Parrocchia Matrice 1 – 9 Novembre 1989 ore 18,30
Questa sera meditiamo le parole del Concilio, che secondo l’intenzione del papa Paolo VI ci devono condurre alle sorgenti.
Le sorgenti sono la Parola del Signore e i sacramenti. In particolare è l’eucaristia che noi insieme offriamo al nostro Dio per la salvezza di tutti gli uomini e di tutte le donne di tutto il mondo, perché noi come partecipiamo tutti, ognuno secondo il suo grado, della funzione profetica, così partecipiamo al potere sacerdotale.
Gesù, sommo sacerdote assunto di mezzo agli uomini, fece del nuovo popolo, -che siamo noi, –un regno e di sacerdoti per Dio suo Padre . Noi tutti, voi e noi sacerdoti offriamo il medesimo sacrificio. Noi presenziamo, voi vi lasciate condurre e, chi ci conduce é il Sommo Sacerdote che, come dice il prefazio, è vittima ed altare.
Prima che venisse Gesù, come vittima per la salvezza di tutto l’universo, si offrivano dei sacrifici. Anche quando Gesù bambino è stato presentato al tempio, i suoi genitori che erano veramente poveri hanno offerto due colombe o due tortore. Ma, nella pienezza dei tempi messianici, il Figlio di Dio non offre più sacrifici. E’ Lui stesso che offre se stesso, quindi è sacerdote e vittima. E con lui offre anche noi. Se poi ci comunichiamo, questa grazia è più grande e ci dà modo di dare gloria al nostro Dio.
Quando il sacerdote o il vescovo all’altare offre il pane e il vino dice: “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, cioè della sua fatica. E ‘ difficile educare le nuove generazioni alla fatica, eppure nella fatica, nel lavoro, ognuno realizza se stesso:il suo genio, le sue qualità, i suoi compiti. Ma, se non lavora, secondo Paolo a quelli di Corinto, non dovrebbe neppure mangiare. Oggi si diceche manca il lavoro. Si può dire, invece, che manca chi ha veramente voglia di lavorare.
Anche Gesù si è stancato nella fatica dei suoi viaggi. Se noi leggiamo il libro dei vangeli possiamo constatare come Gesù passasse da un villaggio all’altro e molte volte non si riposasse neppure di notte, perché di notte quando era solo prendeva l’ occasione per pregare. C’è stato un momento, ricordato nel Vangelo, che Gesù stanco siede sull’orlo del pozzo di Giacobbe e sappiamo così dell’ incontro con la Samaritana.
Dunque offriamo noi stessi, offriamo la nostra fatica insieme a quella di Gesù, così saremo graditi al Padre. I sacrifici che sono graditi a Lui non sono soltanto sacrifici spirituali come potrebbero essere le mortificazioni. La fatica del lavoro è un fatica corporale come quella di Gesù quando andava predicando e si affaticava.
Anche quando Gesù andava intorno per annunziare la lieta novella era sempre il Pontefice: faceva da ponte tra noi e il Padre suo che è il nostro Dio. Così dobbiamo pensare che all’altare sono offerti tutti i sacrifici di qualunque genere insieme al sacrificio in croce sulla quale e salito; si potrebbe dire certo con libertà, perché lui lo ha voluto per la nostra salvezza.
Quindi il sacrificio lo abbiamo, la vittima l’abbiamo sotto le apparenze del pane e del vino frutto del nostro lavoro. Che cosa dobbiamo offrire a Dio in unione con Gesù Cristo che sull’altare – verificando la profezia di Michea, – si offre in tutto il mondo? E noi questa sera lo offriamo qui. Gesù sarà presente. E sarà presente morto perché il Padre ci vuole talmente bene che lo ha dato a morte per noi. Non è che il Padre sia “crudele”. Il Padre ci ama a tal punto da fare quello che ha fatto nella storia e che continua a fare ogni momento che ci dona lo Spirito.
Tutta la preghiera eucaristica attraverso cui si celebra il mistero della Pasqua, la morte e risurrezione del Figlio di Dio, anche noi lo offriamo ratificando, dicendo il nostro “sì” a tutta la preghiera del sacerdote quando dice : in Cristo per Cristo e con Cristo a te Dio Padre onnipotente nell’unità dello Spirito ogni onore e gloria; e voi rispondete, ripetendo anche più di una volta il vostro “amen”. Così tutta la preghiera eucaristica diventa la preghiera che fate voi sotto la presidenza del sacerdote.
Ma il sacrificio di Gesù Cristo attraverso il suo sacerdozio ha una dimensione trinitaria perché tutto viene dal Padre e tutto viene offerto al Padre per mezzo di Gesù Cristo suo Figlio unigenito nell’unità dello Spirito del Padre e del Figlio.
Così è la dimensione della preghiera eucaristica, è la dimensione delle parole con le quali noi, tutti insieme, offriamo a Dio questo sacrificio di lode e così rendiamo gloria, innalziamo la nostra lode alla potenza, alla bontà del nostro Dio perché ci salvi in questa vita e per tutta la nostra esistenza che – lo abbiamo detto nei giorni scorsi commemorando i santi e i defunti- saremo tutti insieme per dare gloria alla potenza, all’Amore, alla tenerezza del nostro Dio
Sia lodato Gesù Cristo.
OM 714 Fasano 89
Chiesa Matrice: 1 – 9 Novembre 1989 ore 18,30. 6 Novembre 1989