Cristo non é più la nostra Pasqua
Pasqua 1967 in Cattedrale a Monopoli
Sia lodato Gesù Cristo. Questo é il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo. . Rendiamo grazie al Signore perché é buono e il suo amore é senza fine. . Alleluia. Alleluia. . Cristo nostra Pasqua é stato immolato. Cristo é risorto.
Carissimi, voi sentite che la Pasqua é la festa cristiana e che la festa cristiana, appunto, é festa: perché é un annuncio di gioia, perché é un fatto di gioia, perché é un avvenimento di letizia, perché é un avvenimento di vita incontenibile, nuova, destinata a non spegnersi più. Dunque esultiamo. Cristo é risorto. Questo é il fatto. Sant’Agostino direbbe: intendiamo, scrutiamo, cerchiamone il significato.
Cristo é risorto. E’ certo. Lo hanno visto, lo hanno toccato con le loro mani. Chi meno credeva ha avuto la possibilità di mettere le proprie dita nelle piaghe di Cristo, crocifisso e risorto. Quelli che lo hanno visto, lo hanno annunziato a coloro che avevano conosciuto Gesù e che sapevano della sua morte. E il loro annuncio non é stato un fatto di parole ma la testimonianza resa, – come frutto di certezza, come conseguenza di sicurezza del fatto che annunciavano – con la propria vita, e con la propria morte. Gli apostoli si sono definiti, loro stessi, testimoni della risurrezione di Gesù e la loro testimonianza, dal primo all’ultimo, l’hanno pagata col sangue. Questo, ripeto, é il fatto.
Ma, questo fatto: –che Gesù Cristo, morto in croce, sepolto, –risorga a vita nuova e si imponga con tutta sicurezza –alla sperimentazione sensibile della sua nuova presenza nel mondo, che significato ha? Come ci riguarda? Il significato é questo. Gesù aveva detto: “Io sono la risurrezione e la vita”;… “Io sono venuto perché il mondo abbia la vita e l’abbia in modo abbondante” .
Quale vita impersona nostro Signore Gesù Cristo?
Quale vita porta nel mondo e vuole comunicare a noi?
Forse che la nostra vita di creature umane, fatte di carne, di sangue, di pensiero, di sentimento, di fantasia, di desiderio, ha un rapporto con questa vita di cui parla nostro Signore Gesù Cristo?
Questa nostra vita che sperimentiamo ogni giorno, che relazione ha con quell’altra vita di cui parla nostro Signore Gesù Cristo?
Che é venuto a portare a noi, perché viviamo della sua stessa vita?
perché diventiamo i viventi in Dio, in Lui, Cristo nostro Signore?
Miei cari, dobbiamo guardare un po’ la storia della salvezza e la storia della nostra esistenza. L’uomo, così com’é, carne e ossa, pensiero e sentimento, é una creatura grande? Indubbiamente sì. E’ una creatura nobile? Indubbiamente sì. E’ una creatura intelligente? Senz’altro. E’ una creatura capace? Sì. Ma, davanti e insieme a questa grandezza, a questa dignità, a questa intelligenza, a queste capacità, che cosa riscontriamo quotidianamente? Si,siamo grandi, però anche tanto piccoli e qualche volta addirittura “piccini”. Abbiamo, senza dubbio, una dignità, ma quante volte la barattiamo per pochi soldi umiliandola con vergogna! Siamo intelligenti, ma siamo sempre saggi? Siamo sempre animati, guidati, dal buon senso e da sano criterio? Abbiamo la volontà, ma: sono di più le nostre capacità o le incapacità? Siamo forti, ma quante debolezze abbiamo! Debolezze nel corpo, nello spirito, da ogni parte!
Dunque possiamo costatare che la nostra é una vita incompleta, con lacune,limiti, aspetti poco chiari, addirittura e più di una volta, con degli aspetti oscuri e paurosi. Molte volte, nella storia dell’esistenza personale, ci facciamo paura gli uni gli altri per questi aspetti oscuri che sono dentro di noi. Perché? Potete interrogare la scienza, la filosofia,la saggezza dell’umanità di tutti i tempi, e vi daranno le risposte, ma queste risposte rimarrano sempre incomplete e ,forse, invece di dissipare i vostri dubbi li possono anche aumentare.
C’è Uno che dice: “Io sono la verità”. – Io sono fedele nel dire la verità. – Io so ciò che vi dico perché l’ho appreso dal Padre che mi ha mandato, – e lo annuncio a voi, – e ve lo dico con tutta lealtà, come un amico che vi vuole bene e non cerca il proprio interesse. – Io sono venuto per salvarvi da ciò vi porta la vostra schiavitù, la vostra umiliazione, il vostro limite, la vostra impotenza, il vostro male, che in certo qual senso costatate.
