Solferino – sabato 2 Novembre 1969
Consacrazione dell’altare
Questo, è il secondo incontro con la vostra comunità che si raccoglie a Solferino. La prima volta sul colle dell’ossario a celebrare la santa messa in una ricorrenza civile che rende il vostro paese noto e celebre in tutto il mondo per gli avvenimenti che qui si sono compiuti dopo un aspro e sanguinoso combattimento.
Questo secondo incontro è con la comunità parrocchiale, è con la chiesa dei figli di Dio che si raccoglie qui a Solferino nella chiesa rinnovata e singolarmente vivificata dalla consacrazione dell’altare. E’ avvenimento che fa parte della storia della vostra parrocchia, della vostra esistenza cristiana che poi canteremo nell’eternità, dove lo valuteremo sotto tutto un altro aspetto. Nei giorni precedenti vi è stato illustrato il significato di questo rito liturgico e di questo avvenimento storico della vostra vita cristiana.
L’altare è Gesù Cristo. L’altare è il simbolo, il segno, l’indicazione sensibile della presenza di Gesù Cristo nostro salvatore in mezzo a noi. A parte il significato profondo e misterioso di tutti i gesti che si sono compiuti per l’adempimento liturgico della consacrazione dell’altare, un rito particolarmente vi ha colpiti, quello della piccola processione con la quale sono stati trasportate le reliquie dei santi, che poi sono state rinchiuse nella pietra stessa dell’altare.
Le reliquie sono chiuse e cementate nell’altare. L’altare rimarrà consacrato, fin tanto che questa piccola lastra di marmo rimarrà intatta e sigillata e unificata con tutto il resto della lastra dell’altare. Il giorno in cui si spezzerà, il giorno in cui verrà meno la forza adesiva del cemento, l’altare non sarà più consacrato e bisognerà rinnovare la consacrazione. Mi chiederete: che significato ha questo? Il significato è semplice e nello stesso tempo è profondo si collega alla unione a Gesù Cristo capo del suo corpo che è la chiesa di cui siamo le membra.
Oggi celebriamo la festa di tutti i santi. Non è semplicemente la festa dei santi – le reliquie dei quali sono state poste nel vostro altare, – E’ la festa di tutti i santi, che vuole dire: la festa di tutti coloro che sono passati in questa vita e sono uniti a nostro Signore Gesù Cristo per la fede, per la speranza soprattutto per mezzo dell’amore a lui e della carità che li vincolava a tutti i fratelli. Tutto questo noi lo esprimiamo con una parola: sono santi tutti coloro che hanno vissuto in grazia di Dio e che sono passati da questa vita nella vita eterna di Dio.
Ebbene miei cari, questo fatto fondamentale della nostra vita cristiana è espresso dal simbolismo liturgico in quella cerimonia che vi ho ricordato. I santi che sono in cielo sono santi, cioè graditi a Dio, cari a Dio, e partecipano della vita di Dio, e associano la loro esistenza alla esistenza eterna di Dio, perché hanno ricevuto e ricevono continuamente una vita nuova che viene da Dio attraverso Gesù Cristo. Gesù ha detto di essere la vite e noi i tralci. Sapete molto bene che i tralci non vivono e non portano frutto, se non sono inseriti nella vite.
Così è di noi. Gesù Cristo è la vite, Gesù Cristo è il ceppo e noi viviamo da cristiani, e noi portiamo frutti di vita cristiana se siamo inseriti in nostro Signore Gesù Cristo, se formiamo una cosa sola con nostro Signore Gesù Cristo. Questa è la vita cristiana e questa è la santità.
La santità non sono i miracoli; la santità non sono le opere straordinarie; la santità non sono certi episodi che si leggono qualche volta nelle vite dei santi. La santità cristiana è Gesù Cristo in persona. L’abbiamo recitato:”Tu solo sei il santo” e lo ripeteremo ancora tre volte santo.
