con molta insistenza, perché questa grazia, veramente straordinaria di cui è stata favorita la Chiesa in questi tempi, possa essere la grazia di ognuno di voi che mi siete presenti e che mi siete figliuoli.
Che cosa è avvenuto?
Quella intuizione felicissima del grande Papa Giovanni, di indire il Concilio per l’ aggiornamento della Chiesa, quell’impegno formidabile per i vescovi di tutto il mondo di operare una Riforma nella Chiesa, quello slancio incontenibile di Paolo VI di dirigere la Chiesa verso le sorgenti, tutto si è verificato.
Si è verificato in un modo, in una forma, in una misura insperabile, insospettata.
Nessuno, quando è cominciato il Concilio, poteva pensare che si potesse arrivare a questi traguardi:
traguardi di liberazione,
traguardi di aperture,
traguardi di approfondimenti,
traguardi di scoperte,
traguardi di possesso:
traguardi di possesso di verità,
traguardi di possesso di grazia,
traguardi di possesso di ricchezza interiore da comunicare a tutti gli uomini.
Il sogno di Papa Giovanni, che la Chiesa rinnovasse il suo volto e apparisse d’innanzi al mondo come l’ha concepita nostro Signore Gesù Cristo! Una Madre piena di amabilità, una Madre piena di saggezza!
Questa Chiesa è emersa. E’ uscita fuori dal Concilio.
Non è, non è più, e non sarà mai più:
– né la Chiesa di Costantino,
– né la Chiesa delle Crociate,
– né la Chiesa della Riforma
– né la Chiesa uscita dal modernismo,
– né la Chiesa identificabile con una civiltà, con un gruppo di popoli, con un gruppo di potenze.
E’ una Chiesa libera.
E’ la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo: umile, povera, amabile.
Oh! Ci vorrà del tempo per togliere tutte le incrostazioni che sono ancora nella realtà della Chiesa che è ognuno di voi, che è ognuno di noi.
Ci vorrà ancora del tempo per fare cadere molte cose ma:
– questa é la Chiesa scoperta dal Concilio, questa è la Chiesa proposta dal Concilio: una realtà misteriosa, una realtà santa, una realtà divina.
– Questa è la Chiesa che è luogo d’incontro tra le divine Persone di un solo Dio Padre Figlio e Spirito Santo, con tutti i figliuoli degli uomini, che, allo stesso titolo sono creature di Dio, figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, amici dello Spirito Santo, chiamati ad essere una cosa sola come nel il grande mistero della vita di Dio, un Dio solo in tre persone. Molti una cosa sola. Molti una cosa sola nella carità, nell’amore.
Questa è la Chiesa, e questa Chiesa che nasce dall’amore del Padre per il Figlio, diffuso nel nostri cuori dello Spirito Santo, è lo strumento della salvezza degli uomini, è lo strumento della salvezza di tutti.
La Chiesa è salvata prima lei stessa.
Ognuno di noi che è la Chiesa, è salvo ed è salvato da nostro Signore Gesù Cristo, dal Padre e dallo Spirito Santo.
Ognuno di voi che è Chiesa, deve salvare gli altri, deve operare la salvezza degli altri.
In che modo? Con che mezzi?
Non i mezzi della sapienza umana.
La Chiesa non é grande della grandezza di Dio perché raccoglie la sapienza degli uomini. No.
La Chiesa è grande della grandezza di Dio:
– perché possiede la saggezza di Dio,
– perché possiede la parola di Dio,
– perché possiede la grazia dl Dio,
– perché possiede la forza dei sacramenti,
– perché possiede la forza che nasce dal mistero centrale della sua vita che si è operata nel cuore del Figlio di Dio fatto uomo, morto, e risorto per la nostra salvezza.
Questa è la forza della Chiesa.
Questa è la capacità della Chiesa di salvare il mondo:
– non con la potenza del prestigio
– non con la potenza che viene dalla organizzazione semplicemente umana,
– non dalla potenza del denaro,
– non dalla potenza di qualche potenza sociale. No!