Qual è la verità che ci dice nostro Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio che si proclama il nostro salvatore? Qui entriamo nella scoperta del mistero che celebriamo. Così siamo ciascuno di noi: schiavi, limitati, umiliati ,infelici perché ci siamo allontanati: – dalla “fonte”, – dal “principio”, – dall'”autore” della nostra vita, – dal nostro “creatore”, – da colui che ci ama senza aver bisogno del nostro amore, – da colui che ha dato tutto ciò che esiste a noi, – da colui che ci ha fatto padroni dell’universo perché noi lo dominassimo, – da colui che originariamente ci aveva dato la capacità di esprimere e di esercitare la nostra supremazia nel mondo e ci aveva collocati al vertice di tutta la creazione. Ci siamo allontanati soprattutto dal suo amore che ci perdonava anche se ci eravamo allontanati. Ci siamo allontanati dal suo amore che ci rincorreva mentre fuggivamo. Ci siamo ribellati alla prova estrema del suo amore quando ci ha dato il Figlio suo come Redentore e abbiamo preferito Barabba. Perché?
Fratelli cari, perchè in noi c’è il peccato. C’è in noi la convinzione, interpretata alla luce della fede, che siamo così perché abbiamo dimenticato Dio, perchè andiamo lontano da Dio, perchè non vogliamo saperne di Dio, perchè non vogliamo Dio. La nostra esperienza la interpretiamo, la comprendiamo in questa luce.
Questa é la luce che viene da Dio: ci illumina tutti gli aspetti della nostra esistenza, ci fa scoprire la nostra condizione di creature distaccate dal loro creatore, ci dice che siamo creature bisognose che rifiutano l’amore di Dio, ci dice che siamo creature schiave che rifiutano la liberazione di Dio, ci dice che siamo creature – in un certo qual senso – morte alla loro dignità e alla loro grandezza perché prive dei beni e dei doni di Dio, e non vogliono rivolgersi a Dio per riconciliarsi con lui.
Che rapporto c’è tra una convinzione che entra nella nostra coscienza e ci persuade che siamo peccatori, e la Pasqua che siamo qui a celebrare? Che senso ha la gioia che si impone, che é proclamata, che é cantata nella nostra celebrazione?
E’ proprio qui, miei cari, Cristo ci libera dai nostri peccati. Cristo ci riconcilia con il Padre. Cristo ci toglie dalla condizione della nostra schiavitù. – Cristo dissipa le tenebre che sono nel nostro spirito. Cristo illumina le oscurità che sono nel nostro cuore, nei nostri sentimenti, nei nostri desideri, nei nostri propositi. Cristo ci porta quella forza che non troviamo più in noi stessi e molte volte, non apprezzando il bene, finiamo di cedere dinnanzi al male.
Cristo, quindi: é la nostra liberazione, é la nostra risurrezione, é la nostra vita, é la nostra salvezza, é la possibilità offerta a noi di passare dalla condizione di peccato alla condizione di grazia. Cristo, per questo, é la nostra Pasqua: è il nostro passaggio da una condizione di schiavitù, di limiti, di cattiverie, di ingiustizie, di egoismi a una condizione: di libertà di spirito, di lealtà di sentimenti, di chiarezza di vedute, di limpidità di coscienza, di bontà di cuore. Dio che ha istituito la nostra Pasqua, che ha voluto la nostra liberazione, la proclama entrando nel vivo della esistenza del suo popolo, diventando Dio con noi. Gesù Cristo diventa la nostra Pasqua se ha la libertà – che possiamo dare e rifiutare- di diventare per ognuno di noi il Figlio di Dio con noi.
Gesù Cristo diventa la nostra Pasqua, miei cari, se può entrare e stare ininterrottamente nei nostri pensieri. Cristo é la nostra Pasqua se può entrare e stare nei nostri giudizi, per illuminare i nostri pensieri, per consigliarci nelle nostre scelte. Cristo é la nostra Pasqua se può entrare e rimanere nei nostri cuori e chiarire e illuminare e rettificare e sostenere i nostri sentimenti. Gesù Cristo é la nostra Pasqua se può entrare nei nostri desideri, rimanere nei nostri desideri ed anche qui illuminarci.
Dio ha creato tutto per noi. Ci ha fatto capaci di scoprire e costruire tante cose. Non é geloso di nulla, perciò si accompagna a tutti i nostri desideri. Però, i nostri desideri devono essere ragionevoli, giusti, convenienti, buoni nel senso che: ciò che desideriamo ci mantenga nella nostra grandezza, ci mantenga nella nostra dignità, aumenti la nostra ricchezza interiore. Voi capite che i nostri desideri devono sempre essere al livello della nostra grandezza e della nostra dignità.
Notate: su questa terra non c’è nulla di più grande, di più prezioso della persona umana. Se i nostri desideri fossero contrari alla dignità nostra, al bene della nostra vita, al bene della vita degli altri, e mettessimo le cose al di sopra delle persone allora Cristo non sarebbe più la nostra Pasqua, allora Cristo non potrebbe più essere con noi.
Ecco la Pasqua che auguro ai miei figlioli e ai miei fratelli: che Cristo ci liberi dal peccato, che Cristo sia con noi per camminare da figli di Dio, nella gioia della liberazione dei figli di Dio, verso una vita nuova. che Cristo, che é la pienezza di vita, non tramonti mai nelle nostre coscienze, nei nostri cuori, nel tempo e nell’eternità.
OM 74 Pasqua 1967