Gesù Cristo è il santo di Dio. Gesù Cristo ha portato sulla terra la vita di Dio. Gesù Cristo ha portato sulla terra la veste nuova, che non é semplicemente la veste candida e la candela bianca o il giglio, ma è una vita, è una energia nuova che circola in noi e che ha la sua sorgente in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo. Allora capite il richiamo che ci viene, oggi, dalla consacrazione dell’altare e dalla festa di tutti i santi.
Noi per il Battesimo siamo i santi di Dio, cioè, siamo i santificati da Dio.
Noi per i santi sacramenti e per la Parola del Signore siamo ricreati e santificati continuamente.
Noi per le nostre opere buone con la grazia di nostro Signore Gesù Cristo, facciamo crescere nelle nostre persone la santità che è, poi, la vita di Gesù che in mezzo a noi. Con la nostra collaborazione e con il nostro sforzo, questa vita circola sempre più potentemente, sempre più energicamente per renderci sempre più vivi. Il nostro non è il Dio dei morti, ma è il Dio dei viventi.
Gesù Cristo è morto, ma ormai è risorto e non muore più. La sua vita è stabilita in eterno ed è per questo che è diventato per tutti i credenti il principio di una vita nuova, che avrà il suo compimento nella eternità, nella patria celeste.
Miei cari, allora, da oggi in avanti, quando voi verrete nella vostra chiesa rinnovata e rivedrete il vostro altare consacrato, dovrete prendere sempre più viva conoscenza che questo altare non si guarda come un oggetto di devozione, che questo altare non è importante solo come elemento del culto cristiano, della liturgia e delle celebrazioni liturgiche, ma che questo altare è un simbolo ed è uno strumento di quella vita, che viene da Gesù Cristo e che deve essere in tutti noi.
Ci pensate a dei tralci che stanno sulla vite e che sono secchi? Ci pensate a dei cristiani che stanno intorno all’altare, sorgente di vita, e sono rinsecchiti perché non portano in sè quella vita che nostro nostro Signore Gesù Cristo è venuto a portare nel mondo e vuole che nel mondo sia sempre più abbondante? L’altare sarà un richiamo agli elementi essenziali della vita cristiana, agli elementi vitali dell’esistenza di battezzati.
L’altare sarà un richiamo al vostro impegno fondamentale di credenti, cioè alla unione a Gesù Cristo capo del suo corpo che è la chiesa, di cui siamo le membra, alla unione a Gesù Cristo pietra angolare di quel tempio che si edifica nello spirito di cui ciascheduno di noi è pietra unita a Lui e vivente con lui.
Si viene all’altare di Dio perché la nostra vita, che viene da lui, sia continuamente alimentata, sia continuamente accresciuta e sviluppata e sia in condizione di portare frutto. Come si alimenta questa vita che si attinge alla persona stessa di nostro Signore Gesù Cristo, reso presente sacramentalmente dall’altare e dalle azioni che si compiono intorno all’altare? Gesù Cristo alimenta la sua vita in noi, attraverso la sua parola, attraverso i mezzi della sua grazia e l’impegno della carità.
L’altare è una Mensa: è’ la Mensa della Parola ed è la mensa del Pane.
La mensa della Parola di Dio. La celebrazione della Parola, adesso così evidenziata dalla liturgia perché è proclamata in italiano, perché è spiegata più profondamente per il ministero del sacerdote, non è una scienza, non è come scienza religiosa, al di sopra di tutte le altre scienze. La parola di Dio è Vita.
La parola di Dio é la comunicazione del pensiero di una persona vivente a persone viventi;è una comunicazione dei segreti che stanno nel cuore di Dio, al nostro cuore; è qualche cosa della vita del Signore che si comunica a noi attraverso una conoscenza, che non è solo della mente e della ragione, ma è una conoscenza che è di tutta la nostra persona e che deve diventare esperienza di vita quotidiana.