Semplicemente dalla stoltezza della croce,
– dallo scandalo della croce,
– dalla debolezza della parola
– dai segni insignificanti ma tanto espressivi della grazia di Dio: dall’altare, dalla celebrazione eucaristica, dalla celebrazione liturgica.
Non so, se riesco a rendere il mio pensiero.
Questa è la grandezza della Chiesa, questa è la potenza della Chiesa.
Dunque, per favore, figli cari e fratelli carissimi,
– non é la potenza del vaticano,
– non è la potenza di molti vescovi,
– non è la potenza dei cardinali,
– non è la potenza dei governi che rispettano la Chiesa.
– Non è la potenza delle potenze umane. No.
E’ il vangelo,
– è la verità del vangelo,
– è la grazia di nostro Signore Gesù Cristo,
– è l’amore di Dio, che opera Ia risurrezione da morte di nostro Signore Gesù Cristo e che vuole operare la risurrezione di ognuno di noi in Gesù Cristo, perché sia figlio di Dio.
Ecco il rinnovamento della Chiesa.
Ecco l’aggiornamento della Chiesa.
Ecco la Chiesa che ritorna alle sue sorgenti.
Qualcuno dirà: ma come? E dunque? E queste cose perché ce le dice adesso?
Queste cose sono sempre state dette, ma la Chiesa vive nel tempo, vive nella storia, è fatta di uomini qui su questa terra, e gli uomini qui su questa terra, subiscono le influenze della storia, le influenze degli ambienti che li circondano.
Ora c’è questa grazia. Non ci sono spiegazioni.
Sì. Non è stata una invenzione degli uomini, non è stato un atto di intelligenza umana. Gli uomini hanno fatto di tutto perché questo non si verificasse credendo di far bene, e lo Spirito Santo, invece, ha giocato la saggezza degli uomini ed ha suscitato un uomo semplice ed umile come Papa Giovanni, ha suscitato un Papa pronto e coraggioso, come Paolo VI. E tutte queste cose, sono accadute per grazia: per grazia di Dio, per il dono del Padre, per una azione che ha compiuto nella Chiesa lo Spirito Santo.
Questo é un miracolo. Questo è un segno. Chi guarda da vicino il Concilio e ciò che è avvenuto nel Concilio, deve ammettere all’evidenza ” digitus Dei est hic” qui c’è il dito del Signore.
Ora, miei cari, noi che ci troviamo ad essere i fortunati spettatori di questo miracolo, di più, che siamo invitati ad entrare attivamente nella forza della grazia di questo miracolo, noi ci carichiamo di una responsabilità.
Tutti, il vescovo, i suoi sacerdoti, ognuno di voi, è carico della responsabilità che gli viene dal Battesimo, che gli viene dalla cresima, che gli viene dall’ordine sacro perché questa grazia di Dio sia operante nella nostra vita, perché questa grazia di Dio ci raggiunga tutti, perché questo miracolo si compia in ognuno di noi, perché ognuno di noi sia autentico cristiano per essere autenticamente la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
E dove sarà misurata l’autenticità nostra, miei cari?
L’autenticità del Vescovo?
L’autenticità dei suoi sacerdoti?
L’autenticità di ognuno di voi?
Dove sarà misurata? Sarà misurata dalla carità.
La prima grande idea, la prima sfolgorante verità che domina, che illumina tutto il Concilio, tutti i suoi lavori, tutti i suoi documenti, è l’amore di Dio che, fattosi uomo e stabilitosi in mezzo a noi, e avendoci comunicato il suo Spirito, deve tradursi nelle nostre persone, nella virtù della carità, nella virtù di quel sentimento che unisce i figli intorno al proprio padre, nella virtù di quel sentimento che unisce i fratelli fra di loro.
Il Concilio, l’ha detto Paolo VI° più di una volta, è un grande atto di amore,
è un grande atto di amore verso l’uomo,
è un grande atto di amore verso tutta l’umanità.
