I pellegrini di Emmaus
lo riconoscono dal segno
Miei cari, partecipando alla celebrazione della santa Messa, noi partecipiamo agli avvenimenti della salvezza, cioè partecipiamo attivamente a ciò che Dio, nel suo figliolo Gesù Cristo, per l’azione dello Spirito Santo, ha compiuto per noi e compie per noi. Ciò che è avvenuto nei tempi della storia, per quanto riguarda Dio, la sua presenza in mezzo a noi e tutto ciò che egli vuole fare per salvarci, non appartiene al passato. Perciò la nostra fede deve aprirsi, deve essere disponibile e soprattutto sicura che, quanto noi celebriamo nella nostra chiesa, accade per ognuno di noi.
Questa sera mi permetto di richiamare alla vostra attenzione tre momenti che ci sono ricordati dal Vangelo che abbiamo appena ascoltato, perché prendiamo coscienza che, ciò che é narrato dall’evangelista ci riguarda ed è quanto accade per ognuno di noi che siamo qui radunati nel nome del Signore.
Abbiamo letto l’episodio dei pellegrini di Emmaus, cioè di quei discepoli di nostro Signore Gesù Cristo che, dopo la sua morte e la sua sepoltura, si allontanano da Gerusalemme e che sono raggiunti e accompagnati da nostro Signore Gesù Cristo. Il primo particolare è questo: “Gesù si accostò a loro e prese a camminare con loro”.
Noi siamo sicuri, – perché è impegnata la parola di Dio in nostro Signore Gesù Cristo – che qui in mezzo a noi, con noi, vicino a ciascuno di noi è presente Gesù. E’ presente Gesù Cristo non soltanto perché in questa chiesa c’è un tabernacolo dove si conserva la santa eucaristia. E’ presente Gesù Cristo non soltanto perché in questo momento si annuncia la sua parola. E’ presente Gesù Cristo perché, egli si è impegnato ad essere in mezzo a noi ogni volta che due o più persone si radunano nel suo nome. Noi siamo qui nel suo nome. Se abbiamo prestato attenzione, abbiamo sentito che la celebrazione è iniziata nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo: nel nome di Dio, nel nome di Gesù Cristo, quindi Gesù Cristo è in mezzo a noi.
Qualcuno superficialmente potrebbe dire: ma chi lo vede, chi lo tocca Gesù Cristo? Forse che lo vedevano i suoi discepoli? I discepoli di Emmaus, che lo avevano accanto, che parlavano con lui, non lo vedevano perché non avevano la fede, perché non credevano ancora in nostro Signore Gesù Cristo. Avevano fatto un gran piangere per lui. Gli volevano ancora bene, ma non avevano ancora la fede. Lo vedono quando credono. Non è che la fede crea la presenza di Gesù Cristo. La fede scopre la presenza di Gesù Cristo. Noi possiamo avere questa fede. Non è una fede cieca, non è una fede senza fondamento, è una fede sicura che si basa sull’impegno di Gesù di essere presente quando due o più persone sono raccolte nel suo nome.
Un altro particolare. Avete seguito il dialogo che avviene fra i discepoli e Gesù. Ad un certo punto Gesù, “cominciando da Mosè e i profeti spiegò loro le cose che si riferivano a lui in tutte le Scritture”. Nostro Signore Gesù Cristo spiega le scritture. Miei cari, questo è importante per noi che veniamo in chiesa. L’insegnamento della chiesa proposto ai suoi figli, naturalmente si basa sulle parole e l’insegnamento di Gesù Cristo. Quando nella chiesa si leggono le Scritture Sante è Cristo che parla, è Cristo che spiega le scritture ai discepoli di Emmaus, è Cristo presente in mezzo a noi, é Cristo che si accompagna a noi, è Cristo con noi che ci dà l’intelligenza delle Scritture, perché è Lui che parla, è Lui la Parola di Dio, è Lui la Parola vivente di Dio.
Il termine “parola” nel linguaggio biblico ha un significato molto più ampio che nella nostra lingua. Il termine “parola” esprime ciò che Dio comunica, ciò che Dio fa. Dio, con la su parola, – lo abbiamo letto nella vigilia pasquale qui in parrocchia – compie tutto ciò che vuole. Con la sua parola, quindi con la sua potenza, con la sua sapienza, con la sua bontà, con il suo amore, Cristo parla.
