Mantova, Santa Barbara 4 Dicembre
Dobbiamo ravvivare molto la nostra fede e sentire, oltre che credere, che nella nostra piccola assemblea è presente il mistero di tutta la chiesa ed è presente, in particolare, il mistero della chiesa mantovana in una delle sue espressioni storiche, che facevano di questa basilica un luogo privilegiato di preghiera e di culto, come luogo quindi d’incontro con Dio.
Questa sera ci pare di sentire la parola riassicuratrice di Gesù: “nolite timere pusillus gres”, non impressionatevi per il fatto che siete pochi, ma credete al fatto di portare in voi il mistero della salvezza di tutti.
C’è un’espressione di profondità che colpisce in questa liturgia singolare in onore di santa Barbara, particolarmente per il brano di Vangelo tolto da Matteo, che si può considerare, almeno come tono, un elemento che si distacca da tutto il resto del suo vangelo. Questa profondità nelle parole pronunciate da nostro Signore Gesù Cristo e registrate da S. Matteo è applicata alla celebrazione della santa che noi veneriamo, santa Barbara.
Colpisce in questo brano, prima di tutto, il sentimento di gioia di nostro Signore Gesù Cristo. La gioia che inonda il cuore di Gesù nostro salvatore consiste nel fatto di poter rivelare il mistero di Dio agli umili, ai semplici, a coloro che sono disposti ad accogliere la rivelazione del mistero di Dio. La gioia del cuore di nostro Signore Gesù Cristo è di poter svelare i segreti di Dio agli uomini.
Questa gioia non è un episodio, un momento della vita di Gesù, non è un sentimento momentaneo che ha attraversato -per dire così- il suo cuore. E’ una gioia permanente quella di poter introdurci nella conoscenza del mistero di Dio, è una gioia permanente quella di far conoscere agli uomini il Padre suo, perché è una conoscenza grande, preziosa, viva, bella, piena d’amore. Ecco il primo fatto cui noi dobbiamo dare importanza in questa celebrazione.
Gesù dice con molta chiarezza “Ti benedico o Padre, creatore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai semplici. Sì, o Padre perché, così è piaciuto a te”. Tutto questo che rallegra il cuore di nostro Signore Gesù Cristo piace al Padre perché anche il Padre si rallegra come nostro Signore Gesù Cristo. Continua Gesù, “Tutto mi fu dato dal Padre mio e nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e coloro ai quale il Figlio lo ha voluto rivelare”.
“Tutto mi fu dato dal Padre mio”. Che cos’è questo tutto? Noi lo possiamo interpretare in tanti modi, perché in questa espressione c’è una ricchezza di contenuto inesauribile, ma rifacciamoci a quel sentimento che sta nel cuore di Gesù di cui abbiamo accennato. Questo “tutto” è il fatto, che nessuno conosce il Figlio se non il Padre, è il fatto, che nessuno può conoscere il Padre se non il Figlio, e questa è tutta la vita di Dio. La sostanza della vita di Dio è la mutua conoscenza del Padre e del Figlio. La sostanza della vita di Dio è la pienezza della conoscenza del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre.
Questo, Gesù lo dice e lo può affermare, in quanto è il Figlio di Dio fatto uomo, in quanto è creatura come noi, in quanto ha una natura come la nostra, in quanto nel suo essere creato c’è il riflesso, il riverbero, la risonanza, il fatto inaudito della conoscenza del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre. Ed è la conoscenza che ci propone la Bibbia.
La conoscenza che ci propone la rivelazione cristiana, non significa intelligenza, non significa pensiero, ma significa penetrazione comunicante di tutto l’essere di una persona in una Persona, significa tutto il vivere di una persona per un’Altra Persona: è il vivere una comunione di vita, in un amore infinito con le Divine Persone. La gioia di Gesù per questo fatto, si prolunga nella gioia di avere rivelato tutto questo a noi, “nessuno conosce il Padre, nessuno conosce il Figlio se non quelli ai quali il Figlio ha voluto rivelarlo.”
Noi siamo le persone alle quali questa rivelazione è stata comunicata, ed è quotidianamente offerta, per essere introdotti nella vita vera. “Haec est vita aeterna”, dirà san Giovanni, “ut cognoscant te Deum vivum”. La conoscenza nel senso biblico, come abbiamo brevemente accennato, è questa vita eterna, è la vita vera che non viene mai meno e, non è solo la vita dell’eternità, che dura per sempre.
Qualcuno potrebbe pensare: cosa c’entra tutto questo con la festa di santa Barbara. Questo è il modo autentico, da parte della Chiesa, di presentarci la santità nella vita dei cristiani. Questo è il modo più autentico per presentarci in quest’occasione Santa Barbara. La chiesa ci vuole dire che S. Barbara è stata una persona semplice, e umile, che ha accolto la rivelazione di Dio come l’ ha compiuta e la compie nostro Signore Gesù Cristo, ed è stata introdotta in questa conoscenza di vita eterna di cui abbiamo detto.
Santa Barbara, introdotta in questa conoscenza ne ha scoperto: il valore, la ricchezza, la profondità, il mistero ineffabile, tanto da farla diventare la sua vita ed è diventata totalmente la sua esistenza da rinunciare a tutto, anche a vivere su questa terra, per assicurarsi la vita proposta da nostro Signore Gesù Cristo, ed entrare nella conoscenza piena di Dio e di Colui che Dio ha mandato per la nostra salvezza, il Salvatore
OM176 Santa Barbara 68 – Mantova, Santa Barbara 4 Dicembre