Non c’é distinzione, San Paolo diceva, tra barbaro o greco, tra schiavo e libero. Noi potremmo sostituire delle altre parole o degli altri termini. Non c’è distinzione.
L’amore non conosce barriere, l’amore non conosce limiti,l’amore arriva dove arriva la volontà di Dio che vuole salvare tutto il mondo.
Ed è qui, dicevo, dove si deve misurare l’autenticità del nostro rinnovamento.
Miei cari, il Vescovo si deve rinnovare e voi dovete pregare perché lui ha bisogno di questa grazia, di essere sempre capace a voler bene. I miei sacerdoti hanno bisogno di questa grazia e voi dovete pregare perché tutti insieme, siamo sempre più capaci di voler bene. Padri, madri e figli dovete diventare più capaci di voler bene, non a voi stessi, alle vostre creature: l’un l’altro.
Tutti dobbiamo entrare nell’ intimo del nostro cuore e vedere quanta capacità c’è ancora, dentro dl noi, di volere bene.
Forse c’é una capacita che ancora ha bisogno di essere liberata:
– liberata dall’egoismo,
– liberata dall’interesse,
– liberata dall’ambizione,
– liberata dal calcolo,
– liberata da tutto per voler più bene, perché la Chiesa autentica di nostro Signore Gesù Cristo sono quelli che nel suo nome, si vogliono bene.
I Vescovi ritornano alle loro sedi, fatti segno, da parte del Papa di tante attenzioni, di tanti riguardi, di un rispetto che veramente confonde perché, i Vescovi con Lui proprio dalla Chiesa del Vaticano II°, sono i vescovi di tutta la Chiesa.
Ogni vescovo é il vescovo di tutta la Chiesa.
Sta nella sua Chiesa,
deve curare bene la sua Chiesa,
deve rendere vitale la sua Chiesa,
ma per il bene di tutta la Chiesa,
ma in comunione con tutta la Chiesa,
ma per la salvezza di tutti gli uomini di tutte le chiese.
Non c’è più confine,
non c’è più l’ombra del campanile,
non c’ è più il chiuso della sacrestia.
C’è l’apertura del mondo.
Deve essere così per tutti.
Lo sarà per la grazia di Dio.
Miei cari, noi davanti a queste prospettive abbiamo un assoluto bisogno, lo dico particolarmente ai miei sacerdoti e a me stesso prima di tutti, abbiamo particolarmente bisogno di una grande fede che si traduca in questa fiducia: se lo Spirito Santo ha incominciato quest’opera grandiosa nella sua Chiesa nonostante gli uomini, lo Spirito di Dio, con la sua potenza, porterà quest’opera grandiosa a compimento.
E’ la parola della Scrittura: “Colui che ha incominciato in voi l’opera buona, la condurrà a termine fino all’ultima perfezione.” Avete capito?
Abbiamo bisogno di questa fede che si traduca in questa fiducia, in questa sicurezza che, non è per i nostri meriti, non é per le nostre opere, ma per l’azione di Dio che ci vuole salvi. Tutto si compirà. Si realizzerà in tutto il mondo per sempre, che la Chiesa sia la madre di tutti, sia la maestra di tutti , sia l’ancora di salvezza per tutti.
E grazie di questo incontro. E grazie della vostra presenza. Io, sulla vostra presenza, ci conterò ogni giorno, anche quando ognuno di noi starà nelle proprie case, ma tutti i giorni voi sarete presenti, tutti, sull’altare della santa Messa mia e dei miei sacerdoti.
Vedete la bellezza del Concilio.