Il mio e quello dei sacerdoti è un ministero, è un servizio e vale tanto quanto è uno strumento che rende – per dire così- sensibile la voce di nostro Signore Gesù Cristo, che vuole raggiungere ciascuno di noi e parlare a noi. Vedete quale importanza ha questa parte della celebrazione liturgica che riguarda la Parola di Dio?
Direte: ma perché il vescovo ci ricorda questo punto della vita cristiana il giorno della santa Pasqua? Perché Gesù proprio il giorno della sua resurrezione, il giorno in cui – in pienezza – ha dimostrato di essere il Signore, il giorno in cui ha dato la prova tangibile di essere il Figlio di Dio e di essere il Salvatore del mondo, ha iniziato un ministero che doveva continuare per tutti i secoli: ha iniziato a spiegare le Scritture, ad annunciare, a fare intendere la Parola di Dio.
Noi, quando veniamo alla Messa, dobbiamo venire per incontrarci con nostro Signore Gesù Cristo, per essere con Lui ed ascoltarlo. Per ascoltarlo non semplicemente come si ascolta un profeta o un maestro, ma come si ascolta Dio, Colui che ci ha dato la prova di essere Figlio di Dio dal momento che ha dimostrato di essere il padrone della vita e della morte. Veniamo alla Messa per ascoltare la sua parola per comunicare con lui: per comunicare alla sua vita di Figlio di Dio attraverso la parola, che non è una semplice espressione verbale, ma una azione che Dio compie in noi. Attraverso la sua parola, la salvezza raggiunge le nostre persone e diventa operante nelle nostre coscienze, nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, in tutta la nostra persona
Un terzo particolare. “Dopo essersi assiso a mensa prese del pane, lo benedisse, lo spezzò e lo porse a loro”. In quel momento, nota l’evangelista, i loro occhi si aprono e finalmente lo riconoscono. Non lo avevano riconosciuto! Lo riconoscono dal segno di spezzare il pane. Lo conoscono perché vedono quel gesto, che aveva comandato fosse compiuto fino alla fine dei tempi. “Fate questo in memoria di me” aveva detto due sere prima! Lo riconoscono dal “segno”. Possiamo dire, miei cari, che l’episodio dei discepoli di Emmaus ci riporta agli elementi essenziali della celebrazione della santa Messa: – la presenza di Gesù Cristo in mezzo all’assemblea liturgica; – la parola di Dio è Cristo che parla nella sua chiesa attraverso il ministero dei suoi sacerdoti; – Cristo che spezza il pane diventa il nostro cibo: “Questo è il pane disceso dal cielo”chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà la vita”. Eterna!
Oggi è Pasqua non perché qualcuno di più, fra di noi, fa la santa comunione, ma perché la realtà è questa: Gesù Cristo autore della vita nuova la trasfonde in noi attraverso il “segno” del nutrimento: “Chi mangia di me,vivrà di me”. Come è vivo il Padre così sono vivo io, e chi mangia di me vive e vivrà di me. Il Dio vivente, il Cristo, risorge da morte e vive. Il suo corpo e il suo sangue sono dati perché noi viviamo.
Questa è la celebrazione liturgica. Ecco la celebrazione della santa Messa. Ecco la celebrazione della Pasqua, perché ogni celebrazione della santa Messa è sempre il memoriale della Pasqua di nostro Signore Gesù Cristo, cioè l’affermazione della sua potenza di Salvatore del mondo che viene per portare la sua vita.
Le comunioni di Pasqua! Le povere comunioni di Pasqua, che si fanno soltanto a Pasqua, sono una pretesa di vivere mangiando una volta l’anno. La comunione è il momento in cui la nostra persona si incontra con la persona di nostro Signore Gesù Cristo per comunicare alla sua vita. La comunione è un momento di vita, non è semplicemente un momento religioso. E’un momento di comunione perché qualche cosa di vitale intercorre tra noi e Dio, tra noi e il Figlio suo, tra noi e il suo Spirito perché viviamo di Lui, perché in questo senso viviamo in Lui.
Miei cari, questo è qualche cosa di quello che ci dice il brano di Vangelo che abbiamo ascoltato. Raccogliamoci con impegno, con serietà, nell’intimo del nostro spirito e pensiamo: Cristo è presente, Cristo è l’alimento della mia vita spirituale, Cristo è il cibo della mia vita di uomo, di donna, di creatura umana divenuta figlio di Dio.
Questa vita, annunciata e proposta dalla chiesa sia piena in ciascuno di noi e sia la nostra Pasqua. E’ l’augurio del vescovo.
Sia lodato Gesù Cristo.
Sant’Andrea, ore 17,30 – I° Domenica di Pasqua