in S. Andrea il Vescovo ha conferito l’ ordine presbiterale
Sabato 24 maggio 1980 vigilia di Pentecoste alle ore 21
Carissimi, Gesù Cristo è vivo, è risorto, è stato glorificato e perciò lo Spirito Santo viene dato.
Tutti noi, miei cari, giovani e anziani, abbiamo avuto il dono dello Spirito al momento del nostro Battesimo, ci è stato confermato, secondo la dimensione della fede, il giorno della nostra Cresima. La presenza delle Spirito e la sua azione nell’intimo della nostra persona sono cosa pacifica, reale, sicura. Se entriamo un istante in silenzio nell’intimità della nostra persona, lo stesso Spirito ci rende testimonianza, cioè ci rassicura che, perciò, siamo figli di Dio.
Quanti figli di Dio questa sera, uomini e donne, ragazzi e ragazze, ci troviamo qui perché Cristo è stato glorificato e lo Spirito è stato dato! Ma quale è il senso di questa presenza, così folta e viva? qual’è il senso di questa celebrazione? Come in ogni celebrazione liturgica ci sono anche qui due versanti, quello di Dio che ci salva e il nostro che dice sì alla salvezza di Dio.
Questa sera, in questo momento, Dio per mezzo di Cristo, nella potenza dello Spirito Santo, opera una salvezza misericordiosa per tutti noi che celebriamo la sua Parola, la sua Eucarestia e il dono della sacra Ordinazione. Sono particolarmente oggetto di questa salvezza, Paolo e gli altri tre diaconi che attendono l’imposizioni delle mani, Paolo per essere diacono e gli altri tre per essere presbiteri. La grazia che riceveranno, lo Spirito che sarà loro dato ha una missione particolare nell’ambito del servizio della chiesa per tutti i fratelli.
Ma la nostra attenzione è rivolta in particolare a questi nostri quattro fratelli e ci porta a interrogarci: perché sono qui, fatti oggetto riverente dell’attenzione di tutti? Ogni giovane, ogni uomo potrebbe chiedersi: perché non è toccato a me? Perché non è toccato a me? Perché non ci sono io al loro posto? E ogni ragazza, ogni donna potrebbe porsi un altro interrogativo in ordine a una speciale consacrazione a Dio: perché non io? Perché non altre mie sorelle?
C’è una risposta. Io non pretendo di indovinare la volontà di Dio, il suo disegno, le sue intenzioni. Guardo alla realtà, alla nostra situazione: di me vescovo, di noi sacerdoti protesi in modo definitivo, di questi aspiranti al sacerdozio, in modo da definirsi questa sera uno al diaconato e gli altri al presbiterato. Ebbene, sul versante dell ‘azione ci Dio, noi tutti siamo oggetto di una grande predilezione e di una grazia singolare, per metterci al servizio dei nostri fratelli, per rendere attuale e viva e operante la salvezza che Gesù ha compiuto nella sua persona,nella sua umanità, grazia che opera attualmente nella chiesa lo Spirito Santo attraverso i nostri gesti e le nostre parole, sull’altro versante c’è stato e ci sarà questa sera da parte di questi nostri fratelli un sì definitivo.
Miei cari giovani che mi ascoltate, e anche voi adulti, padri e madri, questi quattro fratelli diranno tra poco un sì definitivo. Noi ci accorgiamo che tutto intorno a noi è precario, è fluttuante. Tutto cambia nel mondo in tutti i settori e gli ambiti della vita. I sì definitivi sono sempre meno numerosi e i sì che ancora si pronunciano si rivelano tante volte non definitivi. Questa la situazione in cui viviamo. Non si ha più il coraggio in questo mondo tutto fluttuante, tutto all’insegna del provvisorio, di prendere decisioni che valgono per tutta la vita, decisioni sui valori che valgano il gioco di tutta la vita di una persona.
Tra gli spettacoli umani più belli forse il più bello, è quello di due giovani che davanti all’altare si dicono reciprocamente il sì del matrimonio, ma il sì di ciascuno dei due nasce dalla fragilità di ciascuno e si affaccia sulla fragilità dell’altro sì. Sono persone che hanno un limite e se non si esce da questo limite per raggiungere un altro fondamento, sappiamo come vanno le cose. Se non c’è il fondamento del timore di Dio, non c’è nessuna legge che tenga e che sostenga.
Questi giovani dicono oggi il sì definitivo perché nella loro esistenza hanno abbastanza riflettuto e anche sperimentato che lo possono dire, sul fondamento della loro fede in Gesù Cristo, nella Parola di Dio, nel dono dello Spirito Santo. Tutto questo non lo hanno scoperto sui libri o nella esperienza del mondo, ma perché Dio ha fatto loro sentire la sua voce anche attraverso il ministero della chiesa.Ed essi, con sicurezza anche se con trepidazione, poiché rimangono fragili creature, alla chiamata di Dio e della chiesa hanno risposto: “Ecco vengo”. Come gli antichi profeti, come Gesù Cristo: “Ecco vengo”. Come lo Spirito e la Chiesa si dicono incessantemente e senza fine: “Vieni”.
Prego lo Spirito Santo, per l’intercessione materna di Maria santissima che faccia risuonare la voce di Dio espressa attraverso lo strumento inadeguato della mia persona, nel cuore, nella coscienza di ciascuno perché faccia sentire il bisogno, la necessità, il dovere di rendere definitivo il nostro sì nel senso della fede, il bisogno di dare alla nostra vita un senso definitivo, nella fede in Gesù Cristo, nella sicurezza dell’amore del Padre, nella certezza della forza illuminante e corroborante dello Spirito Santo.
Ora lasciate che sia lo Spirito a parlare nei vostri cuori. Continuiamo a pregare che Gesù sia tanto vivo, presente e operante in mezzo a noi con il suo Spirito perché tutti i sì che questa sera si pronunceranno davanti a Dio siano dei sì di grazia, di pace e di gioia.
Sabato 24 maggio u.s. vigilia di Pentecoste alle ore 21 in S. Andrea il Vescovo ha conferito l’ ordine presbiterale a don Valerio Antonioli (Ceresara) don Paolo Bazzotti (città) ,don Claudio Cipolla (Castiglione)e il diaconato al dr. Paolo Gibelli.
Moltissimi i giovani presenti.
ST 356 Ordini 80
Stampa “La Cittadella” 1 Giugno 1980