Stasera, proprio perché il Concilio si è celebrato, celebreremo tutti insieme il mistero della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
Voi, i vostri sacerdoti – uno per ogni paese, i più piccoli perché sono i più vicini a voi, e i meno piccoli che si sono staccati da voi – tutti insieme faremo sì che la grazia della morte di nostro Signore Gesù Cristo e della sua passione, sia in mezzo a noi per darci la forza di morire a noi stessi, e la grazia della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo sia in mezzo a noi per darci la capacità di risorgere nell’amore.
questa prima trascrizione dal registratore rivela l’animo del vescovo e la tensione della gente che lo aveva aspettato in cattedrale a Monopoli il 12- 12 – 1965
Primo incontro dopo la conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II°
Per la stampa
Ancora una volta, miei cari, sentite la voce del Vescovo, ma vi assicuro, più carica di emozione di quella della sera del IO Agosto 1952 quando avvenne il primo incontro. E’ stato un incontro memorabile quello, ma in fondo, era un incontro molto facile, anche se era il contatto, per la prima volta nella vita, di uno che veniva dal Piemonte in Puglia. Stasera, è una povera creatura qualsiasi che ritorna da una esperienza, che non è prevedibile nella vita, di un uomo che si trova a contatto con quella realtà quotidiana che è ognuno di voi, che é ognuno di noi, e per la prima volta deve parlare.
Sapete che non mi torna difficile normalmente parlare, ma parlare carico di questa esperienza, parlare turbato da questa realtà, – non perché sia brutta questa realtà, no! – perché è una realtà distante, come è distante Dio dagli uomini per natura, come é distante la grazia dalla nostra povera umanità, come è distante il Vangelo dalle nostre povere parole, come è distante una creatura dal suo creatore Altissimo e mettersi in mezzo per tradurre questa realtà in un’altra realtà: per portare questo messaggio con delle povere parole umane, per trasfondere questa esperienza di cenacolo nei vostri cuori, Oh, come è difficile!
E, allora, accontentatevi, questa sera, di quello che, così con molta semplicità, io dirò, e soprattutto attendete, se il Signore ce ne darà la grazia, che io possa dire tutto quello che è possibile dire, ma in un discorso lungo lungo, di giorni, di mesi di anni, perché quello che è avvenuto nel cenacolo dell’aula conciliare ha bisogno di essere detto in tanti modi, in tante volte, con molta insistenza; perché questa grazia, veramente straordinaria di cui è stata favorita la Chiesa in questi tempi, possa essere la grazia di ognuno di voi che mi siete presenti e che mi siete figliuoli.
Che cosa è avvenuto?
Quella intuizione felicissima del grande Papa Giovanni, di indire il Concilio per l’ aggiornamento della Chiesa, quell’impegno formidabile per i vescovi di tutto il mondo di operare una Riforma nella Chiesa, quello slancio incontenibile di Paolo VI di dirigere la Chiesa verso le sorgenti: tutto si è verificato.
Si è verificato in un modo, in una forma, in una misura insperabile. Nessuno quando è cominciato il Concilio poteva pensare che si potesse arrivare a questi traguardi: traguardi di liberazione, traguardi di aperture, traguardi di approfondimenti, traguardi di scoperte, traguardi di possesso: di possesso di verità, di possesso di grazia, di possesso di ricchezza interiore da comunicare a tutti gli uomini.
Il sogno di Papa Giovanni che la Chiesa rinnovasse il suo volto e apparisse d’innanzi al mondo come l’ha concepita nostro Signore Gesù Cristo; una Madre piena di a amabilità, una Maestra piena di saggezza é emersa, é uscita fuori dal Concilio. Non è, non è più, e non sarà mai più, la Chiesa che attraverso i secoli si é caricata della pesantezza della opacità, delle incrostazioni che i suoi stessi figli le hanno gettato addosso nel tentativo di asservirla, di averla dalla loro parte, di tagliarle il cammino e anche di soffocarla.
Quella del Concilio é una Chiesa libera, è la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo: umile, povera, amabile.
Ci vorrà del tempo per togliere i sedimenti che giacciono nel fondo delle nostre abitudini e delle nostre tradizioni. Ci vorrà il suo perché questa realtà misteriosa, santa, che è luogo d’incontro tra le divine Persone di un solo Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, e la persona di tutti i figli degli uomini, l’incontro con tutti gli uomini che alle stesso titolo sono creature di Dio, figli del Padre, fratelli di Gesù Cristo, amici dello Spirito Santo; con tutti gli uomini chiamati ad essere talmente uniti da fare una cosa sola come il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo sono un solo Dio.
