Per esprimere un parere, sul quale non sono certo di incontrare generali consensi, relativamente alla presenza ed all’intervento del Vescovo nella vita pubblica e cioè nella vita della città, della comunità nella vita politica, debbo riconsiderare ciò che personalmente mi attendevo e mi attendo dall’attenzione paterna di un pastore: orientamenti, pazienza, comprensione, disponibilità, fiducia.
Una decina d’anni d’esperienza mi inducono a valutare positivamente il tipo esile di rapporto instaurato. Mi pare che esso sia soprattutto contrassegnato dalla discrezione con la quale si è lasciato ai laici il compito di riflettere e scegliere più che ascoltare e ubbidire soltanto, il dovere di vedere, meditare, agire, rischiare come singoli e come gruppi, nelle materie che a loro specificamente si affidano.
Mi pare che sia stata riconosciuta e rispettata la competenza che il laicato sia stato considerato maturo. Nelle cose temporali neppure il laicato cristiano, la comunità cattolica sono sempre e soltanto animati da motivazioni ideali, da ragioni dí fede. Mi piace non aver incontrato il Vescovo come arbitro delle contese, schierato per una parte. Non credo che sia stato facile ne per le sollecitazioni inevitabili ne per l’importanza delle questioni. Nei momenti delicati e difficili, il Vescovo è stato presente, con la parola e con lo scritto; ne ha ricavato più amarezza per grossolane interpretazioni e pesanti giudizi e preconcette contrapposizioni che conforto di consensi. Ma anche questo mi pare scontato.
Chi voleva sentire il suo Vescovo, sapeva dove trovarlo, sempre. Nessuno ha dovuto temere di trovarselo inopinatamente di fronte. E’ più facile dover ricordare il garbato rimprovero a chi non si faceva mai vedere che l ‘invadenza di estemporanei interventi. Un Vescovo colto e di parola forbita e facile ha saputo misurare le parole. Soprattutto non le ha usate in difesa di se e non ne ha inutilmente riempito le cerimonie con le quali le liturgie pagane amano gratificarsi. Mi pare sia questo il senso dell’autorità del Pastore.
del prof. Dante Bettoni.
“La Cittadella”, 12 Giugno 1977