Il vescovo prende l’occasione per dirvi: frequentatela la Parola del Signore.So che il vostro parroco è molto attivo in questo settore. So che interessa i giovani e tutti voi, intorno alla conoscenza della parola di Dio, intorno alla conoscenza del libro della Parola di Dio: la Sacra Bibbia. So che c’è in mezzo a voi un’iniziativa per la rappresentazione classica, drammatica della Parola di Dio. E’ tutto buono ma, ricordate sempre che: questa Parola è la Parola del Dio vivente, è la Parola del Cristo, è la Parola di Dio fatto uomo per comunicare in forme ed in espressioni umane il pensiero di Dio, la vita intima di Dio a ciascheduno di noi.
Questo altare è mensa: mensa del pane disceso dal cielo.
Miei cari, noi che progrediamo in tutte le cose, cerchiamo di progredire anche nella vita cristiana.
Se l’altare è una mensa,venire a messa non significa soltanto venire ad assistere alla messa, significa e deve significare assidersi a questa mensa, prenderne parte e mangiare il pane che si propone a questa mensa. Il pane e il vino nella messa sono il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, che sono il mezzo per inserirci in tutto il mistero della passione e morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo;
significa e deve significare: il momento di unirsi a nostro Signore Gesù Cristo non tanto come dei cirenei che portano la croce del Signore, ma come dei poveri ‘cristi” che fanno sì che Cristo diventi il cireneo e ci dia la forza di portare la nostra piccola croce quotidiana, o la nostra grande croce quotidiana.
significa e deve significare: portare tutti i sacrifici, tutte le fatiche, tutti i contrasti e le difficoltà e le pene sull’altare perché Gesù Cristo le assuma, le prenda Lui e si verifichi il suo invito,” voi tutti che siete affaticati e oppressi venite a me e io vi consolerò”. Questo non semplicemente con le parole, perché Gesù Cristo, entrando in noi con la sua carne sacrificata, porta in frutto la forza per portare i sacrifici della vita quotidiana e trasformarli in elementi di gioia, di resurrezione, di vita nuova. Come già abbiamo ricordato, Cristo non è semplicemente morto per distruggere i peccati. Cristo è risorto per portarci una vita nuova;
significa e deve significare: stare intorno alla mensa dell’altare per sentirci tutti fratelli. Ma come siamo fratelli? Abbiamo un solo Padre che é nei cieli, abbiamo un’unica sorgente di vita che é Gesù Cristo, siamo tutti il prezzo del sangue che Gesù Cristo ha versato per noi. Allora, come figli dello stesso Padre siamo fratelli fra di noi! E, come ci dovremmo volere bene! Non turbatevi ma riflettete. Dobbiamo stare intorno all’altare non solo per recitare dei “Padre nostro” o delle “ave Maria”, ma come quando si sta a mensa in famiglia. In famiglia, a mensa ci si sta volentieri perché ci si trova insieme, perché ci si vuole bene, e il cibo e la bevanda che si prendono diventano il cibo e la bevanda che alimentano gli affetti, i sentimenti, i legami affettivi che costituiscono la vera famiglia. Alla mensa dell’altare é necessario costituire la vera famiglia dei figli di Dio che si vogliono bene tra loro.
Dunque stiamo intorno a questo altare per nutrirci della Parola del Signore, per nutrirci di quel pane di quel vino che sono il corpo e il sangue di Cristo, che è Gesù Cristo che porta i nostri sacrifici davanti al Padre.
Dunque stiamo intorno all’altare per esprimere che siamo tutti figli di uno stesso Padre,per attingere la forza per vincere il nostro egoismo,
per aprirci all’amore che fa trionfare in mezzo a noi la carità di nostro Signore Gesù Cristo.
Adesso esprimiamo tutti insieme la nostra fede in queste realtà che diventano tanto vive in certi giorni e in certi momenti.
OM 238 Solferino 69 – sabato 2 Novembre – Consacrazione dell’altare