Ci vorrà del tempo perché questa vocazione, questo incontro, questa unità nell’amore si faccia strada nelle coscienze, trovino disponibili e pronti i consensi della nostra volontà, affinché l’amore del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo possano operare liberamente la grande unificazione nella carità.
Ma é certo che questo avverrà? In che modo? Con quali mezzi?
Non certamente con i mezzi della potenza e della saggezza umana, non con il denaro, non con la forza delle organizzazioni, non con il peso del prestigio. No. La Chiesa dispone dei mezzi che la potenza di Dio dispiega per salvare gli uomini: la saggezza di Dio, la sua Parola, la forza di quei segni misteriosi che sono i sacramenti i quali attingono alla potenza di Dio che, come ha operato la risurrezione del Figlio suo, così opererà la nostra risurrezione alla vita di figli di Dio.
Ecco allora: la Chiesa é nuova perché rinnovata nell’amore di Dio, la Chiesa é giovane, perché attinge alla freschezza della vita di Dio, la Chiesa é vitale perché é animata dalla capacità di amare che le viene da Dio.
Dunque senza danaro, senza prestigio umano, senza mire terrene, ma col vangelo di Gesù Cristo, la grazia di Dio Padre e la carità dello Spirito Santo: così si presenta a voi, al mondo la Chiesa del Concilio.
Direte: ma non era così anche prima?
Era così, ma insieme c’erano molte altre cose, troppe cose degli uomini, tanto che le cose di Dio erano poste in ombra e molte volte erano come inceppate. Ora si é compiuta la grande liberazione, ora le cose di Dio si vedono chiare e Dio con il suo Spirito ha rinnovato il volto della Chiesa del suo Figlio, Gesù Cristo, il nostro Salvatore.
Si, il Concilio non è stato una invenzione degli uomini, non è stato un atto di intelligenza umana. Gli uomini hanno fatto di tutto perché questo non si verificasse credendo di fare bene, e lo Spirito Santo, invece, ha giocato la saggezza degli uomini ed ha suscitato un uomo semplice e umile come Papa Giovanni; ha suscitato un Papa pronto e coraggioso, come Paolo VI, e tutte queste cose, sono accadute per grazia: per grazia di Dio, per un dono del Padre, per una azione che ha compiuto nella Chiesa lo Spirito Santo.
Questo é un miracolo, questo è un segno. Chi guarda da vicino il Concilio e ciò che è avvenuto nel Concilio deve ammettere all’evidenza ” digitus Dei est hic” qui c’è il dito del Signore.
Ora, miei cari, noi che ci troviamo ad essere i fortunati spettatori di questo miracolo, di più, che siamo invitati ad entrare attivamente nella forza della grazia di questo miracolo, noi, ci carichiamo di una responsabilità. Tutti, il vescovo, i suoi sacerdoti, ognuno di voi, è carico della responsabilità che gli viene dal Battesimo, che gli viene dalla cresima, che gli viene dall’ordine sacro perché questa grazia di Dio sia operante nella nostra vita, perché questa grazia di Dio ci raggiunga tutti, perché questo miracolo si compia in ognuno di noi, perché ognuno di noi sia autentico cristiano per essere autenticamente la Chiesa di nostro Signore Gesù Cristo.
E, dove sarà misurata l’autenticità nostra, miei cari?
L’autenticità del Vescovo, I’autenticità dei suoi sacerdoti, l’autenticità di ognuno di voi, dove sarà misurata? Sarà misurata dalla carità.
La prima grande idea, la prima sfolgorante verità, che domina, che illumina tutto il Concilio, tutti i suoi lavori, tutti i suoi documenti, è l’amore di Dio che fattosi uomo, e stabilitosi in mezzo a noi, e avendoci comunicato il suo Spirito, deve tradursi nelle nostre persone, nella virtù della carità; nella virtù di quel sentimento che unisce i figli intorno al proprio padre, nella virtù di quel sentimento che unisce i fratelli fra di loro.
Il Concilio, l’ha detto Paolo VI più dl una volta, è un grande atto di amore; è un grande atto di amore verso l’uomo, è un grande atto di amore verso tutta l’umanità. Non c’é distinzione, S. Paolo diceva, tra barbaro e greco, tra schiavo e libero. Noi potremmo sostituire delle altre parole e degli altri termini: non c’è distinzione. L’amore non conosce barriere, l’amore non conosce limiti, l’amore arriva dove arriva la volontà di Dio, che vuole salvare tutto il mondo. Ed è qui, dicevo, dove si deve misurare l’autenticità del nostro rinnovamento.
Miei cari, il Vescovo si deve rinnovare, e voi dovete pregare perché lui ha bisogno di questa grazia: di essere sempre più capace di volere bene. Voi, padri, madri e figli dovete diventare più capaci di voler bene. Tutti dobbiamo entrare nell’intimo del nostro cuore e vedere quanta capacità c’è ancora, dentro dl noi, di volere bene: forse una capacita che ancora ha bisogno dl essere liberata: liberata dall’egoismo, liberata dall’interesse, liberata dall’ambizione, liberata dal calcolo, liberata da tutto per voler più bene; perché la Chiesa autentica di nostro Signore Gesù Cristo sono quelli che nel suo none, si vogliono bene.
I Vescovi ritornano alle loro sedi, fatti segno, da parte del Papa di tante attenzioni, di tanti riguardi, di un rispetto che veramente confonde. I Vescovi sono fatti segno da tutti i fedeli di una nuova venerazione.
Sapete perché?
Il Concilio ecumenico vaticano II° ha trasportato i confini della loro carità. Non importa se hanno più poteri di prima; importa che gli spazi per la loro carità sono dilatati quanto é vasta l’ampiezza del mondo. E’ il dovere della loro carità che é diventato più grande. Per la loro carità non ci sono più confini, non esiste più l’ombra del campanile, il chiusa della sacrestia.
Cercate di capire, miei cari, come sia aperta la Chiesa del Concilio.
Davanti a queste prospettive, abbiamo un assoluto bisogno, lo dico particolarmente ai miei sacerdoti, e a me stesso prima di tutti, abbiamo particolarmente bisogno di una grande fede che si traduca in questa fiducia: se lo Spirito Santo ha incominciato quest’opera grandiosa nella sua Chiesa, nonostante gli uomini, lo Spirto di Dio, con la sua potenza, nonostante gli uomini, porterà quest’opera grandiosa a compimento.
E’ la parola della Scrittura: “Colui che ha incominciato in voi l’opera buona, la condurrà a termine fino all’ultima perfezione.” Avete capito?
Abbiamo bisogno di questa fede che si traduca in questa fiducia in questa sicurezza: che non è per i nostri meriti, non é per le nostre opere, ma per l’azione di Dio, che ci vuole salvi, tutto si compirà, si realizzerà in tutto il mondo per sempre. Che la Chiesa sia la madre di tutti, sia la maestra di tutti, sia l’ancora di salvezza per tutti.
E, grazie di questo incontro. E grazie della vostra presenza. Io, sulla vostra presenza, ci conterò ogni giorno, anche quando ognuno di noi starà nelle proprie case, ma tutti i giorni, voi sarete presenti, tutti, sull’altare della santa Messa mia e dei miei sacerdoti.
Vedete la bellezza del Concilio. Stasera, proprio perché il Concilio si è celebrato, celebreremo tutti insieme il mistero della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Voi, i vostri sacerdoti -uno per ogni paese, i più piccoli perché sono i più vicini a voi, e i meno piccoli che si sono staccati da voi – tutti insieme faremo sì che la grazia della morte di nostro Signore Gesù Cristo e della sua passione, sia in mezzo a noi per darci la forza di morire a noi stessi, e la grazia della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo sia in mezzo a noi per darci la capacità di risorgere nell’amore.